Edizione:1996/1997
Data pubblicazione:08/10/1996
Milena Bianchi, studentessa ventunenne di Bassano del Grappa, è scomparsa il 23 novembre 1995 a Nabeul, una cittadina della costa tunisina. Era ospite di un'amica, Elisa Viotto, e dei suoi genitori. Ivo Viotto, il padre di Elisa, è un imprenditore tessile titolare di alcuni laboratori a Nabeul. Milena Bianchi è uscita di casa verso le ore sedici del 23 novembre per raggiungere, in bicicletta l'abitazione del suo ragazzo. Questi ha successivamente dichiarato di non trovarsi in casa quel pomeriggio e, quindi, di non averla incontrata. Milena potrebbe essersi diretta quindi verso il centro in cerca dei suoi amici. È scomparsa durante il tragitto oppure, come sospettano i genitori di Milena, è stata aggredita nell'androne di casa mentre tirava fuori la bicicletta, ritrovata in seguito senza lucchetto? Gli investigatori attribuiscono scarso valore alle ipotesi del sequestro per estorsione o per stupro. Pochi giorni prima ignoti avevano dato alle fiamme l'automobile di Ivo Viotto: Milena è stata forse rapita per errore? Era Elisa Viotto il vero obiettivo dei rapitori? Si tratta di una vendetta? Chi in pieno giorno poteva avvicinare Milena se non qualcuno che lei conosceva e di cui si fidava? Il 23 settembre 1996 i genitori ed il Comitato Milena Bianchi hanno tenuto una manifestazione davanti all'ambasciata tunisina a Roma per chiedere notizie sulle indagini. In mancanza di una risposta dell'ambasciatore la madre di Milena si è incatenata davanti all'edificio, ed ha trascorso all'aperto l'intera notte. Il giorno dopo, è stata ricevuta insieme al sottosegretario italiano agli Esteri, sen. Rino Serri, ed è stata informata su una nuova pista. Secondo gli inquirenti tunisini, Milena sarebbe viva e si troverebbe fuori dalla Tunisia, in un altro paese dell'area.
Il 28 marzo, sepolti sotto mezzo metro di terra nel letto di un fiume asciutto a due chilometri da Nabeul, in Tunisia, sono stati ritrovati i resti del corpo di Milena. A indicare il luogo è stato Mounir Taid Ben Salem, il giovane che ne ha confessato l’omicidio. Secondo le autopsie svolte in Tunisia e in Italia, Milena sarebbe morta per asfissia, non per strangolamento. Non è possibile stabilire se sia deceduta la stessa sera del rapimento. Mounir ha raccontato che, attirata in casa con un inganno, Milena avrebbe rifiutato le sue proposte sentimentali e lui, accecato dall’ ira, l’avrebbe spinta contro il muro facendole perdere i sensi. Spaventato, l’avrebbe quindi soffocata. Questo, secondo il suo racconto, sarebbe accaduto il pomeriggio del 23 novembre 1995. Ci si chiede perché nessuno abbia mai verificato la posizione di Mounir: Milena ne aveva descritto sul diario l’ insistenza del corteggiamento, e la sua casa si trova a cento metri da quella in cui la ragazza era ospite. Gravi le accuse dell’avvocato Nino Marazzita, legale dei Bianchi: "Non è possibile che Mounir, esile com’è, abbia agito da solo, deve avere avuto dei complici: ma a questo punto l’ ipotesi di un omicidio passionale con complici non è più credibile. E non dimentichiamo che in Tunisia vige un regime poliziesco".
Mounir Salem ritratta. Il giovane dice di esser stato costretto a confessare l'omicidio dopo le minacce di due uomini, un bianco ed un africano, che si sarebbero presentati a lui accompagnati da una donna. I genitori di Milena dichiarano di non essere sicuri che il corpo giunto in Italia sia quello di Milena. Il 6 ottobre arrivano a Tunisi dove incontrano la madre di Mounir. Le due famiglie vogliono andare fino in fondo a questa vicenda. La verità ufficiale comincia a registrare dei cedimenti. I genitori di Milena - ospiti di "Chi l'ha visto?" il 14 ottobre, assieme al loro legale Nino Marazzita - si oppongono alla chiusura dell'inchiesta, contestano l'istruttoria e formalizzano la richiesta di appello. "Chi l'ha visto" ha registrato l'opinione dei genitori di Mounir e la testimonianza di un loro vicino di casa da cui emergono molti interrogativi. Secondo l'avvocato Marazzita la "confessione" del giovane tunisino non coincide con gli esami autoptici fatti sul corpo di Milena. L'autoaccusa, dice, "andava verificata", così come andava accertata la seconda versione fornita dal giovane
I giudici della Corte d'Assise di Tunisi hanno condannato Mounir Taieb Ben Salem a 20 anni di reclusione per l'omicidio di Milena Bianchi. L'accusa aveva chiesto la condanna a morte, tramutata in ergastolo, per sequestro di persona, omicidio premeditato e occultamento di cadavere. La parte civile, invece, aveva chiesto un supplemento d'indagini "in quanto le accuse non sono credibili". La famiglia di Milena Bianchi ha pertanto deciso di ricorrere in appello, ritenendo il giovane condannato solo un capro espiatorio.