Risultava scomparsa da due giorni Luciana Biggi, la trentaseienne ritrovata il 28 aprile 2006 con la gola tagliata in vico San Bernardo, nel centro storico di Genova. Assidua frequentatrice della movida cittadina venne identificata dalla sorella gemella, preoccupata perchè non rispondeva da alcuni giorni al cellulare. "Mia sorella non sarebbe mai andata da sola nei vicoli... Luciana era una ragazza molto salutista, faceva fitness, non beveva e non si drogava'’, dichiarò. Tre giorni dopo l’omicidio l'ex fidanzato, il 30enne di Gorreto (Genova) Luca Delfino venne iscritto nel registro degli indagati con l' accusa di omicidio volontario. "Non l'ho mai toccata neppure con un dito", disse durante gli interrogatori negli uffici della questura di Genova, ammettendo solo che lui e la vittima litigavano spesso. Raccontò che dopo aver lasciato Luciana Biggi in un bar, si era incamminato ubriaco e senza meta per i ''carrugi'', finendo a Caricamento. Ma nessuna delle telecamere presenti sul percorso lo aveva ripreso. Tornato a casa al mattino, si era fatto lavare dalla matrigna la camicia e le scarpe "perchè erano sporchi di vino". Il giorno dopo il delitto, era andato dal barbiere per farsi un nuovo look, capelli corti e taglio della barba. Poi era andato a stare in campagna dai genitori e solo qualche giorno più tardi si era fatto vivo con Bruna Biggi, la gemella, per dirle che lui non c'entrava niente con il delitto e che una persona sarebbe stata in grado di fornirgli un alibi. Nonostante fosse l'unico indiziato, Delfino non venne arrestato perché secondo gli inquirenti c’erano ancora alcuni aspetti da chiarire. Il 10 agosto del 2007, nel centro di Sanremo, Luca Delfino ha ucciso con 40 coltellate Antonella Multari, la donna che aveva troncato la relazione iniziata con lui dopo la morte di Luciana Biggi.
A quasi 4 anni dal delitto, Luca Delfino dovrà rispondere dell’accusa di omicidio volontario per l’omicidio di Luciana Biggi. Delfino è attualmente detenuto nel carcere di Sanremo per scontare la pena inflittagli per un altro omicidio, quello di Antonella Multari, avvenuto a Sanremo nell’agosto del 2007. Il rinvio a giudizio era stato chiesto nel luglio 2009 dal pm Enrico Zucca. Le accuse nei confronti di Delfino sono quelle di omicidio volontario aggravato dal fatto di aver agito nei confronti di una persona che, al momento del delitto, aveva gravi capacità psicomotorie alterate dall'uso di alcolici, in orario notturno e poco frequentato. L'inchiesta sull'omicidio di Luciana Biggi aveva visto una dura polemica tra il pm Zucca e il capo della squadra mobile di Genova Claudio Sanfilippo che aveva chiesto l'arresto di Delfino. Il pm aveva replicato che la polizia non aveva raccolto indizi sufficienti. Sanfilippi aveva detto che se Delfino fosse stato arrestato Antonella Multari sarebbe ancora viva. Il processo inizierà il prossimo 25 marzo. Nelle ultime settimane Delfino ha fatto ancora parlare di sè per la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Genova di ripristinargli i benefici di legge ovvero lo sconto di 45 giorni ogni sei mesi di carcere, che gli erano stati revocati dopo il suo coinvolgimento in una rissa all'interno del carcere.
E' ripreso in Corte d'assise, dopo la pausa estiva, con l'escussione di tre testi, il processo a Luca Delfino, accusato dell'omicidio di Luciana Biggi. L'imputato, completamente rasato e senza barba, con indosso una tuta blu, ha ascoltato impassibile le testimonianze delle persone citate dal pm Enrico Zucca. La prossima udienza èfissata il 21 ottobre. Davanti alla Corte (presidente Anna Ivaldi, giudice a latere Domenico Pellegrini) e ai giudici popolari ha deposto un giovane che lavorava nel locale ''Gli Alabardieri'' e che, mentre portava i sacchetti della spazzatura nei cassonetti, notò per primo il corpo ormai agonizzante della Biggi. E' stata poi la volta dei due contitolari del locale accorsi successivamente. Delfino, assistito dall'avv. Riccardo Lamonaca, da oggi viene detenuto nel carcere di Pontedecimo per evitare di essere trasferito, ogni settimana, a Genova dall'istituto di pena di Sanremo dove sta scontando 16 anni e 8 mesi per aver ucciso con una quarantina di coltellate un'altra ex, Antonella Multari. L'omicidio avvenne per strada a Sanremo nell'agosto 2007.
Sfilata di testimoni e visione del filmato dei soccorsi al processo, in corte d'Assise a Luca Delfino. Sono stati nove i testi ai quali il pm Enrico Zucca ha posto delle domande supportandole con i filmati. Sono stati ascoltati il volontario del pubblico soccorso che tastò il polso della Biggi agonizzante a terra in vico San Bernardo, l'autista dell'ambulanza che portò la barella sulla quale fu adagiata la donna e che, prendendole le pulsazioni all'interno dell'autolettiga, si accorse che aveva un taglio alla gola. E ancora il medico del 118, un sovrintendente di polizia della pattuglia intervenuta per prima sul posto, quattro dipendenti dell'Amiu e una guardia giurata. Dalle testimonianze è emerso che la zona in cui fu trovata Luciana Biggi in fin di vita venne percorsa da diverse persone che potrebbero averne alterato l'integrità prima dell'arrivo degli esperti della polizia scientifica. ''Sul selciato dove c'era il sangue, si vedeva un'impronta. Presumo fosse la mia perche' mi ero avvicinato alla donna stesa in terra, addossata alla saracinesca'': lo ha detto Christian Tarda, il volontario della pubblica assistenza per il soccorso, deponendo come teste al processo. Il giovane ha rievocato il momento in cui giunse in vico S. Bernardo dove Luciana Biggi era ormai agonizzante ed ha spiegato che ancora si muoveva ma quando, col collega Carlo Rogina che a sua volta ha deposto al processo, la portarono sull'ambulanza, aveva lo sguardo vitreo. "Prendendo le pulsazioni - ha detto - ci siamo accorti che aveva un taglio al collo". Il teste ha dichiarato che la donna aveva una felpa scura con cappuccio un pò sollevata ed i jeans sbottonati e leggermente abbassati. "Non escludo - ha detto - che durante la manovra per metterla sulla lettiga gli abiti possano essersi scomposti''. Tarda ha riferito che, insieme agli agenti, guardò intorno, nel vicolo, (e si vede nel video proiettato in aula) per cercare un coccio di vetro o un'altra eventuale arma bianca sporca di sangue ma non fu trovato nulla. "Quando è arrivata la scientifica - ha affermato - sono stati messi i paletti". Ha poi spiegato che era suo un guanto di lattice trovato appoggiato alla vicina impalcatura. Luigino Satta, dipendente dell'Amiu, ha dichiarato di essere giunto sul posto verso le 3,30 - 3,45 ma di non aver visto nulla. "Ho risposto ad alcune domande di una poliziotta - ha riferito - poi con spazzolino e cartone, ho raccolto vetri e bottiglie che erano in terra nella testata del vicolo S.Bernardo. Avevo lavorato in quel vicolo verso l'1,15 ma non c'era nulla. Poi ho saputo dai colleghi che nella mia zona c'era il cadavere di una ragazza e per questo sono tornato". Tra i testi il medico del 118, Sergio Caglieris, il quale ha constatato che il cadavere presentava una vistosa ferita d'arma bianca al collo e che aveva perduto molto sangue. ''Mi sono limitato - ha detto - a chiuderle gli occhi''. Poi è stata la volta del sovrintendente di polizia Paolo Gatti intervenuto dopo la chiamata delle 2,35 nella sala operativa della questura che ha visto Luciana Biggi in terra, con le gambe rannicchiate. "Un soccorritore - ha affermato - ha sentito il polso dicendo che era molto debole e bisognava portarla in ospedale. L'hanno adagiata nell'ambulanza ma poi mi hanno comunicato che era deceduta. Ho cercato eventuali armi bianche e un documento o la borsa della vittima". Il corpo della Biggi è stato visto anche da Pasqualino Scigliano dipendente dell'Amiu. "l'ho vista - ha raccontato - poi un ragazzo ha urlato di non toccare nulla perché stava arrivando la polizia". E' stata poi la volta di altri due dipendenti Amiu e di una guardia giurata.
''Ho sentito un urlo straziante e ho pensato: 'hanno ammazzato qualcuno'. Era l'urlo di una donna''. A raccontare quello che udi' la notte tra il 26 e 27 aprile 2006, mentre si trovava in casa, e' Stefano Antonelli, sentito stamani come teste al processo a Luca Delfino, accusato dell'omicidio di Luciana Biggi, l'ex fidanzata di 36 anni. Il giovane ha riferito di essersi affacciato alla finestra di casa sua, in via dei Giustiniani, ma di non aver visto nulla. A vedere la coppia in piazza delle Erbe, quella notte, furono altri due testimoni: Roberto Quadrelli, cantante di strada e il suo amico Ottavio Di Stefano. ''Ricordo di aver cantato una canzone con Luciana Biggi - ha ricordato Quadrelli - ero seduto su un muretto e c'erano alcuni amici tra cui Ottavio e un musicista spagnolo. Non conoscevo quella ragazza. E' stata lei ad avvicinarsi''. Quadrelli ha poi riconosciuto Luca Delfino in un fotogramma che hanno mostrato in aula: era in piedi vicino ad altre due persone. ''Ricordo - ha riferito - che Luciana mi presto' il cellulare perché dovevo mandare un sms ma non c'era credito. Poi lo prese Delfino e si mise a controllare le telefonate transitate. A quel punto ci fu un battibecco. La ragazza gli disse di smetterla di controllarla. Udii che gli disse: 'Ti mollo, ti mollo per sempre'. Lui però cercava di darle dei bacini ma lei non ne voleva sapere''. Di Stefano ha confermato che si trovavano sul muretto e che stavano bevendo qualche bicchiere di vino e chiaccherando quando si avvicino' Luciana Biggi e si mise a cantare con Quadrelli. ''Delfino - ha detto - era un po' scostato e non bevve con noi ma Luciana si'. Ne dedussi che era geloso dalla sua espressione e dal modo di comportarsi. Lui continuava a tormentarla, a chiamarla ma lei dava picche e stava con noi''. Rispondendo al difensore di Delfino, avv. Riccardo La Monaca, ha poi detto di non ricordare di aver visto la Biggi allontanarsi o parlare con nordafricani. '' C'era molto movimento e io parlavo con un amico''. Una testimone ha confermato ciò che raccontò a suo tempo alla polizia. ''Alcuni conoscenti - ha detto - mi riferirono che quella notte, verso le 2, la loro figlia stava transitando in quella zona con alcuni amici, quando notò alcuni magrebini apparentemente urbriachi o quanto meno eccitati che avevano insultato una ragazza. Lo seppi la mattina dopo''. Ha pure deposto l'ispettore di polizia del servizio Volanti Davide De Turris che, quando giunse sul posto, vide il corpo della Biggi sull'ambulanza. ''Aveva i jeans abbassati fino alle ginocchia e la maglietta alzata sopra il reggiseno - ha riferito - e aveva un taglio alla gola''. Luca Delfino ha assistito attento a tutte le deposizioni dei testi. Come la volta scorsa, appena entrato in aula si e' voltato verso il crocifisso e si e' fatto il segno della croce.
Marco Rossi Porcheddu, 33 anni, era un amico di Luciana Biggi. Danilo Chiarabini, 51 anni, era un amico sia di Luciana che della sorella gemella Bruna Biggi. Giorgio Giacobini, 33 anni, era stato compagno di Luciana Biggi. Tutti e tre avrebbero dovuto riferire dei loro ultimi incontri con la vittima e del suo rapporto con Delfino. Nessuno di loro lo ha potuto fare, stamani, durante il processo che si sta celebrando in corte d'assise, a Genova, in quanto sono tutti deceduti in circostanze diverse. Porcheddu è morto nel novembre del 2007, Chiarabini nel novembre del 2008 e Giacobini nel maggio del 2008. Nel corso dell'udienza hanno deposto una barista della zona di Teglia Annamaria Marotta, nel cui locale le sorelle Biggi e talvolta anche Delfino andavano a fare colazione. La donna ha riferito di non avere mai visto i due litigare anche se a verbale, allora, disse che l'imputato le era parso "strano, taciturno e con occhi spiritati" cosa che le ha ricordato il pm Enrico Zucca. Ha deposto quindi l'ispettore di polizia Oberto Modica che il 29 aprile raccolse con il collega di pattuglia la testimonianza di due spacciatori sulla serata del delitto: "I due decisero di collaborare con noi vista l'efferatezza del delitto - ha detto il poliziotto - Dissero che Luciana Biggi era con un giovane con la barba e una cicatrice sulla fronte e che l'uomo era molto nervoso con la donna perché ne era geloso". Infine ha deposto il buttafuori del locale Mascherona Diego Guaraglia dove Delfino e Biggi trascorsero parte della serata che tuttavia ha detto di non ricordarsi dei due. Altri due testimoni, Waled Kalid e Cristina D'Oronzo, sono risultati irreperibili. Zucca al termine dell'udienza ha depositato in cancelleria un integrativo di indagine di cui non si conosce il contenuto.
"Quando seppi dello scoppio in casa di Luciana mi precipitai da lei temendo il peggio. Poi la vidi e mi rassicurai''. Non ha nascosto la sua commozione Federica Palmas, amica delle gemelle Bruna e Luciana Biggi che ha deposto, come teste, al processo a Luca Delfino, l'uomo di 33 anni accusato dell'omicidio della sua ex Luciana di 36 anni, uccisa la notte del 29 aprile 2006 nei vicoli del centro storico genovese. L'episodio dello scoppio nella cucina di casa Biggi risale alla mattina del 9 aprile 2006, venti giorni prima dell'omicidio. ''Quando arrivai sul posto nel palazzo di fronte a casa mia - ha detto con la voce incrinata dal pianto - qualcuno mi disse che si era trattato di un tentato omicidio o un tentato suicidio perché il tubo del gas era staccato e che non poteva trattarsi di un incidente. Luciana mi apparve confusa e preoccupata per il giudizio di sua sorella. Temeva che la incolpasse di ciò che era successo". Federica Palmas, rispondendo alle domande del pm Enrico Zucca, ha poi affermato che alcune persone le riferirono di aver sentito Luciana litigare, la notte precedente, con qualcuno. Di un litigio nella notte ha parlato un'altra teste abitante nello stesso quartiere, che ha riferito di essersi affacciata alla finestra e di aver visto ''una delle gemelle che litigava con qualcuno''. ''Non vidi con chi - ha detto - ma sentii che diceva 'non ho bisogno di un mezzo uomo'". La Palmas ha invece ricordato di quando, una notte, senti "la voce di un uomo che gridava con ferocia verso qualcuno". "Le urla - ha spiegato - provenivano dal garage che Luciana e Luca usavano come rifugio quando litigavano con Bruna. Quella voce diceva: 'dove sei stata? dove c... eri?". "Attraverso i racconti di Bruna - ha detto - sapevo che Luca era aggressivo. Qualcuno, però, diceva che li vedeva mentre lei urlava e lui la seguiva come un cagnolino a anche che che Luciana gli aveva fatto un occhio nero''. La Palmas ha riferito di aver saputo che Luciana conobbe Luca Delfino il 6 gennaio 2006 ma che Bruna era preoccupata perché sua sorella non aveva più libertà e lui la ossessionava. ''Proprio a causa di quella relazione - ha detto - le due sorelle spesso litigavano ma Luciana lo giustificava perché, diceva, da piccolo aveva subito il trauma del suicidio della madre". La Palmas ha ricordato che il 9 aprile 2006, dopo lo scoppio, Luciana chiamò Delfino. ''Luca - ha raccontato - poi venne da noi a prendere delle candele e qualcosa da mangiare. A mio parere non ebbe un comportamento normale. Fece diverse domande sul mio rapporto con Luciana e volle sapere chi frequentava. Mi sembrarono domande inopportune per quell'occasione''. Ha anche detto che Luciana in quel periodo era molto depressa per la recente morte della madre ma che non le risultava che assumesse droghe. Dei litigi tra i due hanno riferito anche altre due amiche di Luciana mentre un amico di Delfino ha detto che Luca gli telefonò il 27 aprile 2006 chiedendogli se conosceva qualcuno che potesse fargli comperare un grammo di cocaina. E' stata poi la volta del caposquadra dei vigili del fuoco che intervenne per lo scoppio, verso le 8,30. ''quando siamo arrivati - ha detto - c'era il rubinetto del gas aperto e il tubo era staccato. La ragazza però non si era accorta di nulla perché dormiva. Poi è stata svegliata ma era confusa e disse di lasciarla stare perché aveva sonno".
Vidi Luca che, uno o due giorni prima dell'omicidio, si tolse la cintura dei pantaloni e prese a cinghiate Luciana in piazza Pallavicini a Rivarolo e lei gridava''. E' quanto ha detto il testimone Gennaro Alfano al processo, in corte d'assise, a carico di Luca Delfino accusato dell'omicidio della sua ex Luciana Biggi uccisa la notte del 29aprile 2006 nei vicoli del centro storico genovese. Alfano, rintracciato dopo quattro anni dal delitto, il 30 aprile 2006 fece una telefonata anonima al 112 asserendo che era stato Delfino ad uccidere la Biggi e che li aveva visti litigare. La registrazione della telefonata era stata fatta sentire in aula durante una delle udienze del processo. Oggi Alfano ha riferito che in quella circostanza lui intervenne ma poi arrivarono i carabinieri e tutto finì lì. "Feci la telefonata anonima quando seppi dell'omicidio - ha spiegato - collegandolo con la sera delle cinghiate. Poi vi fu un altro episodio avvenuto sul ponte di Cornigliano quando li vidi di nuovo. Lei aveva la camicetta aperta e Delfino mi disse che se l'avessi guardata ancora mi avrebbe accoltellato. Ma non vidi il coltello". "Feci la telefonata ai carabinieri solo per metterli sull'avviso - ha aggiunto ancora - ho voluto indicare un sospetto ma io non vidi nulla". Alfano ha anche riferito di averli incontrati di sfuggita la sera dell'omicidio nel centro storico e vidi che stavano litigando e lui spingeva la Biggi. E' stata sentita anche la sorella gemella di Luciana, Bruna Biggi, che ha parlato dell'invadenza di Delfino dopo che, il 6 gennaio 2006, l'aveva conosciuto. "Da quel momento - ha detto - non si è più tolto di casa e mia sorella, dopo un certo periodo, mi è apparsa stanca e sfiancata perché non riusciva a disfarsene.'' "Eravamo gemelle - ha affermato - e quando appresi di una ragazza morta ebbi un brutto presentimento. Poi la riconobbi da un tatuaggio". Bruna Biggi ha rievocato le fasi della breve relazione di Luca Delfino con la sorella. ''Quando seppi che Luciana era stata ammazzata - ha detto - non pensai subito a lui perché ero convinta che si fossero lasciati. Solo dopo, quando li vidi insieme nei fotogrammi della telecamera che mi mostrarono in questura, mi venne un fortissimo dubbio che potesse essere stato lui". Bruna Biggi ha spiegato che sua sorella era esasperata dalla gelosia di Delfino ma non ne capiva la pericolosità.''Un giorno - ha detto Bruna Biggi -, una settimana dopo l'episodio anomalo dello scoppio nella cucina di casa dove fu trovato il tubo del gas staccato, Luciana mi pregò di aiutarla a far andare via Delfino. Lo spingemmo fuori dalla porta e da quella volta mi era sembrata tranquilla. Ero convinta che non si vedessero più e mi sorprese vederli insieme dai fotogrammi''. Due-tre giorni dopo l'omicidio, Delfino si fece vivo con un messaggio di cordoglio a Bruna Biggi che, incoraggiata dalla polizia che le aveva detto di cercare di mettersi in contatto con lui, rispose gentilmente scrivendo ''ho tanta voglia di sentirti''. Il vicequestore Alessandra Bucci, capo della Omicidi della Mobile, ha parlato della collaborazione di Bruna Biggi che identificò la sorella e riconobbe Luca Delfino nei fotogrammi della telecamera indicandolo come la persona che aveva frequentato sua sorella. Ha poi riferito su tutte le fasi delle indagini, dal momento del sopralluogo in vico S.Bernardo all'identificazione della vittima. Bucci ha parlato delle intercettazioni sul cellulare di Delfino e della relazione con Maria Antonietta Multari, la giovane commessa che uccise con 40 coltellate. ''Dalle intercettazioni - ha spiegato Bucci - si capì che già nel novembre 2006 era diventato ossessivo con la ragazza. Si sentiva che Delfino la perseguitava e che aveva atteggiamenti persecutori anche nei confronti di altre. Poi lui sparì per un po' di tempo ma il rapporto critico avvenne a fine marzo 2007 quando Delfino insistette che voleva tornare con lei e la giovane ribadì di non voler riprendere la relazione". "Ricordo altre telefonate - ha detto ancora la dirigente di Ps - che noi giudicammo allarmanti e chiedemmo di valutare la possibilità di eventuali misure cautelari anche in relazione al passato di Delfino ma non furono prese".
"Signori della corte, di fronte a voi siede un assassino". Con queste parole, il pm Enrico Zucca ha esordito nella sua requisitoria nel processo per omicidio volontario pluriaggravato e rapina a carico di Luca Delfino, 33 anni. Delfino è sotto processo perché accusato di avere sgozzato in vico di San Bernardo la notte del 26 aprile 2006 l'ex fidanzata Luciana Biggi, di 36 anni. Per questo reato Delfino, unico indiziato, rimase a piede libero. L'8 agosto del 2007 uccise un'altra ex fidanzata, Antonella Multari, 32 anni, con 40 coltellate inferte in pieno giorno, in strada, su un marciapiede nel centro di Sanremo, delitto per cui sta scontando 16 anni e 8 mesi di reclusione a cui aggiungere 5 anni di manicomio criminale. La Corte d'Assise di Genova non aveva concesso a Zucca di portare in aula i testi relativi al caso Multari, ma lui ha voluto esordire ricordando che l'imputato Delfino ha ucciso, almeno una volta, in modo barbaro, nella tragica conclusione di una relazione per molti versi parallela a quella che aveva avuto con Luciana Biggi. Zucca ha parlato fino alle 13,15, quando ha chiesto una sospensione di un'ora, che la Corte non ha potuto concedere, rinviando le conclusioni e la richiesta di pena a lunedì 31 gennaio. Il pubblico ministero in apertura di requisitoria ha ricostruito il primo sopralluogo di polizia e personale sanitario sul luogo del crimine, criticandone in modo diretto i metodi operativi. "L'opera dei soccorritori medici e della polizia ha alterato le prove sul posto - ha detto Zucca - poliziotti e soccorritori, non seguendo i protocolli, si sono messi alla ricerca dell'arma del delitto inquinando la scena del crimine". Zucca è passato poi ad esaminare le cause della morte di Luciana Biggi, deceduta per la rescissione di un vaso venoso nel collo e della carotide attraverso l'uso di un corpo contundente, probabilmente un coccio di bottiglia. "Ci è stato spiegato dai consulenti che un vaso venoso rescisso non produce schizzi di sangue, ma questo esce lentamente. L'assassino avrebbe potuto non macchiarsi affatto di sangue". Gli abiti che Delfino indossava quella sera, sequestrati due giorni dopo il delitto, non avevano alcuna traccia di sangue. Infine Zucca ha ricostrutio i rapporti burrascosi tra Luca Delfino e Luciana Biggi fino a giungere alla notte in cui si consumò il delitto e che i due trascorsero insieme nel centro storico di Genova fino alle 2, ad una manciata di muniti dall'omicidio. "Attraverso le telecamere del servizio di controllo della questura e le testimonianze possiamo ricostruire gli spostamenti di Delfino e della vittima fino alla una e 54 - ha sottolineato Zucca - Le telecamere li hanno ripresi mentre litigavano animatamente. Poi sono andati al locale 'Mascherona', dove hanno nuovamente litigato di fronte a testimoni. Una lite accesa, inequivocabile". Dopo l'uscita dal locale non ci sono piu' immagini. "Delfino ci dice di avere salutato la Biggi ed essere tornato per 40 minuti di fronte al 'Mascherona' - ha concluso Zucca - Io credo che non sia attendibile. Per lui era stata una serata impegnativa, aveva litigato tutta la sera, aveva dimostrato grande gelosia nei confronti della ex fidanzata. Non è plausibile che l'abbia salutata affabilmente, lasciandola andare per la sua strada. Inoltre Delfino è in grado di descrivere con puntigliosa, ossessiva precisione le ore che precedono le 2, divenendo incredibilmente vago, a tratti contraddittorio nel riferire le ore che seguono. Dagli elementi a nostra disposizione possiamo dire che Delfino è l'ultima persona e' stata con Luciana Biggi prima del delitto".
Luca Delfino è stato assolto. La sentenza è stata letta dal presidente della Corte d'Assise di Genova, Anna Ivaldi, dopo circa 5 ore di Camera di Consiglio. Il pm, Enrico Zucca, aveva chiesto 25 anni. Delfino è stato assolto "per non aver commesso il fatto" in base all'articolo 530, secondo comma. Alla lettura della sentenza l'imputato, completamente rasato, è rimasto impassibile. Prima di far ritorno in carcere, dove deve scontare una pena a 16 anni e 8 mesi di reclusione per la morte di un'altra sua ex, Antonella Multari, l'uomo si è limitato a ringraziare il suo avvocato, Riccardo Lamonaca.
Il movente da solo non è sufficiente a ritenere colpevole Luca Delfino dell'omicidio della ex Luciana Biggi, uccisa la notte del 28 aprile 2006 in un vicolo del centro storico di Genova. Lo sostengono, nelle 130 pagine della motivazione della sentenza, depositate oggi, i giudici della corte d'Assise di Genova che il 14 febbraio scorso lo hanno assolto. "Il movente - spiegano nelle conclusioni -, pur esistente, da solo non è idoneo a integrare il quadro probatorio in modo da permettere di ritenere che inequivocabilmente il Delfino abbia seguito la Biggi nel vicolo e l'abbia aggredita in un raptus di gelosia e perché non voleva essere lasciato" "Manca - scrivono - una prova diretta della presenza del Delfino sulla scena del crimine e ancor di più di una sua diretta partecipazione all' aggressione". La sentenza era stata letta dal presidente della corte d'assise, Anna Ivaldi, dopo 5 ore di camera di consiglio. Il pm Enrico Zucca aveva chiesto 25 anni. Delfino era stato assolto "per non aver commesso il fatto" in base all'art. 530, secondo comma (la vecchia insufficienza di prove). Delfino deve scontare 16 anni e 8 mesi per la morte di un'altra ex, Antonella Multari, uccisa per strada, a Sanremo, nel 2007.
Non c'è spazio per sostenere l'accusa che dimostri, al di là di ogni ragionevole dubbio, che Luca Delfino è colpevole. Lo ha riferito il procuratore generale Luciano Di Noto annunciando che la Procura Generale non impugnera' la sentenza dei giudici della corte d'assise i quali, il 14 febbraio scorso, hanno assolto Delfino dall'accusa di aver ucciso la ex Luciana Biggi, nella notte del 28 aprile 2006 in un vicolo del centro storico di Genova. Delfino era stato assolto per non aver commesso il fatto in base all'articolo 530 secondo comma, la vecchia insufficienza di prove. Il pm Enrico Zucca aveva chiesto 25 anni. Di Noto ha spiegato che la decisione della corte d'assise è condivisibile. ''E' una conclusione - ha detto - che può essere discutibile ma non ci sono elementi nuovi da sottoporre alla Corte d'assise d'appello. Ci vuole la certezza assoluta della colpevolezza. Di conseguenza non c'è spazio giuridico, in scienza e coscienza, per proporre l'impugnazione". Ha annunciato che la PG farà un provvedimento motivato dove spiegherà le ragioni per cui non intende presentare appello. Nella motivazione della sentenza i giudici della corte d'assise avevano detto, tra l'altro: ''Il movente, pur se esistente, da solo non basta a ritenere colpevole Luca Delfino, la cui prova della presenza sulla scena del delitto manca". Delfino è difeso dall'avvocato Riccardo Lamonaca ed è in carcere perchè deve scontare 16 anni e 8 mesi per la morte di un'altra ex, Antonella Multari, uccisa a coltellate, a Sanremo, nel 2007.
Il “Secolo XIX” anticipa che Luca Delfino, 36 anni, che fu assolto dall'accusa dell'omicidio di Luciana Biggi, la sua ex fidanzata trovata uccisa nella notte del 28 aprile 2006 in un vicolo del centro storico genovese, il 19 aprile sarà processato dalla Corte d'Assise d'Appello per quell'omicidio ma, anche se sarà ritenuto colpevole, non sconterà la pena, dovrà solo pagare i risarcimenti di parte civile. La sentenza, infatti, non fu appellata dal pm. A fare ricorso in Appello fu l'avvocato Carlo Golda, che rappresenta Bruna Biggi, sorella della vittima, per gli interessi di parte civile. La Procura non aveva impugnato la sentenza dei giudici della Corte d'Assise che, il 14 febbraio 2011, assolsero Delfino per non aver commesso il fatto in base all'articolo 530 secondo comma, mentre il pm Enrico Zucca aveva chiesto 25 anni. L'allora procuratore generale Luciano Di Noto spiegò: ''non ci sono elementi nuovi da sottoporre alla Corte d'Assise d'Appello. Ci vuole la certezza assoluta della colpevolezza. Di conseguenza non c'e' spazio giuridico, in scienza e coscienza, per proporre l'impugnazione''. Delfino, difeso dall'avvocato Riccardo Lamonaca, è detenuto nel carcere di Prato dove deve scontare 16 anni e 8 mesi inflitti nel processo con rito abbreviato, per l’omicidio della sua ex fidanzata Antonella Multari, uccisa per strada a Sanremo nel 2007 con numerose coltellate.