Edizione:2000/2001
Data pubblicazione:14/11/2000
Viene chiamato Unabomber, è un dinamitardo folle che dal 1994 ha disseminato 23 ordigni esplosivi, di cui 16 esplosi: 9 persone ferite, nessuna traccia sufficiente ad incastrarlo. Agisce in Friuli e in Veneto, su di lui indagano le procure di Udine, Pordenone, Treviso e Venezia. Una breve cronologia degli episodi più gravi: agosto 1994, esplosione di un tubo-bomba a Sacile, durante una sagra paesana: 4 feriti. Settembre 1995: un altro tubo-bomba esplode a Pordenone tra le mani di una signora di settant'anni, e le amputa il braccio. Agosto 1996: un tubo esplode a Lignano ferendo gravemente un turista di 35 anni. Luglio 2000: sempre a Lignano, un carabiniere di 79 anni viene gravemente ferito al volto dall'esplosione di un tubo raccolto sulla spiaggia. Novembre 2000: a Portogruaro viene acquistato un uovo imbottito di esplosivo; per fortuna, questo attentato non è riuscito. Pochi giorni dopo, un tubetto di salsa di pomodoro comprato nello stesso supermercato esplode in mano a una signora di Cordignano, ferendola gravemente. Secondo gli esperti che si stanno occupando di questi casi, Unabomber sarebbe un uomo - o una donna - di mezza età, laureato, che agisce per il gusto di far parlare di sé giornali e televisioni. Una persona con una mente raffinata, e una manualità fuori dalla norma, una specie di chirurgo degli esplosivi, che è riuscito a creare mini-dispositivi bomba e a nasconderli perfettamente. Non si può escludere che l'attentatore si possa essere "professionalmente" formato in una caserma del Genio, dove i militari vengono addestrati a realizzare ordigni sofisticati di diversi dimensioni e di diverso genere. Alcune segnalazioni pervenute a "Chi l'ha visto?" fanno riferimento a due caserme: una di Udine e una di Bolzano. Il suo soprannome è ereditato dalle imprese di Theodore Kaczynski, che per molti anni ha terrorizzato l'America con i suoi pacchi-bomba, per finire poi in carcere. Ogni anno l’attentatore dissemina 4-5 ordigni esplosivi. Ma nella sua follia dinamitarda si riscontra un’anomalia: una lunga pausa dal febbraio 1998 al marzo 2000. La zona nella quale colpisce è piena di caserme e depositi militari. Vicino a Pordenone c’è la base Nato di Aviano. E’ solo un caso che il periodo "di pausa" di Unabomber coincida con lo stato di massima allerta nelle caserme per la guerra in Serbia e Kosovo? Sulla stampa locale è riportata la notizia di agenti Fbi venuti dagli Stati Uniti, dopo l’esplosione del tubetto di salsa nel novembre 2000, per collaborare alle indagini. Nel 1995, vennero degli agenti investigativi americani ad ascoltare la signora colpita dal tubo-bomba.
Dal 1994 al 2003 Unabomber ha messo in atto 29 attentati. Otto volte le bombe non sono esplose, ma altre 21 hanno ferito 14 persone, tra cui quattro bambini. In alcuni casi le ferite sono state gravissime, tanto che si è dovuto procedere ad amputazioni. Una analisi suddivide questi 9 anni di crimini in cinque fasi, i cinque volti di Unabomber. Giuseppe Pietrobelli, inviato de "Il Gazzettino" ha spiegato: "Il primo Unabomber è quello che nasce nel '94. Abbandona per strade o nelle aiuole dei tubi bomba che esplodono senza che qualcuno li tocchi. Li ha rinforzati con pezzi di ferro o pezzi di biglie di vetro, in modo da ferire chi si trova in un raggio di venti - trenta metri. Ci riesce almeno due tre volte. Il secondo Unabomber invece nasce a Pordenone nel settembre del '95, quando per la prima volta tende la trappola ad una persona. Chiede che il tubo venga toccato da una persona perché esploda. Per farlo mette un'esca molto attraente: alcune banconote. Una signora di 75 anni tocca il tubo vicino a casa e viene assolutamente devastata. Perde parte del braccio e della mano e rimane sorda ad un orecchio. Il terzo Unabomber usa sempre il tubo bomba, ma va a violare il luogo del riposo, delle vacanze, cioè le spiagge, come Lignano, Bibione, le spiagge dell'Adriatico. Comincia nel '96, mettendo un tubo bomba dentro un ombrellone. Un turista di Domodossola apre l'ombrellone e gli cade addosso il tubo bomba. Non muore soltanto perché il fratello riesce a salvarlo da un'emorragia devastante causata da un bullone conficcatosi in una gamba. Il quarto Unabomber nasce nel 2000. E' l'anno in cui Unabomber non piazza più tubi bomba, ma oggetti bomba. In quel momento nasce il vero Unabomber. Prende degli oggetti al supermercato e li imbottisce di questa miscela di esplosivo, con delle microcapsule di seltz che fanno da cassa di esplosione. Probabilmente sceglie gli oggetti da supermercato perché nessuno più toccava i tubi bomba. Il quinto Unabomber nasce a settembre dello scorso anno quando fa esplodere un tubetto di bolle di sapone. Un bambino viene sfiorato dall'esplosione e fortunatamente non subisce ferite. Però in quel momento Unabomber dimostra di voler colpire i bambini. In quest'ultima fase del quinto Unabomber abbiamo anche altri due episodi inquietanti. Una bomba, per la prima volta con timer, messa sopra un confessionale la notte di Natale nel duomo di Cordenons. Anzi, le bombe sono due. Una non esplode, ma entrambe sono sullo stesso confessionale, quasi che lui avesse lanciato una sfida, una ve la faccio esplodere e l'altra ve la faccio trovare. Ma questa sfida si alza ancora di livello a marzo, quando una bomba viene messa nella toilette del Tribunale di Pordenone. Al quarto piano lavorano i Pubblici Ministeri che da dieci anni stanno cercando di dare un nome e un volto a questo criminale e lui fa esplodere una bomba sotto i loro uffici, al piano di sotto, dentro una toilette".
Cronologia:
Il 21 agosto 1994 a Sacile (Pordenone) è esploso un tubo bomba mentre si stava svolgendo una festa paesana. Quattro persone sono rimaste ferite. E' il primo attentato che è stato attribuito a Unabomber.
Il 17 dicembre 1994 un altro tubo bomba è esploso davanti alla Standa di Pordenone. Il giorno dopo, il 18 dicembre ne è esploso un altro davanti alla chiesa di Aviano (Pordenone).
Il 30 settembre 1995 a Pordenone in una piccola via del centro è esploso un tubo bomba che ferisce gravemente un'anziana donna.
Nello stesso anno, 1995, sono esplosi sei tubi bomba: due ad Azzano Decimo (Pordenone) il 5 marzo; uno a Pordenone, il 30 settembre; uno ad Aquileia, l'11 dicembre; uno a Latisana (Udine), il 24 dicembre; uno a Bibione (Venezia), il 26 dicembre.
Il 4 agosto del 1996, sulla spiaggia di Lignano (Udine) un turista piemontese aprendo un ombrellone ha fatto cadere a terra un tubo bomba che esplodendo gli ha tranciato l'arteria femorale. Lo stesso giorno, è stato ritrovato un altro tubo bomba sulla spiaggia di Bibione.
Il 6 luglio del 2000, sempre a Lignano, un carabiniere in pensione è rimasto ferito dall'esplosione di un tubo bomba abbandonato sotto il pelo dell'acqua a pochi metri dalla spiaggia.
Il 31 ottobre del 2000 in un supermercato di Portogruaro (Venezia) è stato rinvenuto un uovo imbottito di esplosivo. L'uomo che ha acquistato la confezione si è accorto che da un uovo usciva un filo sospetto.
Nello stesso supermercato il 6 novembre del 2000 una casalinga ha acquistato un tubetto di conserva che è esploso mentre si apprestava a preparare il pranzo.
Il 17 novembre sempre nello stesso supermercato di Portogruaro una donna ha acquistato un tubetto di maionese, ma insospettita dal peso lo ha portato ai Carabinieri che hanno rinvenuto all'interno una carica esplosiva.
Il 2 novembre 2001 nel cimitero di Motta di Livenza (Treviso) è esploso un cero imbottito di esplosivo e una donna è rimasta ferita.
Il 23 luglio del 2002 nella Standa di Porcia (Pordenone), una donna ha acquistato un barattolo di Nutella che poi è esploso nella sua abitazione senza ferirla.
Il 2 settembre 2002, a Pordenone, è esploso un tubetto di bolle di sapone nelle mani di un bambino che è rimasto ferito.
Il 25 dicembre del 2002 in una chiesa di Cordenons, durante la messa di Natale, è esploso un tubo bomba che era stato occultato sopra un confessionale.
Il 24 marzo 2003, al secondo piano del tribunale di Pordenone, è esploso un ordigno sistemato nella cassetta di scarico di un bagno aperto al pubblico.
Il 25 aprile del 2003, a Fagarè della Battaglia (Treviso), una bambina di nove anni ha raccolto un evidenziatore di colore giallo abbandonato ai piedi di un pilone di un ponte. La bimba ha perso un occhio e ha riportato serie ferite ad una mano.
A Venezia, nel palazzo della Procura, dopo il grave attentato di cui è rimasta vittima la piccola Francesca, la bambina che ha perso un occhio e tre dita della mano dopo aver raccolto un pennarello evidenziatore, è stato deciso che le procure di Udine Treviso e Pordenone, per competenza territoriale attive sul caso, non si occupassero più del criminale bombarolo del nord-est. Ennio Fortuna, Procuratore Generale di Venezia ha spiegato: "Adesso delle inchieste se ne occupa esclusivamente la procura distrettuale di Venezia e a livello di Friuli Venezia Giulia, la procura distrettuale di Trieste, in base alla legge sul terrorismo che prevede l'unificazione al livello distrettuale". Alla domanda se Unabomber è uno psicopatico solitario oppure una sigla dietro la quale si nasconderebbero più persone il dr. Fortuna ha risposto: "Che sia un gruppo terroristico lo escluderei. Le modalità di azione di questo Unabomber non mi fanno certo pensare a una finalità eversiva dell'ordine democratico. Certo la scelta dell'obbiettivo, se sia uno o più, è difficile e non abbiamo risposte sicure e convincenti, radicali, nell'uno o nell'altro senso. Personalmente penso che sia uno solo". Una delle procure che è stata estromessa dalle indagini è quella di Pordenone dove, il 24 marzo 2003, Unabomber ha piazzato un ordigno facendolo esplodere nel bagno situato nel piano sottostante a quello dove magistrati e investigatori lavoravano all'indagine su di lui. Domenico Labozzetta, procuratore capo di Pordenone, ha spiegato: "Non c'è stata nessuna estromissione dalle indagini da parte di nessuno. E' stata definita una questione processuale che è quella di individuare un tribunale che un giorno dovesse essere chiamato a giudicare questa persona. Evidentemente, siccome c'erano quattro procure interessate, non potevano essere quattro tribunali diversi ad occuparsi degli stessi fatti o della stessa persona. Quindi dal punto di vista processuale è stata una decisione che è venuta in tempi un po' ravvicinati, un po' accelerati, ma che nello stesso tempo, e in un certo senso, andava prima o poi affrontata". A proposito di Unabomber il procuratore capo di Pordenone, la città dove ha colpito per ben 13 volte ha detto: "Probabilmente si tratta di una persona che opera, agisce, è nata o vive in queste zone. Perché la conoscenza dei luoghi sicuramente è una componente importante per poter realizzare un certo tipo di azioni e di misfatti".
Prima del 1994, nel nord-est, ci sono stati alcuni attentati somiglianti a quelli di Unabomber. Daniele Paroni, giornalista di Tele Friuli, ha raccontato: "Ci è capitato di ricevere una telefonata di un padre disperato, il padre di Thomas Nardini che ci raccontava di un'esplosione che aveva visto coinvolto suo figlio, che aveva raccolto una torcia che gli è esplosa tra le mani mentre si trovava alla scuola elementare durante l'ora di ricreazione. Viene da chiedersi perché gli inquirenti non hanno allargato le indagini pensando magari un po' più in grande, ipotizzando magari che Unabomber abbia cominciato a colpire già prima degli anni '90". Questo episodio risale al 1988, sei anni prima che Unabomber cominciasse a colpire. Ma questo attentato insieme a tanti altri dello stesso tipo che si sono verificati nel nord-est di Italia non è mai comparso nell'elenco di quelli attribuiti a Unabomber, perché la miscela esplosiva con cui le bombe furono confezionate era diversa. Dopo il rinvenimento di alcuni peli trovati nell'uovo bomba inesploso e di una traccia di saliva presente sul nastro adesivo che chiudeva la confezione di uova si è potuto risalire al presunto DNA dell'attentatore del nord-est. In questi anni gli investigatori hanno individuato centomila nomi di soggetti a rischio, persone con precedenti specifici, mutilazioni, malattie psichiche, soggetti insomma che potevano assomigliare all'idea che loro hanno di Unabomber. Gli inquirenti hanno circoscritto le indagini a mille di questi nomi per poi arrivare ad indagarne trenta, tutti scagionati anche grazie ai risultati dell'esame del DNA.
Per l'ingegner Elvo Zornitta, finito nell'inchiesta su Unabomber, il misterioso bombarolo che per 13 anni ha seminato terrore e trappole esplosive nel Nordest d'Italia, la sentenza d'appello che ha confermato la condanna a due anni di reclusione per Ezio Zernar, ''ha riconosciuto e ribadito che l'ispettore Zernar ha manomesso il lamierino, anche se probabilmente egli era soltanto una pedina". "Da questo epilogo - ha detto Zornitta - emerge ancora una volta la grandezza dell'avvocato Paniz, senza il quale probabilmente sarei stato condannato. Circa il risarcimento, chiaramente non ci sarà - ha proseguito - dal momento che l'ispettore Zernar si è disfatto anche di quel poco che aveva, tra cui la casa, per evitare di perdere i suoi beni, qualora il Tribunale chiedesse di ristorarmi i danni''. Zornitta ha anche aggiunto che "ciò che è stato è ormai perso e nessuno potrà ridarmelo. Abbiamo cercato di fare quadrato in famiglia ma, per quanto riguarda il lavoro, è durissima. Ricominciare a 53 anni, con mansioni adeguate, soprattutto con la crisi che c'è, è pressoché impossibile". Elvo Zornitta, ingegnere aeronautico di 53 anni, era un professionista stimato, con un lavoro sicuro e una solida posizione professionale. Entrato nell'inchiesta su Unabomber, è stato dipinto su giornali, tv e siti Internet di tutto il mondo prima come un mostro, poi, una volta prosciolto, come la vittima di un clamoroso errore giudiziario. Alla fine, lui che si è sempre dichiarato innocente, ha comunque perso il lavoro. Vive sempre a Corva di Azzano Decimo (Pordenone), con la moglie e la figlia.
Due vittime venete chiedono la riapertura delle indagini e nuovi esami sui reperti raccolti all'epoca. "Non è necessario per confrontare il Dna già estratto con una banca dati che all'epoca non c'era”, ha spiegato il procuratore di Trieste De Nicolo alla Tgr Rai FVG. “Se invece vent'anni fa non fu possibile perché le tecnologie non lo consentivano, in questo caso sarebbe necessario riaprire l'indagine con il coinvolgimento del gip”.