Edizione:2003/2004
Data pubblicazione:19/12/2003
Il 9 dicembre scorso Claudio Taglialatela, ventiduenne universitario, è stato ucciso a Napoli, in via Seggio del Popolo, nei pressi della centralissima via Duomo. Il giovane stava aspettando in macchina un amico. Quest'ultimo ha riferito che Cluadio Taglialatela lo aveva chiamato dicendogli di scendere in fretta, perché c'erano delle brutte facce proprio lì intorno. Quando l'amico è sceso non ha visto l'auto e ha notato una certa confusione in fondo alla strada, su corso Umberto: l'auto di Taglialatela era andata contro un semaforo e lui era riverso sul sedile anteriore. Quando lo hanno soccorso hanno pensato ad un incidente, poi si sono accorti che un proiettile gli aveva perforato il torace.
Il padre Giuseppe, ha detto: "Non contavamo di avere vicine le istituzioni in questo immane dolore. Bastava anche un semplice telegramma. Non volevamo testimonianze di solidarietà del momento, vogliamo solo che lo Stato sia capace di garantire a tutti una vita normale e tranquilla, all'ombra della giustizia e della legalità. Facciamo in modo che eventi simili non debbano più accadere. Facciamo in modo che Napoli, oltre a essere bella esternamente, sia più vivibile. Facciamo in modo che si possano recuperare i valori della vita e della morte. Facciamo in modo che, come già è successo con Gigi e Paolo nell'agosto del 2000, non vada tutto nel dimenticatoio, passato il terribile momento. Il terrore, lo sgomento e la paura che abbiamo letto negli occhi dei tanti ragazzi che sono accorsi attorno a Caludio ci preoccupano e ci rendono ancora più tristi. Vogliamo esprimere infine un solo ringraziamento ai Carabinieri e a tutte le forze dell'ordine che tenacemente si stanno battendo".
Il presidente della Provincia di Napoli, Amato Lamberti, docente universitario e direttore dell'osservatorio sulla Camorra e sul crimine organizzato, ha commentato: "Questi sono sicuramente giovani. Diciamo manovalanza della Camorra, perché chi gira armato è sicuramente un criminale di professione che magari esercita abitualmente rapine o altri tipi di attività, tipo quelle estorsive. Purtroppo in città ce ne sono tanti di giovani di questo tipo, come ci sono anche giovani che non sono ancora entrati nell'orbita della Camorra ma sono ai margini, senza cultura, violenti, che pensano di poter raggiungere dei risultati attraverso l'esercizio della violenza, anche la più efferata. La loro reazione è sempre spropositata rispetto all'obiettivo, perché se uno pensa al fatto che una persona ammazza e quindi corre il rischio di prendersi trent'anni di galera per un telefonino o per un'automobile, capisce che ci troviamo di fronte a persone che sono delinquenti dentro e che vedono la vita come una lotta, una specie di giungla dove vince il più forte, il più violento, quello più armato, ma che non hanno nessuna capacità di razionalizzare anche le cose che fanno. E' questo il problema vero, perché sono i soggetti più pericolosi e incontrarli in città può significare non tornare più a casa".
L'avvocato Alfredo Avella, padre di Paolo Avella, morto il 5 aprile di quest'anno per difendere il suo motorino, ha aggiunto: "Io mi collego anche a quello che diceva il presidente. Questa professionalità di questi criminali, che io chiamo spavalderia, arroganza, a mio modesto avviso viene fuori anche da questo eccessivo garantismo che c'è in tutto l'apparato normativo. Questo garantismo sfrenato che quasi ci fa pensare che lo Stato voglia tutelare, voglia aiutare questi delinquenti dimenticando l'altra componente di questa situazione che sono le vittime. Le vittime sono dimenticate. Vuol dire che, purtroppo, dovremo salutarci come già feci qualche mese fa in una precedente intervista dicendo arrivederci alla prossima vittima innocente".
A Napoli è in atto da alcuni mesi un'operazione chiamata 'Alto Impatto'. Marco De Marco, direttore de "Il Corriere del Mezzogiorno" ha spiegato di cosa si tratta: "Nell'estate scorsa il ministro Pisanu, sorprendendo un po' tutti, decise di inviare a Napoli e in Campania 1500 uomini: Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia. Mille e cinquecento uomini dei reparti speciali. Li mandò a Napoli e a Caserta per controllare il territorio. L'idea interessante è stata quella di mandare i reparti speciali, perché erano uomini pronti ad intervenire e quindi si accelerava di molto ogni intervento. La città, Napoli in particolare, è stata sottoposta ad un controllo a tappeto. Ognuno di noi vedeva, quando camminava per la città, queste macchine dei Carabinieri, della Polizia e della Guardia di Finanza con le Teste di Cuoio. Tutti ci siamo sentiti molto più tranquilli. Dopo l'estate, il ministro Pisanu ha dovuto ritirare una parte di queste forze e ne ha lasciati cinquecento. La scena è un po' cambiata ovviamente, i controlli sono meno a tappeto. E' rimasto ancora un segnale positivo, ora dobbiamo decidere se si va avanti. Se invece i cinquecento dovessero diventare duecentocinquanta, i controlli ancora più rari, per Napoli si perderebbe un'occasione storica".