Iolanda Verdozoto, ventisei anni, di nazionalità ecuadoregna, viveva a Todi da tre mesi. Lavorava presso la casa di un'anziana vedova nel quartiere Cappuccini, alla periferia della città. Il suo unico giorno libero Iolanda lo trascorreva con sua sorella Dina, che da oltre due anni assiste una coppia di ultraottantenni che abitano in un casale situato a poca distanza dall'antica Porta Romana. Il 17 gennaio, di pomeriggio, Iolanda era uscita dal casale dove lavora sua sorella; le due si erano date appuntamento alle 19:30 per cenare insieme. Alle 18 la giovane si era recata a trovare un'altra anziana che abita a cento metri dal casale; qui si era trattenuta meno di un quarto d'ora, poi si era diretta verso il supermercato lì vicino, dove avrebbe dovuto fare la spesa, al di là della frequentatissima strada provinciale. Ma al negozio non era mai arrivata. Da allora la giovane era inspiegabilmente scomparsa.
Il suo corpo è stato ritrovato il 3 febbraio nel fondo del pozzo che si trova nell'aia del casale dove lavora Dina. L'apertura del pozzo era completamente coperta da una rete metallica fermata con dei massi. Sul collo della giovane c'erano delle leggere ecchimosi, nei polmoni uno scarso quantitativo d'acqua. E' effettivamente difficile che Iolanda sia affogata nel pozzo, dove l'acqua era alta un metro e trentacinque centimetri. La donna, alta un metro e sessanta, sapeva tra l'altro nuotare. Bisognerà attendere i risultati dell'autopsia per capire qual è stata la causa della morte. Todi è scossa da questa terribile vicenda; l'ultimo omicidio insoluto risale a ben nove anni fa, quando un'altra giovane donna, Nadia Calisti, era stata uccisa nel quartiere Cappuccini. Le cronache locali sono arrivate a ipotizzare che Iolanda possa essersi suicidata; il pozzo, secondo quanti sostengono questa ipotesi, sarebbe stato richiuso inconsapevolmente da uno degli anziani che vivono nel casale.