Edizione:1996/1997
Data pubblicazione:13/05/1997,05/11/1996
La mattina del 19 maggio 1996 Fabio Rapalli esce dalla sua casa a Montù Beccaria per andare al mercato di Castel San Giovanni (Piacenza). All'ora di pranzo il fratello non lo vede rientrare e si mette alla sua ricerca: scopre che Fabio Rapalli è stato visto al mercato verso le 8:30. Un amico lo ha notato anche verso le 10:15 dirigersi in moto verso Castel San Giovanni. Il giovedì precedente Fabio era andato al mercato e non aveva fatto ritorno: era rientrato la sera esausto, raccontando di un viaggio in moto fino a Genova e Parma. Il 7 settembre del '96 viene ritrovato un cadavere mummificato in un dirupo nei pressi di Pontremoli, in provincia di Massa Carrara, a metà strada tra Genova e Parma. Si tratta del corpo di Fabio. Il magistrato inquirente sospetta un omicidio e riapre il caso. La morte risalirebbe ai primi di luglio, ma il ragazzo indossa gli stessi vestiti che indossava il 19 maggio. Perché non si è mai cambiato gli indumenti, e che cosa ha fatto in tutto quel tempo? La sua moto viene ritrovata il 2 novembre poco distante da dov'era il corpo. Ed è un mistero: nei giorni successivi il ritrovamento del cadavere, la zona era stata battuta senza che fosse trovata traccia della moto.
Dopo la puntata del 14 marzo 2000, gli inquirenti hanno raccolto una serie di notizie e testimonianze ed effettuato nuove perquisizioni. Hanno così scoperto che Fabio Rapalli e Roberto Bossi si conoscevano, circostanza ignorata dai loro stessi familiari, e che frequentavano un gruppo dedito al satanismo. A capo di questo gruppo risulterebbero persone di una certo livello culturale, che riuscirebbero a incutere rispetto e paura agli altri seguaci, specialmente i più giovani.
Fabio Rapalli avrebbe cominciato a frequentare la setta di cui già faceva parte a tutti gli effetti Roberto Bossi, ma per diventare un vero adepto avrebbe dovuto superare una prova. E' in questa occasione che potrebbe aver trovato la morte. Non è chiaro se Bossi abbia assistito o meno alla morte di Rapalli. I genitori hanno raccontato di uno strano comportamento nei giorni precedenti il suicidio, come un esaurimento nervoso, e una frequenza ossessiva della chiesa, come se provasse un forte rimorso.
Le indagini hanno condotto alla scoperta di una chiesa sconsacrata risalente al 1500, dove verrebbero praticati riti satanici. Si tratta della chiesa di "Camposanto Vecchia", conosciuta come "chiesa degli appestati", che si trova in una località isolata nei pressi di Piacenza. All'interno sono stati trovati numerosi oggetti, scritte e tracce dei riti. Un locale murato, contenente numerosi scheletri umani di vittime della peste del seicento, è stato recentemente profanato da qualcuno che ha sfondato la parete di mattoni che lo chiudeva ermeticamente.
Quando i carabinieri sono entrati nella cripta hanno trovato un libro aperto sull'altare che si trova di fronte al locale delle ossa. Si trattava de "I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni, forse adoperato per celebrare una messa nera. Tra le pagine strappate, una era bruciata per metà nel punto dove era scritta questa frase: "A Don Rodrigo veniva in mente di chiedere l'aiuto di un tale, le cui mani arrivano spesso dove non arrivava la vista degli altri. Un uomo o un diavolo, per cui la difficoltà delle imprese era spesso uno stimolo a prenderle sopra di sé".
Il sostituto procuratore, dottor Bufo, ha rinnovato il suo precedente appello: "Purtroppo abbiamo incontrato persone che non ci hanno detto tutta la verità, che a un certo punto si sono fermate, forse spaventate. Io invito tutte queste persone, e anche tutte le altre che possono aver saputo qualcosa o partecipato a questi fatti, a uscire allo scoperto, a dire quello che sanno, perché ormai una pista è tracciata e sarà percorsa fino in fondo: la pista del concorso in omicidio volontario".
Nel 1998, a poche centinaia di metri dal luogo dove era stato trovato il corpo di Fabio Rapalli, è stato rinvenuto il cadavere di un altro giovane identificato come Roberto Bossi. Il giovane, anche lui trentenne, era morto ingerendo della soda caustica. Il luogo del rinvenimento e l'età non sono gli unici elementi comuni ai due casi. Rapalli e Bossi sono spariti dallo stesso luogo, Castel San Giovanni (Piacenza), ed entrambi potrebbero aver frequentato ambienti esoterici collegati a qualche setta.
Il giorno prima della scomparsa Fabio Rapalli aveva parlato con il parroco di Montù e gli aveva posto una domanda sull'esistenza del diavolo. In sede di interrogatorio la sorella di Roberto Bossi aveva riferito di aver letto la frase 'il diavolo esiste' in uno scritto del fratello.
Per la morte di Fabio Rapalli nel 1996 è stato aperto un procedimento per suicidio, ma gli elementi acquisiti hanno fatto escludere quasi subito questa ipotesi, facendo aprire un nuovo procedimento contro ignoti per omicidio o istigazione al suicidio. L'ipotesi formulata è che Rapalli non fosse arrivato da solo in quel bosco e che, dopo la sua morte, qualcuno abbia fatto sparire i suoi documenti e la sua motocicletta. Sotto l'albero dove è stato trovato il cadavere, oltre al cappio, che secondo alcune testimonianze Rapalli non sarebbe stato in grado di annodare, c'erano due candele, due accendini, e un coltello conficcato nel terreno.
Un investigatore privato, Luca Venturini, che dal 1997 sta indagando sul caso, ha scoperto altri elementi che avvalorerebbero l'ipotesi che il giovane fosse in contatto con adepti di una setta satanica. Secondo Venturini il giorno della scomparsa potrebbe essersi consumato un vero e proprio rito iniziatico esoterico nel corso del quale, per un incidente o per una precisa volontà omicida, Rapalli sarebbe rimasto impiccato.
Il Sostituto Procuratore, dottor Bufo, nel corso della puntata del 14 marzo, nel collegamento in diretta da Pontremoli (Massa), ha lanciato un appello a chiunque sia in grado di fornire elementi utili alle indagini: "Ho accettato volentieri questo invito proprio per rivolgere un appello alle persone che hanno assistito o che hanno prodotto in qualche modo la morte di Fabio Rapalli. Tra quelle persone io credo, crediamo noi che stiamo lavorando a questo caso, che ci possa essere stato anche Roberto Bossi ... e potrebbe aver agito forse oppresso dal rimorso, incapace di dare a questo suo rimorso un altro sbocco meno irreversibile. Per cui io rivolgo un appello a chi sa. Chi sa si faccia avanti e se queste persone intendono farsi avanti, anche se hanno partecipato ad un reato gravissimo perché, come ho detto, il procedimento è aperto come omicidio e per istigazione al suicidio, se però hanno intenzione di farsi avanti ovviamente saranno trattati secondo legge e in modo favorevole se diranno cose importanti per la soluzione di questo caso."