Edizione:1997/1998
Data pubblicazione:26/05/1998
Otto anni fa Emanuele Piazza, 30 anni, ex poliziotto, assicuratore ed investigatore è scomparso dalla sua villetta a 15 km da Palermo. Si era allontanato di casa insieme ad un amico che gli aveva chiesto di accompagnarlo a Capaci, per cambiare un assegno. Da questo momento si perdono le sue tracce. Le indagini svolte dalla Polizia hanno rivelato che Piazza, all'epoca, collaborava con i Servizi Segreti ed era sulle tracce di alcuni pericolosi latitanti mafiosi. Sette mesi prima della sua scomparsa, un collega ed amico, l'agente Antonino Agostino, è stato assassinato insieme alla moglie. Anche su questo delitto, Piazza era intenzionato a fare chiarezza. Recenti rivelazioni di due collaboratori di giustizia hanno finalmente permesso l'intera ricostruzione dei fatti. Quel 16 marzo Emanuele Piazza fu "prelevato" dalla sua abitazione da Francesco Onorato, ex pugile e suo vecchio compagno di palestra, con la scusa di cambiare un assegno in un magazzino di mobili. Onorato condusse Piazza in uno scantinato di Capaci, dove il giovane venne ucciso. In seguito il cadavere fu sciolto nell'acido in un casolare della campagna di Capaci, a pochi centinaia di metri dal luogo dove trovò la morte Giovanni Falcone. L'ordine di questo omicidio, stando ai testimoni, sarebbe stato impartito da Salvatore Biondino, braccio destro di Totò Riina, perchè Piazza era divenuto troppo scomodo. Al momento i PM Antonio Ingroia ed Erminio Amelio stanno proseguendo le indagini sul caso, a loro giudizio non ancora completamente chiarito. Il padre di Emanuele Piazza ha dichiarato a "Chi l'ha visto?" di voler investire i soldi dell'indennizzo che è intenzionato a richiedere allo Stato, per fondare un'Associazione intestata al figlio, allo scopo di svolgere nuove attività sociali nel quartiere Zen di Palermo.
Un reportage de "La Repubblica", a seguito di rivelazioni di un funzionario di polizia a cui Falcone aveva raccontato la vicenda del suo mancato attentato all'Addaura, mostra come la verità sulla vicenda del 21 giugno 1989 sia stata nascosta per anni. In base alla ricostruzione del quotidiano la scena del crimine sarebbe da spostare di ventiquattro ore: la borsa con i candelotti di dinamite sarebbe stata sistemata sugli scogli non il 21 giugno ma la mattina del 20. Inoltre, sembra che fossero due i gruppi presenti quel giorno davanti alla villa di Falcone. Uno era a terra, formato da mafiosi della famiglia dell'Acquasanta e da uomini dei servizi segreti. L'altro era in mare, su un canotto giallo o arancio con a bordo due sub. I due sommozzatori non erano di "appoggio" al primo gruppo: erano lì per evitare che la dinamite esplodesse. Non c'è certezza sull'identità dei due sommozzatori ma un sospetto sì: uno sarebbe stato Antonino Agostino, l'altro Emanuele Piazza. Il primo, Agostino, che ufficialmente era un agente del commissariato San Lorenzo, in realtà un cacciatore di latitanti, venne ammazzato insieme alla moglie Ida Castellucci il 5 agosto del 1989. Il secondo sommozzatore, Piazza, un ex agente di polizia che aveva cominciato a collaborare con i servizi segreti (il Sisde) nella ricerca dei latitanti, è stato ucciso il 15 marzo del 1990. Sia le indagini sulla morte di Agostini che quelle sull'uccisione di Piazza subirono pesanti depistaggi. Si stanno cercando gli identikit dei due sommozzatori, ricostruiti attraverso le indicazioni di alcuni bagnanti che il 20 giugno del 1989 erano nella zona di mare dove volevano uccidere Giovanni Falcone. Secondo il reportage sia uomini della mafia che uomini dello Stato avrebbvero voluto morto il giudice Giovanni Falcone. I Servizi segreti dello Stato, sempre secondo quanto riporta il quotidiano, avrebebro invece ucciso i due poliziotti perchè "sapevano"