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Scomparso

Gli affetti perduti di Virginia White

Edizione:2001/2002
Data pubblicazione:30/04/2002

Virginia White vive a Isola Vicentina, un paesino a pochi chilometri da Vicenza. E' proprio in questo paese che, nel 1977, è iniziata la sua strana e drammatica storia. In quell'anno Virginia, che allora aveva tredici anni ed era una cittadina americana, era venuta qui con la sua famiglia, composta da sei fratelli e sorelle, e da sua madre con il secondo marito. Quest'ultimo era un militare americano di stanza presso la base di Vicenza. Anche il primo marito della madre, il padre di Virginia, era un militare dell'esercito degli Stati Uniti e la figlia, come accade in questi casi, aveva seguito la famiglia nelle basi di mezzo mondo. Virginia, a tredici anni, si era innamorata di un uomo più grande di lei: una relazione che non piaceva ai suoi genitori. Quando era dovuta tornare in America con i genitori la ragazzina era incinta. Pur di far nascere la figlia in Italia, Virginia si era fatta spedire un biglietto aereo dal fidanzato e aveva falsificato il passaporto della sorella maggiore. Poche settimane dopo la sua fuga avventurosa dagli Usa, Virginia dà alla luce la sua prima figlia. Negli anni successivi nasceranno altre due bambine. Virginia, nel frattempo, si era sposata con il suo ragazzo ed era andata ad abitare con lui e con la suocera in una vecchia casa di Isola Vicentina. A causa delle difficoltà economiche in cui versava la famiglia, la donna si era rivolta al Comune per un aiuto. Erano intervenuti i servizi sociali e, vista la condizione di forte disagio in cui vivevano le piccole, si erano rivolti al Tribunale dei minori di Venezia. Il giudice aveva disposto che le tre bambine fossero adottate. Nel 1983, inspiegabilmente, Virginia perde ogni contatto anche con sua madre Ralphina, che pure le scriveva spesso dagli Stati Uniti e cercava di aiutarla economicamente come poteva. Oggi Virginia si è risposata con un cittadino tunisino; vorrebbe ritrovare quelle tre bambine perdute: "Spero sempre che suoni il campanello di casa, e che mi dicano: siamo qui".

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