Sesso:F
Età:27 (al momento della scomparsa)
Statura:160
Occhi:neri
Capelli:neri
Segni particolari:Porta scarpe numero 36 e mezzo
Scomparso da:Aosta
Edizione:2002/2003
Data della scomparsa:20/04/2003
Data pubblicazione:28/04/2003
Erika Ansermin è misteriosamente scomparsa la domenica di Pasqua, in pieno giorno, lungo la strada statale che da Aosta conduce a Courmayeur. Figlia adottiva di una benestante famiglia di Aosta, è impiegata come consulente commerciale presso un'agenzia di moda milanese.
Stefano Sergi, giornalista de "La Stampa" ha riferito le circostanze della misteriosa scomparsa della giovane di origine coreana: "Alle 12,20 ha consegnato un film noleggiato in un negozio di St-Christophe, alle porte di Aosta. Aveva appuntamento in un ristorante di Courmayeur alle 13,15 per un pranzo pasquale con il fidanzato e la madre di lui. Una volta uscita dal negozio di videocassette non si è più saputo nulla di lei. Il giorno di pasquetta, nel tardo pomeriggio, hanno trovato l'auto parcheggiata lungo la strada per Avise, piccolo comune all'inizio della Valdigne. Si è poi saputo che era stata notata già il giorno di Pasqua. E' stata trovata chiusa a chiave. Nell'interno c'erano il telefonino, il portafogli, i documenti, la carta di credito. Mancavano però le chiavi dell'appartamento di Aosta, nel quale vive con i genitori, e di quello di Milano, dove vive durante la settimana, per lavorare. Era appunto il giorno di Pasqua e nessuno ha notato persone sospette oppure litigi tra un ragazzo e una ragazza. Nessuno ha segnalato grida. Quindi qui probabilmente non è avvenuto nulla. Gli inquirenti tengono aperte tutte e quattro le ipotesi iniziali, che sono il suicidio, la fuga, il delitto o il sequestro. La prima ipotesi era quella del suicidio ma esclusivamente per il fatto che l'auto è stata trovata vicino a uno dei ponti più alti della Valle d'Aosta. Sul cruscotto e sul volante ci sono solo impronte digitali di lei. Può voler dire che Erika Ansermin è scesa dall'auto ed è subito salita su un'altra auto, oppure qualcuno ha parcheggiato l'auto al posto suo".
Dalle ore 13,30 il fidanzato, Christian Valentini, avrebbe chiamato ripetutamente la ragazza al cellulare, ma senza risposta. L'ultima volta l'avrebbe sentita alle 12,30, quando la ragazza gli avrebbe confermato l'appuntamento. Valentini, subito dopo pranzo, ha iniziato a cercarla, temendo che il ritardo potesse essere la conseguenza di un incidente stradale. Valentini e la Ansermin convivevano da circa due anni in un appartamento della periferia di Milano. Il 25 aprile Erika avrebbe dovuto inaugurare il suo nuovo appartamento, nel centro di Milano, dove era in procinto di trasferirsi insieme a lui.
Dopo tre giorni dalla scomparsa è circolata la voce secondo la quale Erika Ansermin, due anni prima, sarebbe andata a Londra senza avvisare la famiglia. Ma questa notizia si è rivelata immediatamente falsa. I genitori hanno fatto sapere che tutto questo è stato inventato e che non c'è mai stata alcuna partenza senza informare i genitori. Anzi, hanno precisato che la figlia si è sempre preoccupata di avvisare costantemente i familiari anche per piccoli ritardi. Erika Ansermin è una ragazza determinata che ama la vita e il suo lavoro. Si è laureata in Francia ed ha continuato gli studi in Germania. Due anni fa ha completato un master a Londra e recentemente ha ottenuto anche un'importante promozione.
Nei primi giorni, dopo la scomparsa, vigili del fuoco, corpo forestale, le guide alpine, Carabinieri e volontari hanno battuto i boschi e i dirupi circostanti senza alcun risultato. Gli inquirenti hanno sequestrato il computer che la giovane donna usa in ufficio, hanno perquisito la sua abitazione di Milano e hanno ascoltato oltre cento persone tra Aosta, Courmayeur e il capoluogo lombardo.
Erika Ansermin, insieme ad Elisa, la sorella di origine vietnamita, è stata adottata dalla famiglia Ansermin 25 anni fa ad Hong Kong, dove il padre Piero lavorava come dirigente dell'Eni. Le due bambine arrivate in Italia si sono integrate perfettamente e la vita scorreva tranquilla fino alla scorsa domenica di Pasqua.
Le chiavi di casa di Erika Ansermin sono state ritrovate nella cassetta delle lettere della casa di Aosta dei genitori. E' stata la ragazza a lasciare lì quelle chiavi? Se così fosse si potrebbe pensare in primo luogo alla decisione di una scomparsa volontaria. Ma non è certo che le chiavi siano state messe nella cassetta delle lettere proprio da Erika Ansermin, perché la madre le avrebbe trovate solo tre giorni dopo la scomparsa della figlia. Per gli inquirenti, a distanza di due settimane, questa scomparsa resta ancora indecifrabile. Anna Nigra, giornalista della TGR Rai della Valle d'Aosta ha raccontato: "Gli inquirenti, nell'analizzare l'automobile, non hanno trovato tracce di altre persone, per ora. Gli inquirenti, però, non avevano a disposizione le impronte digitali di Erika. Per cui, molto probabilmente, hanno dovuto effettuare dei controlli per verificare quali fossero le impronte di Erika e quali quelle dei familiari. Ha lasciato gli effetti personali in macchina perché molto probabilmente è convinta di tornare subito. Questa è la prima impressione, a meno che questo non faccia parte di un piano organizzatissimo, proprio per far pensare ad un allontanamento di pochi minuti. Se qualcosa è successo non è successo qualcosa di violento, perché avrebbe attirato l'attenzione nel luogo in cui è stata trovata l'automobile". Le prolungate ricerche nel fiume e lungo i dirupi circostanti hanno indebolito l'ipotesi iniziale di un eventuale suicidio. Le unità cinofile che dal 22 aprile scorso hanno cercato tracce della ragazza scomparsa si sono fermate intorno alla sua auto. Questo farebbe pensare che Erika Ansermin potrebbe essere salita a bordo di un'altra autovettura che l'attendeva, oppure che qualcuno avrebbe portato lì la macchina allo scopo di depistare le indagini. Tuttavia le indicazioni derivanti dal comportamento dei cani potrebbero anche essere poco attendibili, dal momento che erano trascorse già quasi 48 ore dal momento in cui è stata notata l'auto. L'altra ipotesi è che la donna scomparsa potrebbe aver raggiunto a piedi la vicinissima fermata dell'autobus, che da Courmayeur porta ad Aosta. Ma gli autisti in servizio non l'avrebbero notata salire a bordo. Carla Ansermin, madre di Erika, le ha rivolto un appello: "Non riusciamo proprio a capire che cosa ti possa essere successo. Ti prego, se hai avuto dei problemi che noi non conosciamo, fatti sentire, tutto si può risolvere. Se c'è qualcuno che ti tiene segregata, io prego questa persona con tutto il cuore, con tutta la mia anima, di lasciarti ritornare a casa. Noi ti vogliamo tanto bene Erika".
La mattina di Pasqua Erika Ansermin, uscita dalla doccia, avrebbe avuto indosso un indumento rosso, probabilmente una vestaglia che non è stata ritrovato in casa e che sembra essere sparita con lei. Verso le 11, infatti, un amico di famiglia si è recato a casa degli Ansermin a fare gli auguri di Pasqua e, assenti i genitori, ha parlato con la ragazza. L'uomo ricorda che aveva indosso quel capo. Ma la signora Ansermin ha detto di non ricordare se la figlia ne aveva uno. In casa esisterebbe un kimono rosso ma è della signora Ansermin ed è ancora nel suo armadio, piegato e stirato. Quando è uscita di casa, verso mezzogiorno, la ragazza sarebbe stata vista da una vicina. Con sé aveva i due film noleggiati da riconsegnare e non avrebbe avuto né valigie né borsoni. La commessa che alle 12,20 l'ha vista uscire dal negozio di St. Cristophe, dove ha riconsegnato due videocassette, non l'avrebbe notata salire a bordo dell'auto. Le tracce di Erika Ansermin si perdono a questo punto, all'uscita dal negozio. Cos'è accaduto nel tratto di strada che dal piazzale di St Cristophe conduce al casello autostradale? La ragazza quel giorno non ha preso l'autostrada come solitamente faceva quando doveva andare a Courmayeur.
La corrispondente de "Il Mattino", Maria Teresa Zonca, ha osservato: "Il giorno di Pasqua faceva molto freddo, c'era un vento particolarmente pungente. Se è scesa dall'auto aveva bisogno di una giacca. Se è scesa spontaneamente. Non ne aveva bisogno se da lì è passata direttamente su un'altra auto. Ma sull'auto di chi? Improvvisamente buttare tutto alle spalle trovare una nuova identità, un nuovo lavoro, cambiare totalmente vita? Però non c'è nessun messaggio. Secondo la famiglia non c'è nulla che farebbe intuire un'ipotesi di questo tipo. Tutto questo è razionale e di solito chi fugge di razionalità ne mette ben poca".
Gli inquirenti stanno ricostruendo gli ultimi giorni della ragazza nella speranza di trovare qualche elemento risolutivo. Erika Ansermin e Christian, il fidanzato, sono partiti nel tardo pomeriggio di venerdì 18 aprile da MIlano, dove entrambi lavorano. Come quasi tutti i fine settimana lei è andata a casa dei genitori e lui ha proseguito per Courmayeur, dove risiede la sua famiglia. Sabato la ragazza è rimasta ad Aosta, dove ha fatto delle spese e ha noleggiato due film: "Bloody Sunday" e un altro film su un episodio di razzismo negli Stati Uniti degli anni '50. La scelta di questi due titoli denoterebbe un certo interesse per i diritti civili delle minoranze. La sera del sabato è rimasta a casa e ha visto uno dei due film in compagnia della madre. Verso le due di notte ha aperto le caselle di posta elettronica utilizzando il computer portatile. Gli esperti del ROS dei Carabinieri hanno verificato i messaggi contenuti nella prima casella e non sembra sia stato trovato nulla di sospetto. La corrispondente de "Il Mattino" a questo proposito ha riferito: "Non si sa se abbia scaricato delle email o della semplice pubblicità, o che cosa, perché poi è stato cancellato. Ora il lavoro degli esperti informatici dei Carabinieri consiste proprio in questo, nell'andare a cercare, a scovare, se ci sia stato qualcosa di importante".
Da ambienti investigativi si è sottolineato che su Internet si possono trovare dei siti che pubblicizzano un service particolare: promettono di aiutare tutti coloro che vogliono cambiare identità. Alcuni offrono contatti al fine di rimediare dei documenti nuovi, dei documenti falsi. Dai tabulati telefonici risulterebbero molti contatti con l'estero, ma è cosa nota che la Ansermin avesse amicizie in diverse città europee, in Oriente e negli Stati Uniti e alcuni di questi contatti erano legati al suo ambiente professionale.
Ma perché avrebbe dovuto lasciare tutto quello che ha costruito in questi anni? Chi l'ha conosciuta non crede che possa essere sparita volontariamente. In particolare, il giorno prima della scomparsa, la ragazza ha dato alla madre l'assegno del suo ultimo stipendio, chiedendole di versarlo sul suo conto alla riapertura delle banche. Una ragazza che sta decidendo di sparire avrebbe invece cercato di cambiare quell'assegno. Dal suo conto non è risultato alcun prelievo.
La famiglia Ansermin è sì facoltosa ma non avrebbe una disponibilità economica tale da far ipotizzare un eventuale sequestro. Comunque nessuno si è ancora fatto vivo per chiedere un riscatto. Inoltre la penetrazione criminale in Val d'Aosta è molto limitata.
A questo proposito la corrispondente de "Il Mattino" ha riferito: "L'unica forma di criminalità organizzata che si è riscontrata in parte in Val d'Aosta è la 'ndrangheta. Nella regione, nel canavese e a Torino esistono personaggi legati alla criminalità calabrese. Quei pochi che vivono in Valle d'Aosta, non sarebbero, secondo gli inquirenti, "autorizzati" a commettere reati di tale portata senza l'ok di personaggi di maggior spicco che non vivono lì". In ogni caso gli inquirenti non trascurano alcuna ipotesi.
Un orologio Cartier d'oro che Erika Ansermin portava sempre con sé, regalo per il suo diciottesimo compleanno, è stato ritrovato nella sua abitazione di Aosta. Anche le chiavi dell'appartamento dei genitori sono state trovate nella cassetta delle lettere mercoledì 23 aprile, quando erano trascorsi tre giorni dalla scomparsa. Non si è riusciti a sapere se siano state lasciate lì dalla Erika Ansermin prima di uscire, oppure, portate successivamente da qualcun'altro. Nell'ipotesi che sia stata lei a lasciarle si potrebbe pensare ad una sua volontà di allontanarsi completamente da tutti i luoghi a lei familiari. Anche le chiavi dell'appartamento di Milano sono state trovate a casa dei genitori ad Aosta.
Se l'ipotesi di allontanamento volontario trovasse riscontro sarebbe difficile spiegare perché non si fosse mai accorto di nulla Christian, il fidanzato con il quale Erika Ansermin viveva a Milano dopo una lunga relazione iniziata ai tempi del liceo. In merito alle ultime ricerche svolte, il Tenente de Ciutiis, comandante del nucleo operativo dei Carabinieri di Aosta, ha detto: "Le vicende precedenti che abbiamo potuto conoscere di Erika Ansermin non hanno assolutamente zone d'ombra per ipotizzare qualche sua difficoltà che l'abbia portata a gesti estremi e in ogni caso all'allontanamento. Al momento attuale, purtroppo, rimaniamo sempre con l'ultimo dato certo che è quello del 20 aprile, il giorno di Pasqua, quando è stata vista l'ultima volta".
Alla ricerca di ogni utile spiegazione logica, gli specialisti informatici del ROS dei Carabinieri, analizzando il computer della ragazza scomparsa, avrebbero fatto una scoperta. Nella notte tra sabato e domenica di Pasqua, la Ansermin avrebbe cercato informazioni in Internet sui servizi forniti da diverse cliniche. Si è così scoperto che recentemente le erano stati segnalati dal medico dei problemi alla tiroide. Maria Teresa Zonca, giornalista de "Il Mattino" ha aggiunto: "Questi esami che Erika aveva fatto di recente sono tuttora in mano ai medici proprio perché devono essere approfonditi e verificati. Bisogna vedere se di fatto il problema era davvero preoccupante o era una cosa di scarsa rilevanza". Appare estremamente improbabile che, anche avendo pensato di allontanarsi da sola per curarsi, possa aver deciso di farlo lasciando tutti i documenti e le carte di credito nella sua auto.
Il 23 maggio, per un ulteriore scrupolo degli inquirenti, sono state riprese le ricerche lungo la Dora Baltea, finora senza alcun risultato. Questo, però, non esclude con certezza che il corpo possa essere finito nel fiume.
Il mistero continua ad aver il suo centro nel piazzale di St. Cristophe dove la ragazza è stata vista verso le 12,30 della domenica di Pasqua, mentre usciva dal negozio dopo aver riconsegnato due film in cassetta.
Molto probabilmente nei prossimi giorni l'indagine della magistratura potrebbe essere chiusa. Forse anche per questo la famiglia Ansermin ha deciso di affidarsi a un avvocato coadiuvato da un investigatore privato.
Durante la trasmissione, in collegamento da Aosta, è intervenuta la sorella di Erika Ansermin, Elisa, che ha risposto ad alcune domande della conduttrice Daniela Poggi:
D: Buonasera Elisa. Non si riesce proprio a capire che cosa sia successo a sua sorella. Lei, Elisa, è sposata e quindi non viveva in famiglia con Erika. Comunque vi frequentavate? Vi sentivate spesso? C'era confidenza tra voi?
R: Erika viveva ultimamente a Milano, pertanto la distanza incideva anche sulle possibilità di incontro. Tuttavia le esperienze di vita hanno permesso anche di trovare tante cose in comune e creare anche la complicità, come spesso accade tra due fratelli o due sorelle. Per cui il rapporto che c'era tra me e mia sorella era fortemente caratterizzato da complicità e affetto.
D: Elisa, lei e Erika siete state insieme in vacanza a Pizzo Calabro nell'agosto scorso. In quei dieci giorni ha notato cambiamenti d'umore, momenti depressivi? Cioè, non i malumori che capitano a tutti, ma qualcosa di più?
R: No, nella maniera più assoluta. Era tranquilla sorridente, serena come lo è sempre stata. Del resto eravamo in un ambiente tranquillo, in un villaggio in vacanza, quindi in un clima totalmente disteso. Stando una settimana insieme, vivendo insieme 24 ore su 24, non ho riscontrato nessuna diversità dal solito, nella maniera più assoluta.
D: Si ricorda per caso qualcuno che in quel periodo vi ha avvicinato? Magari qualcuno che in questo momento potrebbe essere sospetto?
R: No, sospetto no, in nessuna maniera. Anche perché comunque la vita in un villaggio turistico implica lo stare insieme ad altra gente. Noi non ci siamo integrati a livello di villaggio partecipando alle attività di animazione o quant'altro, per cui le amicizie erano del tutto amicizie. Gli incontri erano del tutto normali.
D: Abbiamo saputo che ultimamente Erika aveva fatto dei controlli per la tiroide. Una eventuale alterazione della funzione della tiroide potrebbe avere conseguenze neuro-psicologiche e comportamentali. In famiglia si sono accorti di sbalzi d'umore di Erika, di stati di confusione?
R: No. Diciamo che essendo una persona introversa e che esternava poco le sue emozioni non è facile notarlo. Comunque il suo comportamento era del tutto normale, come nei passati anni. Per cui c'è da dire che non si è riscontrato nessun elemento che possa far pensare che stesse male. Era in piena salute.
D: Quindi nel vostro rapporto di complicità glielo aveva detto? Come mai sua sorella era andata a fare il controllo della tiroide?
R: Ma io credo come controllo normalissimo, giusto per scrupolo e niente di più.
D: Non le aveva detto di non sentirsi bene?
R: No, anche perché il nostro rapporto era caratterizzato proprio dal fatto che comunque c'era un grande senso di riservatezza. Si partiva dal presupposto, vista la complicità che c'era, che se qualcuno voleva parlare di un problema, io dei miei o lei dei suoi, l'avremmo detto. Se c'era qualcosa da dire o da raccontare l'altra l'avrebbe fatto senza fare altre domande.
D: I suoi dirigenti adesso che sono tornati che cosa hanno detto? Avevano notato qualcosa in Erika?
R: C'è stata una chiamata da parte dei capi a mia madre. L'hanno sempre descritta come una persona molto diligente, attenta nel lavoro, capace, e come persona del tutto affidabile per quanto riguarda il lavoro. Se ci fosse la possibilità di ritornare l'avrebbero tranquillamente ripresa nell'ambito lavorativo proprio perché erano totalmente soddisfatti del suo operato.
D: Erika era contenta del suo lavoro?
R: Sì.
D: Le parlava del suo rapporto con Christian? Siccome durava da una decina d'anni, magari si era un po' logorato?
R: No. Non si è mai espressa in questo senso. Proprio perché lei era molto riservata e introversa. Ne parlava, ma non da dire che ci fossero dei problemi sostanziali di base tanto da doversi confidare. Io credo che i problemi che potevano avere loro, per quanto lei mi ha raccontato, potevano essere problemi che ha una qualsiasi coppia. Se poi c'era qualcosa di più profondo questo non lo so.
D: Quindi se ci fosse stato qualcosa di più profondo non lo avrebbe detto a nessuno? O forse c'era una persona nella vita di Erika con quale lei si sarebbe confidata?
R: Essendo una persona introversa e, comunque, molto gelosa dei suoi segreti, molto probabilmente preferiva tenere tutto dentro. Forse anche perché non aveva abbastanza fiducia nelle persone che le stavano intorno. Perché ci sono cose che magari non si vogliono dire ai familiari, anche cose molto segrete e personali, che poi magari comunque in queste situazioni vengono fuori ed uno non pensa magari di avere l'appoggio della famiglia. Invece l'appoggio l'avrebbe totalmente.
D: Questo orologio Cartier, dal quale non si separava mai, come mai è stato ritrovato in casa?
R: Effettivamente è un orologio di valore, ma al di là del valore in soldi ha un valore affettivo. Le era stato regalato da nostra nonna per i diciotto anni. Sicuramente, essendo una persona molto scrupolosa, è difficile che l'abbia dimenticato, soprattutto per un pranzo importante come quello di Pasqua. Io dubito che l'abbia dimenticato, però proprio non voglio escludere niente, magari nella fretta questa possibilità c'è.
D: Qualcuno potrebbe avere messo l'orologio in casa, dopo?
R: Qualcuno? Non lo so. Tante cose fanno pensare che è probabile che qualcuno l'abbia messo, mentre altre cose invece forse che l'abbia voluto lasciare per dare un segnale.
D: In casa non sono stati trovati biglietti di nessun genere?
R: No, di nessun genere.
D: Avete ricevuto telefonate strane o mute?
R: No. Tutto normalissimo. Nessuna segnalazione, né niente. E' tutto ancora abbastanza fermo.
D: Erika non ha mai raccontato, anche casualmente, di qualcuno che la seguiva? Di qualche strano comportamento di qualcuno?
R: No. Io non credo, anche perché comunque poi bisognerebbe capire anche quali sono le motivazioni di questo inseguimento.
Elisa Ansermin, la sorella di Erika, ha detto: "Chiederei a tutti coloro che, magari, non hanno voluto esporsi per segnalare qualcosa che possa essere utile alle indagini, di farlo anche in forma anonima, affinché si possa tranquillizzare l'ambiente familiare. Perché chi viene toccato in questi momenti non sa veramente dove aggrapparsi e chiede veramente aiuto a tutti".
Gli inquirenti avevano saputo che in una frazione di Avise, il paesino poco distante dalla strada statale 26, è stata recentemente aperta una sede di "Damanhur", una particolare associazione esoterica. Il nome "Damanhur" è quello di un'antica città egiziana costruita completamente sotto terra, nota per essere stata la sede della prima scuola di magia. La comunità che si trova a Baldissero Canavese, a pochi chilometri da Torino, è una piccola città stato con circa seicento residenti. Gli adepti usano cambiare il proprio nome per assumere quello di animali e di piante. Lepre Viola, responsabile dell'ufficio stampa della comunità, ha dichiarato a "Chi l'ha visto?": "Non è nella nostra politica avere persone che non hanno piacere di farsi trovare". Riguardo alla possibile presenza della ragazza scomparsa ha aggiunto: "Assolutamente la escludo. Anzi, se fosse venuta qui, noi per primi ci saremmo premuniti di segnalarlo, vista anche l'ansia della famiglia".
Dal lunedì al mercoledì 16 aprile la Erika Ansermin non si è recata al lavoro perché influenzata, rimanendo a casa a Milano. Risulterebbe che martedì e mercoledì anche Christian Valentini non sia andato a lavorare, restando a casa con lei. Venerdì 18 aprile i due fidanzati sono partiti da Milano: la Ansermin è andata ad Aosta dai familiari e Christian è tornato a Courmayeur. Il sabato Erika Ansermin è andata a cena dalla nonna che l'avrebbe vista felice e serena. Dopo cena ha guardato con la madre uno dei due film noleggiati. Prima di dormire ha consultato sia la posta elettronica che alcuni siti riguardanti cliniche e laboratori di analisi, forse per gli accertamenti alla tiroide. I tracciati ricavati dal suo telefono cellulare non sembrerebbe che abbiano fornito indicazioni utili a chiarire il percorso lungo il quale è sparita. Ora, però, si è venuti a conoscenza di un altro particolare: l'appuntamento della Ansermin a Courmayeur non era fissato presso il ristorante immerso nei boschi che sovrastano la nota località sciistica, bensì a casa dei genitori del fidanzato, cioè nel centro della cittadina. L'incontro era fissato per le ore 13,15. Madre e figlio hanno dichiarato che, non vedendola arrivare, dopo mezz'ora avrebbero deciso ugualmente di raggiungere la baita. Dalle 14 alle 15 hanno pranzato e poi Christian Valentini ha cominciato a cercare la ragazza.
Recentemente, durante un programma televisivo che parlava di diverse donne misteriosamente scomparse a Torino, il signor Ansermin, padre di Erika, ha messo in relazione la scomparsa della figlia con quella di Marina Di Modica. Il padre di Erika Ansermin, per una coincidenza, conosceva bene il padre della Di Modica, il quale, titolare della cattedra di chimica, era stato il suo professore all'università. Successivamente si erano frequentati. Il signor Ansermin avrebbe detto che forse anche la figlia potrebbe essere stata fatta sparire per colpire e condizionare la famiglia, come secondo lui poteva essere avvenuto per Marina Di Modica. Ma quali interessi, quali condizionamenti potrebbero nascondersi dietro la sparizione di Erika Ansermin?
L'auto di Erika Ansermin era stata vista parcheggiata all'ingresso di Avise già dalle ore 13 del 20 aprile scorso. La persona che per prima ha notato l'auto è un giovane brasiliano che da anni vive ad Avise e che "Chi l'ha visto?" ha intervistato:
D. Lei notò quella Panda verde, che poi si scoprì appartenere ad Erika Ansermin, parcheggiata all'ingresso del paese?
R. Sì, però non al cento per cento.
D. L'orario?
R. Mezzogiorno e mezzo, pressappoco. Qualcuno aveva visto lei con uno di colore. Allora giustamente gli inquirenti hanno indagato su noi unici brasiliani qua.
D. E' vero che conosceva Christian?
R. Se lo vedo sicuramente lo conosco, perché giocando a calcio ci conosciamo tutti. Ma non mi ricordo nemmeno come è fatto. Devo vederlo per dire: sì ti conosco.
D. Non è che ha incontrato amici o conoscenti?
R. No, no, non conosco né lei né nessuno di loro.
Alla luce dei nuovi fatti emersi nel corso delle indagini, l'avv. Claudio Soro, legale della famiglia Ansermin, ha dichiarato: "La consegna delle cassette al videonoleggio rendeva ancora più agevole l'ingresso all'autostrada. Quindi, chiaramente, è intervenuto un fattore anomalo, un contatto e, presumiamo, un appuntamento, che è stato fissato in località Avise".
Si stava cercando di indirizzare le indagini verso l'ipotesi del suicidio, ma ora il legale della famiglia Ansermin lo escluderebbe: "Parlo delle chiavi nella buca delle lettere, parlo dell'orologio lasciato in camera, parlo della borsetta lasciata in macchina coperta dal giubbino. Parlo di una messa in scena, a questo punto devo usare questo termine, che farebbe pensare ad un suicidio che possiamo escludere. Non conduce a nulla il materiale che abbiamo a disposizione sulla vita di Erika Ansermin, che a nostro avviso è stata analizzata in tutte le sue pieghe, o per lo meno in quelle che apparivano, sia da parte nostra sia da parte dei Carabinieri. Io ho l'impressione che qualcosa di grande e di importante sia davanti ai nostri occhi e qualcuno lo nasconde o noi non riusciamo a vederlo".
La chiave che può svelare il mistero che della scomparsa di Erika Ansermin potrebbe trovarsi nel suo computer portatile. Risulta, infatti, che nella notte tra sabato e domenica la ragazza abbia visitato diversi siti Internet di cliniche specializzate, forse preoccupata per una grave malattia. Sembra anche che fosse in attesa dei risultati di alcune importanti analisi. Gli esperti informatici dei Carabinieri avrebbero trovato la parola chiave per accedere alla sua posta elettronica e avrebbero anche decifrato appunti segreti della ragazza scomparsa. Ci sarebbero riscontri capaci di portare al responsabile della sparizione di Erika Ansermin. La sorella Elisa ha commentato: "E' difficile pensare a una fuga, è difficile pensare a un'estorsione, è difficile pensare magari a un balordo. Perché effettivamente è tutto troppo studiato in maniera dettagliata".
Elisa Ansermin ha detto di aver trovato più disponibilità fra i vecchi amici che da parte del fidanzato della sorella. Da circa due mesi Christian Valentini non ha più fatto ritorno a Coumayeur. Lui potrebbe dare indicazioni precise sulla personalità e su eventuali contatti della fidanzata, ma sembra essersi chiuso in un riserbo totale. L'avvocato Soro ha anche riferito che Christian Valentini avrebbe riferito di non volere rilasciare alcuna dichiarazione e si sarebbe anche detto pronto a sporgere querela qualora fosse mostrato il suo volto.
Analizzando attentamente i tabulati telefonici, sia dell'abitazione di Aosta che del cellulare della Ansermin, I Carabinieri hanno rilevato che la ragazza non è entrata in contatto telefonico con nessun'altra persona. L'ultima telefonata fatta da Erika Ansermin risulterebbe effettuata alle 11 di domenica al fidanzato. Valentini avrebbe riferito agli inquirenti che lei avrebbe riconfermato l'appuntamento per pranzare con lui e la madre a casa loro. La Ansermin era attesa tra le 13 e le 13,30. Christian Valentini quella domenica mattina si è alzato un po' tardi, poi è uscito nel giardino e lì, sembra insolitamente, si è intrattenuto a lungo con gli inquilini suoi vicini. Con loro ha preso un aperitivo ed è stato in loro compagnia dalle 12,20 fino alle 13. Nel frattempo, dopo aver chiuso il proprio negozio al centro di Courmayeur, verso le 13,20 è arrivata a casa la madre. Dieci minuti più tardi, nonostante l'appuntamento fosse fissato proprio in quella casa, Christian Valentini e la madre avrebbero deciso di attendere Erika Ansermin al ristorante dove avevano riservato un tavolo, uscendo alle 13,30 per raggiungerlo. Dall'abitazione al ristorante si impiegano meno di cinque minuti. Christian Valentini ha dichiarato che il suo cellulare era scarico. Così più volte, notato sia dal titolare del ristorante che dalla numerosa clientela, ha usato il telefono fisso del locale per cercare di contattare la fidanzata che non arrivava. Verso le 14 lui e la madre hanno iniziato a pranzare. Tornati al centro di Courmayeur hanno chiamato dal negozio la madre di Erika Ansermin alle 15,15, cercando notizie da lei. Dopo aver contattato con una nuova scheda telefonica sia la Polizia stradale sia gli ospedali, verso le 16,40 Christian Valentini ha raggiunto l'abitazione dei genitori della fidanzata ad Aosta, attendendo il loro rientro. Salito in casa insieme a loro ha cercato eventuali messaggi nella stanza della ragazza. Alle 18 la signora Ansermin è andata a sporgere denuncia per la scomparsa della figlia.
"Chi l'ha visto? ha tentato di parlare con Christian Valentini e con la madre. Il negozio di quest'ultima è chiuso e a casa la signora dice di non sentirsi bene. E' preoccupata per la sparizione di Erika Ansermin ma preferisce non parlarne. Pochi giorni dopo la scomparsa, quando era stata avvicinata da una giornalista del TG1, la signora aveva detto: "Non ho nulla da dichiarare, per cortesia. Non posso dire niente, non ho nulla da dire".
C'è stata un'importante novità sulla scomparsa di Erika Ansermin: la sua Fiat Panda sarebbe stata abbandonata ad Avise non alle ore 13 della domenica di Pasqua ma alcune ore più tardi, esattamente tra le ore 15,30 e le 16. A quell'ora probabilmente la ragazza era già scomparsa e la sua auto sarebbe stata trasportata in quel punto da qualcuno che voleva sviare le indagini fin dal primo momento. I Carabinieri di Aosta sono in attesa dei rilievi fotografici della zona effettuati da uno dei tanti satelliti che stazionano nell'atmosfera e che, grazie ai sofisticati sistemi di rilievo e ingrandimento, potrebbero dare una risposta all'interrogativo che da tre mesi angoscia la famiglia Ansermin. Secondo una segnalazione anonima Erika Ansermin sarebbe stata vista sulla superstrada di fronte alla zona industriale dove c'è una strada interna. Lì sarebbe stata uccisa. La strada sterrata alla quale fa riferimento la misteriosa telefonata anonima si trova a circa tre chilometri dalla videoteca di St. Chistophe, nei pressi del casello autostradale Aosta-Est che conduce a Courmayeur, dove la ragazza era attesa per il pranzo di Pasqua. Gli inquirenti stanno valutando l'attendibilità di questa segnalazione che potrebbe rappresentare un ulteriore tentativo di depistaggio finalizzato forse ad allontanare l'attenzione dal luogo in cui Erika Ansermin sarebbe stata realmente aggredita, sequestrata e successivamente fatta sparire. L'auto ritrovata ad Avise è stata vista da diversi abitanti del paese intorno alle ore 16 e non prima, come qualcuno aveva precedentemente sostenuto. Questo lascerebbe supporre che l'aggressione sarebbe scattata in un lasso di tempo compreso tra le ore 12,30 e le ore 13,30. Circa tre ore dopo, la sua auto è stata abbandonata ad Avise, forse dalla stessa persona che potrebbe rivelarsi come l' autore della scomparsa di Erika Ansermin.
A metà dello scorso mese di luglio un corriere internazionale ha consegnato alla famiglia Ansermin un pacco proveniente dalla California (Stati Uniti) contenente due borse da donna di ottima fattura spedite da una ditta con la quale Erika Ansermin era in rapporti per motivi di lavoro. Sembra che queste due borse siano state acquistate, via Internet, dopo la scomparsa, usando il codice della sua carta di credito ritrovata all'interno della sua auto. Elisa Ansermin, a distanza di cinque mesi dalla scomparsa della sorella, ha rivelato un particolare importante. Probabilmente la sera della scomparsa, mentre la madre si trovava dai Carabinieri, in casa Ansermin era squillato il telefono. Avrebbe risposto il padre, riconoscendo la voce di Erika che cercava di rassicurarlo. A questo proposito Elisa Ansermin ha commentato: "Consideriamo pure che le ricerche quel giorno erano già attivate. Nel caso in cui fosse stata obbligata a fare questa telefonata poteva essere un elemento per depistare il tutto e pertanto frenare le indagini".
Intorno alle 18 del giorno della scomparsa, proprio mentre era in corso una grande mobilitazione delle forze dell'ordine in seguito alla denuncia della madre, Erika Ansermin avrebbe telefonato a casa per tranquillizzare la famiglia. "Guarda, vengo tra due o tre lunedì. Telefono di nuovo", questo il messaggio riferito dal padre, al quale nessuno aveva creduto a causa delle sue condizioni di salute. Ma adesso che il signor Ansermin si è ripreso, anche gli inquirenti, oltre alla famiglia, prendono seriamente in considerazione l'episodio, anche se non si sa quali accertamenti sono stati effettuati per rintracciare l'origine della chiamata. Una collega ha descritto la giovane scomparsa come una persona molto riservata, che si era confidata solo una volta con lei circa un problema sorto nella sua convivenza con il fidanzato, quando questi le aveva chiesto di ospitare nella stessa casa un suo amico, Vivian, che per un periodo si era trasferito nella loro abitazione a Milano. Con lo stesso amico il fidanzato era partito per una vacanza in Costa Azzurra durante il ponte del 1 maggio, pochi giorni dopo la scomparsa, mentre erano in corso le ricerche del corpo di Erika nel torrente. Secondo la madre, Christian era stressato per gli interrogatori subiti e aveva bisogno di riposo. Nella settimana precedente alla scomparsa Erika Ansermin era rimasta a casa tre giorni ammalata e si era recata presso un ospedale per effettuare delle analisi. Temeva, infatti, di avere contratto una grave malattia. Ma non ha mai saputo quali erano i risultati.
"E' una cosa stranissima che non si sia mai fatta viva. Fino a Natale ho sperato a ogni telefonata che fosse lei", ha confidato la nonna di Erika Ansermin che ha ricordato anche l'ultima volta che ha incontrato la nipote il sabato di Pasqua. Insieme ai genitori si era fermata a cena da lei con i genitori, mostrandosi come sempre piena di premure per il padre, che adorava. Quella sera la Ansermin ha lasciato alla madre la sua busta paga, per farla versare sul suo conto, insieme alla somma ricevuta dalla nonna per comprarsi un regalo. Il Sostituto Procuratore di Aosta titolare dell'inchiesta, dr. Longarini, ha ribadito che dopo approfondite, ripetute indagini, non è risultato alcun elemento capace di fornire un qualche indizio o una possibile chiave di lettura. Per la Procura, dunque, sarebbero state verificate tutte le ipotesi, ma nessuna sembrerebbe aver fornito spunti decisivi. Rimane un mistero la telefonata ricevuta dal padre la sera della scomparsa, da una località imprecisata della Val d'Aosta, circa sei ore dopo che Erika Ansermin era uscita da casa. In quella occasione il signor Ansermin aveva riconosciuto la voce di sua figlia. Il cognato della giovane scomparsa ha sottolineato l'importanza degli accertamenti su questa telefonata, che sarebbe arrivata, oltretutto, due ore dopo il ritrovamento dell'auto. Continua intanto il riserbo assoluto del fidanzato Christian, la persona più vicina nell'ultimo periodo ad Erika Ansermin.
Il Sostituto Procuratore di Aosta dr. Pasquale Longarini ha firmato la richiesta di archiviazione del caso di Erika Ansermin. Rischiano quindi di restare senza approfondimento elementi importanti.
Martedì 22 aprile 2003 un doganiere svizzero avrebbe notato una Mercedes grigia transitare presso il confine di Brogeda-autostrada con a bordo due ragazze. Una molto bella con un vistoso tatuaggio sul collo, l'altra sarebbe stata Erika Ansermin, identificata dallo stesso doganiere, che ha deciso di telefonare direttamente alla famiglia quasi un anno dopo la scomparsa della giovane donna. La Procura di Aosta sta verificando la veridicità della segnalazione che rafforzerebbe la richiesta di archiviazione. Il doganiere avrebbe controllato la carta di identità della Ansermin. Il documento, però, era stato trovato, insieme alla patente e agli altri effetti personali, nella borsa che era nell'auto abbandonata ad Avise, e non risulta che ne sia stato chiesto un duplicato. Anche nell'ipotesi di un allontanamento volontario, appare strano che un eventuale documento falso venga fabbricato senza cambiare il nome. Per quanto riguarda la telefonata che il signor Ansermin è certo di aver ricevuto dalla figlia alle 18,15 del giorno della scomparsa, la Procura ha dato credito al titolare dell'utenza telefonica dalla quale sarebbe partita, il quale ha escluso la presenza della Ansermin.
Dopo la segnalazione del doganiere che sosteneva di aver visto transitare Erika Ansermin insieme ad un'altra donna al valico di frontiera di Brogeda- autostrada il 22 o 23 aprile, furono fatte verifiche immediate presso il database centrale a Berna. Ma sia queste verifiche che le successive, ripetute, non hanno portato a riscontri concreti.
Il 22 settembre scorso il Giudice delle Indagini Preliminari di Aosta ha deciso l'archiviazione dell'inchiesta. Non si è potuto decidere se Erika Ansermin sia scomparsa volontariamente o coattivamente.
Un investigatore privato svizzero che sta svolgendo delle indagini per conto della famiglia di Erika Ansermin, Daniele Marcis, ipotizza che la ragazza sia stata fatta sparire da più persone che avrebbero organizzato il piano nei giorni precedenti alla domenica di Pasqua del 2003. Alcuni abitanti di Avise avevano segnalato la presenza della Fiat Panda verde della donna scomparsa in questa località a partire dalle ore 16 del 20 aprile 2003. Durante la puntata di “Chi l’ha visto” del 23 giugno 2003 era andata in onda l’intervista fatta ad un giovane brasiliano, che invece segnalava la presenza dell'auto da prima delle ore 13. Questo giovane aveva inoltre sostenuto di non conoscere Christian Valentini, o quanto meno di non ricordarlo. Marcis sostiene invece che aveva effettuato dei lavori di copertura del tetto della villa di Courmayeur dei genitori di Valentini e che i due giocavano insieme a calcio. Il brasiliano, inoltre, all’epoca dei fatti aveva in affitto un garage situato proprio di fronte al luogo di rinvenimento dell’auto.
Carabinieri di Aosta avrebbero manifestato l’intenzione di risentire le persone più vicine ad Erika Ansermin nel periodo della sua scomparsa, in particolare il fidanzato, che pochi giorni dopo era partito per una vacanza in Francia con l’amico Vivien. Quest’ultimo la mattina del 20 aprile si trovava sui campi da sci di Courmayeur, dove lavorava come istruttore. L'ultima lezione, dopo un incidente, era terminata intorno alle 12.
Il primo febbraio 2007 è venuto a mancare, dopo una lunga malattia, Christian Valentini, il fidanzato di Erika Ansermin. Il Tenente Colonnello Guido Di Vita, Comandante dei Carabinieri di Aosta, ha confermato che le indagini sulla possibile sorte della Ansermin non si sono mai arrestate, ma, con la morte del fidanzato, è venuta meno una base sicura. Per Elisa Ansermin, sorella di Erika, con Christian Valentini se n'è andata la possibilità di conoscere verità che solo lui avrebbe potuto rivelare. Ma sono rimasti i parenti, gli amici di Valentini e la speranza che "la verità" venga fuori e chi deve pagare, paghi”. Una ex collega della Ansermin ha rivelato che la ragazza non si sentiva a proprio agio con Vivien, l’amico del fidanzato che lui aveva ospitato per un periodo nell’abitazione milanese. Maestro di sci, Vivien ha sempre sostenuto che quel giorno di Pasqua era rimasto sui campi di Courmayer e di aver saputo della scomparsa di Erika Ansermin solo il giorno dopo. Il 20 aprile 2003 avrebbe avuto una lezione con una bambina dalle ore 11 alle 12. Durante quell’ora, la bimba si era fratturata una gamba ed era stata portata dal padre al pronto soccorso. L’insegnante, a suo dire, non sarebbe sceso a valle, pranzando con altri maestri in una baita. La segretaria della scuola di sci ha confermato di aver visto Vivien, mentre i colleghi hanno sostenuto di non ricordare di aver mangiato con lui. Anche il proprietario del ristorante non ricorda di averlo notato nel suo locale.
Prima di morire, il fidanzato di Erika Ansermin, potrebbe aver lasciato una lettera che potrebbe chiarire il mistero della sua scomparsa. Gli inquirenti sarebbero convinti che questo scritto autografo, non ancora venuto fuori, sia stato consegnato a qualcuno. I Carabinieri di Aosta avrebbero anche chiesto di acquisire la cartella clinica di Valentini per appurare se la sua patologia possa essere messa in correlazione con la sparizione della Ansermin. Carla Ansermin, la madre di Erika, ha confidato di aver perso l’illusione di rivedere sua figlia in vita, ma pretende di sapere cosa sia successo veramente quella domenica di Pasqua del 2003. La sorella Elisa ha ricordato che, in occasione degli auguri per i 27 anni di Erika, martedì 15 aprile 2003, aveva notato un tono di voce piuttosto strano al telefono, come se fosse accaduto qualcosa durante quella settimana. Gli inquirenti sono in possesso della registrazione di una telefonata, fatta dalla Ansermin al 118 lo stesso giorno. Preoccupata per il proprio stato di salute, avrebbe avuto l'intenzione di ricoverarsi. In questa registrazione, si sentirebbe anche la voce del fidanzato che, irritato, direbbe all’operatrice: “questa pazza, questa rompiballe si vuol far ricoverare...Glielo spieghi lei che non è possibile”. Il giorno successivo, senza comunicarlo ai familiari, Erika Ansermin si è recata in un ospedale di Milano per sottoporsi al test dell’Hiv. senza poter mai ritirare i risultati. La sera del 19 aprile, inoltre, ha cercato su Internet cliniche specializzate nella cura dell’Aids. Il giorno dopo, il viaggio verso l'appuntamento al quale non è mai arrivata La madre di Erika Ansermin ha ribadito che lei non si fermerà mai finché non verrà scoperta la verità e fatta giustizia.
''E' stato un incontro soddisfacente in cui, per la prima volta, tutti gli attori si sono impegnati a svolgere ulteriori approfondimenti sulla scomparsa di Erika Ansermin. Abbiamo parlato anche di Danilo Restivo: saranno fatti accertamenti sui tabulati telefonici per verificare la sua presenza in quei giorni in Valle d'Aosta''. Lo ha dichiarato l'avvocato Stefano Castrale (che con il collega Federico Morbidelli rappresenta Elisa Ansermin, sorella di Erika) al termine del summit in procura per fare il punto delle indagini sulla scomparsa della giovane valdostana e verificare ulteriori ipotesi. I carabinieri, che si sono occupati delle indagini, esamineranno gli elenchi dei telefoni che il giorno della scomparsa erano presenti nella zona di Avise ('agganciati' dalle celle dei vari operatori) alla ricerca di tracce di Danilo Restivo. Ma non solo: ''Saranno effettuati anche altri accertamenti tecnici - aggiunge l'avvocato Castrale - relativi alle indagini che sono state svolte in questi anni''. ''Da tutto ciò - ha concluso il legale - speriamo venga fuori la verità. Noi, comunque, siamo convinti che si tratti di un omicidio''. L'avvocato Soro, che rappresenta la madre di Erika, ha infine sottolineato che ''per ora non ci sono elementi che leghino la scomparsa di Erika a Danilo Restivo''.
La Procura di Aosta ha intenzione di acquisire le rubriche e i diari di Erika Ansermin, la giovane aostana di origine coreana scomparsa il giorno di Pasqua del 2003. Lo ha anticipato il procuratore capo Marilinda Mineccia. 'Con la collaborazione dei familiari - ha detto magistrato - voglio acquisire anche le rubriche e i diari di Erika, a suo tempo già esaminati, ma non messi sotto sequestro. Nei giorni scorsi ho sentito alcuni dei protagonisti della vicenda, e sono stata sui luoghi dove è scomparsa la ragazza per rendermi conto in prima persona''. I carabinieri di Aosta, nei giorni scorsi, hanno consegnato una nuova relazione sul caso di Erika Ansermin. Gli approfondimenti sulla scomparsa della giovane erano ripresi la scorsa primavera dopo che i legali della sorella di Erika, Elisa Ansermin, avevano avanzato l'ipotesi di un collegamento con Danilo Restivo, unico indagato per la morte a Potenza di Elisa Claps. Su un computer - risultato della moglie di Restivo - erano state ritrovate delle immagini di Erika scaricate da un sito Internet. ''Ho appena ricevuto la relazione - ha aggiunto il Procuratore capo di Aosta - ora dovrò leggere attentamente il fascicolo. Vedremo di seguire tutte le piste già trattate in precedenza con occhi diversi''.
La Procura di Aosta ha deciso di chiedere la rogatoria internazionale nei confronti di un giovane turco già sentito nel corso delle prime indagini. “Ciò che fu trasmesso dalla polizia turca - dice il procuratore capo di Aosta, Marilinda Mineccia - non risulta così chiaro alla luce delle nuove indagini che lo scorso anno abbiamo deciso di avviare. Non ci sono elementi particolari, ma stiamo cercando di guardare con occhi nuovi tutti gli atti e tutte le situazioni già affrontate per capire se qualcosa è sfuggito”. Erika Ansermin avrebbe conosciuto il giovane turco durante un master in economia che entrambi avevano frequentato in Inghilterra qualche anno prima della sua scomparsa.
Gli avvocati torinesi Stefano Castrale e Federico Morbidelli - che rappresentano Elisa Ansermin, sorella di Erika Ansermin - hanno avanzato una richiesta di rogatoria internazionale alla procura di Aosta per sentire "in qualità di persone informate sui fatti" due cittadini turchi poco piu' che trentenni (i loro nomi di battesimo sono Hakan e Burcu). Lui e lei avevano conosciuto Erika durante un master in Inghilterra, tra il 2001 e il 2002, e sono tra le ultime persone contattate dalla ragazza prima della scomparsa. "Se le autorità turche collaboreranno potremo acquisire nuove testimonianze" hanno dichiarato all'ANSA i legali, che hanno incontrato gli inquirenti in procura. La precedente rogatoria inoltrata alla Turchia non avrebbe sortito i risultati richiesti: Hakan infatti era stato sentito solo in via informale dalla polizia locale. Se la nuova rogatoria - inoltrata dal procuratore capo Marilinda Mineccia - sarà accolta, potrebbero essere gli inquirenti italiani a interrogare i due cittadini turchi, che comunque non sono considerati come possibili 'sospettati' per la scomparsa dell'aostana. Nel frattempo la procura di Aosta sta proseguendo le indagini anche in altre direzioni.
A 11 anni dalla scomparsa il Tribunale di Aosta ha dichiarato la morte presunta di Erika Ansermin. La sentenza, che accoglie la richiesta fatta nel 2013 dalla madre, risale a diverse settimane fa ed è stata confermata all'ANSA da uno degli avvocati della famiglia, Stefano Castrale di Torino. Il fascicolo della Procura di Aosta sul caso rimane aperto.