Edizione:1996/1997
Data pubblicazione:04/03/1997
A Mestre, in via Filiasi, alle tre del mattino di martedì 25 febbraio, alcuni giovani notano una Mercedes parcheggiata con il bagagliaio aperto, dal quale sporge uno scatolone per televisori. Si avvicinano e, dentro lo scatolone, trovano il cadavere di un uomo. Si tratta di Fabio Magliacane, trentunenne genovese, ucciso con un colpo di pistola al cuore. Ricostruendo la traiettoria del proiettile è emerso che Fabio, al momento in cui è stato ucciso, era seduto, mentre il suo assassino doveva essere in piedi davanti a lui. Fabio è corriere della ditta "Mondo prezioso", che vende gioielli per corrispondenza. Inoltre, era agente immobiliare. Ricostruiamo le ultime ore di Fabio. E' lunedì 24 febbraio. Alle 4:30 del mattino esce di casa, a Genova, prende un caffè al bar e parte a bordo della sua Mercedes 190 grigia. Alle 7 fa una sosta all'area di servizio Scaligera, nei pressi di Verona. Nell'area di servizio, vicino all'uscita San Bonifacio, Fabio sarebbe stato filmato dalla telecamera interna mentre parla con una donna. Se così fosse, chi potrebbe essere? Una compagna di viaggio, o un incontro casuale? Sono le 8 quando esce dall'autostrada Serenissima al casello di Villabona e imbocca la statale Romea. Un'ora dopo, a Chioggia, consegna i primi gioielli ad alcuni clienti. Poi parte alla volta di Mestrino e di Noventa Padovana, dove è atteso da altri clienti. Risale alle 15:30 l'ultima segnalazione: Fabio incontra ancora un cliente a Padova. Da qui si perde ogni traccia: è partito subito per Mestre o aveva un altro appuntamento in quella zona? E' certo, però, che alle 17:30 di quel giorno Fabio fosse già morto, perché a quell'ora la sua Mercedes è stata notata in via Filiasi con il bagagliaio aperto.Visto che l'auto con il cadavere di Fabio è stata trovata a Mestre vicino allo svincolo autostradale, è facile pensare che il giovane sia stato ucciso altrove e poi portato in quel luogo via autostrada. Appare però poco probabile che il suo assassino lo abbia trasportato nel bagagliaio aperto della Mercedes in pieno giorno lungo la Serenissima: è plausibile, invece, che chi ha guidato la Mercedes fino a Mestre fosse seguito da un complice presumibilmente a bordo di un furgoncino in cui era nascosto il corpo. Inoltre, un uomo solo difficilmente avrebbe potuto trasportare il cadavere nello scatolone. Non è stata ritrovata la borsa con i gioielli, né il denaro già incassato. Alle ore 18 del 25 febbraio, quando Fabio era probabilmente già stato ucciso, una telefonata è partita dal suo cellulare: qualcuno ha chiamato un bar di Genova. Si tratta, però, di una telefonata muta durata solo diciassette secondi.
Abbiamo analizzato i filmati delle telecamere dell' area di servizio Scaligera. Ne è emerso che il ragazzo ripreso insieme con una donna non è Fabio come, in un primo momento, si era pensato. A rivelarlo è il giaccone che quest' uomo indossa: alcuni particolari mostrano che non è quello di Fabio. Tuttavia, nella tasca dei jeans di quest' ultimo è stato trovato uno scontrino di quell 'autogrill emesso alle 7 del mattino di quel 24 febbraio, ed è quindi certo che Fabio ci si sia fermato.
Il capo della Squadra mobile della questura di Venezia, Giuseppe Mauceri, lancia un appello. Sullo scatolone è stata trovata un' etichetta che riporta un codice a barre. Le ricerche svolte presso il centro di distribuzione "Mivar" di Padova non hanno consentito di stabilire la provenienza dello scatolone, ma chiunque riconoscesse questo codice come proprio è pregato di rivolgersi alla Squadra mobile veneziana. Sullo scatolone, inoltre, è riportato un numero scritto con un pennarello: "884", le ultime cifre del codice a barre, che solo il rivenditore può avere apposto. Mauceri, in accordo con la magistratura, garantisce la tutela delle fonti e l' anonimato delle testimonianze.
Dall' Agenzia ANSA del 9 settembre 1998: "Santi Timpani, 26 anni, ex-collaboratore di giustizia di Milazzo (Messina), ha confessato l'omicidio di Fabio Magliacane. (...) Per qualche tempo residente a Padova, Timpani era stato catturato il 13 giugno '97 a Milazzo (...) perchè sospettato dell'uccisione del corriere di preziosi. Nell'agenda di Magliacane gli investigatori avevano trovato l'annotazione di un appuntamento tra il rappresentante e Timpani nel giorno in cui avvenne il delitto. Il "pentito", interrogato dagli inquirenti, aveva sostenuto, invece, di avere atteso invano l'arrivo del commerciante genovese."
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Venezia con la collaborazione del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Padova e coordinate dal sostituto procuratore dr. Carmelo Ruperto, erano partite da più di un elemento: il proiettile mortale; una telefonata fatta intorno alle 18 del giorno del delitto dal cellulare di Magliacane (che si scoprirà in seguito essere un depistaggio dello stesso Timpani); l'elenco dei clienti e il nome dell'acquirente cui la vittima doveva consegnare, tra le 15 e le 15,30, un lotto di gioielli. Questo nome, Carmelo Sottile, altri non era che Santi Timpani, che aveva ordinato a 'Mondo Prezioso' merce per il valore di 700.000 lire, ma che aveva dichiarato di non aver avuto la consegna. Timpani, oltre ad essere un ex- collaboratore di giustizia, aveva già confessato altri omicidi e aveva già una volta occultato un cadavere in uno scatolone. Quando, nel canale scaricatore di Padova, era stata ritrovata una carabina calibro 22 Jager, le perizie avevano rivelato una compatibilità specifica sia con l'arma del delitto, sia con quella usata per un'estorsione ai danni di un imprenditore trevigiano e attribuita proprio a Timpani. Attraverso la ricostruzione dei passaggi di mano dell'arma la polizia era riescita a restringere la rosa degli indagati a tre persone che vengono arrestate. Il 31 agosto '98 il colpo di scena, uno dei tre, Santi Timpani ha chiesto di avere un colloquio con il dr. Ruperto della Procura di Padova, che ha raccolto l'agghiacciante confessione, insieme con il dr. Vittorio Rizzi, capo della Squadra Mobile di Venezia, che ha raccontato a "Chi l'ha visto?" come si sono svolti i fatti quel 24 febbraio '97. Timpani ha dichiarato di aver premeditato questa rapina guardando le aste televisive. Quindi ha dato appuntamento a Magliacane ricevendolo nel salotto di casa sua. Dopo aver visionato i gioielli, è andato in un'altra stanza, dicendo di dover prendere il denaro per pagare. Quando è tornato ha ucciso Fabio Magliacane sparandogli un colpo al cuore con la carabina che Goldin gli aveva consegnato intorno a mezzogiorno. A questo punto ha messo il cadavere nello scatolone, e questo nel bagagliaio della Mercedes della vittima, lasciando il cofano aperto perché non si poteva chiudere. Poi, seguito dalla sua convivente con un'altra auto, ha guidato personalmente la Mercedes fino a Mestre, in via Filiasi, dove è arrivato tra le 18 e le 18,30.
Dopo l'omicidio, Timpani e Goldin si sono liberati della carabina gettandola nel canale. Anche la donna che conviveva con Timpani ha confermato la versione dei fatti per la parte che l'ha vista coinvolta. L'assassinio e la rapina di Fabio Magliacane fruttano a Timpani circa 7/8 milioni di lire, con una parte dei quali si comprerà, il giorno dopo, una Alfa 33 station wagon usata.