Edizione:2003/2004
Data pubblicazione:21/11/2003
Altare, un piccolo paese dell'entroterra savonese, è al centro di un doppio intricato mistero. Dove i contrafforti delle Alpi Marittime si separano dall'Appennino Ligure è stato sepolto il corpo di un uomo. Sul certificato di morte è stato scritto che si tratta di Alberto Genta, 64 anni, detto lo spagnolo, scomparso da Altare il 7 maggio scorso. Il corpo era stato rinvenuto due mesi dopo questa scomparsa, lo scorso 3 luglio, nei pressi di Alassio (Savona), sul tetto di un cantiere navale ai piedi di un alto dirupo di 40 metri. La sorella maggiore di Alberto Genta e suo marito avevano dichiarato agli inquirenti di aver riconosciuto il cadavere. Ma dopo l'esame del DNA questa ipotesi sembra non aver trovato riscontri. Infatti, il DNA ricavato dai resti non è risultato compatibile con quello dei familiari dello scomparso.Così per gli inquirenti i problemi adesso sono due: cercare Alberto Genta, scomparso misteriosamente dal suo paese, e identificare lo sconosciuto inumato nel cimitero di Altare. Inoltre non è chiaro se l'uomo ritrovato si è gettato volontariamente dal dirupo, oppure qualcuno si è disfatto di lui facendolo precipitare, dalla via Aurelia al km 621.500, sul tetto a terrazza dove era rimasto per circa tre mesi prima che un operaio del cantiere casualmente lo ritrovasse. Il medico legale, ha spiegato: "Le fratture erano prettamente al livello degli arti inferiori scomposte, esposte, complicate, e a carico del bacino. Non si può sapere con precisione quello che accade nel volo di un corpo da un'altezza così considerevole.
Noi abbiamo ritenuto che potesse essere caduto in una posizione tendente al verticale quindi battendo violentemente gli arti inferiori e poi impattando con il bacino. Abbiamo visto che determinate lesioni avevano il così detto 'fenomeno vitale'. Questo fa ritenere che l'uomo al momento dell'impatto fosse vivo". La Procura di Savona ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio. L'uomo, di un'età presunta tra i quaranta e i sessanta anni, che potrebbe essere scomparso tra marzo e aprile di quest'anno, indossava: degli scarponcini neri con dei calzini di spugna, un paio di pantaloni verdi in tessuto pesante con tasche a toppa sulle gambe, una cinta di pelle marrone, degli slip grigi con decorazioni bianche, una canottiera bianca, una felpa grigia, un giubbotto con chiusura lampo di colore azzurro viola. In tasca aveva un portafogli in pelle nera. Inoltre sono stati ritrovati degli occhiali da vista da presbite e un mazzo di chiavi legate ad un moschettone.
Un nuovo esame eseguito sul DNA nucleare ha escluso definitivamente che i resti ritrovati ad Alassio appartengano ad Alberto Genta.
E' stato riesumato oggi, al cimitero di Altare, il cadavere dell'uomo ritrovato nel luglio del 2003, sopra il tetto dei cantieri navali del porticciolo Luca Ferrari di Alassio poi sepolto nella parte nuova del camposanto della cittadina valbormidese. Dalle analisi di laboratorio si cercherà di capire se c'è un collegamento tra il corpo senza vita dell'uomo ritrovato ad Alassio e quello di Alberto Genta, il faccendiere di Altare scomparso nel maggio del 2003 dalla Valbormida. Ad occuparsi delle analisi biologiche sarà il medico legale Sarah Gino dell'istituto di medicina legale dell'Università di Torino. Per la scomparsa di Genta, detto lo 'Spagnolo', è in corso in Corte d'Assise a Savona che vede Giancarlo D'Angelo imputato di omicidio e occultamento di cadavere. La prossima udienza è fissata per il 18 maggio. Su richiesta del pm, Alberto Landolfi, nonostante le eccezioni sollevate dagli avvocati dinfensori, Carlo Risso e Attilio Bonifacino, verranno fatte ascoltare in aula anche le intercettazioni telefoniche, disposte dalla procura di Acqui Terme nell'ambito di un'inchiesta sul furto di energia elettrica da cui era nata anche quella sullo sfruttamento della prostituzione, reato per il quale D'Angelo era stato condannato, risalenti sino al luglio 2005.
Non fu l'ex imprenditore valbormidese Giancarlo D'Angelo, 58 anni, di Cairo Montenotte, ad uccidere e a far sparire il cadavere di Alberto Genta, detto 'lo Spagnolo', 64 anni, di Altare. La Corte d'Assise di Savona ha assolto - perché "il fatto non sussiste" - l'imputato, per il quale il pubblico ministero Vincenzo Scolastico aveva chiesto una condanna a 21 anni e 2 mesi di reclusione. La parte civile aveva chiesto un risarcimento danni di 100 mila euro per famigliari della vittima. Dello 'Spagnolo' non si hanno piu' notizie dal maggio del 2003. Scomparve tra il 7 e l'8 maggio. Soddisfatti i difensori di D'Angelo, Carlo Risso e Attilio Bonifacino, che avevano chiesto l'assoluzione del loro assistito. La scomparsa dello 'Spagnolo' resta quindi un 'giallo' ancora da risolvere. Un delitto senza cadavere visto che anche i recenti esami del Dna hanno smentito che il cadavere che venne ritrovato nel luglio 2003 su un capannone di un cantiere navale nel porto di Alassio fosse quello di Alberto Genta.
Il corpo carbonizzato trovato nella serata di ieri all'interno di un furgone andato a fuoco nella frazione Rocchetta è stato identificato come quello di Giancarlo D'Angelo, l’uomo che nel 2011 è stato assolto in primo grado dall’accusa di avere ucciso Alberto Genta, il cui corpo non è mai stato trovato. In stato di semi-libertà dopo alcune condanne per reati in materia fallimentare, di giorno lavorava in Valbormida e di sera doveva rientrare in cella. La procura di Savona ha disposto l’autopsia per chiarire per fugare ogni dubbio sulle cause della morte.