Data pubblicazione:02/10/2019
Alexandra Macesanu, 15 anni, scompare il 24 luglio 2019 dopo avere chiesto un passaggio in autostop a Gheorghe Dinca, meccanico 65enne di Caràcal (località situata a 140 chilometri circa di distanza da Bucarest, nella zona Sud-Ovest del Paese).
L’uomo chiude gli sportelli della sua auto con i vetri oscurati e poi porta la ragazzina a casa sua, dove la violenta, la picchia e la lega.
Il 25 luglio mattina alle 11 Alexandra, approfittando dell’assenza dell’uomo, telefona 3 volte al 112 da un vecchio telefono senza SIM che trova nell’appartamento. Dice di essere stata rapita e cerca di descrivere cosa vede intorno, per far capire dove si trova: è agitata, è molto spaventata.
La polizia la localizza alle 2 del mattino e contestualmente chiede e ottiene immediatamente il mandato dal giudice per fare irruzione, ma entrerà soltanto 4 ore dopo, alle 6. Passano, dunque, 19 ore dalle chiamate della ragazza all’irruzione in casa di Gheorghe Dinca.
Nella proprietà dell’uomo la polizia trova pochi resti di ossa bruciate (resti che non possono essere ricondotti ad Alexandra), due denti (da cui è stato estratto il DNA: sarebbe proprio della quindicenne), e alcuni monili di Alexandra.
Nel frattempo, a seguito dell’arresto e dei vari interrogatori, dopo due giorni, Dinca, confessa di averla uccisa, avendone bruciato il corpo, e confessa anche l’omicidio di un’altra ragazza. Si tratta di Luiza Melencu, 18 anni, scomparsa il 14 aprile 2019, mentre faceva l’autostop per tornare a casa (aveva avvisato il nonno che stava rincasando in autostop e di lei non si era più saputo nulla). Dinca fa ritrovare dei resti in un boschetto, anche questi bruciati, ma sui quali non è stato possibile fare il test del DNA per riconoscerli come appartenenti alla ragazza.
In seguito alla diffusione degli audio e alla confessione di Dinca, cresce l’indignazione dell’opinione pubblica rumena, numerose manifestazioni invadono le piazze. Migliaia di rumeni chiedono le dimissioni del governo. Cadono diverse teste, tra cui quella del capo della polizia, del ministro dell’interno e del capo delle telecomunicazioni.
Molti rumeni ci hanno scritto, e ci hanno parlato del traffico della prostituzione. Anche lo zio di Alexandra, Alexandru Cumpanasu ci ha contattato chiedendoci aiuto. L’uomo, candidato alla presidenza del Paese, da mesi sta conducendo una battaglia per ritrovare sua nipote e grazie a lui è stata aperta un’inchiesta a livello nazionale di cui si occupa la DIICOT centrale di Bucarest (antimafia e antiterrorismo rumena).
Alexandru Cumpanasu riferisce dei contatti di Dinca con l’Italia, e della possibilità che sua nipote, sia viva e si trovi nel nostro paese avviata alla prostituzione. Racconta che potrebbe essere a Bari o a Vicenza. Ci sarebbero contatti dei familiari di Dinca a Bari e a Vincenza. Forti legami della famiglia di Dinca con il nostro Paese.
[Testo integrale della telefonata alla polizia - PDF]