La mamma di Marica, una ragazza romana di 34 anni, morì in giovane età, portando con sé un segreto. La donna, negli anni Sessanta, si era perdutamente innamorata di un acrobata cavallerizzo che lavorava nel circo Orfei. Tanto da decidere di seguirlo nei suoi spostamenti. Non fu una storia a lieto fine, la donna scoprì che Ferdinando – così si faceva chiamare il suo compagno – aveva un figlio. Così le loro strade si separarono, e la signora tornò in Italia portando in grembo il frutto di questa relazione. Nove anni dopo si sposò con un uomo che Marica ha creduto per molti anni essere suo padre. Quando ha saputo la verità, la mamma era ormai morta, e l’unica traccia che le restava di quel padre acrobata mai conosciuto erano delle vecchie fotografie, con dietro alcune scritte. Prima di iniziare questa ricerca a ritroso nel tempo sono passati molti anni, un po’ per dignità personale – forse quell’uomo che l’aveva abbandonata non era “degno” di tanta attenzione – e anche per il timore di piombare nella vita di una persona che probabilmente si era creata una nuova famiglia. Marica cresce, diventa adulta, e sta per sposarsi. Ha bisogno per questo di un certificato di battesimo. E scopre dopo varie ricerche il nome di suo padre: Nandor Picard. Riesce a risalire a un indirizzo di Budapest, e scrive una lettera senza però rivelare la sua vera identità. Le risponde una signora, la seconda moglie di suo nonno: poche righe, una cattiva notizia, Nandor sarebbe morto più di un anno fa. Ma Marica vuole partire ugualmente per l'Ungheria per trovare delle tracce concrete.