Data pubblicazione:21/12/2017
Il 30 ottobre 2013 Simona Riso, 28 anni, è stata trovata agonizzante nel cortile della sua abitazione di Roma, in zona San Giovanni. Al suo arrivo al pronto soccorso è stato avviato il protocollo per violenza sessuale dopo che lei stessa aveva detto di essere stata violentata. Tuttavia in seguito non è stato rilevato alcuno stupro, ma fratture che le sono state fatali. Le indagini hanno appurato infatti che non c'è stata violenza sulla ragazza, che è caduta dal terzo piano del palazzo in cui viveva. Due medici in servizio all'ospedale San Giovanni, uno del pronto soccorso ed un altro del reparto di ginecologia, sono stati denunciati dai carabinieri con l'accusa di omicidio colposo. Secondo il pm Attilio Pisani, pur rilevando nel corso della visita uno shock emotivo, e che la ragazza respirava male e si lamentava, i medici avrebbero disposto la visita ginecologica ritardando così la radiografia e l'ecografia che avrebbero rilevato le lesioni causate dalla caduta, fra cui delle fratture costali. Ma cosa è successo a Simona? Forse ha tentato di suicidarsi? Perché ha detto di essere stata violentata?
Uno dei due medici sotto processo per la morte di Simona Riso, il medico di guardia del pronto soccorso, è stato condannato a un anno di reclusione. Secondo il pm avrebbe infatti ritardato la radiografia e l'ecografia che avrebbero rilevato le lesioni causate dalla caduta, fra cui delle fratture costali. La ginecologa in servizio quel giorno nel nosocomio, è invece stata assolta "perché il fatto non costituisce reato". Era accusata di non aver prestato attenzione allo stato confusionale e all'incapacità a rispondere agli stimoli verbali della ragazza, sottovalutando il quadro clinico generale in cui versava. Il giudice Fabio Mostarda ha disposto, in attesa del risarcimento da stabilire in sede civile, una provvisionale di 10mila euro alla parte civile.