Data pubblicazione:29/08/2024
Il 10 settembre 1988 ad Abbacurrente (Sassari) due pescatori hanno ritrovato tra gli scogli il corpo di Alina Cossu, senza scarpe, né documenti. In quelle stesse ore, a Porto Torres, erano in corso le ricerche della ventunenne, della quale non si avevano notizie dalla sera prima. L'ultima volta era stata vista dai colleghi della gelateria dove lavorava. Prima di andar via, aveva detto che sarebbe tornata a casa, dove viveva con i genitori, ma non ci è mai arrivata. Al fratello aveva detto di non passarla a prendere in motorino. Le ipotesi di annegamento o suicidio sono cadute subito. Secondo l'istituto di medicina legale di Sassari è stata picchiata, presa a pugni e calci in testa e strangolata. Era già morta quando è stata gettata in mare. Non c'è stata violenza sessuale. Dai traumi concentrati soprattutto sul volto e alla testa il medico legale ha ipotizzato che l'assassino abbia agito in uno spazio ristretto, probabilmente all'interno di un'automobile.
Su disposizione del sostituto procuratore di Sassari, Gianni Caria, è stata riesumata nel cimitero di Porto Torres la salma di Alina Cossu , la studentessa ventenne uccisa la notte del 9 settembre del 1988 e poi abbandonata sulla scogliera di Abbacurrente, tra Balai e Platamona. Sarà il prof. Ernesto D'Aloja, medico legale e docente dell'Università di Cagliari, a cercare le tracce biologiche dell'assassino, in particolare sotto le unghie e l'arcata dentaria. Gli eventuali profili genetici rilevati saranno comparati con quelli degli indagati, quattro uomini e due donne. A luglio il Gip di Sassari aveva disposto la riesumazione del cadavere e la revoca della sentenza di non luogo a procedere "per non aver commesso il fatto" nei confronti di un operaio di Porto Torres arrestato nel 1992. Contro di lui non vennero trovate prove e poco dopo tornò in libertà.