Edizione:2003/2004
Data messa in onda:26/04/2004
Centotrenta operai furono arrestati in seguito agli scioperi di Milano alla Pirelli del 23 novembre 1944 e furono quasi subito deportati in Germania. Uno di loro, Francesco Gervasoni, lasciò cadere dal treno un drammatico messaggio nel quale avvertiva la famiglia e salutava la moglie e i figli. Con la matricola 205 fu internato e morì nel lager 7 del campo di concentramento di Kahla, poco lontano da Weimar, l'unico centro di produzione dell'aereo ME 262, una delle più potenti armi segrete di Hitler, il primo caccia a reazione operativo della storia. Nel campo, 35 km di gallerie scavate in una montagna, le atrocità erano all'ordine del giorno e le condizioni di vita e di lavoro erano bestiali. Con una media di 20 morti al giorno, 6000 dei 15000 schiavi internati morirono. Gli italiani erano circa 3000, dei quali perirono ufficialmente almeno 500; in realtà, forse più del doppio. "Facciamo in modo che questi italiani non siano dimenticati", dice oggi la nuora di Francesco Gervasoni che insieme al marito, con l'aiuto del Centro studi "Schiavi di Hitler" e dell'Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia dall'Internamento e dalla Guerra di Liberazione, vorrebbe rintracciare sopravvissuti o familiari di persone decedute a Kahla. Nel mese di maggio, quest'anno i giorni 7 e 8, si commemora la liberazione del Reimahg, il sistema di lager della zona di Kahla.
Sono arrivate diverse telefonate di sopravvissuti o di parenti degli internati a Kahla. Sono stati messi in contatto con la signora Gervasoni che si è fatta promotrice dell'appello con il Centro Studi "Schiavi di Hitler". Va ricordato che l'8 maggio viene celebrata a Kahla la liberazione del terribile lager dove tanti deportati italiani hanno lavorato come schiavi e tanti di loro hanno perso la vita.