Data pubblicazione:16/06/2001
Il corpo di Serena Mollicone, la ragazza diciottenne misteriosamente scomparsa da Arce il 1 giugno 2001, è stato ritrovato due giorni dopo tra le sterpaglie, ai margini del boschetto di Anitrella, con le mani e i piedi legati e la testa infilata in un sacchetto di plastica. Secondo gli inquirenti, la giovane sarebbe stata colpita al capo - forse con una tavola di legno - in un altro luogo e poi trasportata nel bosco ancora in vita. Probabilmente, è morta dopo una lunga agonia, per asfissia. Sul corpo non sono stati trovati segni di violenza sessuale, né di colluttazione. Il giorno della scomparsa Serena non si era recata a scuola, per recarsi all'ospedale di Isola del Liri - 10 chilometri da Arce - dove ha effettuato una radiografia ai denti. Terminata la visita medica alle 9:30 la ragazza si è recata in una panetteria, e ha acquistato 4 porzioni di pizza e 4 cornetti, forse per dividere il cibo con altre persone. Poi probabilmente ha preso il pullman per ritornare ad Arce. Alle 13:15 sarebbe stata vista nella piazza principale del paese. Serena quel pomeriggio alle 14 doveva raggiungere il fidanzato a Sora, presso uno studio dentistico. Ma a quell'appuntamento la ragazza non si è presentata. Alle nove di sera il padre di Serena ha denunciato la scomparsa della figlia. Forse la ragazza aveva perso il pullman per Sora, e aveva accettato di andare con un automobilista di passaggio. Ma - dice chi conosceva la ragazza - doveva trattarsi sicuramente di un parente o di un amico: Serena non si sarebbe fatta accompagnare da uno sconosciuto. Il telefonino di Serena, che probabilmente aveva portato con sé il giorno della scomparsa, è stato ritrovato una settimana dopo da suo padre, in un cassetto della scrivania. Com'era finito lì? O la ragazza quel pomeriggio era ripassata per casa oppure qualcuno si sarebbe intrufolato nell'appartamento vuoto durante la veglia funebre per riportare il cellulare. Inquietanti interrogativi, che potrebbero nascondere una macabra messinscena per depistare le indagini. Serena potrebbe essere rimasta vittima di un maniaco, o essere morta per un incidente. In questo caso, l'involontario assassino, piuttosto che preoccuparsi di soccorrere la ragazza agonizzante, avrebbe pensato al modo per non essere riconosciuto come colpevole. Durante la trasmissione ha telefonato un uomo che avrebbe visto Serena a Isola del Liri intorno alle 11 di mattina, il giorno della scomparsa. La ragazza - ha detto il signore - stava mangiando una pizza al bar vicino alla cascata insieme a un'amica bionda. Le due giovani si sarebbero poi allontanate per andare verso il centro del paese, e sarebbero tornate indietro due volte per cercare sotto ai tavoli le chiavi del motorino che avevano perso.
Il corpo di Serena Mollicone, la ragazza diciottenne misteriosamente scomparsa da Arce il 1 giugno 2001, è stato ritrovato due giorni dopo tra le sterpaglie, ai margini del boschetto di Anitrella, con le mani e i piedi legati e la testa infilata in un sacchetto di plastica. Secondo gli inquirenti, la giovane sarebbe stata colpita al capo - forse con una tavola di legno - in un altro luogo e poi trasportata nel bosco ancora in vita. Probabilmente, è morta dopo una lunga agonia, per asfissia. Sul corpo non sono stati trovati segni di violenza sessuale, né di colluttazione. Il giorno della scomparsa Serena non si era recata a scuola, per recarsi all'ospedale di Isola del Liri - 10 chilometri da Arce - dove ha effettuato una radiografia ai denti. Serena quel pomeriggio alle 14 doveva raggiungere il fidanzato a Sora, presso uno studio dentistico. Ma a quell'appuntamento la ragazza non si è presentata. Alle nove di sera il padre di Serena ha denunciato la scomparsa della figlia. Forse la ragazza aveva perso il pullman per Sora, e aveva accettato di andare con un automobilista di passaggio. Ma - dice chi conosceva la ragazza - doveva trattarsi sicuramente di un parente o di un amico: Serena non si sarebbe fatta accompagnare da uno sconosciuto. Il telefonino di Serena, che probabilmente aveva portato con sé il giorno della scomparsa, è stato ritrovato una settimana dopo da suo padre, in un cassetto della scrivania. Com'era finito lì? O la ragazza quel pomeriggio era ripassata per casa oppure qualcuno si sarebbe intrufolato nell'appartamento vuoto durante la veglia funebre per riportare il cellulare. Inquietanti interrogativi, che potrebbero nascondere una macabra messinscena per depistare le indagini. Serena potrebbe essere rimasta vittima di un maniaco, o essere morta per un incidente. In questo caso, l'involontario assassino, piuttosto che preoccuparsi di soccorrere la ragazza agonizzante, avrebbe pensato al modo per non essere riconosciuto come colpevole. Durante la trasmissione ha telefonato un uomo che avrebbe visto Serena a Isola del Liri intorno alle 11 di mattina, il giorno della scomparsa. La ragazza - ha detto il signore - stava mangiando una pizza al bar vicino alla cascata insieme a un'amica bionda. Le due giovani si sarebbero poi allontanate per andare verso il centro del paese, e sarebbero tornate indietro due volte per cercare sotto ai tavoli le chiavi del motorino che avevano perso.
Secondo i risultati degli esami autoptici, Serena Mollicone sarebbe morta nella notte tra venerdì e sabato 2 giugno. Ci sono tre testimoni - tra i quali il telespettatore che il 12 giugno ha telefonato a "Chi l'ha visto?" durante la trasmissione - che avrebbero riconosciuto Serena in compagnia di una sua amica tra le 11 e le 11:30 del 1 giugno 2001, a Isola del Liri. Queste testimonianze però non concordano con quella di un autista della corriera che avrebbe visto Serena scendere ad Arce alle 11:25. La ragazza in questo caso sarebbe dovuta salire sulla corriera ad Isola del Liri intorno alle 10:45. Altrimenti, si potrebbe ipotizzare che Serena abbia raggiunto Arce con una macchina o a bordo di uno scooter, arrivando in paese alle 11:45. La testimonianza di una sua amica che l'avrebbe vista al mercato sul corso verso le 11:30 o mezzogiorno è molto attendibile. Forse Serena è andata a casa, si è cambiata, ha lasciato la tesina a cui stava lavorando per gli esami di maturità: quel giorno avrebbe dovuto cominciare a trascriverla sul computer della scuola, ma lì non risulta essere andata. Poi sarebbe uscita portando con sé la borsa, i libri, un capitolo della tesina e il suo cellulare, che però poteva soltanto ricevere. Il fidanzato ha cominciato a chiamarla alle 13:40, e ha continuato durante la giornata, senza però ricevere alcuna risposta. Nel luogo del ritrovamento del corpo sono stati ritrovati solo i libri e un capitolo della tesina: mancavano la borsa, le chiavi di casa - forse utilizzate dall'assassino per penetrare nell'abitazione e riportare il telefonino una settimana dopo - i documenti, l'orologio, gli orecchini e il cellulare. Proprio nel boschetto di Anitrella, alle 22:30 del 14 giugno, mentre gli operatori di "Chi l'ha visto?" stavano girando delle riprese, si sono imbattuti in un episodio singolare. Improvvisamente, è comparsa un'Alfa 75 di colore grigio metallizzato, simile a quella del padre di Serena. L'uomo a bordo dell'auto si è allontanato repentinamente, spengendo le luci per non farsi riconoscere. L'Alfa è stata poi fermata ad un posto di blocco dei carabinieri. Si trattava di un uomo di circa trent'anni, la cui identità resta sconosciuta .
Sul nastro adesivo che legava Serena è stato trovata un frammento di impronta digitale che potrebbe rivelarsi importante per individuare l'assassino o un suo eventuale complice. Gli inquirenti, ormai convinti che Serena sia stata uccisa da qualcuno che la ragazza conosceva bene, hanno già controllato le impronte digitali di molte persone che abitano nella zona. Si cerca anche di dare un'identità a un uomo che - secondo diverse testimonianze - avrebbe accompagnato Serena a scuola diverse volte con una macchina rossa. Un altro episodio è avvenuto nella casa della giovane uccisa: dieci giorni dopo il ritrovamento del telefonino, è stata rinvenuta nella stessa cassettiera una piccola quantità di hascish. Qualcuno dunque, per la seconda volta, sarebbe entrato nell'abitazione di nascosto. Il padre di Serena ritiene possibile che sua figlia sia stata coinvolta, forse inconsapevolmente, in un giro pericoloso, legato allo spaccio di stupefacenti. Ma questo strano ritrovamento potrebbe rivelarsi un ulteriore tentativo di depistare le indagini.
Lo scorso luglio ad Arce è stata sequestrata una grande tenuta, nei pressi della strada che collega il paese con Ceprano, vicino al casello dell'autostrada Napoli-Roma. Sembra che all'interno della tenuta, che è di proprietà di un boss dell'hinterland napoletano, sia stata organizzata una grande festa alla quale hanno partecipato molte persone. Qualcuno, in quella occasione, si sarebbe preoccupato di invitare le più belle ragazze di Arce. E' proprio nei pressi di questa villa che sarebbe stata vista da un testimone Serena Mollicone. La ragazza era assieme ad una sua amica a bordo di un'automobile nera sportiva, guidata da un uomo. Secondo alcune indiscrezioni, gli inquirenti starebbero cercando di verificare con esattezza il giorno relativo a questa importante segnalazione. Il padre di Serena è convinto che sua figlia fosse stata coinvolta da qualcuno che conosceva bene in qualche malaffare. La giovane potrebbe essere stata utilizzata a sua insaputa per trasportare o consegnare della droga. Oppure potrebbe essere stata adescata in un giro di incontri tra ragazzine del paese e clienti facoltosi, durante feste particolari. Serena potrebbe essersi ribellata, provocando la violenta discussione sfociata nel fatale colpo alla tempia.
Il 6 febbraio scorso, nel liceo psicopedagogico di Sora frequentato da Serena prima di morire, è stata notata una scritta su una porta dei bagni: "S. M., so chi ti ha ucciso. Per mò (adesso ndr) non posso parlare". Il preside ha riunito gli alunni, e li ha invitati a fornire indicazioni utili per scoprire l'autore di quella scritta, ma nessuno ha detto niente. L'amica di Serena, vista insieme a lei a bordo di un'auto nera sportiva, che in un primo momento aveva negato di conoscere l'uomo alla guida della vettura, avrebbe ammesso ora di averlo frequentato. Perché aveva mentito? Ai Carabinieri è stata affiancata la Digos di Frosinone, con l'ausilio degli specialisti dell'unità di analisi del crimine violento sotto il coordinamento della procura di Cassino. Le indagini si stanno indirizzando proprio su quegli ambienti che in paese gestivano il fiorente affare del traffico degli stupefacenti, del traffico della prostituzione e di un giro nascente di ragazzine da offrire a clienti facoltosi. In paese ci sarebbe una persona che avrebbe notato nell'auto sportiva alcuni rotoli di scotch; questa persona se ne sarebbe fatto regalare uno. Il rotolo potrebbe essere confrontato con quello usato dagli assassini della ragazza per legarle i polsi e le caviglie, la notte tra il due e il tre giugno dell'anno scorso.
Negli ultimi giorni gli inquirenti della procura di Cassino, che coordinano le indagini affidate alla squadra mobile di Frosinone, agli esperti dell'unità di analisi del crimine violento della polizia ed ai carabinieri, hanno tenuto un importante vertice. Sembra che le indagini sull'omicidio di Serena nell'ultimo periodo abbiano fatto emergere contraddizioni e reticenze. Alcune persone, già ascoltate a suo tempo, avrebbero mentito in diverse occasioni. Nei mesi passati ad Arce sono state individuate dagli inquirenti diverse attività illecite: commercio di prodotti falsificati, traffico di droga, sfruttamento della prostituzione. Forse in quest'ambiente criminale sono stati trovati riscontri che potrebbero risultare utili per scoprire gli autori dell'omicidio della ragazza.
Il primo giugno, ad Arce, è sfilata una lunga fiaccolata che ha percorso le strade del paese. La fiaccolata è stata organizzata dal Coordinamento giovani di Arce, un'organizzazione trasversale che raccoglie i ragazzi di tutte le tendenze politiche. Si sono impegnati a lungo per questa manifestazione. Per loro, il ricordo di Serena è indissolubilmente legato al bisogno di legalità. Su un loro striscione c'era scritto: "La tua giustizia, la nostra libertà".
All'inizio del mese è stato ultimato il rapporto dell'Unità di Analisi Crimini Violenti della polizia che evidenzia elementi oggettivi in base ai quali sarebbe stato individuato l'uomo che avrebbe assassinato Serena Mollicone. Sembra anche che sia stato rinvenuto in possesso della persona sospettata un biglietto scritto dalla ragazza. Inoltre c'è una novità rispetto alla prima perizia medico legale: Serena Mollicone sarebbe stata uccisa nel primo pomeriggio di venerdì 1 giugno e lasciata nel bosco la sera stessa e non nella notte tra sabato e domenica come inizialmente si sosteneva.
Le indagini continuano e nuove ipotesi si fanno strada. Cosa è accaduto quel venerdì 1 giugno non è ancora certo. Da subito si sono registrati una serie di episodi depistanti, con diverse persone attivatesi immediatamente nelle ricerche. Il padre di Serena ha riferito che una persona aveva detto di avere visto Serena alle 16,30 del pomeriggio del 1 giugno, in un bar davanti al boschetto in cui fu trovata due giorni dopo. Secondo il racconto, la ragazza era stata spinta da un uomo all'interno di un'auto rossa. Proprio la persona che ha fatto queste dichiarazioni è stata sospettata di avere partecipato all'omicidio e alla macabra messa in scena del ritrovamento. In casa di quest'uomo, un artigiano di Arce, era stato rinvenuto un biglietto riguardante la ragazza. Inoltre l'alibi fornito per quella giornata, in seguito, era risultato totalmente falso. L'uomo dell'auto rossa avrebbe condotto Serena in un luogo dal quale, qualche ora dopo, è uscita priva di vita. Dove si erano diretti? Forse l'uomo doveva presentare la ragazza ad un'altra persona? "Serena non avrebbe mai offerto il suo corpo per denaro. Non l'avrebbe mai fatto perché era abituata ad accontentarsi delle cose che la vita le dava. Sicuramente è rimasta offesa da questa proposta. Anzi, avrà sicuramente detto - Adesso basta, mi sono stufata, fino ad ora non ho detto niente a papà di queste cose, ma adesso basta. C'era un giro di prostituzione che non veniva osteggiata, anzi veniva quasi protetto", ha dichiarato il padre della Mollicone. Esiste un legame tra le persone che gestivano questi affari e la tragica fine di Serena?
Giovedì 6 febbraio 2003 gli uomini della Squadra Mobile di Frosinone hanno arrestato Carmine Belli, un uomo di 36 anni residente ad Arce. Secondo gli inquirenti sarebbe l'assassino di Serena Mollicone.
Dopo quasi un anno e mezzo trascorso in carcere, Carmine Belli è stato assolto. Il Pubblico Ministero aveva chiesto per lui 23 anni di reclusione. Belli ha dichiarato di conoscere Serena Mollicone solo di vista e che il bigliettino del dentista trovato in suo possesso non riportava né il suo nome né il suo cognome, ipotizzando di averlo trovato nell'auto di qualche cliente che poteva avere in comune lo stesso dentista. Rispetto alla smentita del suo alibi che il socio ha fatto davanti alla Corte d'Assise, Belli se ne è detto stupito. Inoltre ha minimizzato la sua conoscenza del luogo dove è stato ritrovato il corpo della ragazza, perché secondo lui è frequentato da molti. Infine Belli ha rivolto un appello a Guglielmo Mollicone a non considerarlo l'assassino della figlia. Il padre di Serena Mollicone resta però convinto della sua colpevolezza e del fatto che abbia goduto di coperture: "Combatterò contro chi ha fatto questa cosa e anche e soprattutto contro chi lo ha aiutato a coprire e depistare. Io non ho paura, lotterò fino alla fine. Se mi dovesse succedere qualcosa ho già informato gli inquirenti su chi potranno essere i mandanti", ha dichiarato.
Sono state depositate le motivazioni della sentenza di assoluzione di Carmine Belli, lette le quali la Procura di Cassino (Frosinone) ha deciso di ricorrere in appello. Per i giudici Serena Mollicone sarebbe stata trattenuta in un casolare non ancora localizzato per quasi tutta la giornata del 1 giugno 2001, fino alle prime luci dell'alba, quando il suo corpo sarebbe stato trasportato nel boschetto dove è stato trovato. Il buco di tre ore nell'alibi di Belli non è stato ritenuto sufficiente a compiere a raggiungere la vittima, commettere il delitto e occultare il cadavere. Per l'accusa i dodici elementi indiziari a carico del carrozziere, caduti a uno a uno in fase dibattimentale, assumerebbero un significato se considerati complessivamente. Il padre della ragazza assassinata, amareggiato, ha ribadito le sue denunce su un clima di lassismo che avrebbe permesso ad Arce, all'epoca del delitto, una serie di traffici illeciti, alcuni responsabili dei quali potrebbero essere coinvolti nell'omicidio.
La Procura di Cassino (Frosinone) è ricorsa in appello contro la sentenza che ha assolto Carmine Belli. Guglielmo Mollicone, padre di Serena, è intervenuto durante la trasmissione ricostruendo la sua plateale convocazione alla caserma dei Carabinieri durante la cerimonia funebre per la figlia. "Il maresciallo Mottola, al processo, ha detto di non ricordare chi gli avesse impartito l'ordine. Avrei dovuto firmare l'atto relativo al rinvenimento del telefonino, avvenuto nella notte. Credevo sarebbero bastati cinque minuti, invece mi hanno fatto attendere tre ore nel corridoio della caserma, mentre la bara di mia figlia era in chiesa. Quel giorno le indagini sono state spostate da Carmine Belli a me e alla mia famiglia", ha ricordato il padre della ragazza assassinata, che ha aggiunto: "Il telefonino è risultato privo di impronte digitali, anche delle mie che pure lo avevo consegnato. Non solo il telefonino ma anche un pezzo di hashish è stato trovato tra le cose di Serena dopo che già c'era stata una perquisizione". Guglielmo Mollicone ha ribadito di non aver paura di condurre la sua battaglia perchè venga trovato e punito chi ha ucciso la figlia e ha dato il suo plauso al nuovo impegno delle forze dell'ordine nel territorio di Arce.
Dopo quattro anni e mezzo è ancora senza nome il killer di Serena Mollicone, la studentessa diciottenne di Arce (Frosinone) morta per asfissia dopo essere stata imbavagliata, legata con il fil di ferro e abbandonata in un bosco. Anche per la Corte di assise di appello di Roma non è il carrozziere Carmine Belli, 39 anni, il responsabile di quel barbaro omicidio. Una decisione, quella di assolvere l' imputato, che ricalca la sentenza emessa il 7 luglio 2004 dalla corte di assise di Cassino. (ANSA)
Dopo la morte di Santino Tuzzi, il brigadiere dei Carabinieri che aveva partecipato alle indagini sul delitto di Serena Mollicone, un altro carabiniere che aveva lavorato agli ordini dell'allora Maresciallo di Arce è stato trasferito per la seconda volta consecutiva. Entrambi erano stati recentemente sentiti dagli inquirenti che hanno riaperto l'inchiesta sul caso. Il mistero della morte di Serena Mollicone ha sempre destato il sospetto che qualcuno potesse avere agito per impedire agli indizi di emergere e per depistare le indagini sull'accaduto. I Carabinieri, coordinati dalla Procura di Cassino (Frosinone), starebbero concentrando l'inchiesta proprio su tale regia occulta. Sembra che il brigadiere Tuzzi, nel suo colloquio con gli inquirenti, abbia fornito molti particolari riguardo movimenti verificatesi nel primo pomeriggio del giorno della sparizione di Serena Mollicone. Subito dopo il rinvenimento del corpo del brigadiere Tuzzi, inoltre, un amico aveva affermato che l'uomo gli aveva rivelato che sarebbe stato il maresciallo Mottola a riportare nell'abitazione della ragazza il suo cellulare. Ma in seguito aveva ritrattato. Secondo due testimoni, la mattina del 1° giugno 2001 Serena Mollicone sarebbe andata insieme al figlio del Maresciallo al bar Chioppetelle, un bar tra Isola del Liri e Arce, che dista 700 metri dal boschetto in cui il corpo della ragazza è stato rinvenuto. Il primo testimone è Carmine Belli, il carrozziere accusato dell'omicidio della ragazza ma assolto nei tre gradi di giudizio, che aveva da subito asserito di avere visto Serena Mollicone discutere nel bar con un "biondino" e che aveva descritto precisamente l'abbigliamento della ragazza. L'altra testimone è una barista che aveva affermato, ma in seguito ritrattato, di avere visto arrivare la studentessa in compagnia del figlio del maresciallo Mottola, a bordo della Lancia Y10 bianca di quest'ultimo, per acquistare un pacchetto di Marlboro light.
Il figlio del maresciallo Mottola, sentito dalla Procura di Cassino il 2 maggio 2002, disse di avere visto l'ultima volta Serena Mollicone alla festa di Sant'Eleuterio ad Arce, il 29 maggio 2001, gli sembrava in compagnia di alcune amiche, e di non avere partecipato alle sue ricerche. Egli dichiarò di possedere una Lancia Y10 bianca targata SP e di fumare le Marlboro light solo da poco, mentre nel 2001 fumava le Marlboro rosse. Non escluse di poter essere stato in quel bar la mattina dell’1° giugno 2001, ma non ricordò se in compagnia di qualcuno: in quest’ultima eventualità sarebbe stato più probabile che si fosse trattato della sua ragazza. La Lancia Y10 del giovane era stata esaminata nel gennaio del 2002 e in quell'occasione non era risultato nulla. Tuttavia, gli inquirenti starebbero verificando se l'auto analizzata fosse la stessa Lancia Y10 usata quando scomparve Serena Mollicone. Secondo il legale dell'ex comandante dei Carabinieri di Arce, avv. Francesco Germani, alcune recenti affermazioni sarebbero prive di qualsiasi fondamento. Il Maresciallo non avrebbe mai portato il cellulare di Serena Mollicone nell'abitazione della ragazza. Dopo la morte di quest'ultima e terminato l'anno scolastico, il figlio si sarebbe allontanato da Arce per andare a trovare i suoi parenti e la sua Lancia Y10 avrebbe circolato regolarmente per molto tempo, per essere poi rottamata tra il 2005 e il 2006.
Sono in corso i rilievi del Ris dei carabinieri di Roma sull'auto che il brigadiere Tuzzi aveva venduto dopo l’omicidio di Serena Mollicone. Il sospetto è che possa essere stata utilizzata la notte di sabato 2 giugno 2001 per spostare il corpo della ragazza dal luogo delitto. Sulla ubicazione di quest'ultimo si fanno ora inquietanti ipotesi, alla luce di quanto sta emergendo dopo il suicidio di Tuzzi, che era stato subito collegato alla vicenda. In primo piano resta sempre il ruolo del suo superiore, il maresciallo Mottola, ora congedato dall'Arma, e del figlio di questi. Era a scuola la ragazza che il giovane aveva dichiarato essere con lui la mattina di venerdì 1 giugno al bar Chioppetelle, per smentire che si trattasse di Serena Mollicone, come indicato da testimoni. È stata lei stessa a rivelarlo oggi, con il supporto dei registi scolastici.
Gli esami effettuati dal RIS, il raggruppamento investigazioni scientifiche dei carabinieri, sulla Opel Vectra sw, appartenuta al brigadiere Santino Tuzzi, il militare in servizio ad Arce, quando Serena Mollicone fu uccisa, hanno dato esito negativo. All’interno del bagagliaio dell’auto, che nel corso di questi ultimi anni era stata utilizzata da diversi proprietari, non sono state rinvenute tracce biologiche riconducibili a Serena. Gli inquirenti ritengono comunque che l’Opel Vectra potrebbe ugualmente essere stata usata per trasportare il corpo della ragazza. Il brigadiere Tuzzi l’anno scorso si era tolto la vita, dopo essere stato interrogato per ore durante le nuove indagini sull’omicidio di Serena.
Nei giorni scorsi é arrivata in redazione una lettera anonima di un telespettatore che dice avere nuovi, importanti elementi sulla morte di Serena Mollicone.Nel corso dell’ultima puntata, la conduttrice Federica Sciarelli ha chiesto al mittente della lettera di farsi vivo e contattare la redazione.
La persona che ha scritto la lettera alla nostra redazione, sostiene di aver visto due persone, una piú grande, l’altra piú giovane che avrebbero tirato fuori dal cofano di una utilitaria un sacco di plastica nero. I due avrebbero abbandonato il corpo senza vita di Serena Mollicone nel bosco di Fonte Cupa, in località Anitrella. Il brigadiere Tuzzi nell’aprile 2008 si era tolto la vita sparandosi un colpo al petto, dopo che era stato interrogato a lungo nel corso delle nuove indagini sull’omicidio di Serena Mollicone. Sembra che pochi giorni prima avesse fatto agli inquirenti un’ importante rivelazione che oggi potrebbe dare una svolta decisiva alle indagini. Tuzzi avrebbe sostenuto che quel venerdì primo giugno del 2001, avrebbe visto Serena tra le ore 11 e le ore 12 esattamente nei pressi della caserma dei carabinieri di Arce. Lí oltre gli uffici della stazione, ci sono anche gli alloggi di servizio del comandante e altri carabinieri. Serena quindi si sarebbe trovata in quel punto, lontana dalla sua abitazione, poco prima di sparire
Carmine Belli mentì agli investigatori e per questo non ha diritto al maxi-risarcimento per ingiusta detenzione - pari a 160mila euro - per i 17 mesi passati in carcere tra il 2003 e il 2004 come indiziato per l'omicidio di Serena Mollicone, la ragazza di Arce, in provincia di Frosinone, ritrovata morta il 1 giugno del 2001. Lo sostiene la quarta sezione penale della Cassazione, annullando con rinvio l'ordinanza con cui la Corte d'appello di Roma aveva stabilito l'ingente indennizzo per il carrozziere, assolto in via definitiva da ogni accusa. Belli, pero', ricorda la Suprema Corte, ha avuto una condotta processuale caratterizzata non solo dal "contrasto tra le dichiarazioni" rese, ma anche "dal mendacio, avendo egli negato di avere mai conosciuto la vittima, di una prospettazione di un alibi falso e dalla induzione di un teste a rendere dichiarazioni conformi alle sue". Per gli 'ermellini', "tali comportamenti - si legge nella sentenza n.9978 - non sono stati per nulla esaminati dal giudice della riparazione che avrebbe, viceversa, dovuto approfondirli al fine di accertare se essi avessero potuto assumere il rilievo della colpa grave o del dolo, ostativi al riconoscimento del diritto alla riparazione, per avere con tale condotta in qualche modo contribuito il Belli, sia pure in concorso con l'errore degli inquirenti, a prospettare in quadro indiziario significativo ai fini dell'adozione o del mantenimento del provvedimento custodiale". Carmine Belli aveva negato di aver fatto salire Serena Mollicone, il giorno in cui fu uccisa, a bordo della sua auto, per poi ammettere invece di averlo fatto e di averla accompagnata, come spesso accadeva: secondo la Corte d'appello, il contrasto tra le due dichiarazioni era "irrilevante" e "non significativo in direzione dell'esclusione del diritto all'indennizzo, in quanto giustificato dal particolare clima del momento". Tale tesi, dunque, non è stata condivisa dalla Cassazione che ha invece accolto il ricorso presentato dall'Avvocatura generale dello Stato, in rappresentanza del ministero dell'Economia. I giudici d'appello della Capitale dovranno ora riesaminare la questione.
Per la figlia di Santino Tuzi il il padre non si sarebbe ucciso a causa di una delusione d'amore. Santino Tuzi era il brigadiere di Arce che si suicidò due giorni dopo aver dichiarato ai magistrati di aver visto Serena Mollicone, il giorno della scomparsa, il 1 giugno 2001, entrare nella caserma dei carabinieri verso le 11.30 del mattino. ''Penso che mio padre durante le indagini - sostiene la figlia del carabiniere - ha assistito a qualcosa, ha saputo qualcosa, e gli è stato detto di non rivelare niente. Mio padre non è riuscito a tenersi tutto dentro, e ha deciso forse di chiudere la sua vita in questo modo. Forse era stato minacciato, forse dalla stessa persona che gli aveva chiesto di non dire niente. Forse le minacce erano anche nei nostri confronti, poteva succederci qualcosa. Forse per proteggerci ha deciso di suicidarsi''.
Un telespettatore anonimo ha scritto in un sms giunto in redazione: “Controllate se la foglia trovata sotto il calzino destro di Serena è simile a quelle intorno alla caserma C.C e al carcere. Eurospin isola liri 1 giugno 2001”. Il medico legale, che ha fatto l’autopsia su Serena Mollicone, sostiene che si tratti di una foglia del boschetto dell’Anitrella, ovvero del luogo in cui è stata lasciato il corpo di Serena. Anche un altro messaggio ci chiedeva: “attenzionate chi aveva chiavi ex carcere e passaggio pedonale da caserma c.c a ex carcere (non la strada per veicoli ). mattina 1 giugno Mottola Marco Eurospin”. All’Eurospin di Isola del Liri i venditori afefrmano di non aver mai venduto del fil di ferro e nastro isolante. Le chiavi del carcere abbandonato di Arce, sono sempre state custodite dalla polizia municipale perché i locali venivano utilizzati come magazzino.
Si continua ad indagare sull'omicidio di Serena Mollicone, la ragazza di 18 anni trovata morta ad Arce (Frosinone) nove anni fa. Un delitto irrisolto sul quale ora la Procura di Cassino avrà altri tre mesi di tempo per scavare: la proroga di tre mesi delle indagini è stata decisa dal Gip presso la Procura di Cassino, accogliendo la richiesta del legale della famiglia della vittima, dopo che il pubblico ministero ne aveva chiesto l'archiviazione. "Ho sempre creduto che questo caso non potesse essere archiviato'' ha commentato Guglielmo Mollicone, padre di Serena Mollicone.
Una villa comunale dedicata a Serena Mollicone. Ieri sera, alle ore 18, ad Arce, prenderà il via la cerimonia di inaugurazione della nuova villa comunale dedicata alla diciottenne uccisa a giugno del 2001 e per la cui morte ancora non è stato individuato l'assassino. La dedica, fortemente voluta dal padre Guglielmo, è stata abbinata al sito www.serenamollicone.it.
"Stiamo ancora ascoltando testi e, certamente, l'inchiesta non è stata chiusa". Così il procuratore capo di Cassino Mario Mercone risponde alla domanda relativa alla morte di Serena Mollicone, la 18enne di Arce trovata caradavere il primo giugno di 10 anni fa in un boschetto a l'Anitrella. Oggi sono passati 10 anni da quel ritrovamento e il mistero sembra ancora ben lontano dall'essere risolto anche se il procuratore dice: "Sono circa 30 le persone che stiamo ascoltando, alcune sono del posto, altre le riteniamo informate sui fatti". A proposito dei tempi dell'inchiesta dice: "Non conosco il futuro, ma solo il passato e il presente"
Cinque persone sono state iscritte sul registro degli indagati per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Serena Mollicone, la studentessa diciottenne di Arce (Frosinone) scomparsa il 1 giugno 2001 e ritrovata uccisa due giorni dopo. Una nuova pista porta gli inquirenti a indagare sull’ex fidanzato di Serena, Michele Fioretti e sulla madre di questi, Rosina Partigianoni, sull’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, su suo figlio Marco e un altro carabiniere, Francesco Suprano. Tutti e cinque gli indagati saranno sottoposti al test del Dna. Già a marzo di quest’anno le indagini avevano avuto un nuovo impulso. Due lettere anonime recapitate al quotidiano “la Provincia” avevano fatto riaprire il caso. L’anonimo autore aveva riportato un lungo elenco di verifiche, di imput, di motivazioni che spinsero la procura della Repubblica a riaprire le indagini. Nelle lettere, dove veniva descritta una presunta scena del crimine, si rivendicavano alcuni sms scritti in passato a “Chi l’ha visto?”.
Dopo 10 anni dalla morte di Serena Mollicone, cinque anni dopo l'assoluzione definitiva del carrozziere Carmine Belli, tre anni dopo il suicidio del brigadiere dei carabinieri Santino Tuzi e due anni dopo la richiesta di archiviazione dell'indagine contro ignoti, cinque persone sono indagate per l'omicidio della ragazza di Arce. A ognuna di loro verrà prelevato alla metà di luglio il Dna, che verrà messo a confronto con i vestiti di Serena Mollicone, con i suoi libri e quaderni, ritrovati sparpagliati intorno al cadavere, con la busta del supermercato, lo scotch e il fil di ferro usati per trovati sul corpo.
Marco Mottola è tra i cinque indagati. Potrebbe essere sua la voce che all'interfono disse al brigadiere Tuzi di far salire Serena Mollicone all'appartamento del padre maresciallo. Anche quest’ultimo è indagato: all’epoca dei fatti era il comandante della stazione dei carabinieri di Arce. Il maresciallo fu verrà trasferito un anno dopo, ma su restarono forti sospetti, tant'è che nella richiesta d'archiviazione del 2009 si ipotizza a suo carico “una eventuale attività di depistaggio, risalente al post-delictum”; si cerca di “verificare (...) un qualche coinvolgimento, diretto o indiretto, ad es. a titolo di favoreggiamento personale”. La procura ha sottolineato inoltre le “molteplici negligenze e carenze che caratterizzano la conduzione delle immediate indagini” come la mancata stesura di verbali delle prime testimonianze. Si è ipotizzato anche “la eventualità di alterazioni negli ordini di servizio dei Carabinieri di Arce relativi al giorno 1 giugno 2001”. Si è rimproverato al maresciallo Mottola “l'occultamento del possesso del figlio Marco di una Lancia Y e dell'uso di stupefacenti”, cancellature e alterazioni dei registri della caserma, addirittura la “scomparsa del memoriale del servizio giornaliero 2001”.
Indagato anche un altro carabiniere, Francesco Suprano, nel 2001 in servizio ad Arce come appuntato. Partecipò con il comandante Mottola e il brigadiere Tuzi alle primissime indagini.
Sono indagati anche Michele Fioretti, il fidanzato di Serena Mollicone, e la madre di lui, Rosina Patrigianoni. La dr.ssa Conticelli, il medico legale che fece l'autopsia, notò alcune cose: i capelli bagnati, come lavati e altri particolari che facevano pensare ad una mano femminile.
Fioretti fu tra i primissimi sospettati, Ma il giorno della scomparsa ha cercato la ragazza dappertutto e prima era stato a fare la spesa con sua madre. Venne presto escluso dalle indagini, quando l'attenzione si spostò su Guglielmo Mollicone, papà di Serena.
A tutt'oggi sull'arma del delitto, sui tempi e i luoghi dell'omicidio, non vi sono certezze. Sul fil di ferro fu trovato del Dna, ma le analisi hanno appurato che si tratta di quello di un carabiniere del Ris di Roma che lo stava analizzando. Oggi questa ipotesi è messa in dubbio, ed è ipotizzata l’eventuale presenza di altre tracce sullo stesso fil di ferro, sul sacchetto di plastica e sui vestiti della vittima. Tanto che è stato disposto un incidente probatorio dalla procura di Cassino.
Si terrà il 21 luglio l'esame per l'accertamento del Dna sulle cinque persone indagate per l'omicidio di Serena Mollicone. A doversi presentare davanti al gip, Angelo Valerio Lanna, per l'incidente probatorio, saranno l'ex maresciallo della caserma di Arce, Franco Mottola, il figlio Marco, il carabiniere Francesco Suprano, l'ex fidanzato di Serena, Michele Fioretti e la madre di quest'ultimo, Rosina Partigianoni. I cinque hanno avuto un'imputazione alternativa per omicidio volontario, con l'aggravante della crudeltà e dell'occultamento di cadavere. Nel frattempo la famiglia Mollicone, attraverso l'avvocato Dario De Santis e l'ex comandante dei Ris, il generale Luciano Garofano, sta proseguendo nell'acquisizione degli elementi necessari a dover fornire una perizia di parte al gip nel giorno del prelievo del Dna.
Secondo quanto riporta l'agenzia Ansa sono diventati sei gli indagati per l'omicidio di Serena Mollicone, la studentessa di Arce trovata morta i primi giorni di giugno del 2001 in un boschetto di Anitrella, nel Frusinate. Alle prime cinque persone sottoposte a indagini si è aggiunta la moglie dell'ex maresciallo Franco Mottola. L'inchiesta sul giallo di Arce, condotta dal procuratore capo di Cassino Mario Mercone, entra dunque in una fase cruciale. Con l'udienza per l'incidente probatorio fissata dal gip Angelo Valerio Lanna, per il prossimo 27 luglio. Anche per la sesta persona indagata l'ipotesi di reato è di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Come le altre cinque persone, anche la moglie dell'ex maresciallo sarà sottoposta al test del Dna. Il loro profilo genetico sarà poi comparato con quello trovato sugli indumenti di Serena Mollicone.
Cominceranno il 16 settembre i prelievi del Dna ai sei indagati per l'omicidio di Serena Mollicone. Si tratta dell'ex fidanzato di Serena Mollicone, Michele Fioretti e la madre Rosina Partigianoni, l'ex maresciallo dei carabinieri, Franco Mottola e sua moglie, il figlio Marco e un altro carabiniere, Francesco Suprano. Il loro profilo genetico sarà comparato con quello trovato sugli indumenti di Serena ma anche sullo nastro adesivo e il fil di ferro usato per legare il corpo. L'incarico per la perizia è stato affidato al professor Giuseppe Novelli, dell'Università di Tor Vergata di Roma. È questo l’esito della prima udienza per l'incidente probatorio sul delitto di Arce fissata dal gip Angelo Valerio Lanna al tribunale di Cassino, durata circa due ore. “I miei assistiti sono stati presenti in aula perché non hanno nulla da nascondere”. Così l'avvocato Armando Pagliei, difensore dell'ex fidanzato di Serena Mollicone, Michele Fioretti e di sua madre Rosina Partigianoni, all'uscita del tribunale. “Per dieci anni - aggiunge l'avvocato - i miei assistiti non sono mai scappati, non si sono mai sottratti a nulla e sono stati sempre disponibili alle esigenze degli inquirenti. Siamo sicuri che alla fine la verità emergerà”.
Si allungano ancora i tempi per il test del Dna disposto dalla procura di Cassino per l'omicidio di Serena Mollicone, Nella sede della polizia scientifica a Roma, non si è potuto procedere, come previsto, al prelievo sui reperti. Davanti al prof. prof. Giuseppe Novelli, primario all'Università di Tor Vergata, al quale la procura di Cassino ha affidato l'esame biologico, sono stati aperti i plichi con i reperti e si è proceduto a riordinare e fotografare tutto il materiale. L'operazione è andata avanti per un paio di ore e si è conclusa intorno alle 17. Per il 5 dicembre è fissato un nuovo incontro per il controllo delle impronte digitali. Il prelievo del Dna dovrebbe slittare, a questo punto, dopo la pausa delle feste di fine anno. Il profilo genetico dei sei indagati dovrà essere poi comparato comparato con quello trovato comparato con quello trovato sugli indumenti di Serena, ma anche sullo scotch e il fil di ferro usato per legare il corpo.
Una impronta papillare sul nastro isolante utilizzato per bloccare le mani e i piedi di Serena Mollicone e tracce di sudore e sangue sul pantalone e sul maglioncino indossato dalla ragazza. Sono i nuovi elementi emersi nel corso dell'incidente probatorio svolto davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Cassino. Il professor Novelli, perito incaricato dalla Procura ha prodotto quanto trovato in sei mesi di accertamenti sui reperti. Importantissimo l'elemento rinvenuto sullo scotch che avvolgeva le mani ed i piedi della ragazza. Il perito ha parlato di una "chiara firma involontaria dell'assassino". Anche la traccia di sudore rilevata sul pantalone della vittima potrebbe appartenere a chi l'ha uccisa o a eventuali complici. Mentre la traccia ematica sul maglioncino è di Serena Mollicone, che quindi perse sangue. Al termine dell'udienza il gip ha ritrasmesso tutti gli atti alla Procura che dovrà effettuare gli esami del Dna su 5 dei 6 indagati. Esito negativo del test del Dna per l'appuntato dei carabinieri Francesco Suprano, che si era sottoposto volontariamente al prelievo di un campione genetico.
Si sono conclusi ieri sera dopo circa quattro ore i prelievi per il test del Dna su tutti e sei gli indagati per l'omicidio di Serena Mollicone ad Arce. Tre carabinieri del Racis di Roma hanno acquisito anche le impronte digitali e papillari nella sala investigazioni del comando provinciale dei carabinieri. Il profilo genetico e le impronte digitali saranno comparati con le tracce rinvenute sui reperti di Serena Mollicone. Il gip di Cassino, Angelo Valerio Lanna, ha prorogato le indagini fino al 20 settembre, mentre la perizia sul test del Dna dovrà arrivare entro il 14 dello stesso mese.
"Aspettiamo la consegna dei risultati, fino a quel momento io resterò nelle mie convinzioni: mia figlia è stata uccisa perché voleva aiutare i giovani del paese ad uscire da un giro di droga". Con questa dichiarazione Guglielmo Mollicone, padre di Serena, ha commentato le indiscrezioni rilanciate dalle agenzie di stampa dopo una riunione tra i Ris, gli avvocati e periti di parte, secondo le quali sarebbero negativi i risultati dell'esame del Dna e delle impronte digitali rilevate sui sei indagati per l'omicidio di Serena Mollicone. Il gip di Cassino, Valerio Lanna, ha prorogato le indagini fino al 20 settembre, mentre la perizia sull'esame del Dna svolta dai Ris dovrà essere consegnata entro il 14 settembre al procuratore di Cassino, Mario Mercone.
I sei indagati per l'omicidio di Serena Mollicone saranno sottoposti ad altri accertamenti dattiliscopici. L'approfondimento tecnico, fissato per il 30 ottobre, è stato deciso in seguito alla richiesta di proproga della procura di Cassino, dopo che l'esame del Dna ha rivelato l'estraneità dei sei alla vicenda. Domani intanto, a Fontana Liri, si terrà una cerimonia per scoprire la targa dedicata a Serena Mollicone nelle vicinanze del luogo del ritrovamento del corpo. Il Comune di Fontana Liri ha deciso che la località Fontecupa d’ora in poi si chiamerà "Fonte Serena".
E' stato affidato ai carabinieri del Racis di Roma l'incarico per il secondo accertamento tecnico sull'omicidio di Serena Mollicone. L'udienza si è svolta alla procura di Cassino alla presenza del procuratore Mario Mercone, titolare dell'inchiesta, degli avvocati di parte, dei carabinieri del Racis e del papa' di Serena, Guglielmo Mollicone. I carabinieri del raggruppamento investigazioni scientifiche dovranno ultimare gli accertamenti tecnici iniziati a luglio ed estrarre l'impronta digitale dalla ricevuta della visita ortopanoramica della studentessa di Arce. Per quanto riguarda il profilo genetico, gli investigatori del Racis dovranno invece estrarre il Dna dall'impronta trovata sul nastro utilizzato per legare Serena Mollicone e poi compararlo con quello dei sei indagati e di altre persone presenti nella Banca Dati.
"Il più bel regalo di compleanno per me e per mia figlia, che ieri avrebbe compiuto trent'anni, sarebbe quello di capire il motivo per cui l'hanno uccisa: anche con un biglietto anonimo, anche con un semplice segnale. Ma solo per trovare pace e capire le cause che hanno portato l'assassino o gli assassini a compiere un simile gesto. E' un tormento quotidiano, un vivere non vivere - ha dichiarato Guglielmo Mollicone nel suo appello -. Ieri è stata una giornata difficile, passata al cimitero, davanti alla tomba di Serena. Mia figlia, come tante altre donne uccise ingiustamente, aveva sogni, aspirazioni e un futuro che l'attendevano. Vedere il suo sorriso spento, senza un perché, è lacerante".
A dodici anni dall'assassinio, Serena Mollicone è stata ricordata nel pomeriggio con un convegno nell’aula magna della scuola media di Arce, intitolato “La violenza sulle donne, il femminicidio e Serena”. Alle 21 una fiaccolata per commemorarla insieme alle donne uccise nel 2012, con arrivo alla località dove fu ritrovata, “Fonte Serena”, alla quale è stato dato il suo nome.
[Video - Nella puntata dell'8 gennaio 2014] |
Paolo Auriemma, procuratore capo facente funzione della procura di Cassino, ha chiesto al gip l'archiviazione anche contro ignoti per l'omicidio di Serena Mollicone ad Arce nel 2001. La richiesta segue a quella analoga nei confronti dei cinque indagati avanzata dal precedente procuratore Mario Mercone, ora in pensione. "Abbiamo tempo fino al 16 per presentare opposizione - ha detto a "Chi l'ha visto?" il padre di Serena - e lo faremo con tutti i documenti che abbiamo a disposizione". "Mi sembra comunque strano che un sostituto che deve andar via dalla procura fra pochi giorni abbia preso in mano un caso risalente al 2001. Ci sono tante cose da fare alla procura di Cassino...", ha aggiunto Guglielmo Mollicone.
“Ho visto nel gip Lanna molta disponibilità ad ascoltare quanto il nostro avvocato dichiarava e mi auguro che nei prossimi giorni prenda in esame tutti gli elementi che gli sono stati esposti con tanta accuratezza e che dimostrano che vi sono ancora molti elementi da approfondire per la ricerca della verità su Serena”. Così Guglielmo Mollicone ha commentato in comunicato la decisone del gip del Tribunale di Cassino, Angelo Valerio Lanna, che si è riservato di decidere sull’archiviazione dell’inchiesta sull’omicidio della figlia. La Procura di Cassino aveva richiesto l’archiviazione delle indagini, prima nei confronti degli indagati noti e poi anche di quelle contro ignoti. Assistiti dall’avvocato Dario De Santis, il padre e lo zio di Serena Mollicone si sono opposti a entrambe le richieste di archiviazione, precisando che per gli indagati noti l’istanza riguarda tre di essi. Nel pomeriggio di ieri l’avvocato De Santis ha sottolineato davanti al giudice la richiesta di sottoporre all’esame del DNA la popolazione maschile di Arce e zone limitrofe. Questo per effettuare la comparazione con i due profili ricavati dalle tracce sul nastro adesivo che avvolgeva il corpo della ragazza. Un esame, ha rilevato De Santis, già eseguito su circa 18.000 persone per individuare l’attuale indagato per l’omicidio di Yara Gambirasio. Nel caso di Serena Mollicone il campione da analizzare sarebbe probabilmente inferiore a 2.000 persone. Opportuni, per la famiglia Mollicone, anche accertamenti sul filo metallico e sul nastro adesivo trovati sul corpo, per tentare di risalire alla provenienza e a chi ne avesse la disponibilità. “E’ importante, in un delitto così grave, non lasciare nulla di intentato affinché i colpevoli siano individuati e puniti”, ha dichiarato dopo l’udienza l’avvocato De Santis, che ha aggiunto: “Sarebbe estremamente ingiusto e spiacevole se si negasse la possibilità delle ulteriori indagini, e, un domani, dovesse emergere che quelle indagini potevano portare alla soluzione del caso”.
Il giudice per le indagini preliminari di Cassino, Angelo Valerio Lanna, ha deciso di non archiviare l’indagine sull’omicidio di Serena Mollicone, prorogata di sei mesi accogliendo l'opposizione della famiglia alla richiesta della Procura. “Sono felice per questa buona notizia. Vorrei festeggiare questo momento, anche se non nascondo che, dentro di me, provo tanta tristezza in quanto, comunque, nessuno mi riporterà in vita Serena”, è stato il primo commento di Guglielmo Mollicone. Il padre di Serena, insieme al fratello Antonio, ha anche ringraziato il giudice “e più in generale la Giustizia Italiana, che con coraggio ha portato avanti la nostra battaglia. Non era certo una decisione facile da prendere”. Queste le conseguenze del provvedimento, secondo l’avvocato Dario De Santis, legale della famiglia Mollicone: “Le indagini relative alla morte di Serena devono proseguire nei confronti dei tre indagati noti ai quali si riferiva una delle opposizioni proposte dal padre e dallo zio di Serena, e possono proseguire anche nei confronti degli ignoti. Ha disposto invece l’archiviazione nei confronti degli altri indagati noti, relativamente ai quali la famiglia Mollicone non aveva proposto opposizione”. “Viene ristabilita – ha aggiunto De Santis - quella che dovrebbe essere la situazione fisiologica, nella quale la famiglia della vittima e la Procura della Repubblica devono operare nella stessa direzione”. Per il legale la decisione rende “possibili e opportune” anche “le indicazioni, che abbiamo già fornito negli atti di opposizione”, come la richiesta di effettuare test del Dna sulla la popolazione maschile di Arce.
Sarà la dottoressa Cristina Cattaneo a studiare la ferita al capo di Serena Mollicone per determinare se sia compatibile con i segni rilevati recentemente dal RIS su una porta di uno degli ambienti della caserma dei carabinieri di Arce. Il corpo della ragazza uccisa nel 2001 sarà riesumato tra pochi giorni per essere inviato a Milano. “Come papà a malincuore ho autorizzato questo esame – dice a “Chi l’ha visto?” Guglielmo Mollicone - perché non volevo che Serena venisse toccata. Ho dovuto acconsentire perché so che al punto in cui sono le indagini basta un piccolo residuo per far chiudere il cerchio e assicurare alla giustizia i suoi aguzzini”. Il 14 gennaio il gip di Cassino Angelo Valerio Lanna ha deciso che l’inchiesta prosegue nei confronti di tre indagati per omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà, oltre che contro ignoti . “Bisogna trovare anche coloro che hanno coperto e aiutato chi materialmente ha ucciso mia figlia”, ribadisce Guglielmo Mollicone.
C'è un quarto indagato per l'omicidio Serena Mollicone. Si tratta di un carabiniere che era in servizio nella caserma di Arce nel 2001, quando la studentessa venne uccisa e il suo corpo fu trovato nel bosco dell'Anitrella. Con l'ipotesi di reato di concorso in omicidio, il militare è stato sentito oggi in procura a Cassino, dove si è avvalso della facoltà di non rispondere. "Il cerchio si sta chiudendo. Quest'ultima notizia è la prova che le indagini vanno verso la verità che ho sempre sostenuto: tutto è successo in quella caserma, tutta la vicenda di mia figlia ruota attorno a quel luogo", ha dichiarato a "Chi l'ha visto?" il padre di Serena Mollicone, Guglielmo. Gli altri tre indagati sono il maresciallo Franco Mottola, che comandava la Caserma di Arce nel 2001, il figlio Marco e la moglie.
Il luogotenente indagato per concorso in omicidio nell'ambito dell'inchiesta per la morte di Serena Mollicone dovrà rispondere anche di un altro capo d'accusa che gli viene contestato dalla Procura di Cassino: il militare è indagato anche per l'istigazione al suicidio del carabiniere Santino Tuzi, trovato cadavere l'11 aprile del 2008 alla vigilia di una sua audizione in Procura per riferire della presenza o meno di Serena Mollicone il primo giugno del 2001 nella caserma di Arce. A "Chi l'ha visto?" l'avvocato del luogotenente, Francesco Candido ha dichiarato in merito: "Per il mio cliente è stato un fulmine a ciel sereno. E' avvilito ed incredulo. Non si capacita di come da persona che ha partecipato attivamente alle indagini si sia visto recapitare un avviso di garanzia come indagato. Essere indagato poi per l'istigazione al suicidio di Tuzi gli risulta incomprensibile. Sarà contestato tutto quanto gli si addebita".
C'è una quinta persona indagata per l'omicidio di Serena Mollicone. E' un carabiniere accusato di favoreggiamento. E' il terzo militare coinvolto nell'inchiesta per la morte della studentessa di Arce (Frosinone) avvenuta 16 anni fa. Il militare, attualmente in servizio in un'altra provincia laziale, era già stato oggetto di accertamenti all'inizio dell'inchiesta. Gli altri quattro indagati per omicidio volontario in concorso e occultamento di cadavere sono l'allora comandante della stazione dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, la moglie Anna, il figlio Marco e un altro carabiniere.
La procura della Repubblica di Cassino ha deciso un ulteriore accertamento per l'omicidio della studentessa di Arce (Frosinone). Il prossimo 18 aprile i Carabinieri del Ris ricostruiranno nella caserma del paese le fasi dell'aggressione subita dalla ragazza.
"Microparticelle di vernice trovate sul corpo di Serena nel corso dell'autopsia", i Ris sono entrati oggi nella caserma di Arce (Frosinone) dove viveva uno dei cinque indagati per verificare se siano compatibili con la vernice presente sui muri nell'appartamento.
“Da sempre ho detto che bisognava andare a cercare le due donne polacche che si allontanarono da Arce subito dopo l'omicidio di Serena". Guglielmo Mollicone a "Chi l'ha visto?" plaude alla decisione degli inquirenti, che si sono recati nei pressi di Varsavia per acquisire le impronte digitali e il profilo genetico delle donne. "Sono convinto - ha aggiunto il papà della ragazza uccisa - che queste due persone sono state usate da altri e poi sono state mandate via. Sono grato alla procura di Cassino, che sta andando avanti speditamente e con un lavoro certosino per arrivare alla verità sulla fine di mia figlia”. Nel 2001 le due donne lavoravano nei pressi dell’Anitrella.
Dai resti della studentessa uccisa ad Arce nel 2001 sono spariti gli organi genitali. Lo rivela la superperizia della dottoressa Cristina Cattaneo che ha eseguito una nuova autopsia. “Purtroppo - scrive Cattaneo nella relazione - gran parte dei genitali e dell'ano è stata prelevata all'autopsia ma mai rinvenuta per ulteriori indagini".
Non è stato verificato, quindi, se per esempio Serena Mollicone fu violentata prima di morire. I nuovi esami avrebbero anche rilevato la mancanza di alcune lesioni sul cranio che, si legge nella relazione, "non sono state più ritrovate in seguito ai vari passaggi avvenuti negli anni successivi". Sempre secondo Cattaneo, non vennero neanche eseguiti alcuni esami, oggi impossibili, che avrebbero potuto stabilire l'ora esatta della morte.
“Serena è stata uccisa troppe volte. Spero in un giusto processo e che la verità dia pace a me e soprattutto alla mia bambina” ha detto il papà Guglielmo ai nostri microfoni.
La procura di Cassino ha chiuso la nuova inchiesta che vede cinque indagati, tra cui tre Carabinieri: l'ex comandante della stazione di Arce, Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna sono accusati di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. L'appuntato scelto Francesco Suprano è accusato di favoreggiamento personale in omicidio volontario e il luogotenente Vincenzo Quatrale è accusato di concorso in omicidio volontario e istigazione al suicidio per quanto riguarda il caso del brigadiere Santino Tuzi.
Tra pochi giorni il sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo potrà eventualmente chiedere il rinvio a giudizio.
La Procura di Cassino, che ad aprile ha chiuso le indagini sulla morte di Serena Mollicone, ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex comandante della stazione dei Carabinieri di Arce Franco Mottola, per il figlio Marco, per la moglie Anna, per il luogotenente dei Carabinieri Vincenzo Quatrale e per l'appuntato Francesco Suprano. I membri della famiglia Mottola sono imputati di omicidio volontario e occultamento di cadavere, mentre Quatrale di concorso morale esterno in omicidio e istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi. Suprano è accusato di favoreggiamento personale in omicidio volontario.
“Quella mattina non ho visto Serena Mollicone, né venne a cercarmi in caserma”. Così Marco Mottola alla conferenza stampa dei legali e dei consulenti che difendono lui e i genitori al processo per il delitto di Arce. “Il brigadiere Tuzi non mi chiamò né mi avvisò”, ha aggiunto ancora il figlio del maresciallo dei Carabinieri che all'epoca comandava la stazione locale dell'Arma.
Nel corso della sua requisitoria davanti al gup Domenico Di Croce, il pm di Cassino Beatrice Siravo ha chiesto il rinvio a giudizio per i cinque imputati del procedimento sull'omicidio di Serena Mollicone. Tutte respinte le eccezioni delle difese, anche quella di indeterminatezza dell'imputazione principale e di inutilizzabilità delle dichiarazioni rese dal brigadiere Santino Tuzi. Prossime udienze il 13 e il 20 marzo. Il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Marco e il maresciallo Vincenzo Quatrale, sono accusati di concorso nell'omicidio. Quest’ultimo è accusato di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi. L'appuntato Francesco Suprano è accusato di favoreggiamento.
Si è spento Guglielmo Mollicone. Fino all’ultimo si è battuto per avere giustizia per la figlia Serena. Dalla fine di novembre era ricoverato in gravi condizioni in seguito a un arresto cardiaco. Profondo cordoglio di Federica Sciarelli e della redazione di “Chi l’ha visto?”.
Per il delitto di Arce la procura di Cassino ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque persone: Il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Marco e il maresciallo Vincenzo Quatrale, sono accusati di concorso nell'omicidio; quest’ultimo è accusato di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi; l'appuntato Francesco Suprano è accusato di favoreggiamento.
Tutti rinviati a giudizio dal Gup del Tribunale di Cassino, Domenico Di Croce, i cinque indagati per l'omicidio di Serena Mollincone. Il processo inizierà il 15 gennaio. Accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere per l'ex comandante della caserma dei Carabinieri di Arce, Franco Mottola, la moglie Anna e il figlio Marco. Il luogotenente Vincenzo Quatrale a processo per concorso in omicidio e anche per istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi. L'appuntato Francesco Suprano risponderà di favoreggiamento.
Iniziato oggi il processo al maresciallo dei Carabinieri Franco Mottola, imputato con la moglie, il figlio, e altri due militari. Dopo l’Arma anche il Comune di Arce chiede costituirsi parte civile. La prima udienza durata pochi minuti, senza papà Guglielmo, spentosi alla fine di maggio. Per quasi vent’anni si era battuto per vedere questo giorno, arrivato dopo il tentativo di accusarlo, prelevandolo in chiesa durante i funerali, la condanna di un innocente, il suicidio del brigadiere, “l'unico ad avere il coraggio di confermare una verità scomoda”, ha detto procuratore di Cassino, Luciano D'Emmanuele. “Nessuno lo ha appoggiato e in questo deve essere trovato il motivo del suo suicidio". Processo aggiornato al 16 aprile.
Serena Mollicone e Santino Tuzi: Il Presidente della Corte d’Assise del Tribunale di Cassino ha respinto le istanze delle difese per non ammettere l'Arma dei Carabinieri e il Comune di Arce come parti civili al processo. Dal 23 aprile le audizioni dei testimoni, previste almeno tre udienze al mese.
Il carabiniere Francesco Suprano resta sotto processo. Il presidente della Corte d'Assise del Tribunale di Cassino ha rigettato la richiesta dei legali del militare, accusato di aver nascosto la porta della caserma di Arce contro la quale Serena Mollicone avrebbe sbattuto la testa. Prossima udienza il 21 maggio.
Serena Mollicone: La difesa dell'ex maresciallo Mottola chiede di ascoltare in aula la deposizione del brigadiere Tuzi. La figlia: "Ho sentito la sua voce, aveva paura". Domani nuova udienza del processo per il delitto di Arce.
"Mi fu riferito che si cercava una ragazza depressa che poteva essere finita nel fiume". L’ex comandante della stazione dei Carabinieri di Fontana Liri al processo ieri come teste dell’accusa. Fu un primo depistaggio? Sentito un altro militare, che ha escluso la presenza del cellulare in camera della ragazza, dove fu poi trovato dal padre Guglielmo qualche giorno dopo. Qualcuno lo portò lì dopo la perquisizione?
Serena Mollicone e Santino Tuzi: “L’1 giugno vidi Serena che piangeva davanti al bar Chioppetelle, accanto c'era un ragazzo con i capelli biondi, corti a spazzola''. La deposizione al processo di Carmine Belli, che fu assolto dopo 17 mesi di detenzione da innocente. “Poi interrogato a lungo dal maresciallo Mottola, anche dalle due di pomeriggio fino alle 6 di mattina”.
“Alcuni resti di Serena Mollicone sono spariti”. La testimonianza al processo del Ten. Col. dei Carabinieri Fabio Imbratta, all’epoca comandante della compagnia di Pontecorvo, che nel 2016 ha riaperto le indagini partendo dall'informativa del maresciallo Evangelista. L’ufficiale ha dichiarato nell’ultima udienza che le parti intime e il sopracciglio della ragazza (che secondo l'accusa fu sbattuto contro una porta della caserma) non sono mai arrivati al Policlinico Gemelli di Roma, dove erano attesi dal professor D'Aloja per custodirli ed esaminarli. Imbratta, inoltre, si è detto sicuro che l’omicidio fu commesso nella caserma di Arce e che sono state fondamentali le dichiarazioni di Santino Tuzi e di Carmine Belli, "poi artatamente e volutamente modificate per farlo divenire un capro espiatorio".
“Serena Mollicone asfissiata con un sacchetto in testa", dopo una colluttazione e un trauma compatibile con l'impatto "tra il cranio e la porta della caserma dei Carabinieri di Arce contro cui sarebbe stata fatta sbattere". Il medico legale Cristina Cattaneo ha illustrato all’udienza di oggi del processo la perizia eseguita sul cadavere della ragazza, riesumato nel 2016. "E' una ipotesi molto probabile che il trauma cranico abbia provocato uno stordimento e poi la morte sia giunta per asfissia ma non abbiamo elementi per dirlo con certezza", ha dichiarato in aula.
Per il Ris dei Carabinieri i frammenti di legno, resina e vernice nel nastro adesivo che avvolgeva la testa di Serena Mollicone sono compatibili con la porta dell'alloggio della caserma di Arce. Gli accertamenti tecnici illustrati nell’ultima udienza del processo. Le analisi degli specialisti dell'Arma confermano l’ipotesi che la ragazza urtò violentemente contro la porta. Nel processo, davanti al tribunale di Cassino, sono imputate cinque persone: il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, ex comandante della stazione di Arce, la moglie Anna Maria, il figlio Marco, il maresciallo Vincenzo Quatrale e l'appuntato Francesco Suprano. I Mottola e Quatrale sono accusati di concorso in omicidio e Suprano di favoreggiamento.
“Serena Mollicone poteva essere salvata”, la consulente medico legale della famiglia, Luisa Regimenti, al processo in corso a Cassino. “Dopo il violento colpo contro la porta dell'alloggio della caserma di Arce, cadde priva di sensi a causa di alcune fratture craniche, ma poteva essere soccorsa. Fu lasciata, invece, in queste condizioni per 4/6 ore prima di essere uccisa dal nastro adesivo che le è stato applicato sulla bocca e sul naso provocandone il soffocamento". Quel giorno lei “indossava delle scarpe con un tacco di 3 cm e una soletta interna: complessivamente cinque centimetri in più di altezza", ha risposto a chi delle difese le ha fatto notare che i segni trovati sullo stipite della porta sono a 150 cm da terra, oltre la statura della ragazza.
Al processo per l’omicidio di Serena Mollicone l’ex maresciallo Franco Mottola ha rinunciato al diritto a comparire. I difensori hanno anche interrotto la deposizione del figlio in corso in aula da ore. "Non l'ho uccisa io Serena, né nessuno dei miei familiari. La conoscevo dai tempi delle medie, non ho mai litigato con lei", aveva dichiarato prima Marco. “Ci siamo frequentati in comitiva fino ai 16 anni. In alcuni casi, sempre in gruppo, è venuta nella vecchia caserma di Arce ma in quella nuova non è mai venuta a trovarmi da sola”, aveva aggiunto l’imputato. Nella prossima udienza, il 13 maggio, la deposizione di Annamaria Mottola e l’ascolto delle dichiarazioni rese da Santino Tuzi. La sentenza è prevista entro metà luglio.
“Ho rotto io la porta del bagno con un pugno, per la rabbia, quando mio figlio mi disse che non voleva frequentare più la scuola”. Dichiarazioni spontanee in aula di Franco Mottola. “Poi fu sostituita per non litigare con mia moglie”. La pm ha annunciato di voler confrontare i calchi sul reperto. L’ex maresciallo ha inoltre ribadito la sua innocenza e quella dei familiari coimputati, negando tutte le accuse e che la ragazza sia mai entrata nella caserma di Arce.
Fiaccolata a 21 anni dalla scomparsa della studentessa, ritrovata due giorni dopo senza vita. Appuntamento il 1° giugno ad Arce, dopo la messa delle 18 alla Chiesa Santi Pietro e Paolo. A seguire un corteo nelle vie del centro storico dove abitava la ragazza.
“Condannare a 30 anni Franco Mottola”. Le richieste dei pm al termine della requisitoria. Chiesti 24 anni per il figlio Marco e 21 per la moglie Anna Maria, per tutti l'accusa di concorso in omicidio volontario. Anche se per la ricostruzione dell’accusa l'autore materiale sarebbe stato il figlio, mentre i genitori si sarebbero occupati dell'occultamento del cadavere, la posizione dell’ex maresciallo è aggravata dal suo ruolo nelle forze dell'ordine. "Serena dopo il violento colpo contro la porta dell'alloggio della caserma cadde priva di sensi a causa di alcune fratture craniche ma poteva essere soccorsa – ha spiegato la perizia del medico legale di parte -. Fu lasciata, invece, in quelle condizioni per quattro-sei ore prima di essere uccisa dal nastro adesivo che gli è stato applicato sulla bocca e sul naso provocandone il soffocamento". Per gli altri due carabinieri imputati, la procura di Cassino ha chiesto 15 anni per Vincenzo Quatrale, all'epoca vice maresciallo, per concorso esterno in omicidio, e 4 per l'appuntato Francesco Suprano per favoreggiamento. Secondo l'accusa sapevano cosa era successo in caserma ma decisero di non parlare. Cosa che fece, anni dopo, il brigadiere Santino Tuzi, poi suicidatosi "perché è stato lasciato solo da tutti quelli che sapevano, a partire dai colleghi", ha detto il pm. La sentenza è attesa per il 15 luglio, dopo le repliche delle parti civili e delle difese.
La Corte d’Assise ha assolto i cinque imputati per l'omicidio di Serena Mollicone nel 2001. Dopo circa dieci ore di camera di consiglio, i giudici hanno fatto cadere l’accusa di concorso in omicidio per Marco Mottola, il padre Franco, ex comandante dei Carabinieri di Arce e la madre Anna Maria “per non aver commesso il fatto”, "visto l'art. 530 comma 2 CPP" (manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova). Perché il fatto non sussiste assolti Vincenzo Quatrale, all'epoca vice maresciallo, accusato di concorso esterno in omicidio, e l'appuntato dei carabinieri Francesco Suprano, a cui era contestato il favoreggiamento. La procura di Cassino aveva chiesto 24 anni per Marco Mottola, 30 per il padre e 21 anni per la madre. Per Quatrale la richiesta era stata di 15 anni e per Suprano 4 anni. Entro novante giorni il deposito delle motivazioni.
"Serena vive": Oggi dalle 14 alle 24 evento in Piazza Umberto I ad Arce (Frosinone). "Il nostro compito è quello di mantenere vivo il suo ricordo e far sì che non cada nel dimenticatoio un assassinio che dopo 21 anni ancora non ha visto un colpevole": il post della cugina Gaia
Saranno rese note il 15 gennaio le motivazioni della sentenza che ha assolto tutti gli imputati per l’omicidio di Serena Mollicone. Il giudice a latere che le sta trascrivendo ha ottenuto una proroga di 90 giorni. La Corte d’Assise di Cassino il 15 luglio ha assolto Marco Mottola, il padre Franco e la madre Anna Maria “per non aver commesso il fatto”, "visto l'art. 530 comma 2 CPP" (manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova), Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano perché il fatto non sussiste.
La procura di Cassino e gli avvocati dei familiari di Serena Mollicone e Santino Tuzi hanno depositato il ricorso in Appello contro la sentenza della Corte d'Assise che il 15 luglio che ha assolto tutti gli imputati al processo per l’omicidio della studentessa scomparsa l’1 giugno 2001 e il suicidio del brigadiere dei Carabinieri. Successivamente anche l’Arma dei Carabinieri ha annunciato di ricorrere in appello, per la parte che riguarda i tre militari assolti. Chiesto un risarcimento complessivo di 200mila euro per danno provocato all'immagine dell’Arma perché, stando alla ricostruzione dell'accusa, la loro condotta sarebbe stata omissiva. Ne dà notizia l’Ansa.
Fissato al 26 ottobre il processo d'appello per l’omicidio di Serena Mollicone e il suicidio del brigadiere Santino Tuzi. La procura di Cassino, i familiari e anche l’Arma erano ricorsi contro la sentenza della Corte d'Assise che il 15 luglio ha assolto tutti gli imputati.
Riaperto il processo. La Corte d'Appello di Roma ha accolto la richiesta della Procura Generale che ha sollecitato anche l'ascolto di 44 testimoni. Nell'udienza del 20 novembre saranno sentiti tutti i consulenti delle parti. In base a quanto emergerà, poi si procederà all'eventuale ascolto di testi. Tra quelli dell'accusa, anche l’ex comandante della stazione dei Carabinieri di Fontana Liri, cui il brigadiere Santino Tuzi avrebbe confidato di aver visto la ragazza entrare nella caserma di Arce il giorno della scomparsa. In primo grado, quando tutti gli imputati sono stati assolti, era stato escluso.
La Corte d'Appello di Roma ha confermato l'assoluzione di Franco Mottola, della moglie Anna Maria e del figlio Marco nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone. L'accusa aveva chiesto rispettivamente per loro 24, 22 e 21 anni, e l’assoluzione per gli altri due imputati. Per Francesco Suprano, per prescrizione, e per Vincenzo Quatrale, perché gli indizi non hanno raggiunto la consistenza di prova.
La Procura Generale presso la Corte d'Appello di Roma impugnerà in Cassazione le assoluzioni dell'ex comandante dei carabinieri di Arce Franco Mottola, la moglie Annamaria, il figlio Marco e dei Carabinieri in servizio ad Arce all'epoca dei fatti Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. “Il nostro lavoro investigativo è stato fatto bene sia in primo che in secondo grado”, ha spiegato il PG Giuseppe Amato. Verranno evidenziati quattro punti, tra i quali la mancata audizione di un testimone che non venne convocato per una questione procedurale.
La Procura Generale presso la Corte d'Appello di Roma ha presentato ricorso in Cassazione contro le assoluzioni dell'ex comandante dei carabinieri di Arce Franco Mottola, della moglie Annamaria, del figlio Marco. Nelle 66 pagine del documento si ravvisano carenze e contraddizioni nella sentenza d’appello. Tra le altre, la mancata valutazione delle dichiarazioni del brigadiere Santino Tuzi, che indicava la presenza della ragazza nella caserma dei Carabinieri di Arce il giorno del delitto.