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Scomparso

Simone Castorina e il mistero della donna velata

Data messa in onda:02/11/2009

Catania, settembre 1963. Simone Castorina, un infermiere trentaduenne, sposato con due figli, si sta recando al lavoro, al pronto soccorso dell’ospedale Santa Marta, quando si sente chiamare. Simone si avvicina alla macchina che ha accostato all’angolo tra via Rapisardi e via Carlo Forlanini. All’improvviso viene colpito alla nuca e due uomini lo caricano in macchina. Simone viene bedato e per una mezz’ora i tre viaggiano a bordo dell’auto. Poi giungono a destinazione. Simone viene fatto scendere, sale due piani di scale, e si ritrova in una salone elegantemente rifinito. Davanti a lui c’e un uomo in panama che lo rassicura: non vogliono fargli del male, ma del bene. Quel rapimento è un atto d’amore. L’uomo gli offre dei soldi, poi compare una donna velata. “So che hai due figli, voglio che stiate bene”. Simone è stordito, ma sa chi ha difronte: la donna velata deve essere sua madre, la madre che non ha mai conosciuto. Le chiede di palesarsi, di mostrare il suo volto. Non vuole i suoi soldi, ma vederla in faccia. Ma questo non accade. La misteriosa dama velata scompare e Simone viene nuovamente bendato e riaccompagnato con un furgone fino a alla località Barriera del bosco. Quando arriva a casa è ormai sera. La moglie, preoccupata, si è nel frattempo recata in commissariato. “Una scappatella, signora. Sono cose che succedono”, le hanno detto prima di rimandarla a casa. Ma Maria conosce suo marito, un uomo tranquillo, senza grilli per la testa.  La vicenda attira l’attenzione della stampa: “la madre che lo abbandonò ha voluto conoscerlo”, titolano i giornali dell’epoca.  Ma chi era davvero la dama velata? Simone non ha dubbi, è lei ad averlo partorito il 26 gennaio 1931 all’ospedale Vittorio Emanuele. E la donna che lo ha adottato, a pochi giorni dalla nascita, Carmela Mannino, sposata Castorina, doveva sapere chi era. Ma quel segreto lo ha portato nella tomba. Del resto da lei e da suo marito, Simone non ha mai ricevuto grande affetto. La donna aveva molti figli e lui, che pure era l’unico a sapere leggere e scrivere e fare di conto, non era amato e si era sempre sentito un estraneo.

Fin da piccolo Simone aveva visto, sempre da lontano, nascosta, quella che ritiene essere la madre.

Per un paio d’anni una coppia veniva a prenderlo in calesse e lo portava lungo un viale fino a un cancello. Forse la donna voleva vedere quel figlio, magari abbandonato contro la sua volontà. Un figlio della colpa amato a distanza, per cui si preoccupava, e che era arrivata a rapire per poter guardare negli occhi.

Il sospetto di Simone è sempre stato quello di essere per la famiglia d’adozione, d’estrazione popolare, una fonte di reddito indiretta. Più di una volta aveva visto la donna velata stringere la mano alla zia, come per allungare dei soldi.

Ma la sua vita non è stata semplice. Lavorava Simone, sin da piccolo. Inchiodava scatole della frutta, scavava buche al cimitero, vendeva sigarette, dopo la sbarco degli americani. Crescere a San Cristoforo, il quartiere malfamato di Catania, non era facile. Poi, finalmente Simone riesce ad affrancarsi, prendendo servizio in marina. Va a La Spezia, dove incontra Maria che presto sposerà e che gli darà due figli. Diventa infermiere e torna a Catania dove per 40 anni lavorerà al pronto soccorso del Santa Marta.

I figli tenteranno per anni ricerche vane su quella donna del mistero. Sono riusciti anche a scoprire che al Vittorio Emanuele era stata ricoverata una donna fiorentina, di 19 anni, che alloggiava in un palazzo signorile di Catania. Ricoverata e dimessa proprio a cavallo della nascita di Simone. Poteva forse essere lei la dama velata?

A Simone resta oggi quel desiderio di conoscerne l’identità, un sogno che il tempo non ha mai sopito.

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