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Scomparso

Sumaya cerca il padre

Edizione:2006/2007
Data messa in onda:19/03/2007

I genitori di Sumaya Karolina, che ha 23 anni e vive Roma, si sono conosciuti e innamorati nel 1981 a Cracovia, in Polonia: lei, Iwona, lavorava alla reception di un albergo internazionale e frequentava la facoltà di chimica; lui, Ahmed, era uno studente libico, inviato in Polonia dal governo per laurearsi in ingegneria e poi diventare un pilota militare. A quattro mesi dalla nascita della bambina, Ahmed era stato obbligato a tornare in Libia, ma aveva continuato a spedire lettere e cartoline che, però, dovevano passare al vaglio della censura in vigore all’epoca nel Paese. Una volta, quando lui si trovava in Russia, Iwona aveva cercato di raggiungerlo, ma non riuscì a ottenere il visto. In seguito, anche la corrispondenza epistolare divenne sempre meno frequente e i rapporti si interruppero. Nel 1994, Iwona si è trasferita a Roma e un anno dopo ha portato in Italia anche la figlia, che ha mantenuto il cognome del padre. Dopo alcuni anni, alla loro abitazione di Cracovia sono arrivati due telegrammi dalla Libia. Mittente un certo Mister Ali Bouba che ha lasciato un numero e chiesto di essere ricontattato. Dopo quest’uomo, che ha mostrato di conoscere alcuni particolari della vita delle due donne, si è presentata anche un’altra persona, dicendo di essere un cugino di Ahmed. Nel 2004, Ali Bouba ha inviato una email, dicendo di trovarsi con un amico a Roma e di volerle conoscere. Superati gli iniziali timori, madre e figlia hanno deciso di incontrare i due uomini in un bar vicino alla stazione Termini. I due hanno fatto loro molte domande, rispondendo evasivamente e in arabo quando erano interrogati loro. Hanno detto che Ahmed è morto nel 1992, poi nel 1996 e, in altri frangenti, hanno parlato di lui al presente, come se fosse ancora vivo. Hanno raccontato che Ahmed si è sposato, avendo tre figli che vivono, insieme alla mamma, in una località che dista 1250 km da Tripoli. I due libici hanno chiesto anche delle foto di Sumaya, ma la madre non ha acconsentito. In seguito, Ali Bouba ha inviato alle due donne un certificato di morte di Ahmed, ma il documento, scritto in arabo, era incompleto in alcune parti. Per questo, Sumaya e sua madre ritengono che l’uomo sia ancora vivo e la ragazza ha lanciato un appello al padre chiedendogli di mettersi in contatto con lei.