Edizione:1996/1997
Nada Cella, 24 anni, la mattina di lunedì 6 maggio 1996 si trova sola nell'appartamento di via Marsala a Chiavari (Genova), dove è impiegata come segretaria presso lo studio di un commercialista, Marco Soracco. Poco dopo le 9 il principale, che nel frattempo ha raggiunto anche lui l'ufficio, l'ha trovata distesa a terra nella sua stanza, in un lago di sangue. E' ferita in varie parti del corpo e ha il cranio fracassato. Trasportata d'urgenza all'ospedale da un volontario della Croce Verde suo amico d'infanzia, non è sopravvissuta ai colpi che le sono stati inferti. Sul luogo del delitto non sono stati trovati indizi da cui partire per le indagini. Tutto è in ordine, non ci sono né orme né impronte, non si è trovato nemmeno l'oggetto con cui la ragazza è stata ferocemente aggredita. Nello stabile nessuno ha sentito grida o rumori sospetti, né ha notato la presenza di estranei. La situazione è resa più difficile dal fatto che inizialmente le persone che sono intervenute ad aiutare la ragazza, ossia il principale con sua madre e sua zia, che vivono nell'appartamento soprastante l'ufficio, hanno pensato a una disgrazia. Le tracce, quindi, sono state cancellate durante i primi soccorsi: la stessa madre di Soracco ha pulito anche alcune macchie di sangue sulle scale. Entro poche ore dal delitto tutto è stato toccato e spostato ed ogni possibile prova inquinata. Le indagini, che partono svantaggiate, si sono orientate subito in due direzioni: l'ambiente e il passato della vittima da una parte, e l'audizione del teste principale, Soracco, dall'altra. La giovane è stata descritta, da chi la conosceva, come una ragazza molto tranquilla e riservata. Ma ci sono alcuni particolari che hanno suscitato l'attenzione degli inquirenti. Solitamente la giovane trascorreva il week-end con la famiglia fuori città, ad Alpepiana di Rezzoaglio (Genova), però il fine settimana precedente l'omicidio aveva deciso di rimanere a Chiavari. Dalla ricostruzione della giornata di sabato 4 maggio si è scoperto che la giovane durante la mattinata aveva sbrigato alcune commissioni, si era vista con la madre e aveva detto alla cugina di essere stata in un'agenzia di viaggi (fatto che non ha trovato nessuna conferma), ma soprattutto, come ha raccontato la madre di Marco Soracco, che l'ha incontrata, era passata dall'ufficio perché doveva fare alcune telefonate urgenti e importanti operazioni al computer. Non era mai successo, in 5 anni, che la ragazza sbrigasse del lavoro durante il week-end. Come ha dichiarato Marco Soracco, che è stato sottoposto a un lungo interrogatorio da parte degli inquirenti, quelle telefonate e quell'operazione non erano assolutamente necessarie; non c'era dunque apparentemente alcuna ragione per la quale Nada passasse la mattina di sabato in ufficio. Ancora: la signora Soracco ha sostenuto che Nada, sempre quel sabato, sia andata via dopo aver messo un floppy disk appena estratto dal computer nella sua borsa. Nessuno, Marco Soracco compreso, è stato in grado di dire di quale dischetto si trattasse e che cosa contenesse. La mattina dell'omicidio la giovane, che abitualmente arrivava in ufficio intorno alle 9, era uscita di casa assai prima del solito. Si era offerta di accompagnare in auto la madre al lavoro, perché era in ritardo. Poi, tornata a casa, aveva preso la sua bicicletta rossa e, poco prima delle 8, aveva raggiunto a via Marsala lo studio del commercialista. Da questo momento in poi non è possibile dire cosa sia successo. Nessuno l'ha vista entrare, oppure udito dei rumori tra le 8:51, quando ha mandato in stampa un documento, e le 9:11, quando è sceso il suo datore di lavoro. Solo l'inquilina del piano di sotto ha affermato di aver sentito sbattere la porta di ingresso dello studio qualche minuto dopo le 9. Il delitto di Nada Cella rimane ancora insoluto.
Il Tribunale di Chiavari ha archiviato, per mancanza di indizi certi, il procedimento a carico di Marco Soracco, indagato per l'omicidio.
"Chi l'ha visto?" ha mostrato nel corso della puntata le immagini del misterioso bottone trovato sulla scena del delitto di Nada Cella, che potrebbe essere di un cardigan femminile. Qualcuno potrebbe riconoscerlo e fornire informazioni utili? Intanto un Dna femminile è stato rilevato sulla camicetta della giovane segretaria uccisa nel 1996. Nell'ambito delle nuove indagini è stata anche disposta una nuova perizia informatica sui floppy e gli hard disk del computer usato da Nada Cella, affidati a "Chi l'ha visto?" dal commercialista datore di lavoro della ragazza e che il programma aveva subito consegnato agli inquirenti.
Nuove analisi riaprono il caso della giovane donna uccisa il 6 maggio 1996 a #Chiavari. Un’impronta papillare e profili di Dna femminili e maschili trovati sulla sua camicetta e sulla sedia dell'ufficio dove lavorava come segretaria. "Saranno analizzati da speciali strumenti in dotazione alla polizia scientifica che speriamo ci possano permettere di arrivare ad avere un nome del sospettato", ha spiegato il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi.
Una donna indagata per omicidio. E’ accusata dalla procura di Genova di averla uccisa per motivi di gelosia nello studio dove lavorava come segretaria, la mattina del 6 maggio del 1996. Per false dichiarazioni al pm sono indagati anche il commercialista Marco Soracco e l'anziana madre. Genetista incaricato degli esami sui reperti trovati sulla scena del delitto.
"Era sporca, ha infilato tutto nel motorino...": La Procura della Repubblica di Genova ha autorizzato la Squadra Mobile alla diffusione della conversazione telefonica anonima del 9 agosto del 1996 “al fine di concorrere alla identificazione dell’ignota interlocutrice”. Questa persona vide la sospettata?
Nada Cella, nuovi audio: "Eravamo in cinque…non so perché le altre non parlano". Chi era la donna in questa telefonata? E le altre di cui parla? La procura di Genova ha diffuso oggi altri due brani della telefonata anonima del 9 agosto 1996.
"Ho riconosciuto in un video mostrato dai Carabinieri la donna che avevo visto con la mano insanguinata". Chi era la donna descritta dal testimone e dalla mamma che permisero di realizzare il photofit?
Verrà sentito come teste dalla procura di Genova il pm che indagò sull’omicidio nel 1996, coordinando Polizia e Carabinieri. Lo riportano “la Repubblica” e “Il Secolo XIX”. Attesi per fine mese i risultati dei test Dna sui reperti recuperati nello studio Soracco.
La borsa che Nada Cella aveva il giorno dell’omicidio trovata nella casa di campagna. Consegnata dalla madre agli inquirenti, era stata analizzata all'epoca dalla polizia scientifica. Verrà sottoposta a nuovi esami nell’ambito della perizia genetica già disposta per altri reperti, il cui esito è stato posticipato di due settimane.
La procura di Genova ha chiesto una proroga di sei mesi della nuova indagine sull’omicidio commesso il 6 maggio 1996, nello studio di piazza Marsala a Chiavari dove lei lavorava. Mai trovata l'arma del delitto. Chi era la donna con una mano insanguinata descritta in un photofit? Qualcuno ha visto e non ha mai parlato?
Una scatola di reperti raccolti sulla scena del crimine è stata rinvenuta dagli investigatori a Roma, nell'archivio dell'UDI, l'Unità per i Delitti Irrisolti. All'inizio di marzo la procura di Genova ha chiesto sei mesi di proroga della nuova inchiesta sull’omicidio commesso il 6 maggio 1996, nello studio di piazza Marsala a Chiavari dove lei lavorava. Una donna indagata, mai ritrovata l'arma del delitto.
La procura ha chiuso le indagini sull’omicidio della giovane segretaria massacrata nel 1996 nello studio del commercialista dove lavorava a Chiavari. Annalucia Cecere è accusata di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi ma non dalla premeditazione. A ricevere l'avviso di conclusione indagini anche il datore di lavoro Marco Soracco e l'anziana madre di quest'ultimo Marisa Bacchioni, ai quali vengono contestate false dichiarazioni al pubblico ministero e favoreggiamento.
La procura di Genova ha chiesto il processo per Annalucia Cecere, accusata di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Chiesto il giudizio anche per il datore di lavoro, il commercialista Marco Soracco, e per l'anziana madre di lui Marisa Bacchioni per false dichiarazioni al pm e favoreggiamento.
Rinviata al primo marzo la decisione del gup sulle richieste di rinvio a giudizio della procura di Genova. In aula la mamma, assenti gli imputati. Annalucia Cecere è accusata di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Chiesto il processo anche per il datore di lavoro, il commercialista Marco Soracco, e per l'anziana madre di lui Marisa Bacchioni, per false dichiarazioni al pm e favoreggiamento.
Prosciolti Annalucia Cecere, Marco Soracco e Marisa Bacchioni. Non luogo a procedere del gup alle richieste di rinvio a giudizio della procura di Genova. L’ex insegnante era accusata di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Il commercialista, datore di lavoro della vittima, e la sua anziana madre di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento. Silvana, la mamma di Nada, ha pianto in aula alla lettura del dispositivo ed è andata via sorretta dalle nipoti. "Siamo attoniti e dispiaciuti, la famiglia è stupita”, ha detto la sua legale, Sabrina Franzone. La magistratura non finisce mai di stupirmi. Sarebbe stato giusto celebrare questo processo, l’indagine è stata condotta in modo corretto. “Indizi non erano gravi, precisi e concordanti. Il bottone era simile ma non uguale”, soddisfatti i difensori di Annalucia Cecere, Giovanni Roffo e Susanna Martini. “L'impressione è che si fosse andato dietro a chiacchiere di paese. Dopo la riforma Cartabia il gup deve rinviare a giudizio se ci sono prove oltre ogni ragionevole dubbio", il commento dell'avvocato Andrea Vernazza, che difendeva Soracco e la madre.
La procura di Genova ha impugnato la sentenza che ha prosciolto Annalucia Cecere, accusata di omicidio, Marco Soracco e Marisa Bacchioni, che rispondevano di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento. “Quadro probatorio insufficiente e contraddittorio", per il gup che l’1 marzo ha risposto con il non luogo a procedere alle richieste di rinvio a giudizio. Tra gli elementi contestati nel ricorso, la differenza tra il bottone accanto al corpo e quelli sequestrati a casa dell'ex insegnante, per il pm identici, e l’orario in cui il commercialista scese in studio, che per l’accusa è dimostrato prima delle 9.
Annalucia Cecere rinviata a giudizio per omicidio aggravato. La Corte d'appello di Genova ha accolto il ricorso della Procura contro la decisione di non luogo a procedere del gup. A processo anche il commercialista Marco Soracco e la madre Marisa Bacchioni per falso e favoreggiamento.