18 gennaio 2010

Antonino Cannata ha 41 anni e nel quartiere Gazzi dove vive a Messina tutti gli vogliono bene. E' una persona disponibile. Un uomo tranquillo e affabile. Vive con i genitori ed è legatissimo alla madre, ai fratelli e al padre adottivo. Lavora in una ditta che fa manutenzione sulle navi. Il 17 novembre è partito per la Croazia dove insieme ad un collega doveva compiere dei lavori su una nave della Tirrenia che è in cantiere. Finito il lavoro si è imbarcato insieme a Massino, il suo collega sulla stessa nave sulla quale hanno lavorato per tornare a Napoli e poi a Messina. Di lui però si sono perse le tracce, mentre la nave era al largo della costa pugliese, tra Bari e Lecce. L’ultimo a vedere Antonino Cannata è stato il suo collega Massimo. La sera del 21 novembre i due passeggiavano insieme su uno dei ponti superiori della nave. Massimo ha raccontato al magistrato di essere andato a dormire, mentre Antonino Cannata era rimasto sul ponte. Il mattino seguente Massimo lo ha cercato, ma di lui non c’era traccia a bordo. Così è andato dal capitano e insieme hanno aperto la cabina di Antonino Cannata. Dentro c'erano i suoi effetti personali e un biglietto, scritto in stampatello. Ringraziava i genitori, il datore di lavoro e Dio. I genitori però non riconoscono la scrittura del figlio. L'uomo nei giorni precedenti al viaggio era sembrato strano e aveva detto ai genitori che voleva lasciare il lavoro perché era stanco di viaggiare di continuo. Quando la nave è arrivata a Napoli il comandante aveva presentato subito la denuncia e sono iniziate le indagini. A dare una risposta alla scomparsa saranno le indagini e soprattutto la perizia calligrafica sul biglietto.