Edizione:2002/2003
Data pubblicazione:16/06/2003
Il 17 aprile scorso una giovane donna di colore è deceduta in seguito ad un malore, accusato mentre viaggiava sul treno Torino - Lecce, partito da Torino alle 7,45, fermato dal capotreno alla stazione di Piacenza. Quando è stata trasporta d'urgenza in ospedale la donna era in condizioni molto gravi. E' entrata in coma e, dopo circa venti giorni, è morta. Non aveva documenti e, pertanto, non è stato possibile identificarla ed avvertire eventuali parenti.
Il giornale "Libertà" di Piacenza ha ripetutamente scritto di lei, pubblicando la sua foto nella speranza che qualcuno potesse riconoscerla, ma finora senza alcun esito. Il capo della Squadra Mobile della Polizia di Piacenza, dr. Girolamo Laquaniti, ha riferito tutti gli elementi che potrebbero essere utili per risalire all'identità della donna: "E' una ragazza di colore, di origine nigeriana. Si tratta di una giovane di età compresa tra i 20 e i 30 anni, così come hanno confermato anche le radiografie. Nella foto il viso appare gonfio, in realtà la ragazza era molto magra, pesava appena quaranta chili, ed era alta un metro e sessanta. Nel momento in cui è stata colta dal malore indossava un cappotto jeans a tre quarti, una camicia a scacchi e fantasia, dei jeans con degli ornamenti e un paio di stivaletti alti neri tipo anfibi. La causa della morte è da attribuirsi ad una grave malattia di cui la ragazza era affetta da tempo, una malattia che l'ha profondamente debilitata e che l'ha portata purtroppo alla morte. Non aveva con sé alcun biglietto ferroviario però il personale delle Ferrovie dello Stato ci ha indicato che potrebbe essere salita ad Asti.
La ragazza aveva con sé un biglietto di autobus di Roma, usato sulla linea numero 70 il 15 marzo scorso intorno alle 8,45. Su questo biglietto c'era anche un numero di telefono cellulare e da questo siamo potuti risalire a chi l'aveva in uso. Si tratta di un ragazzo, nigeriano anche lui, che lavora regolarmente in Italia e che ci ha detto di aver incontrato la ragazza, di non averla mai vista prima, e che gli ha chiesto aiuto per raggiungere l'ambasciata nigeriana da cui si doveva far rilasciare un documento di identità. Abbiamo già fatto la richiesta all'ambasciata nigeriana e siamo in attesa di una risposta ufficiale. Per ora i riscontri non hanno dato buon esito. La ragazza non parlava italiano. A una sua connazionale, che l'ha sentita parlare poco prima di entrare in coma, ha fatto capire di comprendere appena la nostra lingua.
Al personale che l'ha soccorsa sul treno non è riuscito di interloquire con lei nemmeno in francese e in inglese. Come sempre avviene in questi casi, le sue impronte digitali sono state inserite nel nostro sistema informatico ma non abbiamo avuto nessun tipo di risposta positiva, che vuol dire che la ragazza non è stata sottoposta ad alcun controllo da parte delle forze di polizia. La fotografia e i dati sono stati diramati tanto in Italia quanto all'estero e particolari contatti ci sono stati con l'ambasciata nigeriana. E' poi estremamente probabile che qualcuno l'abbia aiutata anche nel breve periodo che è stata in Italia perché gli abiti erano decorosi, quindi è possibile che qualcuno abbia dato questi vestiti alla ragazza. In ospedale ha dato solo un'indicazione sul nome che era quello di Rita. Ci sono indicazioni, secondo quello che ci è stato raccontato dal personale delle Ferrovie dello Stato, che indicano che potesse essere diretta nuovamente a Roma".