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Scomparso

Orlando, disperso nel 1945

Edizione:2001/2002
Data pubblicazione:25/03/2002

Sono cinquantasette anni che Annamaria cerca di sapere qualcosa di suo fratello: le ultime notizie risalgono al 1945. La storia di Orlando Saccucci è strettamente intrecciata con gli eventi della guerra e del fascismo. 
Orlando studiava in seminario, era bravo, prossimo alla licenza liceale; ma tre mesi prima di prendere i voti aveva scritto alla famiglia: "non me la sento più", ed era tornato a casa. Per il padre, membro della segreteria del partito Nazionale Fascista, che avrebbe voluto avere un prete in famiglia, era stato un duro colpo. Il ragazzo era stato punito severamente. Per farsi perdonare, di nascosto, Orlando aveva preso il diploma di maturità, ed aveva trovato lavoro presso un ministero. Era il 1940, l'Italia era in guerra. L'anno successivo suo padre era morto d'infarto, e Orlando aveva preso su di sé tutto il carico della famiglia. Si era trovato anche una fidanzata, Liliana, una maestrina. 
Nel 1942 gli era arrivata la cartolina-precetto ed era dovuto partire per Messina. Dopo qualche giorno un amico gli aveva scritto che la sua fidanzata si faceva vedere in giro con un altro. Allora era scappato via, e si era nascosto in una tenuta di Liliana. I suoi familiari non avevano saputo niente della sua "bravata".
Dopo qualche giorno Orlando era tornato alla caserma di Messina, ed era stato arrestato come disertore in tempo di guerra; dal carcere scriveva alla madre: "sarò processato, aiutami". La madre, dunque, che grazie alla posizione del marito aveva conosciuto diversi gerarchi fascisti - compreso Mussolini - pur vergognandosi per la "malefatta" del figlio si era fatta il giro dei palazzi del potere a chiedere la grazia. "Suo figlio è un mascalzone, ha disonorato la famiglia e il partito, si vergogni" le avevano risposto. La signora era disperata, non sapeva neanche come fare - priva di mezzi com'era - a raggiungere Orlando a Palermo, dove sarebbe stato processato. Una mattina si era presentata una bella ragazza misteriosa, che le aveva consegnato due biglietti ferroviari per la Sicilia. Era dunque partita con sua figlia Annamaria; ad attenderle alla stazione di Palermo c'era un avvocato. La signora Saccucci era riuscita a parlare con il giudice. Orlando era stato condannato a cinque anni e due mesi di reclusione da scontare in un carcere militare; in alternativa, poteva scegliere di andare al fronte, sulla linea del fuoco. Il primo agosto 1942 il giovane era partito per la Russia con il XIV reggimento fanteria Pinerolo. I primi di settembre era stato ferito gravemente ad un fianco ed era stato ricoverato in un ospedale da campo. Quando era iniziata la ritirata dalla Russia, tra il '42 e il '43, era stato tra i primi ad essere rimpatriato. Era stato mandato in Grecia, in un ospedale delle retrovie dell'isola di Leros. Dopo l'Armistizio, Orlando era stato fatto prigioniero dai tedeschi, ed era stato portato in un campo di lavoro in Germania: lo Stammlager IV B di Muhlberg, Elbe. Dal lager scriveva a sua madre: stava male, aveva preso il tifo, ma fortunatamente in un campo vicino aveva incontrato un compaesano - Gigino - che lavorava come cuciniere. Dunque ogni settimana riusciva a mandargli qualcosa da mangiare, una sigaretta. 
Finita la guerra, Orlando non era tornato a casa. Un suo compagno di prigionia aveva raccontato che all'uscita del lager molti uomini erano stati fatti prigionieri dai russi, destinati a costruire alloggi per i soldati sovietici. I primi di giugno del 1945 i prigionieri erano stati consegnati agli americani per il rimpatrio. E' da allora che di Orlando si è persa ogni traccia.