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Scomparso

Alexander Solonnik

Edizione:1998/1999
Data pubblicazione:27/10/1998

All'inizio del febbraio '97 la polizia italiana riceve la notizia del ritrovamento ad Atene del cadavere di Alexander Solonnik con indosso falsi documenti e appunti che indicano un legame importante con l'Italia.

La mattina del 25 marzo successivo gli uomini del Servizio Centrale Operativo (SCO) della Polizia di Stato, dopo giorni di indagini e di appostamenti, fanno irruzione in un appartamento di via Gregorio VII, una zona residenziale di Roma vicino alla basilica di S. Pietro. In un vano segreto viene ritrovato un borsone contenente 2 kalashnikof, 3 mitragliette skorpion, 7 pistole (alcune munite di silenziatore e puntatore laser), 2500 proiettili, radioricetrasmittenti, pugnali, parrucche, documenti falsi.

Il proprietario di questo arsenale è l'uomo trovato morto in Grecia, Alexander Solonnik, nato nel 1960 a Kurgan, in Russia. Lottatore abile e temuto, Solonnik si arruola in polizia, distinguendosi per le sue capacità fino a quando, improvvisamente, non viene incriminato per lo stupro di quattro donne. Durante il processo arriva a minacciare di stupro anche il giudice, che era una donna, se non gli avesse concesso la libertà. Sebbene condannato riesce a fuggire e durante la latitanza entra in contatto con la mafia russa.

Abilissimo nell'usare le armi, viene utilizzato prima come guardia del corpo e poi come killer. Alexander Solonnik commette una decina di omicidi, tra cui alcuni eccellenti, che lo proiettano in breve ai vertici della mafia russa. Nell'ottobre del 1994 viene catturato dalla polizia dopo un conflitto a fuoco nel quale perdono la vita quattro agenti. Era diventato capo del potentissimo gruppo criminale chiamata "Brigata Kurganskaja", dal nome della sua città natale. Questa cosca conta più di cento affiliati e si occupa, oltre che di traffico di armi, riciclaggio, traffico di stupefacenti, soprattutto di omicidi su commissione.

Dopo un anno di carcere nel 1995 Solonnik evade di nuovo e si rifugia in Argentina, dove si sottopone a plastica facciale. Qualche mese dopo compare sulla scena mondana ateniese come un ricco georgiano di nome Vladimiros Kesov, cittadino greco, che ha affittato una villa nei sobborghi della capitale ellenica. Nello stesso anno arriva a Roma. Alloggia prima all'hotel Hilton, poi al residence Fleming. Con lui arriva una donna che si fa chiamare Kesova Galina, il cui vero nome è Natalia Ilyna. Nel settembre del '95 ottengono il permesso di soggiorno per l'Italia fino al 2000. E' proprio Natalia Ilyna che ottiene, sotto falso nome, la locazione dell'appartamento di via Gregorio VII. La vita che il boss russo conduce a Roma con la donna è discreta ma brillante. Frequenta una delle palestre più eleganti del centro di Roma, applicandosi in tutti gli sport, soprattuto nella cultura fisica. I personaggi che la coppia frequentava, occasionalmente, in Italia hanno saputo solo riferire che i due si trovavano in Italia per riposarsi, e che i loro affari, nel campo della moda, erano all'estero. Durante il soggiorno a Roma Solonnik va spesso in Grecia mentre la Ilyna-Kesova compie frequenti viaggi a Mosca. L'ultima volta che vengono visti nella capitale italiana è alla fine del 1996 quando Solonnik decide di trascorrere le vacanze di Natale ad Atene, e la Kesova invece parte per la capitale Russa. Poi, inaspettatamente, a maggio del '97, vicino alla villa Ateniese del mafioso russo viene casualmente ritrovato il corpo della sua amante in Grecia, Svetlana Kotova, miss Russia 1996. La donna era stata torturata e uccisa, il suo cadavere nascosto dentro due valigie. Gli inquirenti hanno accertato che, quando è stato ammazzato, Solonnik era in procinto di tornare nel nostro paese per assassinare una persona. Ma chi è il personaggio che doveva morire? E cos'altro faceva in Italia il killer russo? Probabilmente qualche risposta si potrà averla rintracciando Natalia Ilyna, alias Galina Kesova, che probabilmente è ancora in Italia, forse sotto un nome ancora diverso.

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