CLV

Torna in HomeScomparsi
Scomparso

Camilla Bini

Nazionalità:Italiana
Scomparso da:Torino
Data della scomparsa:08/08/1989

Camilla Bini, 34 anni, di padre italiano e madre somala, è misteriosamente scomparsa a Torino dall'8 agosto del 1989. Si era trasferita in Italia all'età di 12 anni. Dopo aver trovato un buon impiego presso la Bolaffi Francobolli di Torino, aveva deciso di andare a vivere da sola. Tranquilla e riservata, molto stimata sul lavoro, la Bini conduceva una vita indipendente. Qualche giorno prima di scomparire aveva parlato alla sorella Giuliana dei suoi progetti per le vacanze estive. Era incline ad andare da alcuni amici in Puglia, ma c'era in alternativa anche un soggiorno a Varazze, da un amico di famiglia. L'ultima persona che Camilla Bini incontrò la sera dell'8 agosto fu la sua vicina di casa. Alle 18,30, infatti, si fermò con lei a bere una bibita. Poi tutti partirono per le ferie, e nessuno fece caso all'assenza della ragazza fino al 28 agosto, quando cioè sarebbe dovuta rientrare al lavoro. Alle 9,30 dello stesso giorno, la Bolaffi informò la famiglia del suo mancato rientro al lavoro. Dopo averla cercata inutilmente a casa di parenti ed amici, la sorella Giuliana si presentò al Commissariato di Polizia per sporgere la denuncia di scomparsa. Nell'appartamento della Bini fu trovato tutto in ordine, il frigorifero era pieno, ed erano stati utilizzati due bicchieri e due tazzine da caffè, di cui una sporca di rossetto. Aveva forse ricevuto qualcuno la sera della scomparsa? La vita di Camilla Bini fu vagliata minuziosamente ma le ricerche effettuate dai Carabinieri non portarono a nulla. Il mistero di questa vicenda rimase irrisolto. Nella primavera del '98, Giuliana Bini ha cercato di prendere contatti con il magistrato che avrebbe dovuto essere in possesso del fascicolo relativo alla scomparsa di sua sorella. Ma da una verifica effettuata presso la Cancelleria della Procura, non sarebbe stato trovato ufficialmente nessun fascicolo sul caso.

  • 30 giugno 2003

    Proprio in questi giorni "Chi l'ha visto?" ha fatto un'incredibile scoperta: la persona che doveva partire in vacanza con Camilla Bini altri non era che la fidanzata di Paolo Stroppiana, iscritto nel registro degli indagati per la scomparsa di Marina Di Modica. La donna, Beatrice Della Croce di Dojola, dipendente anche lei della Bolaffi, aveva fornito al fidanzato l'alibi per la sera dell'8 maggio del 1996, la sera della scomparsa di Marina Di Modica. Un'amica della Bini, Chiara, non trovando più al telefono Camilla Bini, aveva telefonato a Beatrice Della Croce Di Dojola perché sapeva che la doveva incontrare per poi partire con lei. La donna le aveva risposto che la Bini aveva cambiato programma.

    Quando erano stati fatti dei collegamenti fra la scomparsa della Di Modica e quella della Bini, Stroppiana aveva affermato che la sua conoscenza di Camilla Bini era sempre stata superficiale. A questo proposito Giuliana Bini, sorella della donna scomparsa, ha detto: "Io mi chiedo perché una persona che lavora con un'altra, la conosce, la frequenta, va a cena a casa sua, dica che Camilla la conosceva superficialmente e niente di più. Questo sì mi ha fatto pensare molto". Sulla conduzione delle indagini, in particolare sulle testimonianze dei vicini di casa, la Bini ha anche sottolineato: "I signori Mancini non sono mai stati ascoltati dagli inquirenti e il signor Mancini si è anche adirato perché in più di un'occasione avrebbe visto sia Beatrice sia Paolo Stroppiana a cena da Camilla e lui altre volte da Camilla". Massimo Numa giornalista de "La Stampa" ha commentato: "Questa ragazza avrebbe dovuto partire per le ferie, va all'agenzia di viaggi eccetera. Però quel giorno lì fa la spesa, riempie il frigo e sparisce. La logica vuole che se uno parte per le ferie, il frigo lo svuota, non compra dei beni deperibili. Il caso di Camilla Bini è ancora più inquietante perché dimostra come c'è stato un vuoto nelle indagini. Perché quando fu aperto l'appartamento di Camilla furono trovati due bicchieri, uno segnato dal rossetto, e nessuno prese mai le impronte digitali da questi bicchieri".

    L'autunno scorso il magistrato aveva ottenuto il sequestro dell'auto di Stroppiana per compiere accertamenti su eventuali reperti presenti sull'auto e riconducibili a Marina Di Modica. Ma, dopo oltre sei anni dalla scomparsa, i pochi elementi utili per determinare il DNA che si è riusciti a ricavare non hanno dato esito. Sembra accertato che l'ultimo contatto telefonico tra Stroppiana e la Di Modica sia avvenuto nella giornata di lunedì 6 maggio 1996. Il giorno successivo, martedì pomeriggio, parlando con l'amico, la donna aveva riferito di un impegno per mercoledì sera. Si può quindi dedurre che la telefonata tra la Di Modica e Stroppiana avesse confermato e non disdetto quell'appuntamento scritto sull'agenda della donna.

    Il professor Gaetano Di Modica, padre di Marina, ha detto. "Anche queste ultime notizie che compaiono dal giornale hanno un significato a seconda di come si vuole interpretarle. Abbiamo ripreso un po' a sperare in una soluzione vicina. Può darsi che la soluzione sia dietro l'angolo".

    Paolo Stroppiana è stato al centro di importanti inchieste giudiziarie che riguardavano il periodo dell'eversione nera. Dopo una militanza nell'estrema destra, da cui aveva accumulato diverse denunce, è entrato nel gruppo di Terza Posizione, gruppi che avevano compiuto diversi gravi reati. Negli anni' 80, assieme al suo camerata Ansaldi testimoniò al processo sulla strage di Bologna, riferendo che nell'ambiente di Terza Posizione era noto che la strage fosse stata opera di gruppi facenti capo a Signorelli, Fachini e altri, i quali avevano commesso la strage su incarico di corpi separati dello Stato e poteri occulti. Stroppiana, insieme ad Ansaldi, si era dissociato dal gruppo di Terza Posizione e aveva contribuito a fornire indicazioni utili agli inquirenti.

    Paolo Stroppiana risulta ancora iscritto nel registro degli indagati per la scomparsa di Marina Di Modica e le indagini della squadra mobile di Torino continuano in maniera serrata tornando anche ad analizzare la scomparsa di Camilla Bini.

  • 14 luglio 2003

    Il giornalista Niccolò Zancan, de "La Repubblica", che subito dopo la scoperta di "Chi l'ha visto?" ha raccolto le dichiarazioni di Stroppiana e di Beatrice Della Croce di Dojola ha riferito: "Lui ricorda molti dettagli adesso, forse improvvisamente. Questo è anche un po' strano. I suoi ricordi si stanno mettendo a fuoco man mano che la storia va avanti. Lei è il suo alibi quando è scomparsa Marina Di Modica. Lui conferma tutto sulle vacanze nel giorno in cui è scomparsa Camilla Bini e quindi ognuno partecipa al problema dell'altro attivamente, in qualche modo anche in modo accorato. Risulta che nel 1990 Beatrice Della Croce di Dojola abbia raccontato in effetti di avere in programma l'eventualità di un viaggio insieme a Camilla Bini. Oggi, in questi giorni, lei sostiene di non avere mai minimamente anche solo ipotizzato questo viaggio verso il sud dell'Italia, verso la Puglia. Oggi lei racconta semplicemente di averle offerto la possibilità di passarla a trovare a casa sua vicino a Santa Margherita Ligure e questa è una delle contraddizioni, forse importanti, da chiarire in questa storia. Le ho chiesto se lei avesse mai avuto dei dubbi e lei mi ha detto di no, nella maniera più assoluta. Con un'enorme naturalezza, devo dire, ha sorriso e ha detto "Sa come viene chiamato Paolo Stroppiana dai suoi amici? Cuore di panna, ma non lo scriva". Stefano Castrale avvocato delle famiglie Di Modica e Bini ha detto: "Se il magistrato ha voglia e, soprattutto, vede degli elementi di continuità o di comunanza fra la scomparsa di Camilla Bini, avvenuta nell'89, e quella di Marina Di Modica, avvenuta nel '96, per noi e per la stessa Procura, per tutti, sarebbe un ottimo risultato. La Procura deve scegliere. Può fare una scelta difensiva per l'organo inquirente e cioè dire: ci fermiamo. Oppure una scelta coraggiosa: andiamo avanti. Noi siamo certi che sia il professor Di Modica, sia la sorella della scomparsa e tutti i cittadini non accuseranno mai la Procura se dopo ulteriori indagini non riusciranno a trovare altri elementi". Meo Ponte, giornalista de "La Repubblica" ha fatto osservare che in questa vicenda si intrecciano altre inquietanti coincidenze: "Tutti i protagonisti di questa appartengono alla Torino bene dei "ragazzi" di mezza età, dove c'è una certa promiscuità, ci sono queste cene, questa ricerca del rapporto. In questa vicenda tutti i protagonisti, anche non direttamente coinvolti in qualche modo, rimandano sempre a delle misteriose scomparse. Perché adesso scopriamo che Beatrice Della Croce aveva appuntamento per le vacanze, o perlomeno la sorella di Camilla Bini dice che c'era un accordo per delle vacanze insieme a questa prima scomparsa. Scopriamo, ad esempio, che la persona che aveva ospitato a casa e aveva presentato la Di Modica a Stroppiana, a sua volta va in vacanza con un'amica che scompare misteriosamente in Oriente. Non solo, lavora in un ospedale da dove scompare un'assistita, Letizia Teglia che si rivolgeva a questo ospedale. Questo non significa che le persone siano direttamente coinvolte ma sicuramente sono degli elementi inquietanti che tendono ad accrescere quello che è l'alone di giallo attorno a tutta questa vicenda". Quello che anche appare strano è che la mattina del 7 ottobre scorso, quando all'alba gli agenti sono andati ad effettuare il sequestro dell'auto di Stroppiana, non solo i giornalisti erano stati precedentemente informati ma anche Paolo Stroppiana era stato preavvertito da qualcuno. Giuliana Bini ha ancora una volta espresso la sua volontà di andare fino in fondo a questa vicenda: "Noi non ci fermeremo mai e continueremo sempre a chiedere che fine a fatto Camilla. Possono passare dieci, venti, trent'anni, quaranta, quello che sia. Se noi avremo voce, io specialmente continuerò a chiedere agli inquirenti risposte". Anche il professor Gaetano Di Modica ha rinnovato il suo appello affinché le indagini proseguano: "Grazie al lavoro che è stato fatto in questi ultimi due anni abbiamo ripreso la speranza di uscire da questo stato di nebbia atroce. Perché io spero come padre e anche come cittadino che quello che è successo a me, quello che è successo ad altri, non succeda più".

  • 22 marzo 2004

    Mai indagato per il caso di Camilla Bini, dall'autunno 2002 Paolo Stroppiana lo è stato invece per il caso di Marina Di Modica. Ma il Pubblico Ministero che lo aveva sottoposto a indagine ha richiesto l'archiviazione dicendo in sostanza: "Stroppiana ha certamente mentito. Ci sono stranezze e bugie di tanti tipi, ma sono solo indizi. Non ci sono elementi per sostenere nei suoi confronti l'accusa di aver ucciso Marina Di Modica". All'archiviazione del caso si è però opposto il professor Di Modica, padre di Marina, i cui legali sottolineano che, come nel caso della Bini, troppi elementi sarebbero stati trascurati nelle prime indagini. In particolare si fa riferimento ad accertamenti tardivi, parziali o mai effettuati, per esempio sull'auto della scomparsa o sulle abitazioni e le armi di Stroppiana. Nell'atto di opposizione all'archiviazione si richiamano anche i gravi precedenti penali di Stroppiana nell'ambito della sua militanza nei gruppi eversivi di estrema destra e il suo ruolo di pentito in importanti processi, che potrebbe avergli fatto guadagnare qualche indulgenza, come la concessione del porto d'armi dimostrerebbe.

  • 5 aprile 2004

    Il 30 marzo scorso il Giudice per le Indagini Preliminari, dr.ssa Federica Gallone, ha respinto la richiesta di archiviazione e ha stabilito che Paolo Stroppiana, che durante le indagini si era avvalso della facoltà di non rispondere, sia processato per l'omicidio di Marina Di Modica. Il GIP ha rilevato anche l'inquietante coincidenza costituita dalla scomparsa di un'altra donna che lavorava alla Bolaffi, Camilla Bini, che pare avesse avuto una relazione con lo stesso Stroppiana, da questi sempre negata. Per il GIP l'incontro tra l'indagato e Beatrice Della Croce di Dojola, alle 22 della sera dell'8 maggio 1996, non sarebbe certo, visto che non sarebbe stato confermato né smentito dalla stessa figlia della donna. In ogni caso Stroppiana avrebbe potuto incontrare la Di Modica tra le 18 e le 20 di quella sera.

  • 5 marzo 2007


    Nell’estate del 1985 Fiorella Rolfo, medico fisiatra di 33 anni, non ha fatto più ritorno da un viaggio nella regione del Kashmir (India). Insieme alla collega Bianca Tovo, si era aggregata a una spedizione scientifica dell’Università di Torino con base nel monastero di Bardan, a 3600 metri di quota.

    La notizia della sparizione della dottoressa Rolfo era arrivata ai familiari in ritardo e le ricerche non avevano avuto alcun esito. Secondo la ricostruzione di Adriano Rolfo, fratello di Fiorella, il 9 agosto 1985, durante un’escursione, la donna aveva accusato un problema fisico e aveva chiesto all’amica Bianca Tovo di potersi fermare, ma il gruppo aveva proseguito e lei era rimasta sola nei pressi di un fiume. Al ritorno non c’era più, restava solo il suo zaino con gli effetti personali. Le ricerche erano state affidate alle autorità del luogo, mentre il gruppo, dopo una breve interruzione, aveva stabilito di proseguire il programma di lavoro.

    Al ritorno dal Kashmir, nell’agosto del 1985, Bianca Tovo è stata intervistata dal TGR Rai Piemonte all’aeroporto di Milano Linate:

    Domanda: "Come mai la sua amica è rimasta sola mentre voi proseguivate la gita?"

    Risposta: "Noi non proseguivamo la gita. Lei ha detto che era stanca e si fermava lì"

    D: "Il padre ha fatto una dichiarazione di questo genere: Neanche a Pian del Re - cioè sulle montagne di Cuneo - si lascia sola una donna che ha mal di testa".

    R: "Lei non aveva mal di testa. Aveva detto che le facevano male i piedi, perché aveva delle scarpe da ginnastica e c’erano dei sassi per terra, e che quindi non aveva voglia di continuare. Comunque a Pian del Re una persona con il mal di testa si lascia sola".

    D: "E' scomparsa... avete cercato...?"

    R: "Abbiammo cercato... Cioè, io non sono andata a cercare perché ero stanca, hanno cercato gli altri fino a mezzanotte e poi di nuovo il mattino dopo".

    D: "Lei pensa che sia morta?"

    R: "Io ne sono convintissima. Cadendo da quel ponte uno moriva nel giro di due secondi".

    D: "E voi siete sicuri che sia caduta?"

    R: "Visto che le tracce arrivano da una parte e non proseguono dall’altra non vedo altra soluzione".

    Della vicenda di Bianca Tovo si è tornati a parlare in occasione di un’altra misteriosa scomparsa: quella della logopedista Marina Di Modica che, come Fiorella Rolfo, lavorava nel campo della sanità ed era una appassionata della montagna. Proprio in occasione di una cena a casa di Bianca Tovo, Marina Di Modica ha conosciuto Paolo Stroppiana, impiegato presso la Bolaffi Francobolli di Torino. E sempre a casa della Tovo, nell’aprile 1996, i due si sono rivisti per la stima di alcuni francobolli.

    Anche Camilla Bini, impiegata alla Bolaffi, è misteriosamente sparita l’8 agosto 1989. Le ricerche erano partite con un mese di ritardo. Una sua amica e collega, che doveva andare in vacanza con lei, aveva dichiarato che la donna aveva cambiato idea, decidendo di partire da sola. Questa amica era Beatrice Della Croce di Dojola, fidanzata di Paolo Stroppiana al quale poi fornirà un alibi per la sera della scomparsa di Marina Di Modica. In una puntata di "Chi l’ha visto?" dell’ottobre 1996, Paolo Stroppiana ha dichiarato di conoscere la Bini semplicemente come collega. Nel corso del processo, invece, una testimone ha asserito che l’uomo aveva avuto rapporti più confidenziali con lei, frequentando la sua abitazione. Secondo la ricostruzione del giornalista Giovanni Falconieri, Camilla Bini, la sera prima di sparire, avrebbe avuto ospite a cena un uomo. In cucina gli inquirenti hanno trovato due tazzine di caffè, una sola delle quali macchiata di rossetto.

  • 26 aprile 2011

    Dopo 22 anni si riapre a Torino il caso della scomparsa, avvenuta nel 1989, di Camilla Bini, la collega di lavoro del filatelico della Bolaffi Paolo Stroppiana. I pubblici ministeri Gabriella Viglione e Sabrina Noce, che hanno aperto da oltre un anno un fascicolo contro ignoti, nei prossimi giorni sentiranno alcuni testimoni. Lo ha confermato l'avvocato Stefano Castrale, legale della famiglia Bini (e anche della famiglia Di Modica). Decisiva, nel fare ripartire le indagini sul caso Bini, sarebbe proprio la condanna a 14 anni inflitta a Stroppiana per l'omicidio preterintenzionale della Di Modica. Il filatelico, che al momento non è indagato per la scomparsa della Bini, sentito in proposito, in passato ha sempre negato ogni addebito, sostenendo che Camilla Bini fosse solo una collega e che il rapporto fosse soltanto di tipo professionale. "Nell'indagine su Marina - ricorda Castrale - era emerso qualche collegamento con la scomparsa di Camilla. Siamo contenti che vi sia questo fascicolo e che le indagini procedano, speriamo che si continui su questa strada

Link
  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Whatsapp