Data pubblicazione:22/04/2011
Carmela Melania Rea, 29 anni, è scomparsa intorno alle 15 del 18 aprile 2011 sul Colle San Marco di Ascoli Piceno, dov’era andata per trascorrere qualche ora all’aria aperta insieme al marito, Salvatore, militare di carriera al 235esimo Reggimento Piceno, e alla loro bambina di 18 mesi. Si è allontanata dicendo che sarebbe andata alla toilette di uno degli chalet di zona, ma i gestori non l'hanno mai vista entrare, circostanza confermata dalle telecamere installate fuori della struttura. Il marito, dopo una ventina di minuti, non vedendola tornare, ha chiamato i soccorsi e facendo scattare le ricerche di Carabinieri, Polizia, Vigili del fuoco, Vigili urbani, Soccorso Alpino e Corpo Forestale dello Stato, accompagnati anche da unità cinofile. Il cane molecolare messo sulle sue tracce ha seguito la pista fino a un sentiero che sfocia in un piccolo corso d'acqua (dragato senza esito), nei pressi del Sacrario partigiano e non distante da una strada dove un'auto avrebbe potuto prelevare la donna e portarla verso l'Abruzzo, fino a Colle San Giacomo e a Ripe di Civitella. Carmela Rea conosceva bene il posto da dove è scomparsa. C’era stata con il marito altre volte e anche con delle amiche che hanno bimbi piccoli come lei. Il suo corpo è stato scoperto il 20 pomeriggio in seguito alla telefonata anonima di un uomo che quel giorno stesso, intorno alle 14:30 - 15:00, ha avvertito il 113 da una cabina telefonica pubblica del centro di Teramo. La salma è stata ritrovata a Ripe di Civitella, nel comune di Civitella del Tronto (Teramo), a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco. E’ una zona boscosa, a qualche centinaio di metri da una deviazione lungo la strada provinciale 35 che collega la provincia di Teramo a quella di Ascoli, e nei pressi di una località chiamata Casermette, dove si svolgono esercitazioni militari di tiro. Una zona troppo lontana dal pianoro dov’era scomparsa la donna per ipotizzare che ci sia arrivata da sola.
Dall’autopsia, effettuata all’ospedale di Teramo dall’anatomopatologo Adriano Tagliabracci, risulta che la donna sarebbe stata uccisa con trentacinque coltellate, soprattutto sul tronco e sul collo. Non ci sono segni di strangolamento e nemmeno di violenza sessuale. Una siringa trovata conficcata sul corpo non è stata determinante per il decesso. Una delle ferite alla gola è profonda, altre sono arrivate in profondità a ledere organi interni. L’anatomopatologo fa risalire la morte al periodo di tempo tra le ore 24 del 18 aprile e le 3 del giorno dopo, quindi, 9-12 ore dopo la denuncia della scomparsa. L’omicidio è avvenuto in un luogo diverso da quello in cui è stato ritrovato il cadavere. I Ris compiranno gli esami tossicologici sia sul liquido contenuto nella siringa sia su eventuali tracce organiche trovate sul cadavere. Carmela Rea non sarebbe stata legata e questo induce a credere che possa essere stata narcotizzata e poi uccisa. La competenza delle indagini è passata alla Procura di Ascoli Piceno che già si era affiancata ai colleghi della procura teramana che hanno avviato l’inchiesta. Accanto al corpo è stato rinvenuto il cellulare con la batteria scarica. È stata ritrovata un’altra sim card della quale il marito non sarebbe stato a conoscenza. Il segnale del cellulare sarebbe stato attivo fino alle 19 circa, orario fino al quale potrebbe fornire indizi sugli spostamenti della donna.
Sabato 23 aprile, grazie al fiuto di Atos, un cane molecolare, nella pineta di Ripe di Civitella (Teramo) sono state rinvenute tracce biologiche, un orecchino della donna, una catenina e a un laccio emostatico. Quest’ultimo reperto si ricollega alla siringa conficcata in un seno della vittima. I rilievi effettuati domenica 24 avrebbero messo in evidenza altre tracce ematiche, derivanti da una colluttazione con l’assassino mentre questi infliggeva numerosi colpi con un coltello a serramanico.
Le Procure di Ascoli Piceno e Teramo hanno lanciato un appello all'uomo mercoledì 20 aprile ha telefonato il 113 da una cabina in piazza San Francesco a Teramo, per avvisare che c’era un cadavere di donna nel Bosco delle Casermette, a Ripe di Civitella. «Non deve avere paura», gli fanno sapere gli inquirenti, convinti che l'uomo non abbia nulla a che fare con il delitto e che potrebbe invece fornire elementi utili alle indagini. Un altro appello è stato rivolto a quanti sono passati per il Bosco delle Casermette dalle 6:30 di lunedì 18 aprile, giorno della scomparsa, fino al pomeriggio del 20, quando è stato trovato il cadavere.
Melania Rea ha perso molto sangue, più di quanto sia stato trovato nel bosco di Ripe di Civitella. Per questo gli inquirenti cercano un terzo luogo, intermedio rispetto a quello della scomparsa e a quello del ritrovamento, in cui probabilmente la donna è stata aggredita. La procura ha fatto un altro appello importante, all’uomo che ha telefonato per dire che aveva ritrovato il corpo di Melania Rea. Anche “Chi l’ha visto?” fa appello a quest’uomo: non ha nulla da temere e se vuole può chiamare il programma, come tanti altri cittadini hanno fatto in questi anni, aiutando a risolvere o riaprire molti casi. L’appello di Federica Sciarelli è naturalmente rivolto anche agli operai che pulivano il parco e a chiunque ha visto qualcosa quel lunedì 18 aprile. Se ci sono persone che sono state o sono soltanto transitate vicino al luogo del ritrovamento di Melania Rea , tra lunedì 18 e mercoledì 20 sono invitate a farsi vive, anche ai recapiti di “Chi l’ha visto?”: telefono (06/8262), email (8262@rai.it), sms (3355708923), fax (0637350604).
Tutti i particolari, anche quelli che sembrano meno interessanti, possono essere importanti.
Salvatore Parolisi, il marito di Carmela-Melania Rea, ha raccontato a 'Chi l'ha visto?', in collegamento da Somma Vesuviana con la famiglia della donna assassinata, ha ricostruito la giornata del 18 aprile. Il caporalmaggiore dell'Esercito ha ripercorso tutti gli spostamenti di quel giorno, le visite mediche fatte in mattinata da Melania e dalla piccola Vittoria (con lui che aveva preso un giorno di permesso in caserma per accompagnarle), gli acquisti in vista della Pasqua, il pranzo in casa, la decisione di salire a San Marco, lui in pantaloncini e maglietta perché la giornata "era calda, estiva". Parolisi ha parlato anche del boschetto di Ripe di Civitella, dove Melania Rea è stata trovata cadavere il 20 aprile: "lo conosco certo - ha spiegato -, ci ho fatto delle 'continuative', addestramento militare, con le tende montate per la notte". Si è detto portato a escludere che l'assassino possa nascondersi nel suo ambiente di lavoro, "la mia seconda famiglia". "Faccio l'addestratore, insegno formalità, sacrificio e lealtà, è normale che questo possa dare fastidio, ma non al punto di arrivare a tanto...". Quando ha visto che la moglie, dopo essersi allontanata per andare in bagno, non tornava indietro l'uomo ha pensato anche "non è che magari mi sta osservando, a volte è capitato pure che anche al mare, lei, andando in bagno, nel ritornare si nascondeva per vedere io cosa facessi, se ero geloso, magari, che ne so se mi giravo per vedere dove era". Poi,"visto che non mi aveva richiamato al cellulare, ho detto qua non c'e' nessuno, che strano, perché è passato molto tempo". La prima telefonata al cellulare che Melania Rea aveva con sé Salvatore Parolisi l'ha fatta verso le 15:10 - 15:20, circa un'ora dopo che la moglie si era allontanata in direzione della toilette del ristorante 'Il cacciatore', che dal pianoro dove la coppia era arrivata con la bambina dista circa 20 minuti a piedi. "Lì per lì - ha spiegato Parolisi - non è che sia partito preoccupato, non sono andato nel panico, ho continuato a giocare con la bambina", considerato il tempo di percorrenza necessario per andare e tornare dal ristorante. E anche dopo, quando Melania Rea non rispondeva, ha "atteso lì", che la moglie rispuntasse, per poi provare a richiamarla ancora, ipotizzando anche uno scherzo. In merito alla chiamata e all'sms dell'amica Simona, quest'ultima ha spiegato di aver usato il cellulare della madre perché il suo era senza credito- Quindi Melania Rea potrebbe non aver risposto perché non ha riconosciuto il numero del chiamante.
E' stato rilasciato da una panetteria a Villa Lempa, una frazione di Civitella del Tronto (Teramo) ma a pochi chilometri da Ascoli - secondo quanto riferito dal Tg3 - lo scontrino comprovante l'acquisto di generi alimentari rinvenuto dai carabinieri in un cestino dei rifiuti nell'area pic nic del Bosco delle Casermette, a Ripe di Civitella (Teramo), dove è stato trovato il cadavere di Carmela Melania Rea. Lo scontrino recherebbe la data del 18 aprile, giorno della scomparsa della giovane donna, e sarebbe stato rilasciato poco prima delle 13
Il 18 aprile Carmela Melania Rea è uscita di casa la mattina presto per due visite mediche in ospedale. Alle 10:43 le telecamere di un centro commerciale è stata ipresa insieme al marito e alla figlioletta mentre entrava per acquisti. Alle 13:30 ha avuto una conversazione telefonica di 12 minuti con la madre, alla quale ha detto che stava per mangiare rapidamente una piadina con il marito perché volevano portare la bambina a fare una passeggiata nel bosco di Pianoro del Colle San Marco. Il marito, Salvatore Parolisi, ha riferito che sono usciti di casa alle 14 circa e hanno raggiunto il pianoro dopo circa 20 minuti. Sempre secondo il marito, circa 10 miunti dopo l’arrivo, mentre la bambina giocava sull’altalena, Melania Rea si è allontanata per andare in bagno prendendo la strada più lunga che raggiunge il ristorante “Il Cacciatore”. Alle 14:40 l’amica Sonia l’ha chiamata senza ricevere risposta, nemmeno al seguente sms nel quale spiegava di essere senza credito e di aver chiamato con il cellulare della madre. Secondo quanto riporterebbero i tabulati, anche il marito l’ha chiamata alle 15:20. Il proprietario del chiosco vicino alle altalene dove giocava la bambina, ha dichiarato a “Chi l’ha visto?” di aver aperto alle 14:40, e di aver visto alle 15 circa Salvatore Parolisi, la bambina sull’altalena e una donna vicino a loro. Nel corso della trasmissione “Chi l’ha visto?” ha raccolto altre testimonianze inedite. La titolare della panetteria che ha rilasciato lo scontrino, datato 18 aprile, trovato in un cestino dei rifiuti nei pressi del cadavere ha precisato che, a causa dell’impostazione del registratore di cassa, l’orario di emissione va anticipato di 10 minuti rispetto a quello delle 12:37 stampato.
Nella stessa zona sarebbe avvenuto un misterioso episodio nel tardo pomeriggio del 18 aprile, quando sarebbero state viste due soldatesse, ''una delle quali in particolare molto agitata'', insieme a un altro militare. ''Un comportamento molto strano - secondo i testimoni - tanto che qualcuno voleva addirittura chiamare i carabinieri''.
Un testimone ha riferito di aver visto, a circa 10 km da luogo della scomparsa di Melania Rea, due auto passare a forte velocità tra le 16 e le 16:30 del 18 aprile. “Ero a cavallo - ha raccontato l’uomo- ma non hanno decelerato vedendomi. Erano attaccate, meno di 15 metri l'una dall'altra, avevano vetri abbastanza scuri e una era di un colore rosso chiaro”.
Il titolare dell'hotel Panorama, sempre a Colle San Giacomo, ha notato, nel primo pomeriggio del 18 aprile, un pullman di soldati di Chieti che è poi ripartito in direzione di Ripe di Civitella. Il testimone ha anche detto che la notte successiva, nella stessa zona, “c'e' stato un enorme traffico di auto, insolito per una località a 1.200 metri d'altezza''.
Una soldatessa addestrata a suo tempo da Salvatore Parolisi, caporal maggiore dell'Esercito in forza al Reggimento Piceno, ha ribadito la solidarietà, sua e delle altre ex allieve con cui è ancora in contatto, che aveva già espresso in un’email inviata durante la puntata del 27 aprile. Dopo aver ricordato la figura e il ruolo di istruttore di Parolisi, la donna ha escluso l’esistenza di un giro di prostituzione: “Non sarebbe materialmente possibile, per la stanchezza e per gli orari delle attività”. Dalla trasmissione è anche emerso che è stata ascoltata la moglie di Raffaele, l’amico agente di polizia penitenziaria che Parolisi chiamò per chiedere aiuto subito dopo la scomparsa . In una intervista telefonica Raffaele ha ricostruito il colloquio con Parolisi, ricordando che inizialmente aveva capito che gli era scomparsa la figlia, perché lui esclamava: “L’hanno presa!”.
Salvatore Parolisi è e rimane persona informata sui fatti e parte offesa nel procedimento per l'omicidio della moglie Carmela Melania Rea dopo la lunga audizione di ieri nella caserma di Castello di Cisterna (Napoli) . Parolisi è entrato ieri pomeriggio intorno alle 16 nella caserma di Somma Vesuviana, accompagnato dai familiari della moglie, per firmare degli atti. Poi si è trasferito, a bordo della sua auto, a Castello di Cisterna. Ad attenderlo, il pm di Ascoli Umberto Monti che lo ha ascoltato fin verso l'una di notte, senza avvocato.
Oltre duemila persone hanno preso parte ai funerali di Melania Rea uccisa un mese fa nel Teramano. In prima fila i familiari di Melania, il papà Gennaro, la madre Vittoria, il fratello Michele. Mancava la piccola Vittoria, appena un anno e mezzo che ancora non sa della madre. Seduti nella panca a fianco il vedovo Salvatore Parolisi, i genitori Pasquale e Vittoria, un fratello e una sorella. La chiesa di Santa Maria del Pozzo è piena di fedeli, anche il piazzale antistante si è riempito già alcuni minuti prima che avesse inizio la funzione solenne officiata da don Lino Onofrio vicario del vescovo di Nola Beniamino Di Palma. Nel tempio i colleghi di Salvatore Parolisi, una delegazione di una decina di militari del 235° Rav piceno, gli amici, i familiari, gente comune.
E' stato confermato dagli inquirenti il sequestro del computer di Salvatore Parolisi, il marito di Melania Rea. Il militare resta ancora persona informata sui fatti e non indagato.
"Chi l'ha visto?" rende noto che la Procura di Ascoli Piceno vorrebbe sentire alcuni testimoni presenti tra le 14 e le 16 circa del 18 aprile sul pianoro di San Marco, nella zona delle altalene e del chiosco: una signora dai capelli biondi o castano chiari che era in compagnia di una bambina che cadeva cercando di riprendere un pallone che proveniva da alcuni ragazzi che stavano giocando; un gruppo di tre o quattro persone, tra le quali una donna dai capelli ricci con occhiali da vista. Informazioni utili potrebbero fornire anche i due ciclisti che il 18 aprile, dopo le 15:45, avevano appreso della scomparsa di Melania Rea davanti al bar ristorante "Il Cacciatore" e si interessarono alle ricerche.
Uno dei testimoni che la procura di Ascoli Piceno cercava per far luce sulle fasi della presunta scomparsa di Melania Rea dal pianoro di Colle San Marco, il 18 aprile pomeriggio, si è presentato venerdì sera ai carabinieri. E' una signora ascolana che ha detto di non aver visto nessuno dei componenti della famiglia Parolisi fra le 14 e le 15:30. Quel pomeriggio la donna era in compagnia della figlia e di una donna anziana. Si è fermata in un'area piuttosto lontana dal parco delle altalene, dove Salvatore Parolisi ha detto di aver portato a giocare la figlia Vittoria, insieme alla moglie. Le due aree sono divise da un campo di calcio, dove giocavano alcuni ragazzi. Dopo l’appello lanciato da “Chi l’ha visto?” ai testimoni cercati dalla procura, presenti tra le 14 e le 16 circa del 18 aprile sul pianoro di San Marco nella zona delle altalene e del chiosco, mancano ancora: un gruppo di tre o quattro persone, tra le quali una donna dai capelli ricci con occhiali da vista e i due ciclisti che il 18 aprile, dopo le 15:45, avevano appreso della scomparsa di Melania Rea davanti al bar ristorante "Il Cacciatore" e si interessarono alle ricerche.
Un telefonino è stato recuperato dagli inquirenti all'esterno della palazzina che ospita gli spogliatoi del campo sportivo di Villa Pigna, una frazione di Folignano, dopo la segnalazione di un uomo del posto che ha detto di aver visto quel giorno Salvatore Parolisi nell'atto di appoggiare o raccogliere qualcosa da terra. “Se il telefono che è stato trovato è quello che lui usava per telefonare alla soldatessa, con quella scheda, non doveva stare lì. Perché lui aveva riferito che lo aveva buttato ad Ascoli in un secchio della spazzatura. Lui mi ha confermato di essere stato in quel posto, perché ci andava spesso con Melania. Mi ha detto che lì aveva raccolto un fiore in memoria di Melania", ha commentato Gennaro Rea, zio di Melania ospite in studio insieme al fratello della donna uccisa, Michele. Quest’ultimo ha ricordato che Parolisi, il giorno successivo alla scomparsa della moglie, disse di essere andato alla sua caserma “ per vedere chi c’era e chi invece era assente”, spiegando che da subito lui non capì che senso avesse questa dichiarazione del cognato a lui stesso. Michele Rea ha ricordato anche le sue prime deposizioni agli inquirenti, quando li informò di un episodio di infedeltà coniugale di Parolisi risalente a due anni prima. La famiglia era informata del fatto che, nel corso di una festa, Parolisi aveva “perso la testa” per una donna che in seguito non aveva più rivisto. Dopo questa deposizione del cognato Parolisi parlò con gli inquirenti, ma senza menzionare la sua relazione con una allieva, emersa in seguito. Secondo Michele Rea questo ha fatto perdere del tempo prezioso agli inquirenti, che nei primi venti giorni hanno indagato sulle frequentazioni di Parolisi.
Il 18 aprile la famiglia Parolisi è stata vista uscire di casa intorno alle 14, ma non ci sono ancora testimoni che riferiscano di averla vista nella zona delle altalene sul pianoro di Colle San Marco. Le testimonianze a disposizione degli inquirenti collocano sul posto, a partire dalle 15:30, il solo Salvatore Parolisi con la figlia.
Intanto la Procura ha avviato i primi accertamenti per verificare se vi possano essere collegamenti fra la morte di Melania Rea e l'arresto di Laura Titta, una soldatessa del 235mo Rav Piceno sospettata di essere affiliata ad un clan camorristico che fa capo al boss Giuseppe Setola. Nella stessa caserma Parolisi presta servizio come istruttore, ma attualmente in licenza. Approfondimenti che vengono definiti dagli investigatori come ''un atto dovuto''. La giovane è stata rintracciata nella caserma di Ascoli Piceno sede del 235mo reggimento. Nella stessa caserma Laura Titta fu addestrata tra il dicembre 2009 e il marzo 2010. Nell'ordinanza di custodia cautelare che le è stata notificata ieri sono riportati vari elementi sul conto della soldatessa: il carattere aggressivo, le minacce di morte e i pestaggi agli ex fidanzati, i raptus di gelosia. Nel corso della puntata una cugina di Laura Titta ha chiamato in diretta il programma affermando che, quando hanno commentato tra loro la vicenda di Melania Rea, la soldatessa non le ha mai detto di aver conosciuto Salvatore Parolisi.
Un testimone ha raccontato agli inquirenti che martedì, il 7 giugno,Parolisi è tornato presso il campo sportivo di villa Pigna dove solitamente andava a correre. Dopo la testimonianza, la squadra mobile di Ascoli Piceno ha trovato proprio dietro lo spogliatoio del campo sportivo un cellulare all’interno di un sacchetto di plastica. Al momento restano molti dubbi sul racconto di Salvatore Parolisi, in particolare non ci sono testimoni che riferiscono di aver visto Salvatore e Melania sul pianoro di Colle San Marco nella zona delle altalene. Le testimonianze a disposizione degli inquirenti collocano Salvatore Parolisi sul pianoro di San Marco a partire dalle 15.30. Considerando che la coppia è stata vista uscire di casa intorno alle 14.00, rimarrebbe un buco di circa un’ora e mezza. Al momento non è ancora stata ritrovata l’arma del delitto.
La madre di una soldatessa ha voluto denunciare un episodio vissuto dalla figlia durante i tre mesi di ferma presso la caserma Clementi del 235mo reggimento di Ascoli Piceno. La donna ha raccontato che l’istruttore della figlia era solito mettere in guardia le ragazze con una frase inequivocabile: “testa alta, gambe chiuse”. Il padre di un’altra soldatessa, invece, ha voluto smentire le voci su presunti festini in ambienti legati al mondo della caserma di Ascoli Piceno: nei tre mesi di ferma, proprio nel periodo dell’omicidio, sua figlia non ha mai visto o sentito parlare di cose del genere.
Si è avvalsa della facoltà di non rispondere Laura Titta, la soldatessa 25enne arrestata il 14 giugno con l'accusa di favoreggiamento nei confronti di boss latitanti del clan dei casalesi. La giovane, che stava seguendo un corso di addestramento nella caserma sede del 235ø Rav di Ascoli Piceno (la stessa dove e' in servizio Salvatore Parolisi, il vedovo di Melania Rea), è comparsa davanti al gip di Santa Maria Capua Vetere Cettina Criscuolo, che avrebbe dovuto interrogarla per rogatoria; l'ordinanza di custodia cautelare era stata infatti emessa dal gip di Napoli Dario Gallo. Ma la soldatessa ha deciso di non rispondere alle domande, chiedendo invece di rendere spontanee dichiarazioni in merito alle esigenze cautelari. Laura Titta ha affermato, in particolare, che dal 2009 è nell'esercito, dove il suo lavoro è apprezzato; le incombenze militari la impegnano assiduamente: di conseguenza, non ritiene giusta la detenzione (la soldatessa è detenuta nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere). I fatti che le vengono contestati risalgono al 2008, quando il killer Emilio Di Caterino, oggi collaboratore di giustizia, era latitante. Per l'accusa Laura Titta lo avrebbe ospitato a casa sua almeno in una circostanza e gli avrebbe procurato indumenti puliti e pasti. Lo stesso ruolo sarebbe stato svolto dall'amica del cuore della soldatessa, Francesca Maisto, a sua volta arrestata. In cambio, Di Caterino sarebbe intervenuto più volte per organizzare spedizioni punitive su richiesta della soldatessa o di sua madre, Patrizia Aiello, che è a sua volta indagata. Nei prossimi giorni il legale di Laura Titta presenterà istanza di scarcerazione al Riesame. Non risultano ancora contatti tra la Dda di Napoli e la Procura di Ascoli Piceno, che indaga sull'omicidio di Melania Rea. I magistrati marchigiani intendono verificare se la soldatessa arrestata conoscesse Salvatore Parolisi, che è istruttore nella sua stessa caserma.
Nel corso dell'ultima puntata di "Chi l'ha visto?" una cugina di Laura Titta ha chiamato in diretta il programma affermando che, quando hanno commentato tra loro la vicenda di Melania Rea, la soldatessa non le ha mai detto di aver conosciuto Salvatore Parolisi.
Dopo la puntata del 15 giugno, nella quale si è parlato anche del telefonino ritrovato il 7 giugno presso il campo sportivo di villa Pigna, una frazione di Folignano (Ascoli Piceno), Salvatore Parolisi ha confermato che si tratta di un telefono di sua proprietà, utilizzato per comunicare con una donna con la quale aveva una relazione.Il vedovo di Melnia Rea ha precisato di essersene voluto disfare dopo la fine del rapporto.
Salvatore Parolisi, che finora era parte offesa nelle indagini, il 21 giugno ha ricevuto la notifica della sua iscrizione nel registro degli indagati. Vittoria Rea, madre della vittima, ha commentato la frase di Parolisi che ha detto di sentirsi “come Cristo in croce”, dicendo che il genero “si è crocefisso da solo”. Anche Gennaro Rea, padre di Melania, ha avuto parole dure per il genero. Tra gli elementi di maggiore importanza, di cui sicuramente la procura che conduce le indagini non può non aver tenuto conto, c’è il fatto che a Colle San Marco nessuno ha visto Melania e nessuno ha visto Parolisi nel tempo in cui lui dice di averla attesa.
Alcuni adolescenti che erano che a Colle San Marco il 18 aprile dalle 14:30 negano di aver visto persone e tantomeno la famiglia Parolisi nell’area delle altalene nella fascia oraria indicata da Salvatore Parolisi a “Chi l’ha visto?” il 27 aprile.
Il 18 aprile dalle 8:30-9 alle circa16:30 e oltre era presente a Colle San Marco anche alcuni ragazzi che hanno giocanto a pallone e scattato moltr foto che sono state acquisite dagli inquirenti. Sembra che nelle immagini che ritraggono la zona delle altalene non compaia alcun membro della famiglia Parolisi-Rea. I ragazzi, comunque, hanno detto a “Chi l’ha visto?” di non aver visto Melania Rea e di aver notato una figura maschile che però non è stato possibile identificare con certezza in Salvatore Parolisi. Anche una coppia di anziani ha detto di trovarsi al pianoro nell’ora cruciale e ha notato moltissimi particolari ma nulla che riguardi la presenza di Parolisi con moglie e figlia.
È oggetto di verifiche anche la circostanza che Parolisi si sia effettivamente appartato con la moglie quindici giorni prima del ritrovamento del corpo proprio nello stesso luogo, come lui ha raccontato all’amico Paciolla. La moglie di quest’ultimo e il medico di Melania Rea hanno riferito dettagli sulle condizioni di salute della donna che le avrebbero impedito di avere rapporti intimi in quel periodo.
Il 24 giugno Salvatore Parolisi, assistito dai suoi legali, è stato interrogato ad Ascoli nella sua veste di indagato per l’assassinio della moglie, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Oggi la procura di Ascoli Piceno ha disposto il sequestro della Renault "Scenic" di Parolisi. Michele Rea, il fratello di Melania, ha espresso perplessità sull’opportunità della richiesta di incidente probatorio avanzata dai legali di Parolisi e ha manifestato rabbia e delusione per la scelta del cognato di non rispondere agli inquirenti nella sua veste di indagato. Il legale della famiglia Rea, avv. Mauro Gionni, ha depositato in procura un atto in cui si sostiene che la richiesta di incidente probatorio è al momento assolutamente infondata avendo come oggetto i medesimi temi al centro degli accertamenti tecnici non ripetibili. Teresa Capone, zia di Melania Rea, ha rivolto un appello alla soldatessa che intratteneva una relazione stabile con Parolisi affinché fornisca elementi utili a comprendere la posizione dell’uomo.
I carabinieri che hanno effettuato una perquisizione a casa di Salvatore Parolisi, a Frattamaggiore (Napoli), secondo quanto riferito all'ANSA da Michele Rea, il fratello di Melania Rea, hanno portato via due valigie: una da casa di Parolisi, e un'altra da casa dei Rea. "La valigia che hanno portato via i militari da casa nostra - riferisce Michele - l'aveva portata qui Salvatore il sabato successivo al giorno del ritrovamento di Melania, il mercoledì. Dentro c'erano gli abiti di Melania. I carabinieri hanno vuotato la valigia, lasciando a noi gli abiti, e hanno portato via solo la borsa". Un'altra valigia, aggiunge Michele, è stata portata via da casa dei genitori del caporalmaggiore, "ma non so di cosa si tratta". L'automobile di Salvatore Parolisi, una "Renault Scenic", sequestrata dagli inquirenti alla fine del mese scorso e parcheggiata nella caserma di Frattamaggiore (Napoli), è stata prelevata per essere trasportata a Roma a disposizione dei Ris.
Grazie a una rogatoria internazionale, ottenuta dalla Procura di Ascoli Piceno, gli investigatori potranno consultare gli archivi telematici di Facebook in California e analizzare il contenuto di eventuali messaggi cancellati dal profilo di Salvatore Parolisi, unico indagato per l'omicidio della moglie. Intanto proseguono le analisi dei carabinieri del Ris sui reperti trovati nel corso delle indagini: gli accertamenti sull'auto del caporal maggiore dell'esercito dovrebbero essere eseguiti domani.
“La verità, mi deve dire la verità”. Lo ha ripetuto più volte in un'intervista a “Chi l'ha visto?” Vittoria Rea, la madre di Melania, facendo un appello a Salvatore Parolisi, il genero, unico indagato per l'omicidio volontario della moglie. “Mi deve dire quello che è successo”, ha aggiunto, riferendosi in modo particolare al giorno della scomparsa della figlia. Parolisi sostiene che lui e la moglie erano insieme a Colle San Marco ma nessuno li ha visti insieme lì e nemmeno Vittoria Rea lo crede. “L'ho detto anche a Salvatore e lui non mi ha risposto. Ti prego - ha insistito, rivolta al genero - me lo devi dire, per Vittoria (la figlioletta della coppia, che ha lo stesso nome della nonna, ndr), non mi fare stare con questa angoscia”.
L'agenzia di stampa riferisce che una richiesta di misura cautelare in carcere è stata emessa nei confronti di Salvatore Parolisi, marito e unico indagato per omicidio volontario aggravato di Melania Rea. La richiesta della procura di Ascoli Piceno è all'esame del gip Carlo Calvaresi. Si è appreso anche che mercoledì 13 luglio è stata depositata la perizia relativa all'autopsia effettuata sul corpo di Melania Rea dal medico legale Adriano Tagliabracci.
Salvatore Parolisi è stato arrestato per l'omicidio della moglie Melania Rea. Il gip di Ascoli Carlo Calvaresi ha accolto la richiesta della Procura, che chiedeva l'arresto del caporalmaggiore dell'Esercito. I reati contestati sono omicidio volontario pluriaggravato dal vincolo di parentela e crudeltà e vilipendio di cadavere in eventuale concorso con altri. Decisivi sarebbero stati i risultati dell'autopsia effettuata dai medici legali Adriano Tagliabracci e Sabina Canestrai, che hanno stabilito che Melania Rea è stata uccisa nello stesso lasso di tempo in cui il marito ha dichiarato che si trovava con Melania e la figlioletta a colle San Marco. "Le menzogne sulle fasi della 'scomparsa' di Melania denunciata dal marito il 18 aprile non possono spiegarsi se non con una responsabilità personale di chi le ha dette. Questo, insieme ai risultati delle analisi scientifiche coerenti col quadro investigativo, ci ha spinto a chiedere l'arresto del marito, Salvatore Parolisi". Così ha commentato l'arresto all'ANSA il procuratore capo di Ascoli, Michele Renzo.
"Pronto? C'è un corpo davanti al chiosco della pineta di Ripe". Il 20 aprile, con questa telefonata al 113, un anonimo permise di ritrovare il corpo di Carmela Melania Rea, fino ad allora cercata come persona scomparsa. Ecco la registrazione originale, diffusa per permettere l'identificazione dell'uomo, utile alle indagini:
Il Gip di Teramo, Giovanni Cirino, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Salvatore Parolisi. Il Gip ha accolto la richiesta della Procura di Teramo che ne chiedeva l'arresto per omicidio aggravato dal grado di parentela e dalla crudeltà e concorso in vilipendio di cadavere. L'ordinanza si compone di circa 200 pagine, quasi il doppio rispetto a quella del Gip di Ascoli Piceno che il 18 luglio aveva ordinato il primo arresto di Parolisi e che nella stessa ordinanza si era dichiarato incompetente per territorio in quanto l'omicidio è avvenuto in provincia di Teramo. La decisione ''era largamente prevedibile'' ha commentato all'Ansa l'avvocato Valter Biscotti, che assieme al collega Nicodemo Gentile difende Parolisi, annunciando che ''nell'interrogatorio di garanzia non risponderemo, andremo direttamente al Tribunale del riesame''. l legale ha detto di non essere ancora in possesso dell'ordinanza del Gip di Teramo: "Solo dopo avere letto l'ordinanza potrò avere un quadro piu' chiaro. Mi dicono che vi sarebbero nuovi elementi. Vedremo. Comunque, così come fatto con il Gip di Ascoli, anche in questo caso il nostro assistito non risponderà all'interrogatorio di garanzia, ma lo farà con i giudici del Tribunale del riesame dell'Aquila''.Parolisi - che si dichiara innocente - è recluso nel carcere “Castrogno” di Teramo dove e' stato trasferito il 30 luglio.
Intanto il legale della famiglia Rea, l'avv. Mauro Gionni, ha replicato ai colleghi che difendono Parolisi: “Nessun capello è stato trovato sul cadavere della povera Melania, tantomeno di donna. Sono state trovate solo cinque formazioni pilifere di colore nero, in sede di autopsia, oggi all'esame dei Ris. Un capello di colore nero, come quelli della vittima, è stato trovato sulla sua scarpa sinistra dai carabinieri di Teramo, primi intervenuti. L'unico capello di colore diverso, che non sia pelo, di cm 22, di colore castano, è stato trovato non sul cadavere ma, dopo alcuni giorni, il 23 aprile, dai Ris, sulla casetta di Ripe (a 10 cm dalla parte nord e 70 cm dalla proiezione della parete est), non nell'angolo ove è stata commessa la prima parte dell'omicidio (angolo nord-est-lato est). Reperto comunque all'esame dei Ris”. A proposito della presenza di un’auto come quella di Parolisi che per i suoi legali sarebbe visibile in una foto scattata il 18 aprile a Colle San Marco, l’avv. Gionni ha precisato: “La foto agli atti ritrae chiaramente un'automobile di colore amaranto, non una Renault Scenic, parcheggiata in luogo completamente diverso da quello indicato da Parolisi (in prossimità di una casetta sulla strada principale e non su quella delle altalene). Ciò, oltretutto, alle 15:13, in orario persino compatibile con l'omicidio”.
Gli esami condotti dai periti della difesa scagionerebbero Salvatore Parolisi e quest'ultimo, nelle dichiarazioni spontanee rese al tribunale del riesame dell'Aquila, avrebbe ricostruito tutta la vicenda, ribadendo di non avere ucciso la moglie e di avere raccontato la verita' sulla scomparsa di Melania Rea. A sostegno delle sue affermazioni, anche le conclusioni dei periti di parte, intervenuti all'udienza assieme ai difensori e al rappresentante della Procura della Repubblica di Teramo. I due periti hanno illustrato le risultanze sulle posizioni dei cellulari della coppia e sulle tracce di Dna trovate sul corpo di Melania. Riguardo a queste ultime, il genetista Emiliano Giardina, dell'Università di Tor Vergata, ha sostenuto che “il Dna rilevato su diverse parti del corpo di Melania non è del marito; riteniamo che ulteriori accertamenti sarebbero importanti per capire cosa è successo”. Questo aspetto, assieme a altri, secondo la difesa avvalorerebbe la tesi che l'assassino di Melania Rea sia un'altra persona. La difesa ha puntato molto anche sui rilievi riguardanti i cellulari, perché dalla loro posizione è possibile stabilire la presenza della coppia a Ripe di Civitella (Teramo) - dove il 20 aprile fu trovato il corpo di Melania Rea - o a Colle S.Marco (Ascoli Piceno), dove Parolisi afferma di essersi recato con la moglie il giorno della scomparsa, il 18 aprile. In quelle zone, però, i telefoni “agganciano” le celle di entrambe le località. Il perito della difesa, Roberto Cusani - ordinario di ingegneria delle telecomunicazioni alla Sapienza - ha sostenuto che “le investigazioni, dal punto vista tecnico, sono state fatte in maniera corretta, ma sono state interpretate dagli inquirenti in maniera un po' forzata perché, incrociandole con altri dati, qualcosa di probabile o di possibile e' diventato quasi certo”. Quindi, se per l'accusa il 18 aprile Salvatore Parolisi e sua moglie erano a Ripe di Civitella, per la difesa non si può escludere che si trovassero a Colle San Marco. Il tribunale del riesame dell'Aquila renderà nota domani la decisione sull'istanza di scarcerazione presentata da Salvatore Parolisi
Il tribunale del riesame dell'Aquila ha respinto l'istanza di scarcerazione di Salvatore Parolisi. Il quadro indiziario è rimasto immutato, nonostante quanto sostenuto dalla difesa. Questo il motivo che ha indotto il Tribunale del riesame dell'Aquila a respingere l'istanza dis carcerazione di Salvatore Parolisi, accusato dell'uccisione della moglie Melania Rea. Lo ha detto ai giornalisti il presidente del tribunale, Giuseppe Romano Gargarella. Il magistrato non ha aggiunto altro, limitandosi a dire che tutto è contenuto nelle motivazioni che saranno inviate alle parti. Gli avvocati di Parolisi faranno ricorso alla Corte di Cassazione contro la decisione del Tribunale del riesame dell'Aquila che ha respinto l'istanza di scarcerazione del loro assistito. L'avvocato Nicodemo Gentile ha annunciato che, assieme al collega Valter Biscotti, difende il caporalmaggiore dell'esercito. ''Prendiamo atto che giudici terzi hanno confermato l'impianto accusatorio e ritengono adeguata la custodia cautelare in carcere”, ha commentato il legale della famiglia Rea, Mauro Gionni.
legali di Salvatore Parolisi hanno depositato il ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale del Riesame dell'Aquila, che il 23 agosto ha confermato la detenzione in carcere a Teramo.
Una più accurata analisi digitale della registrazione della telefonata che fece scoprire il corpo di Melania Rea ha rivelato una seconda voce in sottofondo. Un secondo uomo sembra dire qualcosa al primo che ha chiamato il 113, "stai tranquillo Miche'". Secondo l’accusa la famiglia Parolisi si sarebbe allontanata dall'abitazione di Folignano caricando nella Renault Scenic varie cose, tra le quali una valigia trolley scura. Diversamente da quanto ha più volte dichiarato, Parolisi non si sarebbe recato a Colle San Marco ma avrebbe raggiunto subito il chiosco delle Casermette con la figlia e la moglie che lì sarebbe stata uccisa. Per la difesa invece non ci sarebbe stato il tempo necessario, Melania Rea sarebbe morta più tardi di quanto stabilisce la perizia della procura, quando Parolisi era con altre persone a Colle San Marco a cercare la moglie.
Il 19 aprile Salvatore Parolisi lasciò il gruppo dei familiari impegnati nelle ricerche e andò in caserma, perché, disse, voleva portare la figlia a distrarsi e per chiedere ai suoi colleghi militari di aiutarlo nelle ricerche, di organizzare delle battute. Alle 8:17 chiamò la sua amante, che non rispose. Si sentirono alle 11:21 per 25 minuti, poi lui gettò via il cellulare che usava sempre per chiamarla. La conversazione emerse dai tabulati, perché gli inquirenti ancora non sospettavano di lui e il suo telefono non era ancora sotto controllo. Dopo la telefonata, però, Parolisi non portò con sé i militari per le ricerche. Un suo collega, interrogato, ha detto di essersi offerto volontario e che Parolisi gli avrebbe risposto: “Non ce n'è bisogno, daremo fastidio ai cani molecolari". Nel corso della puntata sono stati trasmessi ampi stralci delle conversazioni successive di Parolisi con la sua amante (doppiata da un'attrice), nelle quali l'uomo si preoccupa di nascondere agli inquirenti la loro relazione.
"Portatemi in prigione mia figlia Vittoria è un mio diritto vederla. Pure gli psicologi con cui ho parlato mi hanno detto che le farebbe bene, parlane con i genitori di Melania". E' la richiesta di mediazione che Salvatore Parolisi ha fatto al fratello Rocco. Ma i signori Rea, che si occupano della piccola, per ora credono che la cosa migliore per la bimba sia stare lontano dal carcere. "Se vuole vederla, prima faccia richiesta al Tribunale dei minori. Capisco che la situazione è difficile - afferma dal canto suo Rocco Parolisi -, ma Salvatore ci dice di essere innocente... Sente che le manca e che ha bisogno di vederla. Noi non ci vogliamo mettere contro i Rea, adesso staremo a vedere il parere delle istituzioni". "Non so se sarà direttamente mio fratello o i suoi avvocati a fare richiesta al tribunale", conclude.
Raffaele Paciolla, l'agente di polizia penitenziaria in servizio al carcere di Ascoli Piceno ed amico di Salvatore Parolisi, e' stato ascoltato questa mattina dai pm teramani Davide Rosati e Greta Aloisi. Il confronto tra l'agente, sentito come persona informata sui fatti, e i magistrati si e' protratto per quasi quattro ore, durante le quali l'uomo ha precisato i contorni di alcune circostanze riferite dallo stesso Parolisi e che erano risultate in contraddizione con quanto invece dichiarato da Paciolla. Al centro dell'audizione, il dettaglio delle fotografie scattate al cadavere con il cellulare dall'agente penitenziario riferito da Parolisi a pochi giorni dal ritrovamento del corpo della vittima e smentito dallo stesso Paciolla. Parolisi aveva infatti mostrato di conoscere la posizione in cui il cadavere delle moglie era stato rinvenuto nei pressi del chiosco di Ripe, pur non essendo stato sul posto: alla contestazione aveva detto di aver visto le foto scattate dall'amico Paciolla. Proprio questa contraddizione era stata alla base di una discussione con l'agente di polizia penitenziaria, che aveva poi consegnato agli inquirenti il cellulare per dimostrare la non veridicità delle dichiarazioni di Parolisi.
La Procura di Teramo, che indaga sul delitto di Melania Rea, la mamma 29enne di Somma Vesuviana (Napoli), uccisa con 35 coltellate nel boschetto di Ripe di Civitella (Teramo) tra il 18 e 20 aprile scorsi, ha nominato un consulente per l'analisi dei tabulati telefonici e degli accertamenti tecnici sulle celle telefoniche. L'incarico è stato affidato all'ingegnere Oreste Andrisano, docente di Sistemi di Telecomunicazioni presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Bologna.
Salvatore Parolisi dal carcere continua a dichiararsi innocente. Nei vari interrogatori Parolisi elenca un numero di possibili sospetti: otto persone che secondo lui potrebbero avere avuto motivi per fare del male a Melania Rea. L'elenco dei possibili moventi va dalla discussione con una vicina per le lenzuola stese ad asciugare a un venditore ambulante extracomunitario incontrato una volta sulla spiaggia e poi incrociato di nuovo ad Ascoli Piceno. Nel corso della trasmissione con ricostruzioni filamte son state illustrate i possibili scenari alternativi a un coinvolgimento di Parolisi. Chi può avere ucciso Melania Rea dopo che si è allontanata mentre lui è rimasto con la bimba alle altalene? Qualcuno che aveva rancore verso di lei o il marito? Oppure un estraneo?
Martedì 19 aprile, il giorno dopo la scomparsa e quello prima del ritrovamento del corpo, quando il suo cellulare ancora non era intercettato, Parolisi ha avuto una conversazione con la sua amante, poi ricostruita dai magistrati sentendo la donna. Nella telefonata ha detto che la moglie si è allontanata volontariamente per colpa della loro relazione e che era sicuro che sarebbe tornata entro pochi giorni. Al punto che si era accordato con la famiglia Rea per tacere sulla sua relazione e sulle reazioni della moglie. Accordo smentito da Gennaro Rea, padre di Melania, ospite in studio con lo zio della donna uccisa: "Assolutamente no, lo escludo in modo categorico”. L’amante di Parolisi ha raccontato anche un episodio del 2009: “Venerdì 16 ottobre, quanto è nata Vittoria, lui sarebbe dovuto venire da me a Roma, ma mi raccontò di aver saputo della nascita della figlia per aver visto le chiamate, presumo, da parte dei familiari sul proprio cellulare fatte durante la notte e quindi doveva scendere a Napoli”. Gennaro Rea ha confermato che Parolisi non era presente alla nascita della figlia, anche se tutta la famiglia e i vicini di casa a Folignano lo avevano cercato per tutta la notte. Sempre nella conversazione del 19 aprile Parolisi avvertì l'amante che si sarebbe sbarazzato del cellulare, che usava solo per chiamare lei, perché temeva una pequisizione della sua auto da parte dei carabinieri: “Perché pensava a questo? La moglie era solo scomparsa….”, ha commentato lo zio di Melania.
Teramo, 4/10/2011 - La salma di Melania Rea non sarà riesumata per eseguire un'altra autopsia. Lo ha deciso il gip del tribunale di Teramo, Giovanni de Rensis, che ha respinto la richiesta di incidente probatorio avanzata dai legali di Salvatore Parolisi. I legali della difesa chiedevano che attraverso un altro esame autoptico si potesse stabilire con esattezza la data e l'ora della morte della donna: in particolare contestavano i risultati della consulenza del perito del pubblico ministero, il professor Adriano Tagliabracci, che aveva preso a riferimento il tempo di assimilazione della caffeina presente nello stomaco della vittima. Secondo il gip il quantitativo di succo gastrico analizzato e le modalità di analisi del perito sono stati sufficienti per indicare gli elementi oggi in possesso della Procura. Secondo questi la morte di Melania Rea risalirebbe a un periodo compreso tra le 13:30 e le 14:30 del 18 aprile, ora in cui Parolisi non è riuscito a dimostrare finora con certezza che si trovasse sul pianoro di Colle San Marco assieme a moglie e figlia, come ha dichiarato.
Intanto gli investigatori teramani che indagano sul delitto di Melania Rea hanno smentito il ritrovamento di abiti nei pressi del luogo dove e' stata uccisa la donna. Sia i pubblici ministeri che il comando del reparto dei carabinieri che svolge attività investigativa hanno escluso che capi di abbigliamento siano stati rinvenuti nella zona e che siano stati inviati ai Ris di Roma. Il particolare era stato riferito dal sito internet della rivista "Oggi".
Dopo quasi sei ore di camera di consiglio la Corte di Cassazione ha confermato l'ordinanza di custodia cautelare del tribunale del Riesame dell'Aquila emessa nei confronti di Salvatore Parolisi, accusato di aver ucciso sua moglie Melania Rea. La Prima Sezione penale della Cassazione ha rigettato il ricorso avanzato dalla difesa di Salvatore Parolisi, i legali Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, con condanna anche alle spese processuali. In questo modo la Corte di Cassazione ha confermato l'ordinanza del Riesame dell'Aquila emessa lo scorso 22 agosto, che aveva respinto l'istanza di scarcerazione avanzata dalla difesa nei confronti di Parolisi contro l'ordinanza emessa dal Gip di Teramo che ha accolto la richiesta di arresto.
Vittoria, la figlia del caporal maggiore Salvatore Parolisi, accusato di avere ucciso la moglie Melania, resta per il momento in affido provvisorio ai nonni materni. Lo ha deciso il Tribunale dei minorenni di Napoli.
La nonna ed il nonno materni sono stati nominati tutore e protutore della figlia di due anni dei coniugi Salvatore Parolisi e Melania Rea, il primo detenuto per l'omicidio della moglie. Lo ha stabilito il giudice tutelare di Nola (Napoli). La bimba, dunque, resta affidata ai nonni materni, ma i nonni e una zia paterna potranno periodicamente vederla.
La procura di Teramo ha chiesto il rito immediato per Salvatore Parolisi. Il provvedimento firmato dal capo dell'ufficio Gabriele Ferretti e dai sostituti Greta Aloisi e Davide Rosati e' stato consegnato al Gip Giovanni De Renzis che approvera' o meno la richiesta entro 5 giorni. Salvatore Parolisi, secondo la procura, va processato per l'omicidio volontario della moglie Melania Rea, un reato aggravato dalla crudeltà, dal rapporto familiare, dalla minorata difesa della vittima, oltre che per occultamento di cadavere.
Il Gip del tribunale di Teramo, Giovanni de Rensis, ha accolto la richiesta di giudizio immediato di Salvatore Parolisi, presentata dal pool di magistrati che indaga sul delitto della moglie Melania Rea. Lo stesso gip ha fissato al prossimo 27 febbraio l'udienza dinanzi alla Corte d'Assise di Teramo per il processo. Parolisi, unico indagato e detenuto nel carcere di Teramo, risponderà di omicidio volontario pluriaggravato e vilipendio di cadavere.
Tra le parti civili che nell'udienza del 12 marzo prossimo dinanzi al gip del tribunale di Teramo si costituiranno nel procedimento contro Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore accusato di aver ucciso la moglie Melania Rea, ci sarà anche la piccola Vittoria, figlia della coppia. Lo ha anticipato il legale della famiglia Rea. La costituzione di parte civile sarà possibile perché il gip Marina Tommolini, nella stessa ordinanza che fissa il giudizio, ha contestualmente nominato la nonna materna Vittoria Garofalo, curatrice speciale della piccola rimasta orfana della madre. E' dalla nonna che arriverà il mandato al legale per indicare come parte civile anche la piccola. Uguale riconoscimento chiederanno, i genitori di Melania, Vittoria e Gennaro Rea, il fratello Michele e lo zio Gennaro.
Il gup di Teramo Marina Tommolini ha ammesso il rito abbreviato per Salvatore Parolisi, accusato dell'omicidio della moglie Melania Rea, accogliendo la richiesta della difesa. Il magistrato ha inoltre fissato al 30 marzo l'udienza per il conferimento degli incarichi ai periti Gianluca Bruno (medico legale) e Sara Gino (genetista), entrambi di Torino. Lo svolgimento di una nuova perizia era la condizione alla quale era subordinata la richiesta del giudizio abbreviato.
Nel primo anniversario della morte di Melania Rea i familiari organizzano una fiaccolata in sua memoria, intitolata “18 aprile… per non dimenticare…”. L’appuntamento è per le ore 19 in Piazza Vittorio Emanuele III, dove è prevista una messa nella chiesa di S. Giorgio martire. Alle 20 verranno distribuite ai partecipanti le candele per il corteo, che partirà alle 20:30 e attraverserà le vie cittadine per tornare nella piazza, dove sarà proiettato un video con immagini di Melania.
La Corte d'appello di Napoli ha sospeso la potestà genitoriale a Salvatore Parolisi fino alla sentenza del processo con rito abbreviato in cui il caporalmaggiore dell'esercito sarà giudicato per l'omicidio della moglie. I giudici hanno dunque accolto il ricorso presentato dalla procura minorile contro l'ordinanza con cui, il 2 dicembre 2011, il tribunale minorile aveva stabilito che non sussistessero i motivi per la sospensione.
Il caporal maggiore dell'esercito Salvatore Parolisi è stato condannato dal Gup di Teramo Marina Tommolini all'ergastolo per aver ucciso la moglie Melania Rea con 35 coltellate il 18 aprile del 2011. A Parolisi sono state comminate tutte le sanzioni accessorie, dall'interdizione perpetua dai pubblici uffici alla perdita della patria potestà genitoriale. "La famiglia Rea è soddisfatta perché Melania ha avuto giustizia ma il nostro cuore è straziato. Non ci sono vincitori perché ad essere stato condannato è stato il marito di mia sorella e il padre della piccola Vittoria", ha dichiarato Michele Rea.
Video - Nella puntata del 25 settembre 2013 |
[Video - Il filmato nella puntata del 2 ottobre 2013] |
[Video - Nella puntata dell'8 gennaio 2014] |
Venti anni di reclusione sono stati inflitti a Salvatore Parolisi per l'omicidio della moglie Melania Rea dalla Corte d'Assise d'Appello di Perugia, che ha ricalcolato la pena dopo che la sentenza della Cassazione ha escluso l'aggravante della crudeltà. A Parolisi già condannato a 30 anni con rito abbreviato, i giudici non concesso le attenuanti.
Salvatore Parolisi: “Spero che il magistrato di sorveglianza dopo questa intervista ritorni sui suoi passi e annulli tutti i suoi permessi”. Il post di Gennaro Rea, zio di Melania. “Si è presentato come un arrogante, parlando della donna in genere come un qualcosa da usare a suo piacimento e poi buttare via. Ha continuato a dire bugie anche stasera come è suo costume. Io invece al contrario della Sciarelli sono, per questi delitti, per una fine di pena mai, cioè lasciarli in carcere a riflettere su quello che hanno combinato. Mi fermo qui, sono rimasto disgustato da un personaggio (non riesco neanche a pronunciare il suo cognome) che ha di nuovo uccisa Melania con il suo atteggiamento, anche se avrei tante altre cose da dire su di lui, io i suoi processi li ho seguiti tutti e posso dire che è lui il colpevole dell’omicidio di Melania. Lui respira ancora, Melania no. Gli ha negato di assaporare l’amore di una mamma per sua figlia, gli ha negato di vivere”.
Salvatore Parolisi: Il tribunale di sorveglianza ha revocato i 15 permessi che erano stati concessi fino a ottobre all’ex militare detenuto dal 2011, condannato in via definitiva per l'omicidio della moglie Melania Rea.