Data pubblicazione:31/05/2018
Nicola Bussu, 22 anni, il pomeriggio del 30 marzo 2017 è stato travolto da un treno in transito diretto ad Oristano, all'altezza di Santa Giusta, il paese dove viveva insieme ai genitori e al fratello minore. La madre lo ha visto l'ultima volta alle 16:15. Il giovane è uscito a piedi. Per raggiungere il centro del paese potrebbe aver attraversato i binari della ferrovia, che non sono messi in sicurezza. I varchi sono aperti e quasi tutti li attraversano direttamente, senza usare il sottopassaggio. La madre ha avuto la notizia di un incidente ferroviario da una vicina di casa che si è presentata a casa sua. La madre di Nicola, sapendo che il figlio solitamente fa quella strada, ha provato a chiamarlo al cellulare ma lui non ha risposto. Nessun rappresentante delle forze dell’ordine si è presentato dai familiari per dare la tragica notizia. Visto che Nicola continuava a non rispondere al telefono, però, il padre di Nicola intorno alle 19 è andato ai binari. Qui è stato riconosciuto dalla Polizia Ferroviaria e ha appreso che la persona travolta era suo figlio. Nessuno gli ha fatto vedere la salma del giovane: era stata già contattata l’agenzia funebre e il corpo è già chiuso nella bara di zinco. Ai familiari è stato detto che del ragazzo non è rimasto quasi nulla e che quindi è meglio non vederlo. Gli allegati fotografici della perizia hanno successivamente dimostrato il contrario: il ragazzo aveva un enorme squarcio nell’addome ma il resto della salma non presentava particolari lesioni. Il caso è stato subito archiviato come un suicidio. I genitori non sono stati sentiti. L’unica persona che la polizia ferroviaria ha interrogato è la fidanzata, che ha raccontato di averlo lasciato 9 giorni prima, il 21 marzo. Secondo i genitori è accaduto qualcosa di molto diverso dalla versione ufficiale raccontata dall’inchiesta della Polizia ferroviaria e chiusa dalla Procura. Ai primi di febbraio 2018 l'avvocato della famiglia ha presentato la richiesta di riapertura delle indagini al Tribunale di Oristano, puntando sulla perizia di parte depositata in cancelleria. La perizia, affidata a un docente di Ingegneria aerospaziale dell’università di Genova, avrebbe rilevato che il giovane non fosse sui binari nel momento dell'impatto. Stando alla ricostruzione ufficiale e alle dichiarazioni – non del tutto coincidenti – del capotreno e del secondo macchinista, il giovane sarebbe stato urtato dalla locomotiva di testa. In quel punto però non c’è alcun segno che confermi che ci sia stato un urto né vi sono tracce biologiche che confermino questa versione. Se poi ci fosse stato un urto con la parte anteriore del convoglio con un corpo che arrivava lateralmente – i macchinisti hanno confermato che il ragazzo non era sui binari ma di fianco – il corpo sarebbe stato respinto lateralmente. Invece il corpo di Nicola è rimasto quasi sulle rotaie. Sono state rilevate tracce ematiche e biologiche nel secondo vagone: appare strano che una persona che vuole suicidarsi non cerchi l’impatto con il locomotore ma si infili tra il primo e il secondo vagone. L’esame della seconda carrozza ha rivelato poi che in essa sono presenti dei "rostri antineve". Questi elementi, che non avrebbero dovuto essere installati e utilizzati, sporgono rispetto alla sagoma del treno. Un pedone che si fosse trovato a una distanza troppo ravvicinata rispetto ad esso avrebbe potuto quindi essere agganciato e trascinato. Sui due macchinisti presenti sul treno non è stato effettuato l’alcol test né il narco test. Nessuna verifica è stata fatta sui cellulari per capire se il capotreno o il macchinista fossero eventualmente distratti mentre guidavano il convoglio. Al lato dei binari sono stati trovati intatti il portafogli, il telefono e le chiavi dell'auto, mentre mancavano le chiavi di casa. L’idea della madre è che al ragazzo siano cadute mentre attraversava i binari: rendendosene conto, potrebbe aver deciso di appoggiare le altre cose tornando poi sui binari per cercarle. Le recinzioni della ferrovia in alcuni punti erano assenti da tempo e molte persone avevano l'abitudine di attraversare i binari senza utilizzare il cavalcavia o passando nelle zone in cui l’attraversamento è consentito. Lo stesso potrebbe aver fatto Nicola. Qualcuno era nei dintorni quel giorno e potrebbe aver visto qualcosa?