Edizione:2001/2002
Data messa in onda:21/05/2002
Romano Ciubrich vive ad Alessandria. La sua speranza è quella di ritrovare il fratello maggiore, Stelio, che non vede dal 1956. Alla famiglia Ciubrich - originaria di Zara - sembra essere stato riservato un destino crudele. Nel maggio del 1944 si erano rifugiati in un paesino sulla costa dalmata per sfuggire ai bombardamenti degli Alleati. "Un giorno - racconta Romano, commosso - arrivarono due partigiani, presero mio padre, lo fecero salire su una barca, lo portarono al largo e lo uccisero. Poi buttarono il corpo in acqua. Nostra madre ci fece assistere alla scena dal balcone, perché non la dimenticassimo mai". Mirko Emilio Ciubrich - si legge in un documento datato 1950 - era stato giustiziato dai partigiani titini su ordine del Tribunale Militare perché faceva parte della Centosettesima legione fascista italiana. Con il trattato del 1947 Istria e Dalmazia tornarono a far parte della Jugoslavia. Nel 1956 Stelio aveva diciannove anni: per non fare il militare nell'esercito jugoslavo decise di scappare insieme a due amici, attraversando clandestinamente il confine a Trieste. Dopo una sosta a Tortona, raggiunse il campo profughi di Cremona, dal quale scrisse una lettera ai parenti. Nel frattempo, però, il governo jugoslavo aveva concesso l'espatrio ai suoi familiari, che erano stati inviati proprio a Tortona, nella caserma Passalacqua. "Ma due mesi prima che noi arrivassimo, Stelio era già partito per Marsiglia". Insomma per una sfortunata sfasatura nei tempi di trasferimento, la famiglia non si ricongiunse mai a Stelio. L'ultima fotografia, inviata da Marsiglia, lo ritrae insieme a due amici, forse i soli a sapere dove sia andato a finire il ragazzo. Potrebbe essersi imbarcato per gli Stati Uniti, dove viveva uno zio, ed essersi arruolato nell'esercito americano. Poco tempo fa, a Romano è morto il suo unico figlio in un incidente stradale: "ora mi è rimasto un unico scopo nella vita, quello di ritrovare mio fratello".