Data pubblicazione:30/04/2002
Di Gian Paolo Mommi non si hanno più notizie dal mese di maggio del 2001. Una vicenda avvolta nel mistero, che giorno dopo giorno si fa sempre più inquietante. "Prima di sparire - spiega il legale della sua famiglia - Gian Paolo Mommi aveva preannunciato l'inoltro di un dossier che, diceva, 'dovrà essere consegnato a un Pubblico Ministero nel caso di mia scomparsa'".
"Non un messaggio, una telefonata, una lettera. Eppure il nostro è sempre stato un rapporto civile". Anna, la moglie di Gian Paolo, non riesce a trovare una spiegazione a quel che è accaduto. I due avevano deciso di separarsi nel 1994, quando il loro figlio aveva 9 anni. Fino ad allora erano vissuti tutti insieme a Roma, dove Gian Paolo Mommi, esperto perito elettronico, si era alla fine messo in proprio dopo aver svolto per anni l'attività di rappresentante per una importante ditta di Milano che operava nell'ambito militare. Al momento della separazione Gian Paolo Mommi aveva ceduto la sua attività a Roma e si era trasferito in Umbria, presso i genitori che da sempre vivevano in un casale con un grande appezzamento di terreno di loro proprietà nei pressi di Castiglione del Lago, sul Trasimeno. Lì si era presentato alle elezioni amministrative ed era diventato consigliere comunale. Nel frattempo aveva conosciuto una donna più giovane di lui. Insieme avevano deciso di trasformare il casale in una struttura agrituristica.
Agli inizi del gennaio 2001, improvvisamente l'uomo aveva deciso di partire per Cuba. Qui si era trovato in gravi difficoltà, infatti per rientrare in Italia si era dovuto far prestare mille dollari da un turista italiano. Diceva di essersi recato nell'isola caraibica "per motivi di lavoro". Secondo l'ex convivente di Gian Paolo Mommi, già prima della partenza il loro rapporto era entrato in crisi, tanto che lui aveva deciso di andare a Cuba. Lei nel frattempo si era trovata in una situazione difficile, a causa dei debiti con le ditte che avevano svolto i lavori per l'agriturismo.
Sicuramente al ritorno da Gian Paolo Mommi era disperato. Vi si era recato per un affare remunerativo propostogli da un amico, forse poi andato in fumo. Si spostava in continuazione e si sentiva minacciato. Sembra che le sue preoccupazioni fossero anche alimentate da una persona che gli passava informazioni false, secondo le quali lui sarebbe stato ricercato dalla Polizia e da una banda di malavitosi. L'uomo che si trovava in compagnia di Gian Paolo Mommi il 31 maggio 2002 a Castel Viscardo, un sottufficiale attualmente in pensione, ha riferito che quel giorno, dopo essere stato fermato dai Carabinieri, Mommi avrebbe telefonato alla sua compagna per farsi venire a prendere. Poi si sarebbe allontanato con lei a bordo di una grossa Skoda nera.
L'11 maggio scorso sono iniziati gli scavi nei terreni del grande agriturismo di Castiglione del Lago, ordinati dal Pm di Perugia che coordina le indagini sulla scomparsa di Gian Paolo Mommi. Coperta da tre metri di terra, completamente schiacciata, è stata ritrovata l'Opel Kadett di proprietà dei suoi genitori, usata dall'uomo nell'ultimo periodo,. Secondo la testimonianza del sottufficiale in pensione amico di Mommi, esisterebbe una fotografia in cui l'uomo scomparso sarebbe ritratto con una giovane donna cubana.
La ex convivente di Gian Paolo Mommi ha dichiarato che fu lei a ordinare la sepoltura della Opel Kadett nel terreno circostante il casale, perché voleva semplicemente disfarsi di quell'auto. La signora ha inoltre voluto sottolineare che "non è mai stato stipulato nessun altro accordo privato e segreto circa una futura divisione dei beni". Gian Paolo Mommi non si è presentato al funerale di suo padre, deceduto il 15 maggio del 2001. "Nessuno lo aveva avvertito. Gliel'ho detto io che suo padre non c'era più", ha detto il sottufficiale in pensione suo amico. I parenti hanno chiesto che il cadavere di Guglielmo Mommi venga riesumato per poter eseguire un'autopsia. Da tempo i familiari dell'uomo scomparso hanno intrapreso una causa civile per determinare l'effettiva regolarità dei passaggi di proprietà attraverso i quali il patrimonio dei genitori è stato consegnato alla ex convivente di Gian Paolo Mommi.
Il figlio di Gian Paolo Mommi, durante la trasmissione delle immagini televisive che riprendevano gli scavi nell'agriturismo di Castiglion del Lago, ha visto riaffiorare anche parti della barca di suo papà. Per lui è stato un vero colpo: con quella barca tante volte insieme erano andati in gita sul lago Trasimeno. Il ragazzo non riesce a capire il motivo del prolungato silenzio di suo padre: anche se i genitori erano separati da tempo, il loro rapporto era sempre rimasto saldo. L'ex convivente di Gian Paolo Mommi, ascoltata presso la procura del tribunale di Perugia dal magistrato Alessandro Cannevale, ha dichiarato che Mommi si era allontanato volontariamente da casa. Lei lo avrebbe accompagnato da Castel Viscardo alla stazione di Orvieto e poi non lo avrebbe più visto. C'è chi dice che Mommi sia partito per Algeri, altri sostengono che sia ritornato a Cuba. Ma si tratta solo di voci non confermate. A complicare ulteriormente la vicenda, ci sarebbe un altro fatto. Uno dei due verbali delle dichiarazioni del figlio di Gian Paolo Mommi, raccolte in due occasioni distinte dopo la scomparsa del padre, sarebbe andato perduto. Sembra che in quei verbali il ragazzo avesse fatto riferimento al dossier preannunciato dal papà prima di sparire ma mai consegnato ai familiari .
Massimo, il figlio di Gian Paolo Mommi, ha ricordato l'incontro con suo padre avvenuto i primi giorni del maggio 2001: "Papà mi ha detto che doveva venire Simonetta (la sua ex convivente ndr); lei mi avrebbe consegnato un borsone che conteneva indumenti, documenti e un po' di soldi. L'incontro è avvenuto alla stazione Termini, mio padre si trovava a cento, duecento metri di distanza. Quando l'ho vista lei era molto agitata". Il legale della signora ha dato una versione diversa di questo incontro. L'avvocato sostiene che Simonetta si rifiutò di andare da Mommi perché lui la stava attendendo in un'auto in compagnia di altri due uomini, e lei non si sarebbe fidata. "Prima di sparire - ha aggiunto Massimo - mio padre era terrorizzato. Non lo avevo mai visto così. Parlava di un certo gruppo di calabresi e anche di Carabinieri, ma non riusciva a capire perché lo stessero cercando. Più passava il tempo, più mi convincevo che c'era sotto qualcosa. Ci incontravamo sempre in luoghi affollati. Lui mi diceva che non poteva stare in ambienti isolati soprattutto quando si trovava con me. Mi aveva anche parlato di un dossier che avrei dovuto consegnare a un magistrato". Un dossier che però non è mai arrivato nelle mani del ragazzo.
Durante il suo ultimo viaggio a Cuba, Gian Paolo Mommi ha soggiornato una decina di giorni a l'Avana, in compagnia di un architetto romano con il quale era partito per realizzare un affare. Successivamente Gian Paolo Mommi si è spostato a Santiago de Cuba, dove si è trattenuto per due mesi e mezzo, mentre l'architetto è ritornato in Italia. Un maestro di musica di Santiago, che Mommi aveva contattato per farlo esibire a Umbria Jazz, ha ricordato che Gian Paolo Mommi stava aspettando del denaro dalla sua compagna in Italia. Soldi che non erano mai arrivati. Stava aspettando anche che l'architetto tornasse a Cuba, per "concludere un affare". "Dovevano acquistare un terreno e costruirci un agriturismo", ha raccontato un altro testimone. Ma sembra che l'architetto si fosse ammalato a Madrid e non lo avesse raggiunto". Così Gian Paolo Mommi si è trovato in difficoltà economiche, tanto da dover chiedere un prestito a dei turisti italiani conosciuti lì. "Mommi telefonava continuamente a tutti gli alberghi dell'Avana - ha spiegato la padrona di casa che lo ospitava - perché sapeva che invece l'architetto era arrivato". Durante questo soggiorno a Cuba, Mommi è stato ritratto in una fotografia mentre era in compagnia di una donna cubana. Ma, spiega la padrona di casa di Santiago, "Lui qui non portava mai ragazze". La foto, dunque, è stata scattata presumibilmente in un locale. Poi qualcuno l'ha portata in Italia e l'ha mostrata all'ex compagna di Mommi, forse con l'intenzione di interrompere il loro rapporto.
aggiornamento del 29 luglio 2002 Secondo l'avvocato della moglie di Gian Paolo Mommi, gli inquirenti starebbero verificando l'ipotesi secondo la quale l'uomo potrebbe trovarsi in Algeria. Ma purtroppo non hanno specificato se le tracce che stanno seguendo siano relative al gennaio del 2001, sei mesi prima della sua scomparsa, oppure al giugno dello stesso anno. Effettivamente, prima di partire per Cuba, Gian Paolo aveva soggiornato ad Algeri. Secondo quanto riferito dal militare sardo amico di Mommi, verso la fine di giugno del 2001 Simonetta aveva ricevuto una cartolina dall'Algeria. La cartolina portava la firma di Gian Paolo, ma il testimone sostiene che quella firma non era autentica. Nel frattempo il figlio di Gian Paolo Mommi ha compiuto diciotto anni e a tutti sembra molto preoccupante che il padre non si sia fatto vivo con lui nemmeno in occasione del compleanno.
Dopo quasi due anni dalla scomparsa dell'imprenditore umbro Gian Paolo Mommi la Procura della Repubblica di Perugia sta concentrando le indagini, analizzando attentamente tutti gli eventuali moventi del suo possibile omicidio. Alvaro Fiorucci, giornalista del TGR dell'Umbria ha spiegato: "Il pubblico ministero Cannevale ora indaga per un ipotesi di reato diversa, omicidio volontario ad opera di ignoti". Dietro la sparizione di Mommi si sono intravisti interessi diversi, forse legati fra loro. Mommi ha lavorato per anni a Roma come consulente esperto di sistemi elettronici di difesa. In quegli anni, forse per valorizzare i suoi contatti ed ampliare il giro d'affari, Mommi si è anche iscritto ad una loggia massonica della capitale. Sembra che, nei mesi precedenti la sua scomparsa, un sottufficiale in servizio a Perugia si sarebbe prestato a comunicargli la falsa notizia seconda la quale lui sarebbe stato ricercato sia da un gruppo di suoi creditori calabresi che dalle forze dell'ordine. Gli inquirenti hanno anche appurato che Gian Paolo Mommi non si è mai recato in Algeria nel giugno del 2001. Italo Carmignani, giornalista de "Il Messaggero" ha riferito: "Qualcuno potrebbe aver fatto sparire Mommi per un motivo molto pesante che potrebbe essere una somma di denaro molto consistente. Lui era stato consigliere comunale. Quindi aveva capito quali fossero i meccanismi anche per ottenere credito. Se questi investimenti sono stati poi fatti nell'azienda non lo sappiamo, non ci risulterebbe. Quindi questi finanziamenti sono scomparsi. Mommi veniva visto spesso con altri personaggi tutt'altro che raccomandabili, specialmente sotto il profilo di reati finanziari". Sembra Gian paolo Mommi conservasse documentazione dei vari movimenti di denaro, effettuati su diversi conti correnti, all'interno di una cassetta di sicurezza in un istituto bancario di Perugia. Gli inquirenti hanno aperto quella cassetta e dentro sarebbero stati ritrovati importanti elementi. Sembra che non sia stato trovato l'importante dossier che avrebbe dovuto essere consegnato alla magistratura dal figlio, ma che a questi non è mai arrivato. Quel dossier per Gian Paolo Mommi rappresentava una garanzia e lì probabilmente c'era proprio la traccia dei suoi collegamenti.
Il giorno della scomparsa la sua compagna Simonetta non era andata a prenderlo da sola per accompagnarlo alla stazione di Orvieto. Quel giorno Mommi l'aveva chiamata chiedendole di andare a prenderlo a Castel Viscardo a casa di Salvatore Attoli. La donna aveva confermato di esserci andata, ma da sola. Poi, sempre secondo il suo racconto, avrebbe lasciato Mommi alla stazione di Orvieto. Ma Attoli adesso dichiara che la donna sarebbe arrivata a casa sua in compagnia dell'architetto romano e di aver ricevuto minacce a non rivelare questa circostanza.
Salvatore Attoli, il militare in pensione che ospitava Mommi il 31 maggio 2001, ha ricordato che quel giorno, intorno alle 15,30, quando andò prendere l'uomo scomparso Simonetta era in compagnia dell'architetto. La donna avrebbe insitito con Mommi perchè la seguisse dal notaio per firmare una delega. E' emerso intanto che il cellulare di Mommi ha chiamato la sua ex compagna due volte il 1 giugno 2001, tre volte il 2 giugno e un'ultima volta alle 15,01 del giorno seguente. Il 1 giugno Attoli ha confermato di aver parlato al telefono con Mommi.
Clamorosa svolta nell’inchiesta: il pubblico ministero Tullio Cicoria ha chiesto il rinvio a giudizio di una donna, la compagna di Gian Paolo Mommi, per la morte di quest’ultimo e per quella di suo padre, Guglielmo, deceduto - secondo l’accusa - avvelenato, per la somministrazione di sostanze tossiche. Guglielmo era spirato dopo lunga malattia il 15 maggio del 2001; quindici giorni più tardi era scomparso Gian Paolo, ex consigliere comunale di Castiglione del Lago.
Svolta nella scomparsa del consigliere comunale di Forza Italia e imprenditore di Castiglion del Lago (Perugia). La sua ex amante è accusata di duplice omicidio: per impossessarsi di tutti i suoi beni lo avrebbe fatto sparire e ne avrebbe avvelenato il padre.
I primi due testimoni sono stati sentiti il 18 maggio davanti al gip di Perugia in relazione all'integrazione istruttoria disposta dal giudice nell'ambito dell'udienza preliminare a carico di una quarantacinquenne originaria di Cortona accusata di avere ucciso il compagno Gian Paolo Mommi e il padre dell'uomo, Guglielmo. In particolare è stato ascoltato un amico di quest'ultimo. Il testimone ha ricostruito gli ultimi giorni di vita di Guglielmo Mommi e il ritrovamento del suo corpo (gli esami medico-legali avevano evidenziato che la morte sarebbe legata alla somministrazione, almeno negli ultimi sei mesi di vita, di un farmaco ritenuto controindicato per le sue condizioni di salute. Davanti al gip ha testimoniato anche un conoscente del figlio Gian Paolo che lo ospitò prima della scomparsa (il cadavere non è stato mai trovato). L'udienza è stata quindi rinviata al 29 maggio prossimo per sentire altri due testimoni. La donna accusata dei due delitti ha sempre respinto ogni addebito. Nella scorsa udienza si erano costituiti parte civile il figlio di Gian Paolo Mommi e la madre che era separata dall'uomo, entrambi assistiti dall'avvocato Stefano Bagianti.
E' stato ascoltato il 6 luglio davanti al gip di Perugia l'ultimo dei testimoni indicati dallo stesso giudice in relazione all'integrazione istruttoria disposta nell'ambito dell'udienza preliminare a carico di una quarantacinquenne originaria di Cortona accusata di avere ucciso il compagno Gian Paolo Mommi e il padre dell'uomo, Guglielmo. Il procedimento è stato quindi rinviato al 28 settembre prossimo per la discussione. La donna accusata dei due delitti ha sempre respinto ogni addebito. Nell'udienza si sono invece costituiti parte civile il figlio di Gian Paolo Mommi e la madre che era separata dall'uomo, entrambi assistiti dall'avvocato Stefano Bagianti.
Sarà processata con il rito abbreviato davanti al gip di Perugia la quarantacinquenne originaria di Cortona accusata di avere ucciso il compagno Gian Paolo Mommi e il padre dell'uomo, Guglielmo. Il giudice ha infatti accolto nell'udienza del 28 settembre un'istanza in tal senso della donna, ma ha disposto anche che vengano sentiti altri quattro testimoni indicati dall'avvocato Stefano Bagianti che rappresenta come parte civile i congiunti delle vittime. Il processo comincerà il 30 novembre prossimo. I nuovi testimoni riguardano la morte di Guglielmo Mommi e sono stati individuati nell'ambito delle investigazioni fatte svolgere dall'avvocato Bagianti. Si tratta di due medici e di due vicini di casa dell'uomo che saranno chiamati a riferire su come sia arrivato nella casa di Guglielmo un farmaco poi trovato sul suo cadavere, uno degli elementi al centro delle indagini. La donna accusata dei due delitti ha sempre respinto ogni addebito. Nel corso dell'udienza preliminare si sono costituiti parte civile il figlio di Gian Paolo Mommi e la madre che era separata dall'uomo, entrambi assistiti dall'avvocato Bagianti.
E’ iniziato il processo con rito abbreviato contro Simonetta Perugini, accusata di aver ucciso il compagno Gian Paolo Mommi e il padre di questi, Guglielmo. L’avvocato di parte civile , Stefano Bagianti, ha convocato due testimoni, grazie ai quali cerca di dimostrare che Guglielmo è stato avvelenato con un farmaco, il Melleril, che necessita di regolare ricetta. Ricetta che l’uomo non aveva. I testimoni sono due dipendenti dell’agriturismo che, secondo il medico che prescrisse il farmaco, frequentavano la persona che a sua volta avrebbe utilizzato il Melleril. I due testimoni hanno ammesso che qualcuno assumeva il farmaco, ma di non averlo dato alla Perugini – come invece sostiene la parte civile.
Al termine delle testimonianze l’udienza è stata rinviata al 15 febbraio .
''Da oggi dopo nove anni ritorno a vivere'': così Simonetta Perugini ha commentato l'assoluzione nei suoi confronti disposta dal gup di Perugia in relazione all'omicidio dell'allora suo compagno Gian Paolo Mommi e del padre di quest'ultimo Guglielmo. La donna e il suo difensore, l'avvocato Sergio Postiglione hanno accolto la decisione del giudice ''con entusiasmo''. ''E' la fine di un incubo durato oltre nove anni'' ha spiegato ancora