Catanzaro, 7/9/2023 - “Maria Chindamo uccisa e corpo in pasto a maiali”: Salvatore Ascone tra gli altri 81 arrestati dai Carabinieri di Vibo Valentia su ordine della DDA di Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta "Maestrale-Carthago". E’ accusato di concorso nell’omicidio dell'imprenditrice scomparsa a Limbadi il 6 maggio 2016, con altre due persone, una all'epoca minorenne, l'altra intanto deceduta. In particolare, spiega la DDA con un comunicato, avrebbe dato “un contributo causale significativo”, “attraverso la manomissione del sistema di videosorveglianza della propria abitazione di campagna limitrofa al luogo del delitto, di fatto agevolando gli autori materiali del sequestro e dell’omicidio”, “nonché per avere distrutto il cadavere della donna, il cui corpo, sulla scorta della ricostruzione fornita dai collaboratori di giustizia, veniva dato in pasto ai maiali e i cui resti ossei venivano triturati con la fresa di un trattore”. Il delitto commesso “per punire la donna per la recente relazione sentimentale dalla stessa istaurata”, dopo il suicidio del marito, “venuta alla luce con la prima uscita pubblica della coppia appena due giorni prima dell'omicidio, oltre che per l’interesse all’accaparramento del terreno su cui insiste l’azienda agricola divenuta nel frattempo di proprietà esclusiva della Chindamo e dei figli minori”.
"Oggi l'aria ha il profumo della giustizia", il primo commento del fratello Vincenzo Chindamo. "Aspettiamo di leggere attentamente gli atti di questo segmento di indagine, ma un dato mi preme subito rilevare: avere perseguito per tutti questi anni la ricerca della verità sull'uccisione di mia sorella alla fine ha dato risultati. Non ho mai smesso di credere nell'operato della magistratura, anche quando ci poteva essere qualche momento di sconforto. E quanto è emerso oggi premia quella perseveranza. Attendiamo adesso che anche l'ultima responsabilità a carico delle persone coinvolte nell'omicidio venga cristallizzata. E sono certo che alla fine anche questo avverrà, anche se ci vorrà del tempo. La 'ndrangheta e la subcultura di 'ndrangheta, se ancora fosse necessario ribadirlo, sono retrograde e perdenti, mentre la bellezza e il sorriso di Maria, pur tra le nuvole, splendono ancora".
“Ci ha dato una mano anche la trasmissione “Chi l’ha visto?”, proprio durante le immagini del racconto sulla Chindamo ci sono dei commenti degli attori protagonisti di questa morte”. Lo ha detto il Procuratore della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri incontrando i giornalisti con il colonnello Paolo Vincenzoni, della sezione Crimini violenti del Ros, e il colonnello Luca Toti, comandante provinciale di Vibo Valentia. “A Maria Chindamo - ha proseguito - non è stata perdonata la sua libertà, la gestione dei terreni avuti in eredità e su cui c'erano gli appetiti di una famiglia di 'ndrangheta e il suo nuovo amore". Dopo il suicidio del marito “ha pensato di diventare imprenditrice di curare gli interessi della terra e dei suoi figli e si è pure iscritta all'università. Questa sua libertà, questa sua voglia di essere indipendente, di essere donna non gli è stata perdonata e tre giorni dopo che aveva postato sui social la foto con il suo nuovo compagno è sparita. La sua uccisione è stata straziante. Oltre ad essere stata data in pasto ai maiali i suoi resti sono stati triturati con un trattore cingolato. Questo dà il senso e la misura della rabbia e del risentimento che chi ha ordinato l'omicidio aveva nei suoi confronti. Lei non si poteva permettere il lusso di rifarsi una vita, di gestire in modo imprenditoriale quel terreno e di poter curare e fare crescere i figli in modo libero e uscendo dalla mentalità mafiosa". "La famiglia di Maria Chindamo - ha detto Gratteri - è stata sempre dalla parte della legalità senza se e senza ma, non ha mai tentennato sulla voglia di capire e di avere giustizia. E noi abbiamo apprezzato questo nel corso degli anni. Dal 2016 abbiamo avuto al nostro fianco gli specialisti del Ros crimini violenti che hanno sviscerato ogni aspetto della vicenda attraverso riscontri con strumenti tecnologici e con i riscontri dei collaboratori di giustizia. In questa indagine, oltre alle intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali ci sono le testimonianze di 18 collaboratori di giustizia che, anche sull'omicidio Chindamo, hanno fatto dichiarazioni univoche e concordanti e che ci hanno detto cose inedite che loro non potevano sapere ma che già il Ros crimini violenti aveva già incamerato come indizi e come elementi di prova".
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