Data pubblicazione:14/01/2012
Roberta Ragusa, 44 anni, sposata, due figli, vive a San Giuliano Terme (Pisa) dove gestisce una scuola-guida adiacente alla propria abitazione. Il marito ha riferito che, intorno alla mezzanotte del 13 gennaio, al momento di andare a letto lei si è trattenuta in cucina per scrivere la lista della spesa che dovevano fare insieme il giorno dopo. Alle 6:45 il marito si è svegliato e si è accorto che la donna non era a letto. Gli abiti che avrebbe dovuto indossare erano ancora in camera, mentre mancavano il pigiama rosa e le ciabatte. Inoltre la porta di casa non era più chiusa a chiave come la sera prima e in giro c’erano tutti i suoi effetti personali: cellulare, documenti, chiavi, soldi, borsetta.
Sulla sua scomparsa è stato celebrato un processo per omicidio e occultamento di cadavere.
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La contitolare della paninoteca di via Contessa Matilde a Pisa si è detta convinta di aver incontrato Roberta Ragusa e di averci parlato nel suo locale, intorno alle 2 della notte tra venerdì 13 e sabato 14 gennaio. Un’altra persona ha affermato di aver visto una donna “in pigiama rosa” la mattina del 14 in un supermercato “Leclerc” a breve distanza dall'abitazione della donna scomparsa. Ma le telecamere di sorveglianza non hanno confermato.
Nella vita di Roberta Ragusa sembra non esserci alcuna ombra, alcuna ragione per scomparire. Eppure gli inquirenti non escludono, tra le altre, l’ipotesi dell’allontanamento volontario, che sarebbe suffragata da un contatto telefonico con una persona a lei vicina e la disponibilità di una somma di denaro. Somma di almeno 500 euro. Intanto dopo la puntata dell’1 febbraio nuove segnalazioni sono giunte al programma. Alcune da Viareggio, tra il 30 e il 31 gennaio, ma gli operatori delle strutture caritative e assistenziali della zona hanno però negato di avere visto lei o una donna somigliante. A pochi km dalla casa di Roberta Ragusa, sul monte Castellare, si trovano le cosiddette “buche delle fate”, dette anche “buche dell’inferno”, il complesso sotterraneo più grande dei Monti Pisani. Si tratta di caverne verticali profonde decine di metri, veri e propri pozzi, definiti inghiottitoi carsici. Foibe che arrivano a una profondità di quasi 200 metri sotto terra, che sono state negli anni passati teatro di una serie di fatti drammatici. Il pomeriggio del 2 novembre 1990 Giorgio Bernardi e suo figlio Andrea, di 7 anni, erano usciti per una passeggiata sui monti di Asciano. All’ora di pranzo non erano ancora rincasati. Li hanno ritrovati la sera gli speleologi: il piccolo Andrea, rincorrendo un uccellino, era caduto dentro un delle buche, profonda ottanta metri. Nel tentativo disperato di salvare il figlio, era quindi precipitato anche il padre. L’estate precedente erano stati tre studenti a precipitare, ma furono salvati. Molti anni prima accanto a un cespuglio fu ritrovato il corpo di Luciano Serragli, il titolare di un’osteria di Pisa. Per il suo omicidio, avvenuto nel 1971, furono condannate la moglie e la figlia. Non fecero in tempo a gettare il cadavere in un delle buche perché avevano sentito un rumore sospetto. Alla ricerca di Roberta Ragusa, speleologi del CAI, seguiti dalle telecamere di “Chi l’ha visto?” hanno ispezionato le caverne, per fortuna senza trovarne traccia.
''Se ci sta guardando la invitiamo a mettersi in contatto con qualcuno, anche solo per farci sapere che è viva''. E' l'appello rivolto a Roberta Ragusa nel corso della puntata. ''C'è un fascicolo della magistratura per omicidio a carico di ignoti - ha detto Federica Sciarelli - e si sa che in questo caso i primi sospetti cadono sui familiari e le persone più strette. Per questo se invece è davvero un allontanamento volontario invitiamo Roberta a far sapere almeno che è viva''. Col trascorrere delle settimane sembra aver perso terreno la tesi dell’allontanamento “in pigiama” in seguito ad un presunto stato confusionale legato all’incidente domestico. Dopo l’apertura del fascicolo per omicidio volontario a carico di ignoti da parte della procura di Pisa, ogni aspetto della vita di Roberta Ragusa e della sua vita familiare viene passato al setaccio. Tre volte a settimana la donna si concedeva momenti di pausa in palestra, dove alcune amiche hanno raccolto i suoi sfoghi, legati alla crisi del suo matrimonio.
Dalle 19 gli uomini del Ris di Roma hanno cominciato sopralluoghi nell'abitazione di Antonio Logli, marito di Roberta Ragusa, per effettuare rilievi. Lo ha reso noto "Chi l'ha visto?" che ha seguito in diretta gli ultimi sviluppi delle indagini. Gli specialisti dei carabinieri sono entrati anche nei locali dell'autoscuola della famiglia Logli, di fronte agli stabili dove risiedono Roberta Ragusa con il marito e i figli, i suoceri e i cognati.
Gli specialisti del Ris dei carabinieri di Roma, giunti a Pisa con tre mezzi, unità cinofile e 15 uomini, hanno setacciato fino a notte fonda i locali dell'autoscuola gestita da Roberta Ragusa con il marito e il suocero. Poi si sono spostati nella vicina casa di famiglia, dove sono rimasti fino alle 5 del mattino. Nella puntata di ieri "Chi l'ha visto?" ha seguito in diretta i sopralluoghi che erano cominciati dalle 19.
Antonio Logli, marito di Roberta Ragusa, è indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla scomparsa della donna per la quale la procura ha ipotizzato l'omicidio. La notizia è stata confermata dai carabinieri. Il riferimento è in particolare al sopralluogo dei Ris di Roma effettuato mercoledì 29 febbraio sera nella casa e negli uffici della famiglia di Roberta Ragusa e del marito. L'iscrizione nel registro degli indagati del marito, secondo gli inquirenti, sarebbe in questo momento una necessità tecnica per poter svolgere gli accertamenti necessari con tutte le garanzie difensive mentre viene mantenuto il massimo riserbo sull'esito del sopralluogo degli specialisti delle investigazioni scientifiche. “Non sono stati asportati oggetti o materiali di alcun genere durante il sopralluogo né, tantomeno, Logli è stato sottoposto a interrogatorio”. Lo ha comunicato in una nota l’avvocato di Antonio Logli, Roberto Cavani. Il legale ha precisato che l'iscrizione di Logli “risulta essere atto dovuto da parte dell'autorità giudiziaria inquirente e risulta necessario al fine di garantire al soggetto, nei cui confronti sono svolti accertamenti e/o indagini, la possibilità di poter esercitare i propri diritti di difesa”. Cavani ha aggiunto che il suo assistito ha presenziato ai rilievi dei Ris di Roma “condotti con professionalità in un clima di serena e fattiva collaborazione”. Inoltre, l'avvocato ha reso noto che Antonio Logli non rilascerà “più alcuna dichiarazione alla stampa” per “consentire all'autorità giudiziaria di poter procedere più speditamente nella ricerca di elementi utili per il ritrovamento della moglie Roberta senza possibili incomprensioni, o divagazioni, che possano derivare da una non corretta interpretazione delle proprie dichiarazioni” ma che “resta a disposizione” degli inquirenti “confidando che sarà evidenziata ogni sua completa estraneità in relazione alla scomparsa della moglie”. Logli ha infine evidenziato che l'enorme attenzione mediatica creatasi intorno al caso sta assumendo “toni esasperati che stanno influendo, sempre più gravemente, nella sfera emotiva e psicologica dei propri figli minorenni, che sono attualmente i soggetti più colpiti dall'intera vicenda e come tali meritano rispetto e tutela”.
Gli investigatori hanno requisito i telefonini di Alberto Logli, il marito di Roberta Ragusa e della donna 28enne con quale avrebbe una relazione, segretaria dell'autoscuola e già baby-sitter dei suoi figli. Gli inquirenti ipotizzano che dall'analisi della memoria dei due cellulari, entrambi manomessi, possano emergere dati utili. I tabulati telefonici rivelerebbero che i due si sono sentiti la sera della scomparsa. Sembra inoltre che il 26 gennaio la donna si sia recata ad acquistare un nuovo cellulare spiegando di aver smarrito il suo “nel caos della scomparsa di Roberta”. Alcune persone che conoscono la segretaria dell’autoscuola hanno raccontato che la relazione durava da circa sette anni e che avrebbe portato alla sua “disassociazione” dal locale gruppo dei Testimoni di Geova, del quale faceva parte come la stessa Ragusa. Quest’ultima avrebbe confidato alle amiche di essere a conoscenza della relazione (ma non anche dell’identità dell’amante), dicendo di non avere la forza d’animo di separarsi. Ma le amiche si dicono pure sempre più convinte che Roberta non avrebbe mai lasciato i figli, ai quali era legatissima.
Dopo la richiesta di intervento inviata al programma dal figlio di Roberta Ragusa, due giorni dopo la scomparsa Antonio Logli aveva accolto “Chi l’ha visto?” nella sua casa di San Giuliano Terme descrivendo nei dettagli l’ultima sera a sera della scomparsa di Roberta. Alcune di quelle dichiarazioni, anche inedite, sono state riproposte alla luce degli sviluppi. Logli aveva raccontato che quando era stato convocato dai carabinieri aveva accettato di sottoporsi al controllo di eventuali ferite presenti sul suo corpo e di aver consegnato "i cellulari", senza menzionare il terzo cellulare usato per comunicare con una donna. Relazione extraconiugale negata anche a domanda diretta. Logli aveva mostrato gli indumenti con cui avrebbe visto l'ultima volta la moglie in cucina, una maglietta bianca e un pantalone da tuta blu, mentre stilava la lista della spesa. Aveva detto di non sapere nulla del pigiama la donna avrebbe indossato, l'unico indumento che sembra mancare da casa e con il quale sarebbe scomparsa, visto che lo riponeva tutte le mattine sul letto o sul davanzale.
La trasmissione si è collegata in diretta con la fiaccolata organizzata per il 45mo compleanno di Roberta Ragusa che cade proprio il 21 marzo. Gli auguri di buon compleanno “ovunque tu sia” erano scritti su due striscioni, di cui uno firmato dai compagni di classe della figlia. Promossa da alcune amiche della donna, all’iniziativa hanno preso parte circa un migliaio di persone, tra cui anche i figli di 15 e 11 anni. Dei lumini accesi erano esposti alle finestre della casa di famiglia e a quelle di tante altre case del paese. Era assente il marito, su consiglio del suo legale, per evitare “esposizioni mediatiche”. Da Roma sono arrivati anche alcuni cugini di Roberta Ragusa tra cui Marika Napolitano che ha detto: ''Dopo tutto questo tempo è difficile continuare a sperare che sia ancora viva, ma comunque tutti devono continuare a cercarla, a cercare almeno il corpo. Se avesse voluto allontanarsi spontaneamente avrebbe preso la macchina e non se ne sarebbe andata in pigiama”. “Io mi sento che è ancora viva e che tornerà, sono state invece le parole del suocero di Roberta Ragusa, Valdemaro Logli. La fiaccolata si è conclusa davanti alla casa della donna dove un'amica ha letto alcuni messaggi rivolgendosi direttamente a Roberta Ragusa chiedendole di tornare.
Dopo la richiesta di intervento inviata al programma dal figlio di Roberta Ragusa, due giorni dopo la scomparsa Antonio Logli aveva accolto “Chi l’ha visto?” nella sua casa di San Giuliano Terme descrivendo nei dettagli l’ultima sera a sera della scomparsa di Roberta. Alcune di quelle dichiarazioni, anche inedite, sono state riproposte alla luce degli sviluppi. Logli aveva raccontato che quando era stato convocato dai carabinieri aveva accettato di sottoporsi al controllo di eventuali ferite presenti sul suo corpo e di aver consegnato "i cellulari", senza menzionare il terzo cellulare usato per comunicare con una donna. Relazione extraconiugale negata anche a domanda diretta. Logli aveva mostrato gli indumenti con cui avrebbe visto l'ultima volta la moglie in cucina, una maglietta bianca e un pantalone da tuta blu, mentre stilava la lista della spesa. Aveva detto di non sapere nulla del pigiama la donna avrebbe indossato, l'unico indumento che sembra mancare da casa e con il quale sarebbe scomparsa, visto che lo riponeva tutte le mattine sul letto o sul davanzale.
L’avv. Enrico Maria Gallianaro, legale di alcune cugine di Roberta Ragusa, ospite in studio, ha dichiarato: “Considerando la vita specchiata di questa signora, che è stata irreprensibile, considerando il suo attaccamento ai figli, chiunque voglia ipotizzare un allontanamento volontario deve supportare questa ipotesi con dei fatti. Altrimenti dire che la signora si sia allontanata volontariamente significa dire che una mamma ha abbandonato i figli, e questo non è ammissibile. Salvo che vi siano degli elementi. In assenza di elementi, ad oggi, quello che noi sappiamo oggettivamente fa protendere piuttosto per un allontanamento non volontario o altro. E questo è il pensiero delle persone che io rappresento. Il fatto che avesse manifestato con più persone una certa insoddisfazione non può essere un elemento esaustivo perché una mamma come la signora Roberta Ragusa abbandonasse i suoi figli”.
La trasmissione si è collegata in diretta con la fiaccolata organizzata per il 45mo compleanno di Roberta Ragusa che cade proprio il 21 marzo. Gli auguri di buon compleanno “ovunque tu sia” erano scritti su due striscioni, di cui uno firmato dai compagni di classe della figlia. Promossa da alcune amiche della donna, all’iniziativa hanno preso parte circa un migliaio di persone, tra cui anche i figli di 15 e 11 anni. Dei lumini accesi erano esposti alle finestre della casa di famiglia e a quelle di tante altre case del paese. Era assente il marito, su consiglio del suo legale, per evitare “esposizioni mediatiche”. Da Roma sono arrivati anche alcuni cugini di Roberta Ragusa tra cui Marika Napolitano che ha detto: ''Dopo tutto questo tempo è difficile continuare a sperare che sia ancora viva, ma comunque tutti devono continuare a cercarla, a cercare almeno il corpo. Se avesse voluto allontanarsi spontaneamente avrebbe preso la macchina e non se ne sarebbe andata in pigiama”. “Io mi sento che è ancora viva e che tornerà, sono state invece le parole del suocero di Roberta Ragusa, Valdemaro Logli. La fiaccolata si è conclusa davanti alla casa della donna dove un'amica ha letto alcuni messaggi rivolgendosi direttamente a Roberta Ragusa chiedendole di tornare.
È stata annullata la conferenza stampa che era anticipata all’ANSA dal colonnello Gioacchino Di Meglio, comandante provinciale dei carabinieri di Pisa. L’ufficiale aveva parlato di ''importanti informazioni che oggi alle 17:30 potremmo rendere pubbliche. Si tratta di un avvistamento recente, avvenuto il 19 marzo scorso, e sul quale stiamo effettuando riscontri in queste ore, ma che possiamo già dire che riteniamo attendibile. Si tratta di una donna che l'ha avvistata in Toscana''.
Da due mesi e mezzo Roberta Ragusa tace con tutti anche con i figli che non aveva mai lasciato neanche per un giorno. La tesi dell’allontanamento volontario ha subìto ieri un altro colpo, dopo la smentita di una conferenza stampa dei carabinieri di Pisa su un presunto avvistamento a Ghezzano il 19 marzo rivelatosi l’ennesima segnalazione sbagliata. Intanto le cugine di Roberta Ragusa, di Roma e di Pisa, sono uscite dal loro riserbo per dire chiaramente che non si può più sostenere che lei se ne sia andata spontaneamente e che bisogna fare di più per cercarla. Alcune di loro hanno affidato le loro istanze a un legale. Gli inquirenti hanno dichiarato che le ricerche continuano e che i carabinieri indagano sulle amicizie della donna del marito, che resta l’unica persona formalmente indagata per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Sotto osservazione i movimenti che l’uomo potrebbe aver fatto la notte della scomparsa, sulle auto che potrebbe aver utilizzato. Tuttavia gli uomini della scientifica intervenuti il 29 febbraio non avevano avuto l’incarico di analizzare l’auto Antonio Logli, né quella dell’autoscuola, né il Fiat Fiorino che lui aveva in uso dalla Geste, la società partecipata del Comune che gestisce i servizi sul territorio e di cui è dipendente con mansione di elettricista. Si indaga anche sull’accesso che Logli potrebbe avere ai siti delle discariche, delle raccolta differenziata e all’inceneritore, quest’ultimo indicato da un biglietto anonimo lanciato da un’auto in corsa. I carabinieri indagano sui tabulati dei tre cellulari che l’uomo aveva in uso, in particolare su quello, distrutto il giorno dopo la scomparsa di Roberta Ragusa, che usava per parlare con la sua amante anche prima della mezzanotte del 13 gennaio.
Una trentina di carabinieri del primo reggimento Tuscania e della compagnia di Pisa sono stati impegnati da stamani nella zona delle cave di pietra sui monti pisani sopra San Giuliano Terme (Pisa), a pochi chilometri dall'abitazione di Roberta Ragusa. I Rocciatori del Tuscania si sono calati negli anfratti più inaccessibili della zona alla ricerca di un corpo o di qualunque altro elemento possa risultare utile alle indagini. Nelle aree meno impervie hanno agito carabinieri coadiuvati da unità cinofile. Le battute di ricerca proseguiranno nei prossimi giorni e si focalizzeranno sui corsi d'acqua e sul lago di Massaciuccoli, i cui fondali saranno scandagliati da subacquei.
Ha definitivamente escluso a “Chi l’ha visto?” che si trattasse della donna scomparsa la testimone che aveva visto una donna somigliante a Roberta Ragusa accettare un passaggio da una Lancia Y su un’area di servizio della Firenze - Pisa - Livorno. Più probabilmente si trattava di una ragazza, la cui foto è stata mostrata alla testimone dalla madre della ragazza stessa, che in questo modo ha voluto contribuire a fare chiarezza. Intanto si è appreso che Antonio Logli, tra le 23 e mezzanotte della sera della scomparsa, avrebbe parlato a lungo al telefono con la donna con la quale ha una relazione. Si tratterebbe di due telefonate a breve distanza, come se fosse caduta la linea o come se i due interlocutori fossero stati interrotti. I telefoni comunque non si sarebbero spostati dalle celle delle rispettive abitazioni e a mezzanotte circa il cellulare di Logli è stato spento, in coincidenza con l’ora in cui lui ha detto di essere andato a letto. Oltre a distruggere i telefoni usati per comunicare con la donna, Logli avrebbe cancellato dal computer le email che si erano scambiati, chiedendo alla donna di fare lo stesso. Nei giorni scorsi i carabinieri hanno sentito il fratello di Logli e la moglie, mentre devono essere completati gli approfondimenti sui computer di famiglia: le rogatorie internazionali per accedere ai dati degli account esteri non avrebbero rivelato dettagli utili. I carabinieri hanno reso noto che prenderanno il via la prossima settimana nuove battute di ricerca con un raggio d’azione di 15 chilometri circa.
Ha avuto esito negativo l’ispezione dei sub dei carabinieri nel pozzo che si trova nel giardino della casa di Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa. I subacquei ieri avevano scandagliato i fondali del lago di Massaciuccoli senza trovare elementi utili, come le perlustrazioni degli altri corsi d'acqua della zona. In giornata i carabinieri del Tuscania hanno anche battuto la zona di Santallago sul Monte Serra. “Le attività svolte oggi - ha detto l'avvocato Roberto Cavani, difensore di Logli, unico indagato per omicidio volontario - erano programmate da tempo e sono state effettuate su disposizione della procura per svolgere ulteriori accertamenti in luoghi che erano già stato controllati precedentemente. Le ricerche non hanno avuto esito e anche quelle nel pozzo sono state fatte con maggiore accuratezza approfittando proprio della presenza dei sub che hanno scandagliato il fondo”. Il legale ha poi invitato ad '”abbassare i toni ed allentare la pressione mediatica'' perché ''da mesi lo stato d'animo di Antonio Logli è quello di una persona che per varie circostanze si trova ad essere iscritto nel registro degli indagati, ma che sta facendo di tutto per il bene dei figli''.
Dopo le verifiche di “Chi l’ha visto?” si è rivelata infondata anche la segnalazione arrivata da Pietra Ligure (Savona), dalla proprietaria di una agenzia di pratiche auto. Un albergatore della zona ha permesso di stabilire che non si trattava di Roberta Ragusa ma di una donna che era stata ospite della sua struttura fornendo il proprio documento di identità. Intanto, dopo le analisi genetiche su tracce trovati sulla sua auto, gli inquirenti hanno archiviato la posizione dell’uomo coinvolto da un’altra segnalazione smentita. Archiviata anche la pista dell’inceneritore, per le dimensioni della bocca e la costante sorveglianza. I consulenti dell’associazione “Per Roberta”, la criminologa Immacolata Giuliani e lo psicologo Fabrizio Mignacca, hanno analizzato la lista della spesa, oggi agli atti, che Roberta Ragusa avrebbe compilato prima della scomparsa. Secondo loro il colore della penna passa da blu a nero e poi si notano parole scritte in modo più veloce, come se ci fosse stato anche un cambiamento di posizione chi scriveva.
Ulteriori indagini sono state disposte dagli inquirenti durante l'estate per cercare di acquisire elementi utili. Le unità cinofile della HBDD (Human Blood Detection Dog), specializzate nella ricerca di resti umani hanno setacciato l’area intorno alla casa della donna senza risultati. “Questa volta la differenza è la tipologia di ricerca. Nell'imediatezza di solito si cercano tracce ematiche, più passa il tempo e più ci si concentra su eventuali resti", ha detto uno degli addestratori.
I carabinieri del nucleo sommozzatori di Genova hanno ispezionato stamani quattro pozzi nelle campagne di Orzignano, frazione del comune di San Giuliano Terme (Pisa), alla ricerca del cadavere di Roberta Ragusa. Le ricerche hanno avuto esito negativo ed erano state organizzate dal reparto operativo per ispezionare alcuni pozzi privati nelle campagne già battute dai volontari nell'immediatezza della scomparsa. I sub hanno lavorato con l'ausilio di un robot subacqueo (Rov) in grado di trasmettere 'in diretta' le immagini a un pc collegato.
Mentre continuano le battute di ricerca delle forze dell’ordine, Per verificare le ipotesi degli spettatori sul viaggio all’isola d’Elba intrapreso da Antonio Logli con il padre alcuni giorni dopo la scomparsa di Roberta Ragusa, “Chi l’ha visto?” ha effettuato ricostruzione del tragitto fino alla casa di famiglia sull’isola. Seguendo alcune segnalazioni il programma ha constatato come effettivamente all’interno del cimitero di Orzignano, a pochi chilometri da San Giuliano Terme, siano facilmente accessibile alcune botole che coprono ossari sotterranei: sono state verificate durante le ricerche? Sempre rispondendo a commenti inviati pubblico, sono state riproposte dichiarazioni, anche inedite, fatte da Antonio Logli a “Chi l’ha visto?" nei primi giorni dopo la scomparsa della moglie.
Non avuto risposta gli interrogativi posti nell’ultima puntata dagli spettatori su eventuali verifiche presso gli ossari del cimitero di Orzignano. Alcuni spettatori hanno richiamato l’attenzione sul caricabatterie del cellulare, che Roberta Ragusa teneva sempre in bagno, sparito dal giorno della scomparsa nonostante il telefonino sia rimasto sul suo comodino, pronto a dare la sveglia come ogni mattina alle 6:45. Uno di loro ha ipotizzato che il marito di Roberta Ragusa possa averne avuto bisogno dopo le tre telefonate, di cui una di 45 minuti, fatte all' amante la notte della scomparsa. Non è noto però se i coniugi avessero entrambi un cellulare compatibile con quel caricabatteria. Continuando a verificare le contraddizioni dei racconti delle prime ore, “Chi l’ha visto?” ha ricostruito con l’aiuto dei filmati girati in casa Logli un possibile percorso che Roberta Ragusa avrebbe potuto fare dalla sua casa fino all’autoscuola se essere costretta a uscire all’esterno tranne che per un breve tratto finale.
Il procuratore di Pisa dr. Ugo Adinolfi ha rilasciato a “Chi l’ha visto?” un’intervista nella quale ha risposto a domande sulle ricerche e sul testimone che ha afferma di aver visto Logli fuori di casa la notte della scomparsa della moglie:
Lei ha detto che il testimone non è siginificativo perché ‘vede e non vede’.
"No, no, è un testimone e ha la sua importanza nell'ambito delle indagini. Non è significativo nel senso che non ha assistito ad un fatto di sangue. Ha assistito ad altre circostanze e valuteremo queste dichiarazioni quando riusciremo a risolvere tutte le modalità del fatto."
Il testimone non ha assistito ad un omicidio, però ha detto di aver visto con certezza assoluta Antonio Logli a mezzanotte e mezza in una strada dietro casa, e lo riconosce con certezza, questo è importante perché nello stesso momento Antonio Logli dice di essere a dormire.
"Certo è un dato che ha la sua importanza".
Lei ha detto 'vede e non vede'. In realtà vede.
"Vede, vede, ma è uno degli elementi questo. Non è che abbiamo iscritto nel registro degli indagati questa persona solo perché era il marito, è chiaro che degli elementi ci sono".
Quindi ha la sua rilevanza.
"Certo che ha la sua rilevanza".
Il testimone è importante anche perché dopo che Antonio Logli ha saputo della sua esistenza è tornato nel posto lui lo avrebbe visto per verificare cosa si può vedere e cosa si può sentire. Come fa Antonio Logli a sapere il posto esatto se nessuno di noi lo sa?
"Non lo so, lo scopriremo. Anche questo fa parte delle indagini".
Quindi a maggior ragione il testimone è importante?
"Ha una certa rilevanza nel processo".
Se si trovasse il corpo di Roberta a quel punto lei potrebbe procedere?
"Secondo me sì. Certo, il corpo di Roberta ci darebbe tanti elementi. Acquisiremmo degli elementi sul momento della morte, le modalità della morte, insomma sono notevoli gli elementi che avremmo. Ma credo che anche senza il corpo, se ci fosse qualche testimone che ha assistito ad una fase essenziale dell'intero fatto, credo che si potrebbe comunque arrivare ad una condanna. Non disperiamo. Abbiamo ancora tempo. abbiamo ancora qualche freccia da scagliare”.
Si è parlato di reperti trovati riguardo a Roberta. È stata fatta la domanda e lei ha risposto con il silenzio. Il suo è un silenzio assenso?
"No, assolutamente. Io non intendo rispondere a questa domanda".
Lei ha più volte detto che chi ha occultato il corpo di Roberta Ragusa non può ever scavato nel terreno perché faceva freddo e il terreno era ghiacciato.
"Normalmente è ghiacciato in quelle zone".
Quando è freddo si può scavare nella sabbia. Lei ha parlato di San Rossore, lì ci sono chilomentri di dune e sabbia, state cercando in quella direzione ?
"Abbiamo cercato anche in quella direzione e continuamo a cercare anche in quella direzione".
Potrebbe essere quello un posto?
"Potrebbe essere quello".
Sono proseguite le verifiche su quanto riferito e messo a verbale dal testimone che ha visto Logli a mezzanotte e mezza fermo in auto e che venti minuti dopo ha sentito urlare una coppia a fianco di un’auto simile a quella di Roberta Ragusa. L'uomo ha spiegato a “Chi l’ ha visto?” che nel primo caso è sicuro della persona che ha visto e che lo ha visto: “Come l'ho visto io, mi ha visto lui”. Nel secondo caso, invece, per la distanza, l’oscurità e la nebbia gli sono rimaste impresse soprattutto le urla della donna, anche se non è riuscito a distinguere le parole. Lo stesso testimone ha rivelato a “Chi l’ha visto?” un altro episodio. Il giorno dopo la scomparsa Logli si recò a casa dell’uomo per chiedergli se aveva visto la moglie, mostrandone la foto e raccontando che poteva avere avuto un vuoto di memoria dopo aver battuto la testa cadendo. Il testimone ha escluso che Logli sia andato dagli altri vicini a fare le stesse domande che fece a lui. Una persona che il 14 gennaio 2012, alle 2 del mattino, andava in auto a San Giuliano passando per via Dini, ha confidato ad un amico di aver visto spuntare una persona da un campo: "Era una notte fredda e c'era la nebbia. - ha riferito a “Chi l’ha visto?” l’amico - All'improvviso gli è passata una persona davanti e un altro po' lo stava mettendo sotto”.
In più di un mese di ricerche a tappeto sul territorio di Pisa, Gello e Lucca, sono stati trovati numerosi reperti: scarpe, maglie borse, indumenti vari, oggetti personali. È probabile che siano stati trovati anche orologi e lembi di stoffa rosa. Non è possibile affermare che alcuno di questi appartenga a Roberta Ragusa senza un riconoscimento o un test genetico. La procura ritiene prive di fondamento le indiscrezioni circolate sul ritrovamento di oggetti e indumenti della donna e il legale del marito ha detto di non aver ricevuto nessuna comunicazione. “Chi l’ha visto?” ha mostrato alcuni oggetti che Roberta Ragusa avrebbe potuto indossare la notte della scomparsa, come l’orologio elegante che indossava nelle occasioni importanti, con cinturino a maglie larghe, presente in alcuni filmati e foto di lei. In un’immagine di qualche anno fa è ben visibile un orologio più comune, mentre in una recente si intravede soltanto quello che probabilmente indossava nell’ultimo periodo. Nelle immagini si notano spesso anche un bracciale a maglie grandi, alcune catenine e diversi anelli. È molto probabile che la notte in cui è scomparsa avesse al dito la fede nuziale, che normalmente ha incisi all’interno un nome e una data. Continuate intanto le ricerche nell’area della riserva naturale di San Rossore, fra il bosco e il mare.
"Sono arrivati i cani qua, hanno annusato un indumento, hanno seguito nel giardino un percorso e sono arrivati sul piazzale retrostante fino ad una recinzione, fino ad un palo dal quale è possibile superare la recinzione che è molto bassa. Poi i cani sono andati alla ferrovia subito dietro hanno percorso tutta la ferrovia, fino ad una strada che è qui dietro, via Gigli, e sembra che qui si sono perse le tracce. I cani si sono fermati. Come se fosse salita su una macchina. E' una strada che si trova 100 metri più avanti”. Due giorni dopo la scomparsa della moglie, Antonio Loglio aveva ricostruito a “Chi l’ha visto?”, nello stesso luogo, praticamente la stessa scena descritta recentemente dal testimone che ha riferito di averlo visto proprio a via Gigli la notte della scomparsa. È una delle novità che sono emerse nella puntata nella quale “Chi l’ha visto?” ha ripercorso cronologicamente le dichiarazioni e le azioni del marito di Roberta Ragusa dopo il 14 gennaio 2012.
[Video - Guarda il video nella puntata del 3 aprile]
Il testimone Loris Gozi ha raccontato come si è svolto l’incidente probatorio del 30 aprile, durante il quale ha ripetuto, a confronto con Antonio Logli, quello che ha visto la sera della scomparsa di Roberta Ragusa. Il legale di quest’ultimo ha cercato di minare la sua credibilità puntando su un presunto difetto di vista e su problemi con la patente di guida che il testimone avrebbe avuto. Anche la moglie di Gozi, che era con lui in auto la sera del 13 gennaio 2012, ha confermato il suo racconto ed anche la visita che Logli fece a casa della coppia mostrando una vecchia foto della moglie, circostanza che ha invece negato in sede di incidente probatorio.
È stata sentita per oltre due ore dal pm la ex baby sitter della famiglia Logli e dipendente dell’autoscuola, con la quale il marito di Roberta Ragusa ha una relazione. La donna, che è arrivata ed è andata via dalla procura da sola, avrebbe confermato ciò che aveva dichiarato nei suoi precedenti colloqui con gli inquirenti. In particolare, per quanto riguarda le telefonate con Logli la notte della scomparsa della moglie di questi, avrebbe detto che non furono interrotte da nessuno e che lei non avrebbe sentito voci concitate o rumori in sottofondo. Le telefonate sarebbero rientrate nella consuetudine del suo rapporto con Logli, al punto che i due avrebbero avuto a portata di mano un paio di batterie cariche perché spesso si trattava di lunghe conversazioni. Sulla scomparsa di Roberta Ragusa si sarebbe detta certa che sia viva e che tornerà.
Il procuratore Ugo Adinolfi ha confermato che sono indagati per favoreggiamento Valdemaro Logli e Sara Calzolaio, il suocero di Roberta Ragusa e l’ex baby sitter di famiglia e poi dipendente dell’autoscuola dei Logli, con la quale Antonio Loglio ha una relazione. La decisione non sarebbe conseguente alla scoperta di nuovi indizi ma come atto tecnico per consentire ai carabinieri del Ris di Roma di sottoporre ad esami scientifici le auto di loro proprietà, chesono stati sequestrati nei giorni scorsi. Oltre alle auto nella disponibilità dei due nuovi indagati sarà esaminato anche un furgone della “Geste”, la società municipalizzata del comune di San Giuliano Terme (Pisa) della quale è dipendente Antonio Logli, che sarebbe stato utilizzato da lui fino a pochi mesi prima della scomparsa della moglie e dentro al quale una testimone ha detto recentemente agli inquirenti di aver trovato due fazzoletti di carta sporchi di sangue e le auto nella disponibilita' del suocero di Roberta Ragusa e di Sara Calzolaio.
Video - Nella puntata dell'11 settembre 2013 |
Video - Nella puntata del 18 settembre 2013 |
[Video - Il filmato nella puntata del 2 ottobre 2013] |
[Video - Il filmato nella puntata del 27 novembre 2013] |
Roma, 4/12/2013 - Gli inquirenti stanno verificando la testimonianza di una donna che la notte della scomparsa avrebbe assistito, da una diversa angolazione, alla stessa descritta scena descritta da Loris Gozi. La nuova testimone avrebbe visto una coppia discutere animatamente e una terza persona più distante, forse proprio Gozi. A un certo punta la donna avrebbe tentato di scappare, venendo colpita alla schiena.
Intanto cala il sipario sul cuoco italiano che ha sostenuto di aver visto la donna scomparsa a Cannes. Gli inquirenti hanno chiesto al programma la registrazione della telefonata in cui ha indicato una data diversa da quella detta in altre trasmissioni. Lo stesso cuoco, Pasquale Davi, ha chiamato lasciando un altro messaggio: “Mi posso sbagliare sulla data ma, per me, la persona che ho visto era Roberta Ragusa”.
A partire da alcune immagini presenti sul servizio Google Streetview, “Chi l’ha visto?” è tornato sui luoghi delle ricerche di Roberta Ragusa. In particolare per verificare se sono state controllate le registrazioni delle telecamere di sorveglianza visibili all’esterno di due negozi a pochi metri dalla casa della donna, oggi chiusi. Sempre sulla stessa strada, via Ulisse Dini a Gello, c’è un’area di fabbricati abbandonati con all’interno anche un pozzo, che non risulta sia stata controllata.
[Video - il filmato nella puntata del 26 febbraio 2014] |
Il 24 febbraio scorso, attraverso il suo avvocato Roberto Cavani, Antonio Logli ha comunicato alla procura il suo rifiuto a sottoporsi all'interrogatorio del pm. La notizia è stata diffusa dall'Ansa. L'interrogatorio di Logli davanti al pubblico ministero Aldo Mantovani era stato fissato per il 25 febbraio, ma il suo legale ha inviato una dichiarazione scritta via fax per confermare la volontà del proprio assistito "di avvalersi della facoltà di non rispondere”. Alla stessa agenzia l’avv. Cavani ha spiegato così la scelta: “Aspettiamo di vedere cosa ha in mano la procura e semmai a quel punto chiederemo di farci interrogare, perché l'esame dell'indagato è anche uno strumento difensivo.Lo accusano di avere ucciso una persona ma qui non c'è neppure il cadavere. Mi pare difficile in queste condizioni riuscire a provare che il mio assistito sia un assassino. Noi siamo sereni e abbiamo sempre collaborato con gli inquirenti, ora attendiamo di vedere che cosa hanno in mano e poi decideremo come difenderci. In questi due anni, Antonio è stato letteralmente massacrato: sul web, dalla stampa e dalle tv. E' già stato messo in croce e condannato, ma non è l'opinione pubblica che può condannarlo al processo. Ricordo il caso Tortora, tutti lo ritenevano un mafioso ma poi è stato assolto con formula piena”, ha aggiunto Cavani.
“Chi l’ha visto?” torna sul caso di Roberta Ragusa dopo la divulgazione delle trascrizioni di alcune telefonate tra Antonio Logli e Sara Calzolaio, effettuate dai carabinieri del Ros, dalle quali emerge che lui si recò da un’anziana zia della moglie per convincerla a non rilasciare un’intervista al programma. Dagli stessi atti si apprende che in un’altra conversazione, pochi giorni dopo la scomparsa di Roberta Ragusa, Logli comunicò all’amante di avere messo la sua foto nel portafogli.
Nella puntata anche un’intervista esclusiva in diretta al marito di Guerrina Piscaglia, per la cui scomparsa nell’Aretino è unico indagato padre Gratien. Dai rilievi dei carabinieri è risultato che il segnale del cellulare della donna, il primo maggio, “seguì” don Gratien e il marito, quando quest’ultimo accompagnò il frate ad officiare, con 40 minuti di ritardo, un funerale in una località a 20 km da Ca Raffaello.
[Video - Il caso nella puntata del 15 ottobre 2014]
Antonio Logli ha cancellato le email che si era scambiato con Sara Calzolaio e le ha detto di gettare il cellulare con il quale comunicavano. “Chi l'ha visto?” è in grado di ricostruire quei messaggi. Dalla corrispondenza, che documenta il loro rapporto dal 2008 fino ai giorni immediatamente precedenti alla scomparsa di Roberta Ragusa, emerge la richiesta dell'amante di Logli di essere sposata e avere dei figli da lui. Dagli atti è evidente anche che la donna scomparsa scomparsa aveva forti sospetti di un infedeltà del marito, al punto di arrivare ad annotarli.
[Video - Il caso nella puntata del 22 ottobre 2014]
I carabinieri hanno notificato al figlio di Roberta Ragusa, divenuto maggiorenne da un mese, la richiesta di rinvio a giudizio per il padre, che lo accompagnava. Il ragazzo, che contattaò “Chi l’ha visto?” dopo la scomparsa della madre, risulta tra le 16 parti offese. Insieme a lui la sorella tredicenne, rappresentata dalla curatrice speciale avvocato Cecilia Adorni Braccesi, cinque zii e nove cugini di Roberta Ragusa. L'udienza preliminare è fissata per il 6 marzo alle 9:30.
Come annunciato ieri a “Chi l’ha visto?”, la procura della repubblica di Pisa ha depositato il ricorso per Cassazione contro la sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Antonio Logli, accusato di omicidio volontario e distruzione di cadavere, pronunciata il 6 marzo dal giudice dell'udienza preliminare. Lo ha comunicato il procuratore facente funzioni Antonio Giaconi. Per la procura il gup Giuseppe Laghezza avrebbe “esorbitato dai suoi poteri, procedendo a una valutazione di merito del materiale probatorio acquisito e così esprimendo un giudizio di colpevolezza dell'imputato, anziché limitarsi a valutare se gli elementi acquisiti risultino insufficienti, contraddittori o comunque non idonei a sostenere l'accusa in giudizio".
La Prima sezione penale della Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi presentati dalla procura di Pisa, dalla procura generale di Firenze e dalle parti civili, tra le quali l'associazione Penelope Italia. Annullata con rinvio la sentenza del gup Giuseppe Laghezza, che il 6 marzo 2015 aveva dichiarato il "non luogo a procedere" nei confronti di Antonio Logli. La suprema Corte ha rinviato gli atti al tribunale di Pisa per un nuovo pronunciamento da parte del gup. “E' una sentenza che non cambia nulla rispetto alla nostra linea difensiva. Attendiamo di leggere le motivazioni della Cassazione per capire cosa abbia spinto i giudici a prendere questa decisione”, ha dichiarato il difensore di Logli, avvocato Roberto Cavani. Soddisfazione ha espresso l'avvocato Enrico Maria Gallinaro, che rappresenta lo zio di Roberta Ragusa, Antonino Ragusa e la cugina, Anna Maria Ragusa, per il quale bisognerà capire dalle motivazioni quali saranno le indicazioni al nuovo gup. Il sostituto procuratore di Pisa Antonio Giaconi ritiene che i giudici “abbiano riscontrato un vizio di forma o di legittimità nel pronunciamento del gup”. “Noi riteniamo di avere sufficienti elementi a disposizione per processare Logli davanti alla corte d'assise con una giuria popolare. Restiamo convinti della sua colpevolezza e vogliamo poterlo dimostrare nel corso di un dibattimento", ha ribadito il magistrato.
Roberta Ragusa è stata uccisa: Il marito Antonio Logli condannato a 20 anni per il suo omicidio. Il giudice dice no al carcere subitochiesto per lui dal pm.
La Prima sezione penale della Corte di Cassazione ha reso note le 22 pagine che motivano l'annullamento con rinvio, al gup Elsa Iadaresta, del proscioglimento di Antonio Logli dall'accusa di aver ucciso la moglie Roberta Ragusa occultandone il corpo. Respinta la tesi del gup Giuseppe Laghezza che riteneva non provata la morte della donna e possibile il suo allontanamento volontario. Al gup si contesta inoltre di aver “svolto un giudizio di merito sugli elementi probatori offerti dall'accusa, così sostituendosi in modo surrettizio al giudice della cognizione, al quale solo spetta, all'esito del dibattimento, stabilire se l'imputato, sulla base delle risultanze dibattimentali, possa o meno ritenersi colpevole". A Laghezza i supremi giudici rimproverano anche di "essersi appropriato di prerogative che non gli competono" negando il confronto in dibattimento dei testimoni e degli altri elementi di prova, compromettendo "il diritto alla prova dell'accusa ed anche i diritti della difesa e delle altre parti", operando una “lettura parcellizzata” di indizi e testimonianze. E' ritenuto al contrario necessario un ampio dibattimento ampio con il sopralluogo giudiziale dei luoghi, l'ascolto delle persone più vicine a Logli, una perizia sulla testimone Piampiani ritenuta incapace e inattendibile, nonostante sia una madre di famiglia. I giudici hanno accolto completamente il ricorso della Procura di Pisa e dei familiari di Roberta Ragusa rappresentati dall'avvocato Enrico Maria Gallinaro. “La Cassazione ha di fatto sgretolato con una sentenza molto circostanziata, sia il contenuto della sentenza del gup di Pisa, sia il metodo da lui utilizzato. I supremi giudici hanno ripercorso in modo capillare l'intera vicenda evidenziando tutti i passaggi investigativi che erano stati offerti dal pm in sede di udienza preliminare, e hanno accolto pienamente il contenuto dei ricorsi presentati sia dalle parti civili che dalla Procura”, è il commento di Gallinaro.
Finirà di scontare la sua pena in affidamento ai servizi sociali Loris Gozi, il testimone del caso Ragusa. Il giostraio aveva raccontato agli inquirenti di avere visto Antonio Logli litigare in strada con una donna la notte della scomparsa della moglie Roberta Ragusa. Era stato arrestato il 9 dicembre 2015 per una condanna a tre anni di reclusione per un furto commesso nel 2008. Il Tribunale di sorveglianza allora si era opposto alle misure alternative.
E’ stata fissa al 18 novembre la nuova udienza preliminare per il marito di Roberta Ragusa, Antonio Logli, accusato di omicidio volontario e distruzione di cadavere. Il gup Elsa Iadaresta, dovrà decidere sul suo rinvio a giudizio dopo che la Cassazione ha accolto completamente i ricorsi della procura di Pisa e dei familiari di Roberta Ragusa rappresentati dall'avvocato Enrico Maria Gallinaro contro la sentenza di non luogo a procedere del gup, Giuseppe Laghezza.
Per Antonio Logli una nuova accusa si aggiunge a quelle di omicidio volontario e distruzione del cadavere della moglie, sulle quali il 18 novembre si pronuncerà il gup Elsa Iadaresta. Per il pm Giancarlo Dominijanni, Logli avrebbe falsificato la firma di Roberta Ragusa su alcuni documenti successivi alla sua scomparsa. Lo scopo sarebbe stato quello di continuare a far funzionare l'autoscuola di famiglia, di cui lei era contitolare. Ne ha dato notizia il quotidiano “Il Tirreno”. Falso materiale il reato contestato, anche al padre Valdemaro in qualità di socio. Agenti della Polizia Stradale e della Guardia di Finanza hanno perquisito gli uffici dell'autoscuola, all’interno della proprietà che include l’adiacente abitazione dove Roberta Ragusa viveva con il marito e i figli prima di sparire nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012.
Il processo di appello ad Antonio Logli, marito di Roberta Ragusa, sarà celebrato il 28 marzo prossimo. Il procedimento avrebbe dovuto tenersi oggi a Firenze ma è stato rinviato a causa dell'astensione dalla udienza degli avvocati penalisti per lo sciopero indetto dall'Unione delle Camere penali.
La corte d'appello di Firenze ha confermato la condanna a 20 anni per Antonio Logli, accusato dell'omicidio della moglie Roberta Ragusa, scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dal sua casa di Gello, nel comune di San Giuliano Terme. Confermate anche le misure cautelari, no all'arresto immediato richiesto dall'accusa.
"Leggeremo le motivazioni della sentenza e provvederemo a fare ricorso in Cassazione", ha dichiarato il legale di Antonio Logli a "Chi l'ha visto?" dopo la sentenza della Corte d'appello che ha confermato la condanna a 20 anni per il marito di Roberta Ragusa.
Roberta Ragusa è stata uccisa dal marito Antonio Logli. La Corte di cassazione questa sera ha deciso che è inammissibile il ricorso dei suoi legali e ha reso definitiva la condanna a 20 anni del 14 maggio 2018 stabilita dalla Corte d'Assise d'Appello di Firenze per omicidio e distruzione di cadavere. Il corpo della donna non è mai stato ritrovato.
[VIDEO - Il caso nella puntata del 10 luglio 2019]
La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha respinto il ricorso del marito Antonio Logli. Per i giudici i processi che lo hanno condannato in via definitiva a 20 anni non hanno violato il suo diritto a una giusta difesa. Dove e come è stato fatto sparire il corpo?
Fissata al 5 dicembre l’udienza sull’istanza di revisione della sentenza di condanna, confermata in Cassazione a luglio 2019, presentata dai legali del marito Antonio Logli. A decidere sull'ammissibilità sarà la terza sezione penale della Corte d’Appello di Genova.
L’istanza di revisione del processo della difesa di Antonio Logli sarà discussa lunedì dalla Corte di Appello di Genova. “Richiesta legittima ma inutile perdita di tempo, abbiamo depositato un'ampia memoria con la quale illustriamo le ragioni per le quali riteniamo che l'istanza debba essere dichiarata pienamente inammissibile poiché manifestamente infondata", nota degli avvocati Nicodemo Gentile e Daica Rometta, che rappresentano Penelope e i cugini della donna scomparsa nel 2012. Per i legali il ricorso si fonda “su valutazioni e ragionamenti già ampiamente scrutinati dai giudici” e “dichiarazioni di detenuti” che non sono tali “da poter rimuovere il giudicato”.
Oggi l’istanza di revisione del processo della difesa di Antonio Logli sarà discussa dalla Corte di Appello di Genova. Lui è arrivato in aula. Presente anche la cugina della donna scomparsa nel 2012 che ha risposto alle domande dell’inviata di “Chi l’ha visto?” insieme al suo legale, Enrico Maria Gallicano, e agli avvocati Nicodemo Gentile e Daica Rometta dell’associazione Penelope.
Fissata al 19 aprile l’udienza della Corte di Cassazione sul ricorso del marito Antonio Logli contro la decisione della Corte d’Appello di Genova, che a dicembre ha dichiarato inammissibile la sua richiesta di revisione della sentenza di condanna definitiva a 20 anni. Per i giudici è attendibile il testimone Gozi, non i due detenuti che lo accusano di aver detto il falso.
No a un nuovo processo per il marito. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di Antonio Logli contro la decisione della Corte d’Appello di Genova, che a dicembre ha respinto la richiesta di revisione della sentenza di condanna definitiva a 20 anni. "Non solo i giudici ma anche gli avvocati devono parlare con le sentenze e noi abbiamo parlato” ha commentato sui social l'avvocato Nicodemo Gentile, presidente di Penelope e legale di parte civile al processo. “Motivo di soddisfazione professionale constatare che, ancora una volta, la Suprema Corte è stata pienamente in linea con le nostre osservazioni tecniche”. Soddisfatta anche la cugina Maria Ragusa, “Finalmente è finita. E' stato un lungo percorso, abbiamo mantenuto la promessa: giustizia è stata fatta".