Data pubblicazione:03/04/2010
Gli inquirenti del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Como hanno chiesto la collaborazione del pubblico per identificare la giovane donna trovata il 2 aprile, seminuda e con la gola tagliata, su una riva del lago di Como, nei pressi di Laglio. La località è famosa per ospitare la villa di George Clooney, che si trova proprio ad alcune centinaia di metri dal luogo del ritrovamento. Nell’ipotesi che si tratti di una ragazza scomparsa, i Carabinieri hanno reso disponibile sul sito di "Chi l'ha visto?" la foto del volto e quelle dei tatuaggi, di un Cupido su un seno e di un sole sulla spalla destra, e quella di un braccialetto.
E' di una donna di 36 anni domiciliata in Canton Ticino, in Svizzera, scomparsa da casa il 25 marzo, casalinga, sposata e madre di un figlio, il cadavere ripescato il 2 aprile nel lago di Como a Laglio. Lo ha riferito un comunicato diffuso dalla Polizia Cantonale ticinese. Abitava nella zona di Mendrisio, a cavallo del confine italiano. A riconoscerla è stato il fratello, al quale sono state mostrate le foto diffuse dai carabinieri di Como, dei due tatuaggi disegnati sul corpo e del braccialetto.
Gli accertamenti degli inquirenti hanno stabilito che la donna è stata colpita da un oggetto contundente alla nuca, quindi sgozzata e, in seguito, gettata nel lago.
E' il 32enne marito della donna svizzera ritrovata cadavere nel lago di Como, nelle acque antistanti Laglio, a essere imputato per l'omicidio. La svolta nelle indagini è arrivata quando la procuratrice generale aggiunta della procura di Lugano ha disposto il fermo dell'uomo, che avrebbe già confessato l’omicidio, movente forse la gelosia. A incastrarlo vi sarebbero anche diversi sms ai familiari, in cui invitava a non cercarla più, inviati con lo stesso telefonino della moglie, un'assistente sociale 36enne con la quale viveva a Obino, una frazione di Mendrisio, non lontano dal confine con l'Italia. Messaggi inviati dopo la denuncia di scomparsa della moglie, che lui stesso aveva fatto alla Polizia cantonale facendosi accompagnare dalla madre. Sposata e con un bimbo in tenera età, Beatrice S. era stata riconosciuta dal fratello, che si era recato dalla polizia dopo aver visto le foto diffuse il 3 aprile dai carabinieri di Como tramite il sito di "Chi l'ha visto?". L'uomo è stato poi accompagnato all'ospedale Sant'Anna di Como per il riconoscimento; davanti al cadavere la conferma definitiva.
La Corte delle Assise Criminali di Lugano ha condannato in serata all'ergastolo Marco Siciliano, il fisioterapista di origine italiana che nel marzo scorso, nella sua casa di Obino, in Canton Ticino, uccise la moglie Beatrice S. La sentenza è stata letta questa sera dopo circa tre ore di camera di consiglio, al termine di un processo durato soltanto pochi giorni e durante il quale è stato ricostruito il delitto in tutta la sua crudeltà. Pertanto all'imputato non è stata concessa alcuna attenuante. Siciliano, secondo l'accusa, ha ucciso la moglie, da cui ha avuto un figlio e che era in attesa del secondo, perché voleva essere libero di avere una relazione con un'altra donna. Beatrice S. era stata strangolata in casa dopo essere stata addormentata. Il corpo era stato poi caricato in macchina dal marito, che aveva deciso di gettarlo nel lago di Como ad Argegno dopo un tentativo di decapitare il cadavere. Siciliano cercò anche di avvalorare la tesi di un allontanamento volontario della donna, inviando dal telefonino di lei alcuni messaggi in tal senso. Il cadavere venne ripescato alcuni giorni più tardi a Laglio, e altri giorni trascorsero prima di arrivare all'identificazione della donna.