Data messa in onda:07/12/2009
Manuela, 47 anni di Roma, dal 2007 si ritrova sul sito dell'Fbi tra i rapitori di bambini, ricercata come una terrorista. In realtà Manuela altro non era che una mamma che dagli Stati Uniti si era trasferita in Italia con il figlio. Con tanto di passaporto italiano e il consenso del padre. Dal 18 novembre scorso Manuela invece è una mamma in fuga con suo figlio: un bimbo di otto anni, Leone, nome di fantasia scelto da lui stesso. Sono scappati insieme dopo un decreto del giudice del Tribunale minorile di Roma che impone il trasferimento del bambino in una casa famiglia e veto alla mamma di vedere il figlio. Tutto questo perché si rifiuta di incontrare il papà, Mike 48 anni fotografo di New York. La storia di Leone e Manuela comincia alcuni anni fa, dopo la separazione da Mike, il papà del bambino, fotografo, grafico e attore conosciuto a New York nel 1990. Manuela cresce il piccole Leone in Italia. Finchè il padre torna a reclamarlo. Qualche anno dopo alla donna viene offerto un nuovo lavoro a New York come producer per un la Rai, così si trasferiscono in America. Leone viene affidato alla madre, mentre al papà viene garantito un regime di visite. Però, quando il bambino comincia a vedere il papà il suo stato d’animo cambia. Inizia a comportarsi in modo strano: fa spesso la pipì nel letto. Nell’estate 2006 la donna porta il figlio in vacanza in Italia dai nonni che, in quell’occasione, si accorgono che c’è qualcosa che turba il nipotino. Finita la vacanza in Italia, madre e figlio devono dunque tornare negli Stati Uniti: il bambino però – secondo il racconto della madre – si dispera. Prega la mamma di non riportarlo a New York. Leone dunque ricomincia a vedere il padre. Il bambino dice di sentirsi “sporco”, piange, è assente. Manuela lo porta da uno psicologo. In base alle osservazioni dello psicologo, la donna decide di denunciare il marito per abusi nei confronti del figlio. Le indagini negli Stati Uniti si chiudono a favore di Mike che continua a ripetere di essere stato accusato ingiustamente. La paura che il bambino possa subire altri trauma porta Manuela ad una decisione: meglio tornare Italia e allontanarlo da lui. Il minore non potrebbe uscire da New York a causa della denuncia per abusi: Manuela però decide di riportarlo comunque in Italia dai nonni. Diventa così una ricercata per il rapimento del figlio nonostante tutti siano al corrente di dove si trovi. A quel punto Mike comincia il contrattacco con una forte campagna mediatica sui principali network americani e un sito internet. Anche la battaglia legale continua. Finché a dicembre del 2008, Mike viene prosciolto dalle accuse di abusi nei confronti del figlio. Nonostante il perito di parte e quello dello stesso pm ritengano il bambino attendibile, secondo il gup Leone si sarebbe inventato tutto manipolato dalle fantasie di una mamma affetta da una sindrome che la porta ad immaginare gli abusi sul figlio. Una sentenza di 'non luogo a procedere' di un processo che in realtà non c’è mai stato dato che si tratta di un' udienza preliminare. Sentenza che dunque potrebbe essere ribaltata in qualsiasi momento in presenza di nuove prove. Secondo Mike però le perizie dicono che il fatto non sussiste e che lui altro non è che un perseguitato. A riprova porta filmati su filmati da lui girati nel 2007 in cui si vede il bambino che gioce sorridente e felice con il papà. Dopo la sentenza del dicembre 2008 la causa passa ai giudici del Tribunale per i Minorenni che devono stabilire a chi affidare il bambino. Nell’incertezza, viene sospesa ad entrambi i genitori la patria potestà ed il bambino mandato in una casa famiglia per cinque mesi. A luglio Leone torna dai nonni. A settembre un'altra udienza: appena Leone vede il papà ricomincia a piangere. Dopo questa udienza Leone scrive una lettera al giudice in cui chiede di potergli spiegare perchè non ce la fa a stare con il papa. Il 18 novembre il giudice convoca il bambino e gli fa incontrare il padre. Leone inizia a piangere e ad imprecare. Ma per il giudice l’unica soluzione è di rimandarlo nella casa famiglia.
Dal 18 novembre Manuela e Leone sono costretti a vivere come fuggiaschi. Era stato il bambino a chiedere di non tornare in una casa famiglia a dispetto della decisione del giudice. Nonostante le preghiere della tutrice e degli avvocati, i pianti e le urla del bambino, il giudice del Tribunale per i Minori di Roma aveva imposto a Leone di incontrare il padre, poiché convinto che siano le pressioni della mamma a scatenare l’atteggiamento del bambino. Il decreto ha stabilito anche che il piccolo debba andare in una casa famiglia con il divieto di vedere sia la mamma che i nonni materni. Può invece provare a ricostruire, lentamente, il rapporto con il padre. All'udienza Manuela non era presente: quando il bambino le ha raccontato la decisione del giudice, ha deciso di fuggire, portando il bambino con sé. Il giudice nel frattempo si è ritirato per le forti pressioni ricevute e ora si è formato un nuovo collegio giudicante che dovrà decidere se confermare o rivedere la sentenza. Secondo la maestra del bambino, quando Leo è arrivato a scuola nel 2008 era sereno e solare, molto più maturo per i suoi otto anni. Quando però a febbraio è stato mandato in una casa-famiglia per cinque mesi, il suo comportamento aveva subito una trasformazione. In quel periodo il suo umore e il suo aspetto erano mutati: era pallido, con le occhiaie, spento e, a volte aggressivo con i compagni. Al 'Centro di Aiuto al bambino Maltrattato' diretto dal prof. Luigi Cancrini, dove Leo è in cura da due anni, sono molto preoccupati per la sua salute mentale. Anche le mamme dei compagni di scuola hanno espresso la loro solidarietà a Manuela.
Gli avvocati di Manuela hanno presentato un’istanza per chiedere di annullare la sentenza e di concedere alla madre di stare insieme al figlio in casa famiglia . I legali del padre invece si oppongono. Il giudice ha rimandato la decisione a gennaio, mentre Manuela e il suo bambino restano introvabili. Manuela cerca una replica sui media americani ma fino ad ora non le è mai stata concessa la possibilità di esprimere il suo punto di vista. Il padre invece ha raccontato la sua versione dei fatti sia in America che in Italia. Il network americano Abc ha una sua intervista che però non è stata ancora pubblicata: viene però utilizzata per sostenere che le autorità italiane non riescono a rintracciare la donna che invece è facilmente rintracciabile.
Manuela il 4 gennaio ha chiesto al giudice del tribunale dei Minori di Roma di poter stare in una struttura pubblica con il figlio. Lo rende noto l'avvocato della donna, Andrea Coffari, che segue il caso dall'inizio. La donna aveva portato via il bambino il 18 ottobre scorso dopo un' udienza in cui il giudice aveva decretato che il piccolo fosse portato in una casa famiglia senza contatti con la mamma. Un caso approdato sui giornali e di cui si era occupato anche 'Chi l'ha visto?' in diverse puntate per l'aspro contenzioso tra la mamma italiana e il padre americano. Il caso è ritornato alla ribalta nelle scorse settimane quando il pm Leonora Fini ha dato l'ordine di diffondere la foto del bimbo e di ritrovarlo. Un atto che ha suscitato molte contestazioni. "Mette in pericolo il bambino", aveva detto l'avvocato della madre ricordando che il 4 gennaio ci sarebbe stata l'udienza in Tribunale dei minori. La mamma, in quella data, ha chiesto di stare con il figlio in una casa famiglia. Ma i legali del padre si sono opposti. Il tribunale in questi giorni si dovrà pronunciare in merito.
Manuela Antonelli, la madre del bimbo conteso dai genitori tra l’Italia e Usa è stata arrestata dalla polizia in esecuzione di un ordine di estradizione da parte degli Usa - distretto di New York. “Sono profondamente indignata per quanto è accaduto. La Sig.ra Antonelli, ha subito un vero agguato, presentandosi oggi davanti al Tribunale per i Minorenni. E’ stata portata in Questura dove le hanno notificato l’arresto provvisorio in esecuzione di una richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti. Siamo in presenza di un vero abuso, anche tecnicamente non era possibile l’arresto. Abbiamo appena accertato che dal Ministero non è partita nessuna richiesta in tal senso”.
Il bimbo conteso dai genitori tra Italia e Usa è stato ritrovato nel pomeriggio a Roma ed ora è negli uffici della questura dove lo zio materno sta andando a prenderlo. Secondo la decisione del Tribunale dei Minori di Roma, infatti, il bimbo dovrà vivere presso lo zio. E' stato quindi revocato, spiega l'avvocato della madre, Antonella Tomassini, il precedente provvedimento emesso dal Tribunale dei Minori il 18 novembre scorso nella parte in cui prevedeva il collocamento del bambino in una casa famiglia e il divieto di visita della madre e dei nonni materni. ''Fermo restando l'affidamento del minore ai servizi sociali - si legge nel provvedimento - si dispone il collocamento del bambino presso lo zio materno, Gianluca Antonelli''.
Torna libera la mamma del bimbo conteso tra Italia e Stati Uniti. Lascerà in giornata il carcere di Rebibbia, Manuela Antonelli, secondo la decisione del presidente della quarta sezione penale della corte d'appello di Roma, che ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi e Antonella Tomassini, e ha disposto la scarcerazione. La donna era stata arrestata dalla polizia per il reato di sottrazione di minore su mandato di arresto spiccato dal tribunale del distretto di New York che aveva deciso di affidare il piccolo al padre. Manuela Antonelli è rea per la giustizia americana per aver riportato il bambino in Italia. Esulta l'avvocato Caroleo Grimaldi: "A mio avviso è stato ripristinato un diritto personale violato da questo abominio morale e giudiziario. Arrestando la mia assistita è stata compiuta una vera e propria illegalità. Non poteva non essere accolta la richiesta di noi difensori, perchè sulla signora Antonelli non poteva gravare alcun pericolo di fuga. Lei, l'altro giorno, si è persino presentata al tribunale dei minori per l'affidamento del bambino. E mai avrebbe lasciato il territorio italiano sapendo che gli Usa l'avrebbero arrestata". Rimane ferma, invece, la questione estradizionale (al vaglio della corte d'appello) cui, ribadisce Caroleo Grimaldi, "ci opporremo con tutte le forze".
Il bambino di 8 anni conteso dai due genitori, lui americano e lei italiana, potrà cambiare scuola e frequentare così un istituto più vicino a casa dello zio materno presso il quale vive da venerdì 29 gennaio. È quanto ha deciso il tribunale dei Minori accogliendo la richiesta avanzata dallo zio e presentata dal tutore, avvocato Grazioli, con la motivazione che la scuola frequentata attualmente dal bambino è troppo lontana dall'abitazione del fratello della madre. ''È un provvedimento - commenta uno degli avvocati della donna, Antonella Tomassini - che ho appreso con umano sconcerto perché così privano il bimbo di ogni punto di riferimento. Ho presentato una richiesta di revoca al fine di reinserire il bambino nella sua scuola dove è amato da maestri e compagni di classe''. Il difensore sottolinea anche che la madre ''è preoccupata della sorte di suo figlio e danni che sta continuando a subire''. Intanto domani alle 11 ci sarà un'udienza presso la Corte d'Appello di Roma in cui si deciderà l'estradizione alla quale la donna, spiega il suo avvocato, si opporrà. Al termine dell'udienza i suoi difensori e la stessa Antonelli terranno una conferenza stampa alla quale parteciperanno alcuni genitori dei compagni di classe del bimbo e lo psichiatra che lo segue.
"Rispettate mio figlio": lo ha detto Manuela Antonelli, mamma del bambino conteso di otto anni al centro di una battaglia legale tra genitori, davanti al Tribunale di Roma dove stamattina si è tenuta un'udienza relativa alla richiesta di estradizione della donna negli Stati Uniti presentata dai legali del padre americano.