Edizione:2006/2007
Data messa in onda:23/04/2007
“Siamo diretti al Brennero. Io sto bene. Per favore, avvertite la famiglia Cipriani in Galluzzo, a Firenze”. Questo messaggio fu l’ultimo che Oscar Cipriani scrisse alla famiglia, su un foglio a quadretti che lanciò dall’interno di una vagone-bestiame durante una sosta alla stazione di Bologna, mentre lo deportavano a Mauthausen. Qualcuno lo raccolse coraggiosamente e lo recapitò. Oscar Cipriani, operaio antifascista, lavorava nel reparto fusioni delle Officine Galileo. La sua era una famiglia di oppositori al Regime. Come ha ricordato il figlio Moreno, lui veniva arrestato e picchiato sistematicamente dalle Camicie Nere. Agli inizi di marzo del 1944 Oscar Cipriani partecipò allo sciopero generale e il giorno 8 fu coinvolto nella rappresaglia scatenata dalla milizia fascista a Firenze. Moreno Cipriani, che allora aveva 16 anni, riuscì e vederlo mentre lo salutava con la mano da uno dei camion diretti alla stazione di Firenze. In testa al binario numero 6 vi è ancora una targa che ricorda la partenza di quei mille prigionieri verso i campi di concentramento tedeschi. Tornarono solo in 16. A Mauthausen Oscar Cipriani arrivò l’11 marzo 1944 e divenne il prigioniero numero 57063, contrassegnato dal triangolo rosso dei deportati politici. La famiglia apprese la notizia della sua morte, avvenuta il 31 marzo 1945, da un libro scritto da un avvocato milanese che aveva condiviso con lui la baracca del campo. Ancora oggi Moreno Cipriani vorrebbe conoscere e ringraziare la persona che recapitò quel messaggio che aveva dato alla famiglia almeno la possibilità di una speranza.