CLV

Torna in HomeMisteri
Scomparso

Paolo Adinolfi

Sabato 2 luglio 1994 il magistrato romano Paolo Adinolfi è uscito di casa dicendo che sarebbe tornato per l'ora di pranzo. Intorno alle 9 è entrato nella biblioteca del Tribunale Civile di Roma, in viale Giulio Cesare, dove ha lavorato per molti anni prima alla sezione fallimentare, poi alla seconda civile. Subito dopo è andato allo sportello bancario interno del Tribunale per trasferire un conto corrente all'agenzia della Corte d'Appello di via Varisco, dove era stato appena trasferito e dove si è poi recato, intorno alle 10,  per lo stesso motivo.   All'ufficio postale interno ha anche pagato alcune bollette della madre.  L'1 novembre 1994 una spettatrice di Roma ha confermato la presenza di Adinolfi allo sportello bancario. Dopo una serie di altri spostamenti per alcune commissioni, verso le 11 il magistrato è andato all'ufficio postale del Villaggio Olimpico, dove ha spedito alla moglie un vaglia di 500.000 lire. Poi, probabilmente, Adinolfi ha preso un autobus per raggiungere la madre al quartiere Parioli. Nella cassetta postale della madre sono state poi ritrovate le chiavi di casa sua e della sua auto. Alle 12,30 Adinolfi è stato visto da un  collega sull'autobus n.4, che da Parioli portava a piazza Zama. Sarebbe apparso sereno e avrebbe parlato dei suoi due figli. In via XX settembre il collega è sceso, mentre Adinolfi è rimasto sull'autobus. Una spettatrice ha chiamato durante la trasmissione del 25 ottobre 1994 per dire di averlo visto a luglio sul treno Bologna-Torino e di aver parlato con lui.

Da una ricostruzione dei fatti presso il Tribunale di Roma risulta che il magistrato abbia trattato molte cause importanti. Il magistrato Giacomo De Tommaso, tempo addietro, avrebbe raccolto le confidenze e i timori di Adinolfi di essere seguito e spiato.

Nella trasmissione del 15 novembre 1994 il  bibliotecario Marcello Mosca ha sostenuto di aver visto il magistrato la mattina della scomparsa in compagnia di un uomo di 30-35 anni, di media statura, ben vestito. Inoltre è emerso che Adinolfi aveva chiesto un importante appuntamento con il Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano Carlo Nocerino, per la settimana successiva a quella della scomparsa. Adinolfi voleva riferire particolari importanti legati a cause scottanti.

Nello Speciale "Chi l'ha Visto?" del 30 giugno 1995, il Parroco di S. Valentino ha riferito di alcune telefonate anonime che parlavano di un   assassinio del magistrato. Già nella trasmissione del 25 ottobre 1994 era giunta una telefonata anonima che annunciava la morte di Adinolfi, ma anche allora la notizia non aveva avuto alcun riscontro.

  • 10 marzo 1998

    La Procura di Perugia ha riaperto le indagini sulla scomparsa di Paolo Adinolfi concentrando l' attenzione sui più recenti e importanti procedimenti che hanno visto impegnato il giudice e sui cadaveri non riconosciuti rinvenuti negli ultimi tre anni. Secondo Nicoletta Grimaldi Adinolfi il marito avrebbe confidato ad un vecchio amico di conservare in un cassetto prove e documenti che avrebbero fatto "crollare" il Tribunale di Roma. La signora ha inoltre parlato di una lettera ricevuta dal marito, da leggere solo dopo la sua morte. Si tratta di un "testamento spirituale" simile, a quello lasciato dall' avvocato Ambrosoli prima di essere ucciso.

  • 5 maggio 1998

    La moglie del giudice Paolo Adinolfi ha chiesto di diffondere questo comunicato: "Mi rivolgo alla persona anonima che si è messa in contatto con me. Sto facendo il possibile come richiesto, ma devo avere qualche altro dato o riscontro. La prego di contattarmi, utilizzando lo stesso canale della volta scorsa."

  • 10 gennaio 2003

    Lorenzo Adinolfi, figlio del giudice scomparso, è intervenuto telefonicamente durante la puntata speciale del 10 gennaio 2003: "Piuttosto che curare aspetti relativi alla data della scomparsa di mio padre, mi concentrerei sugli ultimi esiti delle indagini. Di quel giorno, infatti, moltissimi particolari rimangono insoluti. Per esempio mi viene da pensare a quelle lettere anonime che sono state inviate dopo l'ultima volta che la vostra trasmissione ha trattato il caso di mio padre. La polizia dà di solito poco peso alle lettere anonime, ma in questo caso gli inquirenti hanno dovuto riconoscere la rilevanza di quelle lettere, che erano sì anonime ma contenevano particolari importanti. Questa sera mi rivolgo alla coscienza di tutte le persone che sanno qualcosa della scomparsa di mio padre. Quella che era all'inizio la mia convinzione sulle cause dell'allontanamento di mio padre, magistrato integerrimo per tanti anni, è diventata anche quella degli inquirenti, che si sono convinti che sia legata a ragioni di lavoro. Mi piacerebbe molto pensare che l'allontanamento di mio padre sia stato volontario. Ma purtroppo mio padre aveva messo le mani in affari loschi. Sbaglia chi pensa che chi si occupa di diritto civile in Italia sia esente da problemi. Il suo lavoro certamente l'ha portato ad avere molti nemici. Questa sembra una sparizione fatta ad arte. Penso a particolari come le chiavi, che furono ritrovate 36 ore dopo la scomparsa nella cassetta della posta di mia nonna e non prima. Io non posso fare altro che appellarmi per l'ennesima volta alle persone che sanno qualcosa della scomparsa di mio padre. Spero che abbiano il coraggio di farsi vive, per fare luce su una storia oscura che a distanza di otto anni pone ancora la mia famiglia in una situazione di angoscia.

  • 19 luglio 2004

    Tre anni dopo la scomparsa, quando gli inquirenti formularono le motivazioni della richiesta di archiviazione, pur non escludendo nessuna ipotesi, ritennero quella dell'allontanamento volontario la più probabile. Nel 1997, a seguito delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, le indagini vennero riaperte. Pochi mesi fa, a dieci anni dalla scomparsa del giudice, è stata di nuovo richiesta l'archiviazione del caso. Questa volta, però, è stata notificata ai familiari come persone offese dal reato di sequestro di persona. "Da un lato la richiesta di archiviazione ci addolora profondamente, ma dall'altro conferma quello che sosteniamo da dieci anni: con certezza Paolo è scomparso per motivi legati al suo lavoro", ha commentato la signora Adinolfi. Il sostituto procuratore della Repubblica di Perugia, dr. Alessandro Cannevale, ha riferito che nel corso delle indagini è stata individuata, nell'ambito dell'attività alla sezione fallimentare del Tribunale Civile, una vicenda che ha visto un notevole coinvolgimento di Paolo Adinolfi e che ha portato alle sue dimissioni dalla sezione. Una vicenda che nel 1994, quando Adinolfi è scomparso, aveva già assunto risvolti penali, con il coinvolgimento di persone legate, secondo l'accusa, alla criminalità organizzata. Un mese prima della sua scomparsa Adinolfi aveva chiesto al PM di Milano Carlo Nocerino di poter testimoniare come persona informata sui fatti.

  • 9 febbraio 2009

    Nel servizio si ricostruisce l’ultima giornata di Paolo Adinolfi, giudice romano scomparso il 2 luglio 1994. Si da’ inoltre conto di una strana telefonata. Nel 1998 gli inquirenti che indagano sulla sua scomparsa focalizzano la loro attenzione su una telefonata che arriva nello studio privato del giudice il 9 maggio del 1994. L’utenza telefonica risulta essere quella di un alto funzionario dell’ENI che pero’ nega non solo di aver chiamato Adinolfi ma anche di aver mai conosciuto il magistrato e dichiara anzi di essersi accorto all’epoca che il suo telefonino era stato clonato e di aver sporto regolare denuncia per questo. Chiunque ha fatto quella telefonata potrebbe essere legato alla scomparsa del giudice. Nonostante sollecitazioni da parte della Dia la Procura di Perugia non richiese mai i tabulati per vedere se da quella stessa utenza erano partite altre telefonate al giudice. E oggi a distanza di parecchi anni tali dati non sarebbero piu’ recuperabili.

Link
  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Whatsapp