Data pubblicazione:08/01/2002
Wanda Caria, cinquant'anni, originaria della Sardegna, è scomparsa il pomeriggio del 31 dicembre scorso dalla casa della figlia Luisa a Portovecchio, nella Corsica meridionale. La signora Wanda da oltre un anno si era separata dal marito, Costantino Carta, sessantacinque anni, con un passato nella legione straniera. Dopo la separazione Costantino era ritornato in Sardegna, alla periferia di Cagliari, insieme a un figlio, mentre la donna era rimasta in Corsica, dove la famiglia era emigrata nel dopoguerra.
Costantino, nonostante la separazione, continuava a chiamare la moglie in continuazione. La signora - per farsi lasciare in pace - aveva raccontato al marito di avere un altro uomo, un nazionalista corso: una bugia che forse è stata all'origine del drammatico esito della vicenda.
La famiglia Carta aveva deciso comunque di trascorrere insieme le festività di fine anno, a casa di Luisa: "Da quando vivevano separati - spiega la giovane - le cose tra loro sembravano andar meglio".
Il pomeriggio del 31 dicembre, alle cinque, Luisa doveva allontanarsi da casa proprio mentre stava per arrivare il padre. La ragazza aveva quindi chiesto alla mamma - che abitava lì vicino - di recarsi nell'appartamento ad aspettarlo. Mentre la giovane stava uscendo aveva incrociato l'Alfa rossa di Costantino, vestito di tutto punto in occasione della serata. Dopo mezz'ora la figlia aveva telefonato, ma nessuno aveva risposto. Preoccupata, era rientrata: erano le diciotto. Aveva trovato la porta aperta, il soggiorno sottosopra e sul pavimento un macchia di sangue. Per terra, i gioielli della mamma imbrattati di sangue.
Quattro giorni dopo era stata trovata la macchina a Pietranera, una località a Nord di Bastia, bruciata. Costantino Carta l'aveva cosparsa di benzina, davanti ai passanti, e gli aveva dato fuoco in mezzo alla strada, forse per attirare l'attenzione su di sé.
Costantino Carta è poi ricomparso a Milano il 4 gennaio, mentre stava realizzando un atto sconvolgente: stava cercando di uccidere una donna spingendola sotto un convoglio della metropolitana alla fermata Moscova. Immediatamente fermato, l'uomo ha raccontato agli agenti una storia confusa: ha detto che in origine aveva intenzione di suicidarsi, ma poi aveva deciso di uccidere "una persona a caso". Interrogato dal magistrato sulla sorte di Wanda Caria, ha risposto con una serie di "non ricordo", a monosillabi. La sera del 31 gennaio sarebbe stato aggredito da quattro nazionalisti, che lo avrebbero picchiato mentre lui cercava di difendere la moglie.
Raggiunto dai figli nel carcere milanese dove è attualmente recluso per un colloquio, l'uomo ha saputo che sua moglie non aveva nessun amante, Impallidito, ha pronunciato due frasi che annunciano una conclusione drammatica della vicenda: "Per vostra madre non c'è più niente da fare. Io morirò qui, in carcere".
Ma che fine ha fatto il corpo di Wanda Caria?
L'inchiesta sulla vicenda di Wanda Caria, condotta in un primo momento dalla gendarmerie francese è stata trasferita, per competenza, a Milano. Pochi giorni fa la procura milanese ha emesso un provvedimento di custodia cautelare a Costantino Carta, marito di Wanda, per il presunto omicidio della signora. Costantino - che si trova attualmente nel carcere San Vittore per aver spinto una donna contro un vagone della metropolitana - avrebbe confidato ad un compagno di cella di aver ucciso la moglie a coltellate, per poi bruciarne il corpo e abbandonarlo in una zona impervia e quasi inaccessibile.
Si sta svolgendo a Milano il processo per la sparizione di Wanda Caria. Nonostante le ricerche, protrattesi fino al 2003, non è stata trovata nessuna traccia. Anche in seguito al racconto di un compagno di cella, i figli temono che Carta abbia infierito sul corpo della moglie, facendolo a pezzi. Non sono stati più trovati la sua sega, la sua ascia e un telone che Carta aveva. Costantino Carta si dichiara innocente e vittima di un complotto dei tre figli. Dice di non ricordarsi nulla della sera in cui la moglie è scomparsa. Sarebbe anche convinto che lei sia ancora viva, per via di quattro assegni messi all'incasso dopo la sua scomparsa. Ma la figlia ha chiarito di essere stata lei a fare i prelievi per far fronte alle spese processuali. L'11 marzo scorso, Costantino Carta è stato condannato dalla prima Corte di Assise di Milano - con l'accesso al patteggiamento - a 5 anni di reclusione per tentato omicidio, nel processo per il tentativo di spingere una donna scelta a caso sotto un convoglio della metropolitana a Milano.
Per Costantino Carta il Pubblico Ministero ha chiesto l'ergastolo. Secondo l'accusa, Carta non sopportava il divorzio dalla moglie e non voleva dividere i beni con lei. Questo il movente possibile del delitto, al quale l'ex legionario si dichiara estraneo. Per un accordo fra coniugi dell'aprile del 1999, in caso di separazione una parte del patrimonio sarebbe andato alla donna. Smagrito, invecchiato nell'anno e mezzo trascorso in carcere, lui si proclama innocente. Dice che il 31 dicembre del 2001 ha avuto solo una zuffa con la moglie, quando questa le ha detto di avere un altro uomo e lui non le aveva creduto. Credendo che in casa ci fosse qualcun altro, Carta ha raccontato di essersi allontanato rapidamente, precedendo la moglie che stava uscendo anche lei per prendere l'auto. Carta dice di non ricordare cosa sia successo fino a quando, il giorno dopo, è stato trovato accanto alla sua auto, bruciata, secondo lui, per un corto circuito. Ma si ritiene certo che la moglie sia viva e che abbia lasciato la Corsica dopo avere ordito un complotto contro di lui con la complicità della figlia che lo accusa. Anche se da circa un anno vivevano separati, nega di essere stato al corrente della richiesta di divorzio da parte della moglie e smentisce anche i presunti cattivi rapporti con lei, con la quale avrebbe fatto un viaggio tra Italia e Francia nel mese di ottobre. Difende la famiglia, si definisce un buon genitore e respinge l'accusa di padre padrone. Per la difesa le prove sono tutte indiziarie. Per il difensore di Carta, avvocato Baroncini, l'esistenza in vita della signora Caria sarebbe attestata da un avvistamento al supermercato "Iper U" - ridimensionato dall'accusa - e da alcuni suoi assegni incassati dopo la scomparsa, la cui firma è stata ammessa come falsificata dai figli, credibilmente secondo l'accusa. Secondo il PM Venditti ci sono riscontri oggettivi. Due in particolare. Il primo è quello del piercing che la donna portava al naso, ritrovato sul tappeto della casa della figlia, particolare di cui nessuno avrebbe parlato - come invece sostenuto dalla difesa - ma che un detenuto, compagno di cella di Carta, ha riferito agli investigatori. Il secondo è una intercettazione ambientale, durante un colloquio in carcere di Carta con la sorella Rosalia, nella quale l'imputato farebbe ammissioni molto compromettenti.
Il 29 aprile scorso la seconda Corte d'Assise di Milano ha condannato Costantino Carta a 30 anni di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali, all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, alla libertà vigilata per almeno tre anni a pena scontata, e al risarcimento dei danni alle parti civili.
I giudici della prima corte d'assise d'Appello di Milano hanno derubricato da omicidio volontario preterintenzionale aggravato l'accusa per Costantino Carta. Pena ridotta a 18 anni rispetto ai 30 della sentenza di primo grado, che il sostituto procuratore generale Laura Bertolé Viale aveva chiesto di confermare. Carta ha sempre negato il delitto della moglie Wanda Caria il cui corpo non è mai stato trovato.