Edizione:2003/2004
Data pubblicazione:19/01/2004
Il 6 gennaio scorso un gruppo di subacquei del circolo Aliseo di Ivrea, ha ritrovato sul fondale del vicino lago Sirio un sacco della spazzatura annodato che conteneva delle ossa umane. La scoperta ha riportato al vaglio degli inquirenti i casi due persone scomparse nella zona molti anni prima: uno studente universitario di 21 anni, Paolo Gillio, e un manovale di 55 anni, Enrico Sabino.
Il 2 dicembre del 1986 verso le ore 13 Paolo Gillio era uscito dalla casa dei suoi genitori, in località Cascinette di Ivrea, a bordo della sua Fiat Uno bianca. Ai genitori aveva detto che andava a studiare. Intorno alle 7 del mattino era stata ritrovata la sua auto, chiusa, nei pressi del lago Cascinette, vicino al lago Sirio. Dentro c'era un borsone con i libri dell'università. Poco prima di sparire Gillio aveva disdetto l'appartamento che utilizzava a Torino. La cugina Giuliana ha raccontato: "Il primo impatto è stato quello di cercarlo nel lago di Cascinette, dove aveva lasciato la macchina. Sono venuti i sommozzatori ed è stata fatta una ricerca nella zona. Non abbiamo mai creduto che Paolo si fosse buttato nel lago. Sono arrivate le testimonianze di una signora che ci ha portato razionalmente a credere che Paolo è andato via". Paolo Gillio era stato infatti riconosciuto da una vicina, che riferì di averlo incrociato alla stazione ferroviaria di Ivrea. Ma per oltre diciassette anni nessuno ha fornito indicazioni utili per confermare la sua esistenza in vita. Quattro anni dopo, il 10 aprile del 1991, nel circondario di Ivrea, nei pressi della Dora Baltea, fu rinvenuta la Mini Minor di Enrico Sabino, abbandonata in località Tavagnasco, vicino all'autostrada Torino-Aosta. La macchina era aperta, gli occhiali sul cruscotto. Emigrato dal salernitano negli anni '50, Enrico Sabino viveva ad Alice Superiore con la moglie e il socio. La sua vita era stata segnata da un terribile dramma: il suo unico figlio era morto in un incidente stradale un anno e tre mesi prima.
L'assicurazione per quell'incidente mortale, poco prima che l'uomo sparisse, aveva risarcito i familiari con due assegni di 40 milioni ciascuno, uno alla madre e l'altro al padre. Quell'assegno di 40 milioni aveva fatto anche pensare all'ipotesi di un'eventuale aggressione a scopo di rapina. Ma successivamente si scoprì che Sabino aveva affidato il suo assegno alla sorella, probabilmente non fidandosi né della moglie né del socio. L'allontanamento volontario venne scartato e quei 40 milioni non furono mai prelevati. La sorella, in questi anni, ha continuato a conservare l'intera somma. Enrico Sabino aveva una grande proprietà in comune con loro, un casale dove vivevano insieme ed un esteso terreno con una torbiera. Angelo De Liso, un suo amico, ha commentato così la scomparsa di Sabino: "L'allontanamento è da escludere. Lui era tutto contento il giorno prima". In particolare aveva un appuntamento con il suo geometra e con quello del socio per effettuare una spartizione dei beni.
Il sacco di plastica ritrovato nel lago Sirio era forato dappertutto, come se qualcuno lo avesse deliberatamente bucato per consentire all'acqua di entrare. Il nucleo subacqueo dei Carabinieri di Genova ha cercato in fondo al lago altri reperti utili, ma dalle acque limacciose non è stato trovato nulla. Il medico legale intervenuto al momento del rinvenimento dello scheletro, di altezza media e dalla dentatura perfetta, ha avanzato una prima ipotesi sulla datazione della morte, che il tenente Silvio Mele, comandante della compagnia dei Carabinieri di Ivrea ha riferito: "Deve essere risalente ad un periodo superiore ai dieci anni. Questo lo si deduce dalla conservazione delle ossa e da alcune particolarità che il medico legale è riuscito ad analizzare". I consulenti incaricati dal procuratore cercheranno di ricavare, oltre alla mappa genetica, anche altre risposte che aiuteranno a dare una soluzione a questa vicenda.