Edizione:1999/2000
Data pubblicazione:18/04/2000
Il 3 aprile 2000, una giovane donna russa si è lasciata cadere dal sesto piano di una palazzina di via Torino ad Olbia (Sassari). Il suo nome è Svetlana Minaieva, trentenne, barista presso un locale del paese. Nel corso degli accertamenti sulla sua identità, emerge che la donna era un'ex paracadutista dell'esercito russo e un'ex agente del FSB, i servizi segreti russi che hanno sostituito il KGB. Per alcuni mesi aveva fatto l'entraîneuse in un locale notturno, successivamente chiuso dalla questura di Sassari. Avrebbe anche lavorato per la Polizia italiana, in qualità di interprete. Ma dopo aver conosciuto un imprenditore locale, si sarebbe dedicata solo al lavoro di barista.
Il passato della Minaieva ha contribuito ad alimentare il mistero sulla sua morte e, soprattutto, su quello che questa vicenda potrebbe nascondere. Il giornalista Giampiero Cocco de 'La Nuova Sardegna', in un'intervista rilasciata a 'Chi l'ha visto?' ha detto: "Ci sono da accertare le cause del suicidio, se è dovuto come sostengono alcuni amici a questioni sentimentali, perché pare che fosse stata abbandonata alcuni mesi prima dal fidanzato, oppure se è collegato alla sua precedente attività (...) La magistratura ha immediatamente secretato le indagini, cosa stranissima per un suicidio. Con una rapidità sconvolgente per i tempi italiani, un ufficiale del SISMI arriva in Sardegna a meno di otto ore dal suicidio della ragazza. E arriva in Sardegna con delle indicazioni già precise, riteniamo, perché va a contattare altre ragazze russe che avevano amicizie in comune con Svetlana (...). Probabilmente erano a conoscenza, più che di una rete, dell'ufficiale di collegamento con queste ragazze, un funzionario dell' ambasciata russa in Corea. Il quale, però, non godeva di immunità diplomatica, altro aspetto inquietante che mise in allerta la polizia di frontiera che girò, per competenza, questa informazione ai nostri Servizi".
Secondo Cocco il collegamento tra la vittima e la spia russa, di nome Ivan, sarebbe probabilmente avvenuto attraverso l'incrocio dei dati dei tabulati di un suo cellulare. "Di cellulari ne aveva diversi - ha aggiunto Cocco - uno era sicuramente quello che le è caduto di tasca quando si è gettata dalla finestra. Il secondo era dentro casa, funzionante, e ha continuato a squillare anche quello fino alle 5,30 - 6 del mattino, quando poi il magistrato ha disposto la rimozione e lo spegnimento del cellulare. Poi so che altri ne sono stati trovati in casa, però ignoro se fossero funzionanti o meno".
Sei giorni prima della sua morte, sempre secondo la ricostruzione del giornalista de 'La Nuova Sardegna', Svetlana avrebbe incontrato Ivan e avrebbe avuto una discussione con lui, tanto che una vicina di casa avrebbe sentito le loro voci. Le altre conoscenze della giovane russa erano nell'ambiente degli imprenditori locali, molti dei quali hanno lavorato per alcuni russi che hanno investito del denaro sulla costa sarda dove, negli ultimi anni, si è registrata la presenza di vacanzieri molto facoltosi provenienti dall'ex Unione Sovietica. Sembra che Svetlana Minaieva vivesse del suo lavoro di barista, inviava del denaro al figlio che vive in Russia con la nonna e non risulterebbero conti correnti a lei intestati.